Originariamente Scritto da
LibertàEguale
Trovo certamente interessante la tua analisi di base, così come i tuoi punti di riferimento. Ineccepibile il discorso, che per me (faccio parte del Movimento RadicalSocialista come puoi vedere dall'avatar) è una specie di invito a nozze, sul fatto che i socialisti debbano essere socialisti sul serio senza mischiarsi ai conservatori (il che taglia fuori la gran parte dei presunti socialisti italiani...). Quello che non mi convince del tutto è la distinzione, che tu poni, tra i "socialisti" e i "comunisti". O meglio, bisogna intendersi. La distinzione è legittima sul piano storico, se pensiamo al cosiddetto "socialismo reale" di marca sovietica, oppure alle società come Cuba in cui la proprietà dei mezzi di produzione resta totalmente nelle mani dello stato, ma in Europa occidentale anche dal punto di vista storico l'intreccio è inestricabile: i comunisti non si sono distinti dai socialisti riguardo alla lotta antifascista e per la libertà, anzi ne sono stati i protagonisti più risoluti. Poi alcuni di loro sono stati di fatto più moderati di molti socialisti: ad esempio un Lelio Basso, socialista, era molto ma molto più a sinistra di un Amendola (o Napolitano) che appartenevano al PCI.
A mio parere, la questione oggi all'ordine del giorno è abbattere le vecchie barriere ideologiche e unire chi si dimostri "di sinistra" nei fatti, nei comportamenti concreti, per lo meno su questi punti fondamentali: difesa e sviluppo dello stato sociale (penso per esempio ad una decisa redistribuzione dei redditi o ad un salario di cittadinanza), allargamento dei diritti individuali di libertà, piena laicità, pacifismo "senza sé e senza ma", difesa dell'ambiente naturale (e aggiungo anche questione morale). E nessun inciucio centrista o (contro)riformista!
Questo per me è un socialismo radicale, per il quale socialisti, comunisti e libertari di sinistra possono battersi uniti nel ventunesimo secolo.