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Discussione: Left-Wing Socialism

  1. #1
    Socialista lombardiano
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    Predefinito Left-Wing Socialism

    Sono un socialista molto a sinistra rispetto alle posizioni dei partiti socialisti ufficiali e dell'Internazionale Socialista.

    Riferimenti culturali e politici:

    - la World System Analisys di Wallerstein e co.;

    - l'economia postkeynesiana, istituzionalista, ambientalista e neomarxista;

    - i movimenti new global e il WSF;

    - le ONG come Amnesty International e GreenPeace;

    - le politiche praticate dai governi e proposte dai partiti di sinistra scandinavi e sudamericani.

    Eppure sono molto critico rispetto al tradizionale leninismo e burocratismo di una parte dell'estrema sx e penso che l'URSS, coi suoi orrori e i suoi fallimenti abbia dato un contributo alla stabilizzazione dello status quo socioeconomico nel mondo maggiore di tutti gli sforzi riuniti delle forze conservatrici.

    Cosa ne pensate?

    Non è il caso che i socialisti, pur mantenendosi distinti dai comunisti, ritornino a fare i socialisti, invece di inseguire un centro che si è spostato molto a destra nell'ultimo quarto di secolo, evitando di governare come i conservatori?

  2. #2
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    Trovo certamente interessante la tua analisi di base, così come i tuoi punti di riferimento. Ineccepibile il discorso, che per me (faccio parte del Movimento RadicalSocialista come puoi vedere dall'avatar) è una specie di invito a nozze, sul fatto che i socialisti debbano essere socialisti sul serio senza mischiarsi ai conservatori (il che taglia fuori la gran parte dei presunti socialisti italiani...). Quello che non mi convince del tutto è la distinzione, che tu poni, tra i "socialisti" e i "comunisti". O meglio, bisogna intendersi. La distinzione è legittima sul piano storico, se pensiamo al cosiddetto "socialismo reale" di marca sovietica, oppure alle società come Cuba in cui la proprietà dei mezzi di produzione resta totalmente nelle mani dello stato, ma in Europa occidentale anche dal punto di vista storico l'intreccio è inestricabile: i comunisti non si sono distinti dai socialisti riguardo alla lotta antifascista e per la libertà, anzi ne sono stati i protagonisti più risoluti. Poi alcuni di loro sono stati di fatto più moderati di molti socialisti: ad esempio un Lelio Basso, socialista, era molto ma molto più a sinistra di un Amendola (o Napolitano) che appartenevano al PCI.
    A mio parere, la questione oggi all'ordine del giorno è abbattere le vecchie barriere ideologiche e unire chi si dimostri "di sinistra" nei fatti, nei comportamenti concreti, per lo meno su questi punti fondamentali: difesa e sviluppo dello stato sociale (penso per esempio ad una decisa redistribuzione dei redditi o ad un salario di cittadinanza), allargamento dei diritti individuali di libertà, piena laicità, pacifismo "senza sé e senza ma", difesa dell'ambiente naturale (e aggiungo anche questione morale). E nessun inciucio centrista o (contro)riformista!
    Questo per me è un socialismo radicale, per il quale socialisti, comunisti e libertari di sinistra possono battersi uniti nel ventunesimo secolo.

  3. #3
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    i tuoi riferimenti socio-politico-culturali sono interessanti e molto alternativi a quelli dei socialisti italiani ed europei,se puoi spiegarmi qualcosa di più dei tuoi riferimenti economici mi fai un piacere!

  4. #4
    Socialista lombardiano
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    Citazione Originariamente Scritto da LibertàEguale Visualizza Messaggio
    Trovo certamente interessante la tua analisi di base, così come i tuoi punti di riferimento. Ineccepibile il discorso, che per me (faccio parte del Movimento RadicalSocialista come puoi vedere dall'avatar) è una specie di invito a nozze, sul fatto che i socialisti debbano essere socialisti sul serio senza mischiarsi ai conservatori (il che taglia fuori la gran parte dei presunti socialisti italiani...). Quello che non mi convince del tutto è la distinzione, che tu poni, tra i "socialisti" e i "comunisti". O meglio, bisogna intendersi. La distinzione è legittima sul piano storico, se pensiamo al cosiddetto "socialismo reale" di marca sovietica, oppure alle società come Cuba in cui la proprietà dei mezzi di produzione resta totalmente nelle mani dello stato, ma in Europa occidentale anche dal punto di vista storico l'intreccio è inestricabile: i comunisti non si sono distinti dai socialisti riguardo alla lotta antifascista e per la libertà, anzi ne sono stati i protagonisti più risoluti. Poi alcuni di loro sono stati di fatto più moderati di molti socialisti: ad esempio un Lelio Basso, socialista, era molto ma molto più a sinistra di un Amendola (o Napolitano) che appartenevano al PCI.
    A mio parere, la questione oggi all'ordine del giorno è abbattere le vecchie barriere ideologiche e unire chi si dimostri "di sinistra" nei fatti, nei comportamenti concreti, per lo meno su questi punti fondamentali: difesa e sviluppo dello stato sociale (penso per esempio ad una decisa redistribuzione dei redditi o ad un salario di cittadinanza), allargamento dei diritti individuali di libertà, piena laicità, pacifismo "senza sé e senza ma", difesa dell'ambiente naturale (e aggiungo anche questione morale). E nessun inciucio centrista o (contro)riformista!
    Questo per me è un socialismo radicale, per il quale socialisti, comunisti e libertari di sinistra possono battersi uniti nel ventunesimo secolo.
    Il mio riferimento critico ai comunisti va soprattutto al comunismo come movimento internazionale del passato, al partito centralizzato di rivoluzionari di professione, al burocratismo, al massacro dei kulaki, ai gulag e alle purghe staliniane. Per questo propongo la distinzione. Naturalmente, il caso italiano è atipico e su questo concordo con te completamente.

  5. #5
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    Allora la distinzione diventa ovvia, e la concordanza di vedute mi sembra totale.

  6. #6
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    Quanto alle questioni economiche, sono curioso anch'io di approfondire... Credo che lo stesso keynesismo sia ampiamente da rifondare e riformulare... ma il suo orizzonte teorico resta secondo me attuale, e irrinunciabile per dei "veri" socialisti. E mi sembra che in Italia si stia facendo il contrario, e che anche la politica del centrosinistra (almeno per ora) remi in direzione opposta...

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Socialist Visualizza Messaggio
    Il mio riferimento critico ai comunisti va soprattutto al comunismo come movimento internazionale del passato, al partito centralizzato di rivoluzionari di professione, al burocratismo, al massacro dei kulaki, ai gulag e alle purghe staliniane. Per questo propongo la distinzione. Naturalmente, il caso italiano è atipico e su questo concordo con te completamente.
    queste cose non c'entrano nulla con il marxismo.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Diama GCVICENZA Visualizza Messaggio
    i tuoi riferimenti socio-politico-culturali sono interessanti e molto alternativi a quelli dei socialisti italiani ed europei,se puoi spiegarmi qualcosa di più dei tuoi riferimenti economici mi fai un piacere!
    - la World-System Analisys:

    La world-system analisys distingue le unità macro-sociali in due tipologie:

    - gli imperi-mondo, basati su un centro politico-territoriale che si impone su una serie di aree periferiche e ne estrae in modo forzoso il surplus redistribuendone una parte alla popolazione. Un caso tipico: l'Impero Romano
    (il feudalesimo costituisce una variante micro-sociale e decentralizzata degli imperi-mondo).

    - le economie-mondo, basate sullo scambio di mercato, che tendevano ad essere subordinate nel passato agli imperi-mondo o ad essere assorbite da essi.

    Tutte, tranne una, l'economia mondo-capitalista sviluppatasi a partire dal XVI secolo in Europa ed estesa a tutto il mondo a partire dal XIX secolo. E' una teoria sviluppata da Immanuel Wallerstein, che attrae molti studiosi in tutto il mondo e costituisce una innovazione di prima grandezza fra le teorie critiche del sistema esistente, postulando l'esistenza di uno sfruttamento non solo nella sfera della produzione (capitale/lavoro), ma anche nella sfera della circolazione (aree centrali/aree periferiche del mondo), in questo modificando alcuni degli assunti marxiani originari.

    Ha il pregio di non prendere come riferimento l'unità d'analisi Stato-Nazione, ma bensì le relazioni tra aree centrali, semiperiferiche e periferiche dell'economia mondiale, tenendo conto anche del ruolo degli Stati egemonici che si sono succeduti alla parziale guida dell'economia mondiale e del ruolo dei cicli economici di lungo periodo.

    La World-System Analisys, preconizza la fine dell'economia mondo-capitalista nel corso del XXI secolo, a causa di una tendenza alla caduta del saggio aggregato di profitto generata da un'esplosione sistemica dei costi del lavoro, dei materiali, del welfare e dalla dissoluzione degli Stati-Nazione.

    Lettura consigliata: Dopo il liberalismo, I. Wallerstein.

    L'economia postkeynesiana respinge la limitazione dell'analisi keynesiana alla necessità di implementare politiche anticicliche di breve periodo, prescrivendo l'utilizzo dell'intervento pubblico anche per l'implementazione di politiche di crescita di lungo periodo, attraverso la redistribuzione della ricchezza, l'imposizione fiscale progressiva e gli investimenti pubblici. Un buon esempio di questa politica sono i Paesi Scandinavi e, più di recente, il Venezuela di Chavez. Resta il problema di costruire uno stato mondiale che permetta di implementare questo tipo di politica su scala planetaria, superando le distorsioni della globalizzazione capitalista. A ciò si collega la funzione dei movimenti new global e delle ONG, che dovrebbero, a mio avviso, formare l'ossatura di un grande movimento politico progressista mondiale, che mi piacerebbe chiamare World Socialist Party.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Diama GCVICENZA Visualizza Messaggio
    queste cose non c'entrano nulla con il marxismo.
    Concordo. Senz'altro non hanno a che vedere con l'analisi che Marx svolse ai suoi tempi e in quanto c'è di valido in essa oggi. C'entrano, purtroppo, con le tendenze autoritarie della società russa incapsulate in un partito rivoluzionario centralizzato a partire da Lenin e sfociate nel totalitarismo stalinista. La terapia contro queste tendenze sta nel riconoscere il pluralismo dei gruppi, dei partiti e dei movimenti sociali che lottano per una società più giusta, che noi vorremmo chiamare socialismo.

  10. #10
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    Ancora una volta concordo pienamente. La teoria di Marx è fondamentalmente libertaria, radicalmente libertaria: liberazione dallo sfruttamento, dall'oppressione, dalle disuguaglianze sociali, dalla miseria; liberazione del lavoro e persino dal lavoro, considerata tutta la parte del Capitale e dei Grundrisse in cui si sogna la progressiva diminuzione dell'orario di lavoro grazie all'automazione, a tutto beneficio delle attività spontanee in cui gli uomini si realizzano in quanto tali (celebre il passo del lavoro un paio d'ore la mattina, lo sport il pomeriggio e la... "critica" dopo cena; ed esemplare quello relativo alla fine del "regno della necessità" per aprire quello "della libertà", vero passaggio dalla "preistoria" alla "storia" umana).
    Nel sito del Radicalsocialismo mi sono divertito poi a raccogliere tutti i passi dei Manoscritti del '44 in cui il Marx radicale di allora criticava il "materialismo" della società borghese ed auspicava l'umanizzazione della società e la liberazione di tutte le facoltà umane oppresse dal lavoro capitalistico alienato: una lezione di umanesimo che nessun "liberale" dovrebbe ignorare. Altro che "fine del marxismo"!

 

 
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