Kabul. Comunisti pacifisti e divisi
La camaleontica capacità di prendere tutto poco sul serio della sinistra radicale ha dato l’ennesimo segnale di esistere e di godere di ottima salute in questo week end.
Siamo in democrazia ed è dunque lecito che ciascuno esprima la sua opinione utilizzando i mezzi di comunicazione, tv o carta stampata che sia. I famosi spazi autogestiti, previo pagamento, offrono la possibilità di rivolgere alla collettività dei telespettatori o dei lettori pubblicità piuttosto che appelli.
Così hanno fatto ieri i pacifici esponenti del Comitato 17 Marzo insieme ai compagni che sotto più sigle (no-global, no-vat, no-tav ecc…) strillano contro tutto facendo pubblicare, su Liberazione, un invito a tutti i senatori “eletti coi voti del popolo no-war” (cioè anche quelli loro) a non coprirsi di vergogna e a votare no al decreto che rifinanzia le missioni italiane all’estero.
Fin qui tutto normale, ovvero rientra nella normalità bizzarra cui ci ha abituati questo governo, è normale infatti per loro scontrarsi quotidianamente su tutto, salire su palchi o partecipare a cortei in cui si manifesta contro loro medesimi, trattare coi terroristi, liberalizzare la droga, sposare omosessuali e, infine, impedire ai loro compagni di dire quello che pensano.
Quest’ultima ipotesi si è verificata oggi. La risposta a tale appello, infatti, non si è fatta attendere, e sotto forma di lettera, pubblicata oggi sempre su Liberazione a firma dei capigruppo di Camera e Senato del Prc, il partito ha provveduto a rimproverare il direttore del quotidiano reo di aver dato voce ai compagni che legittimamente (e a pagamento) chiedevano solo un po’ di coerenza ai loro eletti; il tutto con la tragicomica aggravante di aver definito tale iniziativa come un “intento intimidatorio stalinista e volgare…”. Addirittura stalinista! In piena coerenza con il passato il partito che orgogliosamente si propone la rifondazione del comunismo, pone in essere le famose purghe per zittire non solo gli avversari, ma anche i compagni che disturbano il manovratore, anche se pacificamente…
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