Le parole del santo Padre hanno riacceso il dibattito tra gli anticlericali.
La ministra Bindi ha ammesso - nei giorni scorsi - che scrivendo la legge sui di.co. ha avuto paura di "dannarsi l'anima".
Ma lei, da Cattolica, evidentemente è quasi costretta a fare un ragionamento di questo tipo e considerazioni in tal senso...ma la sinistra mangiapreti ci pensa? I repubblicani, repubblichini e atei di professione si mettono il problema?
Diliberto, in un'intervista pubblicata sul sito del suo partito, dice che lui e ateo, e non come fassino che crede in Dio o come Bertinotti che è alla ricerca di qualcosa..però afferma che non può escludere "di cambiare idea in punto di morte, sperando che la morte arrivi il più tardi possibile".
Sul sito dell'Uaar piovono polemiche. In molti dicono che non se lo sarebbero mai aspettato, da uno come lui.
Ma la conversione di ex mangiapreti ha una lunga storia, nonchè tanti personaggi importanti. Un argomento tabù per la sinistra laicista militante, che ha sempre cercato di tenere nascoste queste conversioni. Facciamo un pò di nomi, va'...
Proprio in questi giorni ricorre il ventennale della morte di Renato Guttuso, considerato da sempre uno dei maggiori intellettuali atei e comunisti: la sua "conversione lucida e ragionata", per dirla coi famigliari, scatenò un caso clamoroso. Ricevette tutti i sacramenti prima di morire, e spirò con un crocifisso tra le mani.
Meno conosciuta la storia di Leonardo Sciascia, che in vita non perse tempo nel ricordare che la fede cristiana serviva a tenere calma la gente. Alla fine dei suoi giorni, però, volle stringere un crocifisso d'argento tra le mani, e così, per sua volontà, fu sepolto. Alcuni giornalisti - nell'imbarazzo totale - diedero la "colpa" ai famigliari, che glielo avrebbero messo a sua insaputa.
Ancora Oscar Wilde che si convertì in punto di morte al cattolicesimo, dopo aver passato una vita di sregolatezza e provocazioni. Come Mario Pannunzio, da sempre evocato da Eugenio Scalfari come suo maestro, che chiese di ricevere tutti i sacramenti prima di morire, anche se si cercò di tenere nascosta la cosa.
Ma torniamo alla politica italiana. Camillo Benso di Cavour passò la sua vita a fare il mangiapreti, spinto anche dalla sua appartenenza alla massoneria. In punto di morte fece chiamare un frate francescano che gli diede il supporto cristiano richiesto. Volle morire tra le braccia della Chiesa che aveva perseguitato.
Anche Mussolini ebbe un percorso di conversione, passato da gli anni in cui sfidava Dio chiedendogli di fulminarlo se ne avesse avuto la forza, fino a quando, in carcere, chiese il libro "La Vita di Gesù Cristo", che gli fece compagnia in quel tempo.
Nell'ospedale in cui era ricoverato Antonio Gramsci passavano delle suore a consegnare un crocifisso a tutti i malati. Vedendo che non passavano da lui, un giorno chiese ad una di quelle come mai non andassero da lui. La suora rispose che non pensava lo volesse. Ma lui se lo fece dare e si dice, ma di questo non c'è conferma, che si confessò anche.
Lo stesso accadde anche a Giovanni Spadolini e a Bettino Craxi.
Perfino Napoleone, anticlericale a antipapista, chiese al Papa di inviargli un confessore corso, per riconciliarsi con la Chiesa.
Riconcialiarsi col Signore e con la Chiesa, quelli contro i quali questi signori si scagliarono durante la vita.