La Casa delle Libertà non è morta oggi, per il semplice fatto che non esiste più da tempo. «L'idea che io stessi per rientrare, che fossi pronto a tornare da Berlusconi, l'avete messa in giro voi giornalisti». «E se ora Berlusconi e Fini andranno al Quirinale a chiedere la crisi di governo, andranno senza di me». Nello studio sui tetti di Montecitorio, Pier Ferdinando Casini però non prova neppure a minimizzare quanto sta accadendo. E' il giorno dello strappo. Il secondo, dopo il 2 dicembre, quando rifiutò di andare in piazza San Giovanni con il Cavaliere. «Stavolta però è più facile. E' accaduto quel che non avrei mai immaginato: trionfa la Lega, l'ex Cdl si radicalizza. Ero convinto al 99% che alla fine Forza Italia avrebbe votato sì. Invece Bossi ha dettato la linea, Fini e Berlusconi l'hanno seguito. Io no. Non potevamo abbandonare i nostri militari all'estero. Nessun leader responsabile del centrodestra in nessun Paese europeo l'avrebbe fatto — dice Casini indicando le foto di Kohl e Aznar —. Il senso dello Stato non l'avrebbe consentito. Oggi invece la credibilità internazionale dell'opposizione viene indebolita». Una boccata di sigaro, una parola al portavoce Roberto Rao: «Ho lo slogan per i manifesti: "Con le forze armate, ora e sempre". Li stampiamo stanotte, domattina li voglio in tutta Roma».
Casini è davanti alla televisione con un ospite inatteso: Giorgio Guazzaloca, il personaggio che fu simbolo di un altro centrodestra possibile, l'uomo che divenne sindaco di Bologna chiudendo a chiave nello sgabuzzino i manifesti spediti dal Cavaliere da Roma. Dal Senato arrivano i dati delle votazioni: l'ordine del giorno di Forza Italia, appoggiato dall'Udc, è battuto per 155 voti a 160. «Vedete? Questa è la prova che, come si capirà ancora meglio stasera, i nostri voti non sono determinanti. Crolla il mito che Berlusconi, con l'apporto dei suoi giornali e delle sue tv, ha tentato di costruire. Quale stampella? Quale spallata? Berlusconi ha sbagliato due volte. Nella politica. E pure nell'aritmetica: il decreto sarebbe passato anche senza i nostri voti. Che non per questo sono utili. Servono a una cosa che a me importa moltissimo: salvare l'onore dei moderati italiani». Con Fini si sono parlati il giorno prima. Con Berlusconi non si sono più sentiti. «Stamattina il suo Giornale mi ha pestato — sorride Casini —. Quasi me ne rallegro: segno che sto facendo sul serio. Ma vedo anche altri segnali. L'editoriale di Giuliano Ferrara sul Foglio. Le parole del vicepresidente della Commissione europea Frattini. Il tentativo di Gianni Letta di far cambiare idea a Berlusconi. Del resto basta leggere quanto Silvio disse alla Camera nel 1999, quando salvammo davvero il governo D'Alema votando sì sul Kosovo. Guardate qui: c'è tutto. "Senso di responsabilità"; "la nostra coscienza"; "tenere fede all'alleanza"; "prestigio dell'Italia"; "valori irrinunciabili"; "siamo persone serie e coerenti...". Stasera vado a Ballarò, quasi quasi lo leggo per intero. L'Udc vota sì all'Afghanistan con la motivazione del Berlusconi che si avviava a vincere le elezioni».
Lo strappo di oggi non risolve però il problema di Casini. L'enfasi sulle forze armate, le citazioni del portavoce della Nato, il voto «da destra» non a Prodi ma alla missione sono i segni della scommessa che il leader dell'Udc ha lanciato ma non ancora vinto: costruire una casa nuova per i moderati, un centrodestra diverso, alternativo alla sinistra ma senza Berlusconi. Il «partito dei reduci» (così lo definisce Casini) che gli propone Mastella non lo interessa: «Stimo Clemente, sta dimostrando coraggio, ma il nostro obiettivo è aprirci alle forze sociali innovative, dialogare con imprenditori e professori, con la Chiesa e con la Cisl; non sarà aggregando un personaggio qui e lo 0,5% là che costruiremo il centro di cui il Paese ha bisogno». Peggio ancora se quel «personaggio» è Follini: «La sua profezia non si realizzerà. Non lo sto seguendo e non lo seguirò mai. La mia non è un'avventura solitaria. Mi muovo all'unisono con 60 parlamentari, tranne uno, Giovanardi». L'irriducibile che la accusa di aver tradito la sua stessa storia, di aver dimenticato gli insegnamenti del padre e la battaglia di decenni contro il «regime rosso emiliano». «Giovanardi resta un amico carissimo. Ma io resto convinto che il populismo non appartenga alla nostra cultura».
Arrivano le agenzie di stampa: De Gregorio si astiene, la quota 158 sfugge, Prodi non avrà la maggioranza dei senatori eletti. «E se fosse coerente dovrebbe dimettersi — commenta Casini —. Ma se Berlusconi e Fini andranno a chiederlo a Napolitano, io non ci sarò. Se devo salire al Quirinale ci vado con le mie gambe e con i miei amici dell'Udc. Il partito è compatto, come si vedrà tra due settimane al congresso. Questa vergognosa aggressione mediatica, questa scomunica ci aiutano a stare uniti. E finisce per aiutare lo stesso Prodi. Se stasera il governo è più forte, lo si deve alla scelta populista di Berlusconi. La verità è che preferiscono Prodi a un altro centrodestra». Ciò non toglie che l'Udc oggi sia isolata. Come potrà resistere a lungo senza stare né di qua né di là? «Abbiamo viveri e acqua per quattro anni. Resisteremo benissimo. Non c'è nessuno che voglia andare a sinistra. No, neppure Tabacci. Ci sarà un dialogo sulla legge elettorale, senza scambi né contropartite». Qualche problema potreste averlo con gli elettori. Dice Guazzaloca: «Mi ha chiamato mia figlia più piccola, Grazia, e non è affatto convinta. Chiede cosa stai combinando». Casini sorride: «Mi rendo conto che molti elettori dell'opposizione non capiscono, bombardati mediaticamente come sono. Ma vedrete che già domattina si renderanno conto che al Senato Berlusconi ha commesso un grave errore. Un autogol».
(Corriere.it)
Mi spiace,Casini,SEI TU quello che ha commesso un autogol.
Ora tutti gli elettori del CentroDestra sanno PERFETTAMENTE cosa fare al momento di mettere la scheda nell'urna.
Casini,ti sei rivelato: prometti viveri per QUATTRO anni.
Ecco,noi speravamo,in qualità di elettori,di vederti combattere per mandare a casa Prodi prima di quattro anni.
Ma abbiamo verificato ieri che questo impegno da parte tua non è più garantito,tutt'altro.
E che cosa speri di fare adesso Casini? Speri in un "altro" CentroDestra,con te leader?
Sogni,Casini. L'"altro" CentroDestra sarà quello che non vedrà più i traditori tra i piedi.
Non ti ricordi,Casini,che cosa hai detto l'altro ieri?
"Se non ci saranno i 158 voti della maggioranza salirò al Quirinale con i capigruppi di Fi,An e Lega".
Casini,noi elettori non siamo proprio così sciocchi da scordarci tutte le tue FANDONIE in poche ore.
Personalmente da oggi in poi lavorerò per convincere TUTTI i miei amici dell'UdC a votare l' "altro" CentroDestra,quello senza traditori.
E' un impegno che prendo per vedere finalmente punito un personaggio che:
-ha lavorato contro nei 5 anni di governo di CentroDestra
-ha causato una crisi di governo e costretto Berlusconi a formare il suo 3° esecutivo nel 2005 (vi ricordate Follini&Co?)
-ha spaccato l'opposizione deliberatamente durante le trattative per l'elezione del Presidente della Repubblica,dicendo sì alla grigia e ambigua figura di Napolitano
-ha evitato di partecipare alla più grande manifestazione di popolo del CentroDestra,quella di dicembre
-ha fatto eleggere colui che ha tradito il patto con gli elettori e ha salvato Prodi: sto parlando di Follini,foraggiato per anni nella sua lotta anti-berlusconiana
-ha scelto di dire "sì" al decreto sull'Afghanistan senza prima alcuna consultazione o trattativa con gli alleati
-si è inventato la storia dell'OdG dell'UdC destinato a spaccare la maggioranza(peccato però che i termini di presentazione erano scaduti da una settimana)
-si è rivelato un bugiardo,smentendo dopo pochissimi giorni una sua affermazione circa le richieste di dimissioni di Prodi
Che dire?
L'avviso di sfratto DEVE essere al più presto notificato a questi cialtroni che hanno rotto il sacro patto con gli elettori.