Originariamente Scritto da
terraeamore
Si Skarm, la concorrenza è un male, anzi ti dirò di più, la concorrenza è il male per eccellenza. Ora senza voler chiosare sull'origine della parola ( che di per sé non è altro che la trasposizione di cum curro: corro insieme ), il significato corrente di tale termine è chiaramente associato all'idea di escludere chi non ce la fa nella giungla dove prevale la legge del più forte. Chi resta indietro nel sistema concorrenziale ( anche se non è per sua colpa ) viene escluso dal lavoro, dal reddito, dalla vita comunitaria. L'antitesi di concorrenza è cooperazione. La cooperazione è la negazione della legge del più forte, del più intelligente, del più furbo, in nome del principio per cui ciascuno si dedica al suo lavoro dando il massimo senza che si senta sempre pressato alla calcagna dalla concorrenza altrui che gli toglie spazio vitale. Per quanto riguarda la nazionalizzazione, non mi sembra un argomento forte ( anzi mi sembra la ripetizione di un argomento giornalistico degno di questi tempi in cui si smantella ogni residuo di "pubblico" ) dire che il pubblico può mangiarsi i soldi come il privato. La differenza tra pubblico e privato è fondamentale e deve essere colta per non cadere nelle argomentazioni liberali più in voga. Il pubblico, se è inefficiente e si mangia i soldi, è per colpa di chi lo gestisce o di chi ci lavora, e quindi deve essere migliorato attraverso la volontà politica, al fine di rendere il servizio effeiciente, equo, remunerativo per i dipendenti e efficace per i clienti. Si tratta di volontà politica, e per tale volontà bisogna lottare. Il privato invece i soldi se li mangia comunque perché strutturalmente ragiona nell'ottica del profitto e se non incamera un profitto consistente ( specie in settori ad altissimi profitti come la telefonia ) semplicemente smette di produrre, taglia posti di lavoro, precarizza i contratti. Il privato può anche funzionare bene per il cliente ( il punto non è questo) ma per produrre, pretenderà margini di profitto che si traducono in denaro, cioé risorse potenziali, rapinate alla collettività ( e questo per un servizio a economia di scala come la telefonia è particolarmente vero ). Se non lottiamo per lo meno, hic et nunc, per la nazionalizzazione dei grandi servizi strategici ad alti profitti, deragliamo completamente dal binario della politica concreta da perseguire oggi. Se il pubblico non funziona, anziché affidare alla concorrenza fratricida privata, il popolo deve semplicemente pretendere che funzioni. Cosi' ragionavano , un tempo, i comunisti. Cosi' ragiono io.