http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews?IDn=1615
L’Italia è tra i paesi al mondo dove si fanno meno figli, dove si vive più a lungo coi genitori, dove sono maggiori la longevità e l’invecchiamento. L’immigrazione è in fase di grande effervescenza. Questa la fotografia del “Rapporto sulla popolazione” presentato all’Irpps-Cnr dal Gruppo di coordinamento per la demografia della Società italiana di statistica
L’Italia cresce, ma solo grazie al contributo straniero
Tra il 2002 ed il 2005 la popolazione è cresciuta in media di circa 440 mila unità l’anno, ma le previsioni dei demografi non sono state contraddette: il saldo negativo tra nascite e morti è stato di circa 15 mila l’anno. La crescita è dovuta soprattutto all’iscrizione in anagrafe di mediamente di 305 mila stranieri l’anno, dovuta alle regolarizzazioni collegate alla Legge “Bossi-Fini” e a nuove entrate immigratorie.
Tra il 2002 ed il 2005 sono nati in Italia circa 170 mila bambini figli di madre straniera, che costituiscono poco meno dell’8% del totale delle nascite, percentuale che è in rapida crescita, così come lo è la popolazione straniera: inferiore allo 0,6 per cento nel 1991, quadruplicata al 2,3 per cento nel 2001, è oggi quantificata tra i 2,7 (4,5% dei residenti) ed i 3,5 milioni (6%), se si comprende una stima degli irregolari, con la quota più significativa nel Nord-est: 6,6 per cento.
Gli stranieri contribuiscono anche a ridurre l’invecchiamento nazionale: senza di loro, gli ultra65enni avrebbe già superato il quinto della popolazione. La loro età media è di 31 anni, contro i 43 dei cittadini italiani, e la loro fecondità è doppia di quella italiana: nel 2004, per le donne straniere il numero medio finale di figli è stimato in 2,61, mentre per le italiane è pari a 1,26. La minore incidenza di persone anziane determina che il tasso di mortalità tra gli stranieri sia circa dieci volte inferiore a quello italiano (1,2 per mille contro 10,1).
All’avanguardia per durata della vita e longevità, la popolazione italiana è in ritardo rispetto agli altri paesi europei nell’evoluzione delle forme famigliari e di convivenza e nei modelli riproduttivi. Scarsa diffusione di giovani che vivono da soli (6,4% delle donne 25-34-enni; ma Milano quasi un quarto degli uomini 35-44-enni) o con altri coetanei, meno del 30% (anche se in rapida crescita), le coppie che convivono a fronte del 60-95% rilevato nell’Europa settentrionale già a metà degli anni ’90. Anche matrimoni civili (più di uno su tre nel 2005), le separazioni ed i divorzi sono in aumento, ma si scioglie solo un matrimonio su sette, quando in altri paesi europei ciò avviene per un terzo/metà delle unioni. Ne consegue che sono poche le famiglie di un solo genitore con figli piccoli (662 mila), gli sposi in ‘seconde nozze’ (8%) e le famiglie ‘ricostituite’ (721 mila). I nati da genitori non coniugati, raddoppiati negli ultimi dieci anni, sono ancora meno del 15% (20% in Emilia Romagna), quando in diversi paesi europei hanno superato i figli di coppie legalmente coniugate.