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  1. #1
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    Predefinito GRAZIE!!! Coraggiosi Pastori della Chiesa Italiana

    Cari amici,
    la Cei ha parlato con autorevolezza e straordinario coraggio: è l'unica voce autorevole che si è preoccupata dei nostri figli, ringraziamo e chiediamo loro di continuare a farsi portavoce delle nostre famiglie: nessuna parità tra unioni e famiglia, ma maggiori privilegi alla famiglia tradizionale italiana.
    Per ringraziare il vostro vescovo, cliccate su: http://www.fattisentire.net/modules....me=invio_mail3

    ________________________

    Conferenza Episcopale Italiana

    Nota del Consiglio Episcopale Permanente a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto

    L’ampio dibattito che si è aperto intorno ai temi fondamentali della vita e della famiglia ci chiama in causa come custodi di una verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal Vangelo e che continuano a produrre frutti preziosi di amore, di fedeltà e di servizio agli altri, come testimoniano ogni giorno tante famiglie. Ci sentiamo responsabili di illuminare la coscienza dei credenti, perché trovino il modo migliore di incarnare la visione cristiana dell’uomo e della società nell’impegno quotidiano, personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune.


    La Chiesa da sempre ha a cuore la famiglia e la sostiene con le sue cure e da sempre chiede che il legislatore la promuova e la difenda. Per questo, la presentazione di alcuni disegni di legge che intendono legalizzare le unioni di fatto ancora una volta è stata oggetto di riflessione nel corso dei nostri lavori, raccogliendo la voce di numerosi Vescovi che si sono già pubblicamente espressi in proposito. È compito infatti del Consiglio Episcopale Permanente "approvare dichiarazioni o documenti concernenti problemi di speciale rilievo per la Chiesa o per la società in Italia, che meritano un’autorevole considerazione e valutazione anche per favorire l’azione convergente dei Vescovi" (Statuto C.E.I., art. 23, b).


    Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio, proprio per l’impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e impegno di amore ed educazione dei figli.


    Anche per la società l’esistenza della famiglia è una risorsa insostituibile, tutelata dalla stessa Costituzione italiana (cfr artt. 29 e 31). Anzitutto per il bene della procreazione dei figli: solo la famiglia aperta alla vita può essere considerata vera cellula della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni. È quindi interesse della società e dello Stato che la famiglia sia solida e cresca nel modo più equilibrato possibile.


    A partire da queste considerazioni, riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume.


    Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile.


    Queste riflessioni non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine pastorale. Vogliamo però ricordare che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza.


    Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare.


    Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai cattolici che operano in ambito politico. Lo facciamo con l’insegnamento del Papa nella sua recente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis: "i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana", tra i quali rientra "la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna" (n. 83). "I Vescovi – continua il Santo Padre – sono tenuti a richiamare costantemente tali valori; ciò fa parte della loro responsabilità nei confronti del gregge loro affidato" (ivi). Sarebbe quindi incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto.


    In particolare ricordiamo l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di "un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge" (Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n. 10).


    Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non "può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società" (Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24 novembre 2002, n. 5).


    Comprendiamo la fatica e le tensioni sperimentate dai cattolici impegnati in politica in un contesto culturale come quello attuale, nel quale la visione autenticamente umana della persona è contestata in modo radicale. Ma è anche per questo che i cristiani sono chiamati a impegnarsi in politica.


    Affidiamo queste riflessioni alla coscienza di tutti e in particolare a quanti hanno la responsabilità di fare le leggi, affinché si interroghino sulle scelte coerenti da compiere e sulle conseguenze future delle loro decisioni. Questa Nota rientra nella sollecitudine pastorale che l’intera comunità cristiana è chiamata quotidianamente ad esprimere verso le persone e le famiglie e che nasce dall’amore di Cristo per tutti i nostri fratelli in umanità.



    Roma, 28 marzo 2007

    I Vescovi del Consiglio Permanente della C.E.I.

  2. #2
    più arcipreti, meno arcigay
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Predefinito

    In tv le acrobazione verbali dei c.d politici cattolici del centrosinistra, i vari castagnetti, bindi e compagnia, sono state degne del circo Barnum.

    A sentir loro sono i vescovi che han capito male.

  3. #3
    Ut unum sint!
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    sempre meno pezze d'appoggio per giustificarsi... ormai si e' costretti a dar pane al pane, vino al vino... libera la Bindi di far come crede ma non si ripresenti sotto bandiere cattoliche solo per raccattar voti dei paciosi parrocchiani lettori di Famiglia Cristiana...
    d'ora in poi o dentro o fuori, parametri chiari
    UT UNUM SINT!

  4. #4
    Logiké Latreía
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    Qual'è il valore magisteriale (oppure cattolicamente vincolante) di queste note della Cei?

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    Citazione Originariamente Scritto da Aganto Visualizza Messaggio
    Qual'è il valore magisteriale (oppure cattolicamente vincolante) di queste note della Cei?
    E' evidente. La questione attiene alla morale ed, indirettamente, alla legge divina. Di qui la loro vincolatività, in coscienza, per i cattolici.

  6. #6
    Logiké Latreía
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    Citazione Originariamente Scritto da Augustinus Visualizza Messaggio
    E' evidente. La questione attiene alla morale ed, indirettamente, alla legge divina. Di qui la loro vincolatività, in coscienza, per i cattolici.
    A me sembra, più che altro, che attenga al comportamento dei politici cattolici...

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Aganto Visualizza Messaggio
    A me sembra, più che altro, che attenga al comportamento dei politici cattolici...
    Ma come interpreti? E' evidente che questo comportamento tocca la materia della morale e la legge naturale.

  8. #8
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    Qual'è il valore magisteriale (oppure cattolicamente vincolante) di queste note della Cei?
    Penso sia Magistero ordinario universale.

    CIAO

  9. #9
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    Così è passata la linea dura:decisivo l’intervento di Ruini

    Nel Consiglio alcuni prelati cercano di ammorbidire la portata politica
    del documento. Ma poi prevale la posizione dell’ex capo della Cei


    di Andrea Tornielli

    «È stata una discussione approfondita e vivace, lo ammetto. E alla fine hanno pesato molto le parole del nuovo presidente Bagnasco e del cardinale Ruini». Così uno dei trentun vescovi che hanno partecipato alla discussione del Consiglio permanente racconta al Giornale la non semplice «gestazione» della Nota della Cei sui Dico. «Ci siamo confrontati - racconta - e il principale oggetto del contendere sono state proprio le due citazioni tratte dai documenti della Congregazione per la dottrina della fede. Qualche mio confratello avrebbe preferito ometterle». Tra coloro che più si sono
    distinti negli interventi tesi ad «ammorbidire» per quanto possibile l’innegabile portata politica della Nota, ci sarebbero stati il cardinale Poletto, arcivescovo di Torino, gli arcivescovi Forte di Chieti, Rabitti di Ferrara, Ghidelli di Lanciano, Castellani di Lucca, e i vescovi Coletti di Como, Anfossi di Aosta e Miglio
    di Ivrea. Nessuno ha messo in discussione l’opportunità della Nota, peraltro già ampiamente annunciata: ci si è confrontati sul tono e sulle citazioni. E alla fine il testo è stato approvato senza alcun problema, «in un clima fraterno».
    Decisiva è stata la guida del neopresidente Bagnasco, le cui parole pronunciate lunedì scorso sui Dico sono state riportate nel documento, insieme all’appoggio pieno espresso dai tre vicepresidenti Monari,
    Chiaretti e Papa e agli interventi dei cardinali Scola, Caffarra e Tettamanzi.
    Ma decisivo è stato anche l’intervento a fine discussione del cardinale Ruini, che ha ribadito l'importanza del pronunciamento e del riferimento ai due documenti dottrinali promulgati a suo tempo da Ratzinger con l’approvazione di
    Giovanni Paolo II.
    Il «parlamentino» della Cei ha anche deciso alcune nomine che saranno
    rese note martedì: il nuovo sottosegretario (in sostituzione di Domenico Mogavero, nuovo vescovo di Mazara del Vallo) è monsignor Mauro Rivella; il nuovo direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali e di fatto «portavoce» (in sostituzione di Claudio Giuliodori, nuovo vescovo di Macerata) è don Domenico
    Pompili, mentre al dottor Vittorio Sozzi, un laico, responsabile del Progetto Culturale, viene affidata la responsabilità di coordinatore degli uffici della Cei.
    Infine, trapela la notizia di un incontro avvenuto nei giorni scorsi, tra Bagnasco e il premier Romano Prodi. Incontro dai toni cortesi, che però l’entourage di Palazzo Chigi avrebbe giudicato piuttosto deludente. Forse sperando in una svolta nella linea della Cei che invece non c’è stata.

    Fonte: Il Giornale, 30.3.2007, p. 7

 

 

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