Legge annuale per il mercato e la concorrenza: un caveat da chi l’ha voluta
Inserito il 11 febbraio 2010
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Legge annuale per il mercato e la concorrenza: un caveat da chi l’ha voluta

- Con la relazione che l’Antitrust ha inviato al Parlamento ed al Governo (ed anticipata ieri dai maggiori quotidiani), è partito il treno della Legge annuale per il mercato e la concorrenza, uno strumento che consentirà periodicamente al legislatore di compiere una valutazione sistematica della rispondenza del quadro normativo italiano ai principi della concorrenza e della libertà d’iniziativa economica. Concedete a chi scrive un pizzico di orgoglio: la Legge annuale è il frutto del lavoro parlamentare di Benedetto Della Vedova – che ha prima depositato un disegno di legge e poi l’ha inserita come emendamento ad un provvedimento normativo del 2009 (si tratta dell’articolo 47 della legge 99 del 2009) – e anche un po’ del sottoscritto, che rispolverò una proposta del centrosinistra prodiano, la depurò dai toni troppo consumeristi e la propose a Della Vedova.

Sul modello della Legge comunitaria, ogni anno il Governo è tenuto a presentare al Parlamento un disegno di legge che recepisca le segnalazioni ed i pareri dell’Antitrust ed elenchi esplicitamente quelli a cui non si è ritenuto opportuno dare seguito. All’Antitrust si stanno ovviamente fregando le mani. Insieme alle altre autorità indipendenti, l’istituzione guidata da Antonio Catricalà avrà un’arma in più per far sentire la propria voce: se fino ad oggi molti dei pareri dell’authority restavano lettera morta, ora si potrà sperare che la legge annuale faccia da grancassa per i silenzi politici.

Ciò detto, avendo imparato che non è mai oro tutto ciò che luccica, è bene stare in guardia ed evitare che la Legge annuale si trasformi – già quest’anno o negli anni a venire – in un pericoloso carrozzone in cui far confluire tutto ed il contrario di tutto, come purtroppo accade con la stessa legge comunitaria (per tacere di quegli orridi ircocervi che sono il “decreto mille proroghe” o il “salva-infrazioni”). Nella versione originaria dell’emendamento di Della Vedova – che poi il Governo ha in parte modificato nel corso dell’iter parlamentare – era chiaro come lo scopo della legge fosse quello di eliminare gli ostacoli di carattere normativo o amministrativo allo svolgersi della concorrenza. Solo gli ostacoli di natura pubblica, quindi, non qualsiasi ostacolo e sicuramente non quelli ritenuti tali da chi ha una visione “interventista” della concorrenza (come Bersani, che pensava che fosse possibile decreto stabilire che le compagnie di telefonia mobile non potessero imporre il contributo di ricarica, salvo poi scoprire che gli operatori avevano banalmente scaricato quella componente del prezzo direttamente sulle tariffe). La versione definitiva del provvedimento, invece, parla più genericamente di ostacoli all’apertura dei mercati e di promozione della concorrenza: nel gergo comune, purtroppo, c’è spazio perché la politica pensi di pasticciare norme e normette varie, con lo scopo di intromettersi nel mercato con la scusa di favorirlo.

Ma tant’è: fatta la tara tra i pro ed i contro, è meglio che questa legge ci sia. Come sempre, in fondo, spetta alle scelte ed ai comportamenti degli attori politici decidere che uso fare delle proprie prerogative. Con la Legge annuale per il mercato e la concorrenza, il legislatore è posto di fronte ad un’importante assunzione di responsabilità: utilizzare lo strumento normativo per liberalizzare davvero l’economia o vanificare la portata della legge annuale facendone un ulteriore occasione di interventismo? In un caso o nell’altro, saranno scelte da compiere alla luce del sole, decisioni politiche che l’opinione pubblica ed i rappresentanti dei settori economici interessati potranno giudicare in modo più trasparente di quanto accada oggi.

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Piercamillo Falasca -