Quando un gesto materno genera «scandalo»
Una Mamma
Caro Direttore,
è mattina, io e mia madre siamo a Roma in una sala da tè deserta, vicino al Mercato Trionfale. Entriamo proprio per sederci un po' in tranquillità e bere qualcosa. A questo punto anche mio figlio di soli quattro mesi decide che vuole uno spuntino. Quindi, senza troppi problemi (anche perché in quel momento il bar era vuoto) alzo leggermente la maglietta e accosto il bimbo al seno. A questo punto la proprietaria, già poco cortese all'accoglienza, con tono villano alza la voce e mi apostrofa come se stessi commettendo un reato: «No! Nel mio locale queste cose non le permetto!». Se non fossimo state sole non avrei mai creduto che ce l'avesse proprio con me. Basite, paghiamo e usciamo subito. Il figlio continuerà la poppata in macchina. Ci chiediamo quale offesa possa recare al buon costume la vista di un bimbo allattato al seno. Quale violazione al senso del pudore può comportare l'amorevole gesto di una madre che nutre il proprio infante? Forse, in un mondo che offre ben altri «spettacoli», l'innocenza può risultare sconvolgente...
In effetti, cara signora, la reazione di quella barista romana lascia increduli, o quantomeno stupiti. Una reazione tanto più incomprensibile quanto più s’assiste oggi, in Italia, come in Occidente, allo sgretolamento d’ogni barriera del pudore e della pudicizia: nei comportamenti individuali, nel vestire, nel parlare, sulle pagine delle riviste, sugli schermi televisivi. Una volgarità che pare dilagare, divenuta endemica, tollerata, e sulla quale sì ci sarebbe da riflettere, e da insorgere. Certo il gesto dell’allattamento al seno, soprattutto in pubblico, non è più comune come un tempo, quando era facile – in particolar modo nelle comunità di paese – veder mamme e balie «al lavoro», senza che ciò risultasse in alcun modo disdicevole né per loro né per gli altri. Oggi la società impudica presenta «sensibilità» strane, forse un po’ ipocrite. Si guardi per esempio al pervasivo e ormai onnipresente concetto di « privacy», l’ultimo ritrovato dell’ideologia del «politicamente corretto». In questo scenario risulta grottesco che crei disagio un gesto materno assolutamente naturale, tanto più fatto (come nel suo caso) con la dovuta discrezione, senza ostentazione, al riparo dalla folla. La madre che allatta il figlio al seno è un archetipo dell’immagine antropomorfa, presente in infiniti documenti artistici d’ogni epoca e latitudine, fin dall’età primitiva, ben prima dell’invenzione della scrittura: si tratta infatti di un atto molto fisico, biologicamente primario, ma anche altamente simbolico degli affetti domestici e della «societas» umana. Lo ritroviamo raffigurato non solo in millenni di arte arcaica, in graffiti e sculture, ma anche, e con accenti sublimi, nella tradizione cristiana, dove esiste – sia in Oriente sia in Occidente – un ricco filone iconografico di «Madonne del latte», collocate in chiese e santuari, spesso oggetti di antica devozione popolare. Ebbene, che cosa c’è di male in quelle immagini, icone per eccellenza della bellezza e della tenerezza? Il grande poeta e drammaturgo austriaco Hugo von Hofmannsthal (1874-1929) ci ricorda che «La bellezza, anche nell’arte, non si può immaginare senza pudore». E come la bellezza, non si può immaginare senza pudore l’amore materno. Ma forse oggi non siamo più abituati alle immagini «forti», autenticamente umane. E certi imbarazzi tradiscono un falsa coscienza.