Vorrei prendere spunto da un post polemico di Mr sul Fondoscala per proporre una riflessione su quali siano i percorsi del sapere nella società moderna...
...secondo voi, quali sono e come si valuta l'ignoranza nella società attuale?
Skarm
Vorrei prendere spunto da un post polemico di Mr sul Fondoscala per proporre una riflessione su quali siano i percorsi del sapere nella società moderna...
...secondo voi, quali sono e come si valuta l'ignoranza nella società attuale?
Skarm
Alle europee io voto Codacons...e tu?
Secondo la mia impressione la società va verso una specializzazione sempre più spinta che, però, per i limiti intrinseci dei sistemi educativi e delle modalità didattiche contemporanee, comporta di "tralasciare le basi" per procedere ad una formazione sempre più meccanica e "a balzi"...
...inoltre c'è una tendenza sempre più spinta all'utilitarismo conoscitivo, perchè la conoscenza diviene una risorsa che, pur non essendo intrinsecamente scarsa, può costituire un "monopolio" che comporta lucrose rendite di posizione, soprattutto quando si tratta di conoscenze riguardo a materie che vengono forzosamente imposte dalle istituzioni in capo ai membri della società...
Nelle società decadenti come la nostra vi è ancora l'impostazione più antica che vede una formazione più generica di tutti gli individui con un processo di specializzazione che avviene in tarda età...questo comporta che, mediamente, un individuo possieda una cultura generale più ricca, sebbene questa caratteristica sia in rapido decadimento anche nella nostra società...
...si tratta però di una scelta che comporta una arretratezza intrinseca rispetto ad una formazione specialistica "a balzi" che tenda a specializzarsi prima, dotando l'individuo di una cultura più "concentrata", ma meno "di ampio spettro"...
...ad esempio...come notava Mr è un luogo comune diffuso che gli americani
siano ignoranti...probabilmente è una idea che deriva proprio dalla differenza di approccio alla formazione che sta però anche alla base della nostra arretratezza economica...infatti nella nostra società non c'è "utilitarismo" nella fase iniziale e mediana della formazione e spesso c'è addirittura molto "inutilitarismo" in quella fase (universitaria) che normalmente dovrebbe essere adibita alla creazione di una cultura più specialistica!
Per certi versi lo scarso "utilitarismo" nelle fasi iniziali e mediane della formazione lo trovo una cosa molto bella, anche se personalmente ritengo che sarebbe decisamente più saggio togliere una visione "utilitarista" dall'approccio
didattico, cioè cercare di creare un processo di crescita culturale che sia solo limitatamente "antagonistico", ma piuttosto che modelli sin dai primi passi la formazione non unicamente in base alle esigenze pragmatiche (che è l'approccio che stà prendendo piede e che riempie il mercato di soggetti inadatti alla loro professione), ma bensì contemperando le esigenze pragmatiche con un percorso educativo che sia connaturato alle inclinazioni individuali del soggetto...
...se vogliamo...un "percorso ad albero"...dove si inizia con un "assaggino" e si cresce diramandosi, secondo le inclinazioni e secondo le realistiche necessità della società, finendo per far uscire dal percorso educativo individui che potranno infine andare a ricoprire una rosa di mansioni strettamente correlate col loro effettivo percorso e con i loro talenti innati...
Questo non avviene nei Paesi più evoluti, dove vediamo una accellerazione dei processi "nuovi" che vediamo estremizzarsi in un Paese disastrato come il nostro, ma non avveniva manco nell'Italia di un tempo, colla sua fissazione per la cultura generale...
Skarm
Alle europee io voto Codacons...e tu?
Hai ragione ma il guaio è che nel mercato delle ideologie dopo la caduta del comunismo non c'è più concorrenza , prima avevamo la socialdemocrazia scandinava , il comunismo , i non-allineati , il capitalismo USA , il social-capitalismo canadese , il populismo latino-americano...
adesso l'unico prodotto è il capitalismo rampante e spesso di rapina , ergo ai consumatori cioè a noi massa non fa bene , soprattutto poi in Italia dove un vero e sano capitalismo onesto correddato da concorrenza e libero mercato non c'è MAI stato da quando c'è l'Italia unita.
In realtà le persone più acculturate sono quelle alle estreme , o i supericchi che vivono di rendite o i disoccupati/pensionati/studenti , cioè gente talmente povera che 1 euro in meno non lo sentono a fine mese , questo target di persone avendo tanto tempo libero , può leggere e capire tante cose che la gran massa delle persone non può , per mancanza materiale di tempo libero , pensa a quanto sono ignoranti i piccoli imprendiotori che lavorano 12 ore al giorno , per intenderci...
Io mi sono imposto di leggere 2 libri al mese , è una regola su cui non transigo (magari alcune pagine poi le salto...)
concordo ovviamente su tutto il resto , l'iperconoscenza nel tuo specifico settore lavorativo non si traduce automaticamente in cultura , intelligenza anzi spesso è il contrario...