Quale biglietto di Auguri per tutti voi e le vostre Famiglie, vorrei lasciarvi questa storia.....![]()
Fraternamente CaterinaLD![]()
Questa naturalmente è una storia inventata e quello che leggerete non è mai accaduto, ma serve per far pensare e, se otterrà questo scopo, forse sarà accaduta veramente.
Il protagonista è un bambino senza nome, Per convenzione lo chiameremo Francesco.
Francesco era un bambino pieno di problemi. A 12 anni frequentava ancora le scuole elementari e non imparava nulla perchè era ritardato. Inoltre ogni tanto gridava senza motivo o disturbava i compagni.
La sua insegnante, Cristina, era realmente disperata. Aveva altri 18 bimbi da seguire e Francesco, giorno dopo giorno, metteva a dura prova i suoi nervi, .
Un giorno non ce la fece più: mandò a chiamare i genitori per dire loro che Francesco non poteva più stare in quella classe e che aveva bisogno di una comunità più adatta a lui.
Ma il padre di Francesco le spiegò che non c'erano scuole del genere nei dintorni e che sradicare quel bambino dal suo ambiente avrebbe potuto essere molto duro per lui e, sicuramente, anche dannoso.
Cristina, guardando fuori dalla finestra, pregò il Signore di darle la pazienza per sopportare ancora Francesco. Sì, i genitori avevano ragione, doveva restare lì.
Da quel giorno decise di far finta di nulla e non lo rimproverò più per quello che faceva di sbagliato ma cercò sempre di tenerselo vicino. Un po' alla volta Francesco modificò il suo modo di fare e diventò meno nervoso. Ora non urlava quasi più e con i suoi compagni aveva instaurato un rapporto discreto.
Aveva ancora qualche comportamento strano. Un giorno, improvvisamente, mentre tutta la classe stava scrivendo un compito, Francesco gridò: "Cristina, ti voglio bene!"
La maestra arrossì vistosamente mentre tutti i compagni del bimbo ridacchiavano.
Venne la Pasqua e Cristina diede ai ragazzi un compito un po' speciale. Dopo aver spiegato la morte e la resurrezione di Gesù e il significato del suo sacrificio, consegnò a ciascun bambino un uovo di plastica vuoto.
"Dovete metterci dentro qualcosa che ricordi la vita e domani, quando lo riporterete a scuola, commenteremo quello che avete fatto."
Tornando a casa Cristina aveva intenzione di telefonare ai genitori di Francesco per metterli al corrente del compito ma, preparando le lezioni dei giorni successivi, se ne dimenticò.
Il giorno dopo, in classe, tutti avevano il loro uovo di plastica. Compreso Francesco.
Cristina chiamò il primo bimbo che le porse il suo uovo. Dentro c'era un fiorellino.
"Bene - disse Cristina - un fiore è il segno della vita che sboccia."
Un altro bimbo le porse il suo uovo. Cristina lo aprì e dentro c'era una farfallina di plastica così realistica da sembrare vera.
"Noi sappiamo che il bruco con il tempo cambia - spiegò ai ragazzi - e si trasforma in una splendida farfalla. Anche questa è una nuova vita"
Aprì altre uova spiegando i simboli che i bambini avevano voluto evidenziare.
Ad un certo punto ne aprì uno che... era vuoto!
"Questo è sicuramente di Francesco - pensò - Ma la colpa è mia che mi sono scordata di telefonare ai suoi genitori. Sicuramente Francesco non aveva capito cosa doveva fare."
Lo mise da parte e si apprestò ad aprirne un altro quando Francesco la fermò.
"Maestra, non ha detto nulla del mio uovo!"
Imbarazzata Cristina rispose:
"Lo so. Ma, vedi, è vuoto."
Francesco la fissò negli occhi e disse: "E' vero. Ma anche la tomba di Gesù era vuota."
Per un attimo il tempo si fermò. Per un lunghissimo istante Cristina non seppe cosa dire. Poi...:
"Tu sai che era vuota?"
"Certo - rispose il bimbo - Gesù era stato ucciso e messo nella tomba. Ma suo padre lo resuscitò. Io credo che sia questa la vita."
Proprio in quell'istante suonò la campanella e tutti i bambini schizzarono fuori dalla scuola per andare a giocare in cortile.
Cristina rimase sola nella classe con l'uovo di plastica in mano e pianse.
Tre mesi dopo Francesco morì.
Tutti coloro che si recarono alla camera mortuaria rimasero stupiti di vedere nella piccola bara bianca, fra i fiori e i peluches, 19 uova di plastica.
Tutte vuote.
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