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    Predefinito [repressione] I giudici francesi ed italiani tornano alla carica contro il (n)PCI

    Partito dei Comitati d'Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
    Via Tanaro, 7 - 20128 Milano
    e-mail: resistenza@carc.it - website: www.carc.it
    Direzione Nazionale

    Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
    CP 380, 80133 Napoli – Italia
    e-mail: Ass-solid-prol@libero.it


    Comunicato del 04.04.07

    I giudici francesi e italiani tornano alla carica contro il (n)PCI

    Il 17 gennaio 2007 il comportamento processuale dei compagni e la mobilitazione che li ha sostenuti ha permesso il rinvio al 4 aprile del processo farsa che le Autorità Francesi in combutta con quelle Italiane stanno conducendo contro Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, membri del (nuovo) Partito comunista italiano e Angelo D’Arcangeli, collaboratore della Delegazione del (n)PCI.
    Scopo del processo: condannare gli imputati per un reato di associazione di “malfattori” (per i quali essi hanno gia scontato abbondantemente la pena massima prevista) per procedere alla loro estradizione verso l’Italia dove la Procura di Bologna è pronta ad orchestrare, contro di essi e contro membri (dai dodici ai quaranta) di altre organizzazioni (CARC e ASP) l’ennesimo processo per «associazione sovversiva con finalità di terrorismo», con l’arresto di un certo numero di inquisiti.
    Oggi, 4 aprile 2007, si è svolta la prima delle tre udienze del rinvio a giudizio stabilito arbitrariamente dal giudice Beauguin del Tribunale Correzionale di Parigi.
    Il carattere politico e persecutorio di questo processo si è evidenziato ancora una volta nella determinazione della Corte nel cercare di arrivare al più presto ad un giudizio di condanna, nonostante i vizi procedurali che hanno impedito la presenza in aula di due degli imputati, Maj e Czeppel e dei loro difensori (per mancata notifica di convocazione agli interessati), nonostante la mancata convocazione dei testimoni della difesa, nonostante la confusione circa il capo di imputazione (è stata di nuovo contestata oggi l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo, mentre il capo di accusa è stato ormai derubricato ad associazione di “malfattori” per il possesso e la fabbricazione di documenti falsi).
    Il disprezzo della Corte per il diritto alla difesa, per i principi di equità e di democrazia si è ulteriormente evidenziato nella limitazione della partecipazione del pubblico al processo e con l’inizio del dibattimento processuale ad aula non ancora aperta al pubblico.
    Nonostante il tentativo di impedire le manifestazioni di solidarietà, erano presenti in aula circa quindici persone mentre altre quaranta venivano trattenute fuori dalla polizia presente in forze.
    Dall’Italia hanno portato il loro sostegno e solidarietà una delegazione del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC), dell’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) e del Sindacato Lavoratori in Lotta (SLL).

    Hanno partecipato alla mobilitazione diversi esponenti di organizzazioni politiche francesi e di altri paesi e singole personalità: Frente Marxista-Leninista Español, MLCP-Turkey/Northern Kurdistan, MRAP (Movimento contro il Razzismo per l’Amicizia dei Popoli), PRCF (Pole de Renaissance Communiste en France), Comité Perou, Isula Bella e CAR corsi, Drapeau Rouge, Coordination 93 de Lutte pour le Sans Papiers, ACTIT (Association Culturelle des Travailleurs Immigrés Turcs), APEIS (Association Pour l'Emploi, l'Information, et la Solidarité des chômeurs et travailleurs précaires), MRAP (Mouvement contre le Racisme et pour l'Amitié entre les Peuples), CNT (Confédération Nationale du Travail), Radio Pays (radio basca), La K-bine (gruppo musicale rap francese), Mgr Jacques Gaillot (vescovo di Partenia), studenti di varie università francesi, Karl Lask (giornalista di Libération).

    Di fronte al rifiuto della Corte di rinviare un processo palesemente ingiusto, l’avvocato difensore di Angelo D’Arcangeli ha accusato esplicitamente il giudice di asservimento alle Autorità Italiane. Il giovane compagno, minacciato più volte di espulsione dall’aula per le sue proteste, ha dichiarato di non essere intenzionato a legittimare con la sua presenza un processo farsa. Ha lasciato pertanto il tribunale invitando tutti i presenti a seguirlo.



    La lotta continua domani…

    No alla persecuzione dei comunisti! Smascheriamo questo processo farsa orchestrato dalle Autorità francesi e italiane!

    Solidarietà con il (n)PCI!


    A luta continua

  2. #2
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    Beh,da ciò che ho letto,sembra proprio una persecuzione...
    ma avranno qualche motivo in particolare?

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Anassimene Visualizza Messaggio
    Beh,da ciò che ho letto,sembra proprio una persecuzione...
    ma avranno qualche motivo in particolare?

    Forse ti sembrerà retorico e banale ma la risposta è davvero molto semplice. Dopo la caduta del muro il capitalismo si è affrettato con i vari Fukuyama di turno a dichiarare la morte del comunismo (che tra l'altro comunismo non era più da un pezzo). Oggi molti si stanno rendendo conto che l'imperialismo ed il capitalismo avevano venduto la pelle dell'orso prima di averlo preso e per di più oggi non c'è più un sistema di controllo del potenziale rivoluzionario comunista come ai tempi della guerra fredda da parte dei partiti comunisti ufficiali controllati da Mosca. Tutto un insieme di fattori che nel ventre capitalista hanno fatto scattare l'allarme preventivo ed allora mi pare evidente che in tutto il centro capitalista (soprattutto in Europa) l'obiettivo della repressione politica è quello del rinascente movimento comunista internazionale che si pone in reale antagonismo ai sistemi "democratici" parlamentari.

    A luta continua

  4. #4
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    Per quel che può servire su POL...

    Massima solidarietà!

  5. #5
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    Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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    e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it
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    Inoltriamo il resoconto del CAP (n)PCI - Paris con importanti notizie riguardanti i primi due giorni del processo farsa contro i tre militanti del (n)PCI. Alleghiamo, inoltre, un articolo del 4 aprile 2007 pubblicato sul quotidiano francese Liberation riguardante la vicenda e il messaggio di solidarietà di Francesco Caruso, deputato del PRC, inviato ai compagni inquisiti a Parigi.


    Resoconto sui primi due giorni del processo farsa contro i tre militanti del (n)PCI
    A cura del CAP (n)PCI-Parigi
    E- mail: cap-npci-paris@voila.fr
    Sito: cap-npci.awardspace.com

    Mercoledi 4 aprile 07: primo giorno del processo

    Il 4 aprile 07 presso il Tribunale correzionale di Parigi si è tenuta la prima udienza del processo contro Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel e Angelo D’Arcangeli, militanti del (n)PCI, e Antonio Ramon Teijelo e Manuela Galan, militanti della Fraccion Octubre del PCE(r). L’evento non passa inosservato ai media : il quotidiano Libération dedica mezza pagina all’evento, con un articolo dal titolo « Cinque militanti di estrema sinistra in rischio di estradizione ». Nei giorni precedenti anche un altro giornale a tiratura nazionale, il settimanale Rouge, dedica un articolo al processo e diverse radio e tv indipendenti parigine chiamano a partecipare in sostegno dei militanti del (n)PCI.
    Sessanta il numero delle persone presenti. Diverse le organizzazioni : il PRCF, i compagni turchi dell’MLKP e dell’Actit, i compagni corsi di Isula Bella e del CAR, compagni del movimento indipendentista basco, il Soccorso Rosso Francia, , la CNT, il Comitato Perù, i compagni spagnoli del FMLE, l’APEIS, Presenti anche studenti di varie università parigine e delle delegazioni italiane dei CARC, dell’ASP e del sindacato SLL. Tra le personalità Msg Gaillot e un dirigente nazionale dell’MRAP.
    Inizia il processo. L’avvocato dei tre militanti del (n)PCI chiede immediatamente il rinvio per i tre seguenti motivi:
    Øné Giuseppe Maj né Giuseppe Czeppel avevano ricevuto la convocazione per il processo. Solo Angelo D’Arcangeli era stato convocato, dunque era il solo presente.
    Ønella convocazione ricevuta da Angelo D’Arcangeli l’accusa era… «terrorismo». Il Procuratore nel convocare Angelo aveva « dimenticato » che questa accusa è stata abbandonata nel mese di Settembre 06 ed è stata sostituita con un altro capo di imputazione: « associazione di malfattori ».
    Øla richiesta di testimoni avanzata dai tre militanti del (n)PCI era stata respinta.
    Inoltre, l’udienza non era pubblica: delle 60 persone venute a sostenere i militanti del (n)PCI, solo 15 si sono viste accordate la possibilità di entrare… ad udienza già in corso! Davanti la porta dell’aula, i poliziotti, su ordine del giudice, avevano messo delle transenne e un importante schieramento di forze.
    Nonostante tutti questi elementi, il giudice, Madame BEAUGUIN, rifiuta il rinvio del processo. L’avvocato dei militanti del (n)PCI rifiuta quindi di difendere Maj e Czeppel per non legittimare questo enorme vizio di procedura. Inoltre, accusa il giudice di essere agli ordini delle Autorità Italiane. Angelo interviene protestando vivamente contro il rifiuto del giudice di rinviare il processo. Il giudice gli ordina di tacere, minacciando di buttarlo fuori dalla sala. Angelo continua a protestare : il giudice ordina la sua espulsione. Questa volta però i poliziotti non gli hanno messo le mani addosso, come invece avevano fatto il 17 gennaio 07… « l’esperienza insegna »! Prima di uscire dalla sala Angelo ha chiesto a tutti i presenti di seguirlo per non legittimare il processo farsa in corso. Tutte le persone presenti in sala sono uscite, compreso l’avvocato dei tre militanti del (n)PCI e il giornalista di Libération che era venuto per seguire il processo. Questa azione ha un significato chiaro: tutti i presenti hanno condannato unanimamente il giudice e i disegni delle Autorità che serve. Unanime è stata la condanna : il processo è politico!
    Il giudice continua la sua farsa. Solo i due militanti della Fraccion Octubre del PCE(r) con il loro avvocato restano in aula.
    I tre militanti del (n)PCI e il loro avvocato decidono di non partecipare ai restanti giorni del processo farsa, per non legittimarlo in alcun modo.
    In seguito all’udienza, l’avvocato dei tre militanti del (n)PCI ha presentato la richiesta di sostituzione del giudice, data l’evidente parzialità. La richiesta sarà analizzata nei prossimi giorni dalla Prima Camera della Corte d’Appello del Tribunale di Parigi.
    In aula, il giudice continua con la sua parzialità : impedisce ad Antonio Ramon Teijelo (unico dei cinque imputati ad essere ancora detenuto : dopo il processo dovrà infatti essere estradato in Spagna) di utilizzare la penna e tenta di continuare il processo alle 11 e mezza, ora in cui il giudice degli spagnoli doveva assentarsi per altri impegni di lavoro. Il giudice nei giorni precedenti gli aveva promesso che l’udienza sarebbe finita a quest’ora, dati i suoi impegni. Tenta però di forzare la mano. L’avvocato è costretto a protestare vivamente per far rispettare al giudice l’accordo.

    Giovedi 5 aprile 07: secondo giorno del processo

    Gli avvenimenti del giorno precedente vengono ripresi dal giornale Libération, dal Nouvel Observateur, dall’Agence France Presse (l’ANSA francese) e dalla radio parigina Radio Campus.
    Inoltre, il Sindacato della Magistratura (che raggruppa il 30% dei giudici francesi) diffonde un comunicato stampa che mostra l’utilizzo strumentale che è stato fatto in questa vicenda dell’accusa di « terrorismo », non escludendo che la magistratura francese è stata strumentalizzata dalle Autorità Italiane.
    In Italia il deputato Francesco Caruso del PRC realizza e diffonde un comunicato contro la persecuzione del (n)PCI (tutto il materiale appena citato è presente sul sito del CAP (n)PCI-Parigi : cap-npci.awardspace.com).
    Il processo farsa continua. Presenti solo i due militanti della Fraccion Octubre del PCE(r) e il loro avvocato.
    Il Procuratore propone al giudice le seguenti pene:
    -per Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, militanti del (n)PCI, cinque anni distribuiti in tre anni di detenzione e due anni di libertà vigilata uniti all’interdizione a vita del territorio francese;
    -per Angelo D’Arcangeli, militante del (n)PCI, due anni distribuiti in un anno di detenzione e un anno di libertà vigilata senza interdizione dal territorio nazionale. Il Procuratore lo accusa di essere il « messaggero di Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel »;
    -per Antonio Ramon Teijelo, militante della Fraccion Octubre del PCE(r), quattro anni distribuiti in due anni di detenzione e due anni di libertà vigilata uniti all’interdizione a vita dal territorio francese;
    -per Manuela Galan, militante della Fraccion Octubre del PCE(r), due anni distribuiti in un anno di detenzione e un anno di libertà vigilata uniti all’interdizione a vita dal territorio nazionale.
    Le pene proposte dal Procuratore hanno un obiettivo chiaro : ostacolare l’attività politica delle due organizzazioni.

    A tutta questa manovra una sola risposta : avanzare nella lotta, estedere la mobilitazione in Italia e in Francia contro la persecuzione del (n)PCI, rafforzare la costruzione di un fronte unito contro la repressione!

    La solidarietà è un arma! Nessun passo indietro!

  6. #6
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    Da Libération del 4 aprile 2007

    Cinque militanti di estrema sinistra minacciati di estradizione

    Accusati per « associazione di malfattori », tre Italiani e due Spagnoli si presentano oggi

    Il 17 gennaio, l’udienza si è conclusa con una serrata battaglia. Il presidente del tribunale, che sperava di cominciare il processo in corso in assenza degli avvocati, a finito per gettare la spugna e a chiamato i rinforzi della polizia. Angelo D’Arcangeli, giovane leader maoista italiano, è uscito manu militari , seguito da una quarantina di simpatizzanti. Indagati per «associazione di malfattori»e «detenzione e fabbricazione di documenti falsi», cinque militanti – tre Italiani e due Spagnoli – compaiono oggi, tutti preoccupati per le rispettive minacce di estradizione. Per adesso, solamente José Antonio Ramon Teijelo, posto sotto minaccia di estradizione è realmente colpito da mandato di arresto europeo. Compirà sessant’anni, giovedi’. «Gli Spagnoli sostengono che il mio cliente sarebbe stato il capo dei Grapo (Gruppo di resistenza antifascista primo ottobre) tra il 1998 e il 2002, e che avrebbe partecipato a un attentato contro una radio di Barcellona, riferisce iI suo avvocato Ambroise Colombani. Mentre egli si è posto contro la lotta armata ed è stato espulso dal partito a cui si richiamano i Grapo nel 1998.» Il 17 gennaio, la presidentessa ha sostenuto che lo Spagnolo era sospettato del rapimento e dell’assassinio di un industriale spagnolo. Sorpresa dell’avvocato : queste accuse non sono menzionate nel mandato europeo.
    Clandestinità. «E’ un anno e mezzo che è detenuto per documenti falsi, commenta la Colombani. Occorre trovare una giustificazione. Se ne è voluto fare un caso internazionale.» Il caso era iniziato da un inchiesta dei servizi segreti, nel giugno del 2003. Intercettati e fotografati a Parigi, i due Italiani, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, sono arrestati con dei documenti falsi e materiale per la loro fabbriacazione. Rilasciati dopo sei mesi di detenzione, essi rientrano in clandestinità, e sono ricatturati nel maggio del 2005. In ottobre, Ramon Teijelo, che offriva loro consulenza logistica, e la sua compagna Manuela, che aveva affittato il loro appartamento, vengono a loro volta arrestati. Tutti sono sotto accusa per «associazione di malfattori con finalità di terrorismo».
    Un pesce grosso. Il giudice Jean Louis Bruguière crede di avere un pesce grosso in Giuseppe Maj, sesantasette anni, leader del Nuovo partito comunista italiano (NPCI), già perseguito a sei riprese per «associazione sovversiva» dalla fine degli anni di piombo ma mai condannato. Maj si dichiara «estraneo a ogni attività terroristica». Egli non ha scelto «la clandestinità» se non a causa della «persecuzione delle autorità italiane». Quest’ultime inviano dal canto loro a Bruguière delle commissioni rogatorie sulle indagini circa gli attentati compiuti dalle Nuove brigate rosse, gli omicidi di Massimo D’Antona nel 1999 e di Marco Biagi nel 2002. Ma niente collega il NPCI a brigatisti di cui esso ha d’altronde condannato la «deriva militarista» tuttavia «un gruppo franco-italiano sulle minacce gravi» riunisce, nel 2004 il giudice Bruguière e i magistrati italiani per meglio perseguire il gruppo di Maj. Senza successo.
    Nell’ottobre del 2006, il giudice dell’antiterrorrismo, Gilbert Thiel, pronuncia finalmente un «non luogo a procedere»per attività terroristica. Ma il dossiere francese è stato integralmente trasmesso a Bologna. «Gli Italiani aspettano di vedere la fine del processo, per chiedere l’estradizione», assicura l’avvocato Isabelle Coutant Peyre. Il processo durerà tre giorni.

    Karl Laske




    http://www.liberation.fr/actualite/societe/245384.FR.php

    Cinq militants d'extrême gauche menacés d'extradition
    Mis en examen pour «association de malfaiteurs», trois Italiens et deux Espagnols recomparaissent aujourd'hui.

    Par Karl LASKE
    QUOTIDIEN : mercredi 4 avril 2007

    Le 17 janvier, l'audience s'est terminée en bataille rangée. La présidente du tribunal, qui espérait commencer le procès en dépit de l'absence des avocats, a fini par jeter l'éponge et a appelé la gendarmerie en renfort. Angelo D'Arcangeli, jeune leader maoïste italien, a été sorti manu militari, suivi par une quarantaine de sympathisants. Poursuivis pour «association de malfaiteurs» et «détention et fabrication de faux papiers», cinq militants * trois Italiens et deux Espagnols * recomparaissent aujourd'hui, tous préoccupés par des menaces respectives d'extradition. Pour l'heure, seul José Antonio Ramon Teijelo, placé sous écrou extraditionnel, est réellement visé par un mandat d'arrêt européen. Il aura 60 ans, jeudi. «Les Espagnols prétendent que mon client aurait été le chef du Grapo [Groupe de résistance antifasciste du premier octobre] entre 1998 et 2002, et qu'il aurait participé à un attentat contre une radio barcelonaise, rapporte son avocat, Me Ambroise Colombani. Or il a été contre la lutte armée, et même viré du parti dont se réclame le Grapo en 1998.» Le 17 janvier, la présidente a rajouté que l'Espagnol était soupçonné de l'enlèvement et de l'assassinat d'un industriel espagnol. Surprise de l'avocat : ces charges ne sont pas mentionnées sur le mandat européen.
    Clandestinité. «Ça va faire un an et demi qu'il est détenu pour une affaire de faux papiers, commente Me Colombani. Il faut bien trouver une justification. On a voulu en faire une espèce d'internationale.» L'affaire avait débuté par un tuyau des renseignements généraux, en juin 2003. Filochés et photographiés à Paris, deux premiers Italiens, Giuseppe Maj et Giuseppe Czeppel, sont arrêtés avec de faux papiers et du matériel pour en fabriquer. Relâchés après six mois de détention, ils replongent dans la clandestinité, et sont repris en mai 2005. En octobre, Ramon Teijelo, qui leur prodiguait des conseils logistiques, et sa compagne Manuela, qui avait loué leur planque, sont arrêtés à leur tour. Tous sont mis en examen pour «association de malfaiteurs en vue de préparer des actes de terrorisme».
    Gros poisson. Le juge Jean-Louis Bruguière croit tenir un gros poisson en la personne de Giuseppe Maj, 67 ans, leader du Nouveau parti communiste italien (NPCI), déjà poursuivi à six reprises pour «association subversive» depuis la fin des années de plomb, mais jamais condamné. Maj se déclare «étranger à toute activité terroriste». Il n'a choisi «la clandestinité» qu'à cause de la «persécution des autorités italiennes». Celles-ci envoient d'ailleurs à Bruguière des commissions rogatoires qui font état d'investigations sur les attentats commis par les Nouvelles brigades rouges, les meurtres de Massimo D'Antona en 1999 et de Marco Biaggi en 2002. Mais rien ne rattache le NPCI aux brigadistes dont il a d'ailleurs condamné la «dérive militariste». N'empêche, «un groupe franco-italien sur les menaces graves» réunit, en 2004, le juge Bruguière et des magistrats italiens pour mieux cibler le groupe Maj. Sans succès.
    En octobre 2006, le juge antiterroriste, Gilbert Thiel, délivre finalement un «non-lieu» pour l'activité terroriste. Mais le dossier français a été intégralement transmis à Bologne. «Les Italiens attendent en coulisses la fin du procès, pour demander l'extradition», assure Me Isabelle Coutant Peyre. Le procès doit durer trois jours.

  7. #7
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    Da Caruso...

    Messaggio ai compagni inquisiti a Parigi:
    Malgrado la mia impossibilità ad essere presente fisicamente all'udienza
    di oggi a Parigi, vorrei inviarvi la mia vicinanza e piena solidarietà per
    quest'ennesimo tentativo di imbavagliare e reprimere il dissenso e la
    lotta di classe.
    Le autorità francesi vogliono perseguitare militanti da anni impegnati sul
    fronte dei diritti negati e della trasformazione sociale, ma soprattutto
    vogliono spalleggiare l'inquietante tentativo dispiegato della procura di
    Bologna e del PM Giovagnoli di annientare con la carcerazione tutte le
    forme di opposizione sociale e politica presenti sul nostro paese: la
    richiesta di estradizione è l'ulteriore tassello di una campagna di
    persecuzione politica che va avanti da oltre 20 anni. Ora Giovagnoli sta
    montando un nuovo processo e, soprattutto, una nuova detenzione
    “preventiva”, l'ennesima inchiesta che come le altre decine sussegguitesi
    in questi anni, finirà tra un'assoluzione e un'archiviazione.
    Non possiamo tollerare che questa strategia repressiva continui
    indisturbata e per questo resto a vostra disposizione per qualsiasi
    iniziativa politica, istituzionale, militante.
    A Pugno Chiuso
    Francesco Caruso

  8. #8
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    Comunicato del 7.4.2007

    Solidarietà ai compagni del (n)PCI condannati a Parigi!

    Il processo farsa di Parigi a carico dei militanti nel (nuovo)Partito Comunista Italiano, G. Maj e G. Czeppel, del simpatizzante Angelo D’Arcangeli e dei due compagni spagnoli della Fazione Ottobre del PCE(r), Teijelo e Galan si è concluso ieri, 6 aprile, con condanne pesanti ed esemplari (fino a cinque anni per Maj e Czeppel).
    La vivace e crescente mobilitazione avviatasi in Francia e in Italia ha fatto saltare il progetto di estradizione del governo italiano e della magistratura, progetto condotto dal giudice Giovanoli di Bologna, che mirava all’istruzione di un altro processo-farsa in Italia a carico di almeno 12 compagni del CARC e del (n)PCI. In alternativa l’Italia e la Francia hanno condotto un processo fuori da ogni regola e legge “democratica” per arrivare a delle condanne (vedi comunicato del CAP di Parigi) miranti principalmente a bloccare l’attività politica dei compagni e dei partiti di cui fanno parte e dare tempo alla magistratura italiana di aprire (se non lo hanno già fatto) l’ennesima inchiesta per tentare nuovo processo e nuove condanne. Sono migliaia le inchieste aperte a carico di comunisti, sindacalisti, lavoratori che vengono continuamente controllati, spiati, schedati. I governi della borghesia fanno di tutto e faranno, sempre più, di tutto per bloccare l’attività politica del comunisti, l’attività delle avanguardie di lotta, bloccare e reprimere il malcontento e il dissenso delle masse popolari.
    Abbiamo da poco assistito alla criminalizzazione del movimento vicentino contro la base USA, alla criminalizzazione del movimento contro la guerra, all’arresto e al linciaggio mediatico di compagni e sindacalisti, abbiamo assistito alle pressioni sui lavoratori (attraverso parte della dirigenza della stessa CGIL) affinché abbandonassero, isolassero e ripudiassero i loro compagni, amici e rappresentanti. Oggi le masse “sentono” che è pericoloso esprimere il proprio pensiero, il proprio dissenso, ma la grande mobilitazione di Vicenza, le mobilitazioni contro la guerra e le stesse 3.500 firme apposte nel nostro appello “NO alla persecuzione dei comunisti” dimostrano che le masse difendono con forza le libertà politiche conquistate con la lotta di Resistenza; la sconfitta del piano italo-francese sull’estradizione dei compagni del (n)PCI dimostra che la mobilitazione delle masse riporta delle vittorie.
    È la mobilitazione delle masse popolari che permette di tenere a freno la repressione della borghesia.
    Esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni condannati nel processo di Parigi, a tutti i compagni perseguitati e incarcerati e invitiamo tutti i comunisti, gli organismi di massa, i sinceri democratici a impegnarsi e unirsi nella lotta comune contro la repressione.
    La solidarietà è un’arma, la solidarietà è un gesto concreto che va esercitato.
    Invitiamo tutti, quindi, a promuovere la lotta in difesa della libertà di pensiero e organizzazione delle masse popolari, a organizzare e fare banchetti e presidi di solidarietà contro la repressione, per la difesa degli spazi di agibilità politica conquistati con la lotta di Resistenza, contro i tentativi di mettere fuori legge i comunisti, a unirsi a noi nel raccogliere le firme contro la persecuzione dei comunisti. Che i presidi, i banchetti, le manifestazioni diventino centinaia!

    Resistere alla repressione!
    Promuovere e organizzare la lotta contro i tentativi di soffocare la libertà di pensiero e di organizzazione della masse popolari!
    Costruire un fronte comune contro la repressione!

    Dedichiamo la nostra solidarietà e il nostro appello ad Antonio Gramsci, segretario del partito comunista italiano, morto nelle prigioni italiane durante il periodo del fascismo, ucciso perché comunista. Questo mese ricorre il 70° anniversario della sua morte. Dalle sue parole e dalla sua vita impariamo per continuare la nostra lotta. Dalla sua morte impariamo la dignità, la coerenza e la forza di un comunista, a difenderci dalla repressione e a lottare per la libertà!


    * Alleghiamo il comunicato steso dal CAP (n)PCI- Parigi sulla sentenza del processo e altri comunicati di personalità pubbliche di protesta e in solidarietà con i compagni.

  9. #9
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    Message du 06/04/07
    De : "Jacques Gaillot"
    Communiqué:
    "Les poursuites engagées contre les militants Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel et Angelo
    D'Arcangeli me paraissent relever de l'acharnement.
    Je m'explique mal ces tentatives répétées qui cherchent à criminaliser leurs idées.
    Ayant été au Palais de Justice, aux séances de leur procès, je me permets de demander que ces trois
    militants puissent enfin bénéficier des conditions d'un procès équitable avec un juge impartial."
    Paris, le 6 avril 2007
    Jacques Gaillot
    Evêque de Partenia
    Comunicato:
    "I procedimenti intentati contro i militanti Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel e Angelo di Arcangeli
    mi sembrano dipendere dall’accanimento." Non mi spiego bene questi ripetuti tentativi che tendono
    a criminalizzare le loro idee. Essendo io stato al Palazzo di Giustizia, alle udienze del loro processo,
    mi permetto di chiedere che questi tre militanti possano infine beneficiare delle condizioni di un
    processo equo con un giudice imparziale."
    Parigi, 6 aprile 2007
    Jacques Gaillot
    Vescovo di Partenia

  10. #10
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    Predefinito

    COMUNICATO STAMPA:
    Alima Boumediene-Thiery sostiene i tre militanti italiani minacciati di
    estradizione :
    Il tribunale correzionale di Parigi ha iniziato, mercoledì 4 aprile, ad esaminare gli elementi circa
    l’"associazione di malfattori" a carico di tre presunti membri del (nuovo)partito comunista italiano,
    Angelo D’Arcangeli, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel. A partire dagli anni 80 le autorità italiane
    conducono contro questo partito una vera persecuzione politica col pretesto della "guerra al
    terrorismo". Fino ad oggi, 8 procedimenti per "terrorismo" sono stati già avviati in Italia contro il
    (n)PCI, tutti conclusesi con un non luogo a procedere. Il rischio è che le autorità italiane possano
    farsi consegnare questi tre militanti dalle autorità francesi, che li detengono 24 mesi prima di
    giudicarli, per finire per accordare loro un non luogo a procedere.
    Maj e Czeppel erano stati interrogati una prima volta nel giugno 2003, su richiesta della giustizia
    italiana, e incarcerati. Erano ricercati nell'inchiesta sull'omicidio dell'economista Marco Biagi nel
    marzo 2002. Sono stati rimessi in libertà nel dicembre 2003. Nuovamente arrestati nel 2005, ma
    liberati nel maggio 2006, essi non erano presenti mercoledì.
    Da parte sua, Angelo D’Arcangeli che attualmente studia all'università Parigi VIII, si è presentato
    mercoledì mattina ma ha dichiarato che non desiderava essere giudicato senza Maj e Czeppel. Ha
    dunque lasciato la sala delle udienze e ha invitato i suoi sostenitori a fare altrettanto.
    Perché l'estradizione possa avere luogo il più rapidamente possibile, le autorità francesi hanno
    d'altronde organizzato un processo che si può definire "non equo". Il giudice, la signora Beauguin,
    ha infatti rifiutato di convocare i 13 testimoni presentati dai tre militanti e ha anche esercitato
    pressioni sugli avvocati per intimidirli. Questa manovra ha prodotto dei risultati poiché un avvocato
    ha presentato le sue dimissioni.
    Pertanto Alima Boumediene-Thiery, senatrice di Parigi (per i Verdi) ribadisce il suo sostegno ad
    Angelo D’Arcangeli, a Giuseppe Maj e a Giuseppe Czeppel, auspica vivamente che la giustizia
    francese ponga termine alla sua persecuzione contro questi tre militanti ed esige che si tenga un
    processo equo.
    Per qualsiasi informazione, contattare Benjamin Joyeux o Nabila Keramane allo 01.42.55.97 15.

 

 
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