MILANO - È arrivata quasi a Orio Litta, nel Basso Lodigiano, a otto chilometri a sud di Lodi, la macchia di petrolio fuoriuscita all'alba di martedì dai depositi della raffineria Lombarda Petroli di Villasanta, vicino a Monza. L'inquinamento sta avanzando verso la provincia pavese ed è ormai a pochi chilometri dal Po, che in questa zona è normalmente molto pulito. L'incessante lavoro dei vigili del fuoco non riesce a fermare il gasolio e petrolio combustibile che ha passato anche la barriera di galleggianti, posta nel territorio di Sant'Angelo Lodigiano. I galleggianti dovrebbero arrivare fino a fondo fiume ma questo non accade, perché la forza dell'acqua lo impedisce. Una parte della macchia viene aspirata e una nuova squadra dei vigili del fuoco di Lodi sta posando nuovi galleggianti. In acqua ci sono almeno 10 milioni di litri di olio combustibile e gasolio volutamente — sull’atto doloso i dubbi degli inquirenti sono minimi — buttati in acqua dalle cisterne della vecchia raffineria in disuso sulle rive monzesi.
Petrolio nel Lambro
LA DIGA DI SAN ZENONE - Durante la notte, alla diga di San Zenone al Lambro (sbarramento realizzato negli anni '30 per utilizzare le acque del Lambro nella centrale idroelettrica di Enel Green Power, società del Gruppo Enel per la produzione di energia da fonti rinnovabili) i tecnici della società hanno lavorato febbrilmente per contribuire a fermare l'onda inquinante. Lo sbarramento si è rivelato infatti determinante per bloccare in parte il defluire degli idrocarburi. Appena scattato l'allarme, ancor prima che l'onda inquinante raggiungesse lo sbarramento, i tecnici hanno bloccato le due turbine della centrale e coordinato, d'intesa con le squadre di emergenza, il deflusso dell'acqua, utilizzando gli scarichi nella parte inferiore dello sbarramento stesso così da permettere il recupero dei materiali inquinanti presenti in superficie. «Enel Green Power - si legge in una nota - continuerà ad assicurare tutta la collaborazione necessaria a Vigili del Fuoco, Protezione Civile ed Arpa per consentire le migliori condizioni e la totale sicurezza del lavoro delle squadre presenti presso l'impianto».
STATO DI CALAMITA' - La Regione Lombardia chiederà lo stato di calamità per «finanziare gli interventi» sul fiume Lambro: l'ha reso noto l'assessore al Territorio Davide Boni al termine della riunione, in Prefettura a Milano, del Comitato per l'ordine e la sicurezza. Boni ha rimarcato come si sia trattato di un «gesto criminale» e come la contaminazione delle acque sia ormai arrivata «al Po e in Emilia Romagna». L'assessore ha anche reso noto che sarà organizzata una riunione tra gli enti locali interessati. Boni ha voluto rassicurare i cittadini che abitano nelle zone percorse dal fiume sul fatto che «l'acqua in zona è potabile, anche se c'è in effetti cattivo odore». L'assessore ha spiegato che «sono in atto i controlli dell'Arpa e degli enti locali, 24 ore su 24, per i pozzetti della falda acquifera». . Il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, ha sottolineato il lavoro fatto: «E' stato attenuato fortemente l'impatto negativo della massa oleosa. È in atto un'azione di contenimento molto importante».
LE AUTOBOTTI E LO SMALTIMENTO - La Provincia di Milano, dopo il vertice svoltosi martedì pomeriggio a Palazzo Diotti, ha individuato, di concerto con la Prefettura, una serie società e consorzi in grado di aspirare, attraverso pompe idrauliche, le diverse tonnellate di gasolio e olio combustibile per poi caricarle su apposite autobotti. Il Gli oli saranno smaltiti in centri di smaltimento rifiuti autorizzati della Lombardia, ma anche del Piemonte e della Liguria. Unità della Direzione ambiente, della Polizia provinciale e del Servizio di Protezione civile hanno operato con il massimo impegno per fare fronte al disastro ecologico.
«EMERGENZA NAZIONALE» - Legambiente intanto ha lanciato un appello: «La Regione Lombardia chieda al Governo la dichiarazione di stato di emergenza ambientale nazionale». Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale, e Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, commentano: «Siamo di fronte a un disastro ambientale vero e proprio, il problema non riguarda solo il fiume Lambro ma tutta l'asta del Po fino al delta. Per arginare i danni che può causare la macchia d'olio, urge un coordinamento nazionale degli interventi delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna».
Redazione online
24 febbraio 2010
Corriere della Sera