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brunik
Prodi e Putin al telefono su Alitalia, Eni ed Enel
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha avuto un colloquio telefonico ieri con il presidente russo Vladimir Putin. Lo riferiscono fonti di Palazzo Chigi, spiegando che in questo momento ci sono molte partite economiche tra Italia e Russia. La compagnia russa Aeroflot si è unita a Unicredit nella gara per la privatizzazione di Alitalia, mentre oggi saranno resi noti i risultati della gara per la cessione degli asset Yukos, alla quale partecipano Eni, Enel e Gazprom.
4-04-2007
Enel ed Eni fanno shopping in Russia
Le due big italiane si aggiudicano all'asta importanti società del fallito gigante Yukos Boccata d'ossigeno per le riserve energetiche del nostro Paese: «Vince chi sa fare sistema»
MOSCA Nuova vittoria italiana in campo energetico. Dopo la Spagna, dove Enel ha superato la concorrenza della tedesca E.On nella corsa su Endesa, un consorzio al 100% «made in Italy», formato da Eni e dalla stessa Enel, si è aggiudicato l'asta per una grossa fetta delle attività di Yukos, l'ex monopolista russo del petrolio. Enineftegaz, controllata da Eni al 60% e da Enel al 40%, ha messo sul piatto circa 4,3 miliardi di euro per vincere la concorrenza di due cordate russe – facenti capo al colosso del metano Novatek ed a quello del petrolio Rosneft – e accaparrarsi il 100% di Arcticgaz, Urengoil e Ng Technologia ed il 20% di Gazprom Neft, insieme ad altri asset minori di 17 compagnie «che verranno liquidati o venduti» come hanno precisato le due società italiane.
Un nuovo successo italiano, quindi, che mostra una «evoluzione» del mercato e «ci dice che con un po' di coraggio ci sono aziende italiane che possono svolgere il loro ruolo in ambito internazionale», come sottolinea il ministro per lo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani. «Questo risultato – gli fa eco l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti – è anche il frutto della capacità delle aziende italiane di fare sistema e cogliere le occasioni di crescita all'estero», di «fare squadra», ribadisce anche il presidente di Enel Piero Gnudi.
Ma si tratta di un successo che fa sorridere anche Mosca: Gazprom, il monopolista del gas russo che dal novembre scorso è alleato strategico di Eni, ha firmato appena martedì (ovvero il giorno precedente la gara) con Enineftegaz (vale a dire Eni ed Enel) una opzione di acquisto di due anni per il 51% di tre delle aziende comprese nel lotto in asta, Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztekhnologya. Ricevendo inoltre garanzie dal Cane a sei zampe per la futura acquisizione, in cambio di 3,7 miliardi di dollari, del 20% delle azioni di Gazprom Neft, l'altro boccone prelibato del pacchetto ieri in vendita.
Il numero due del colosso russo del metano, Aleksandr Medvedev, si è detto «soddisfatto dei risultati dell'asta», mentre ha giudicato praticamente cosa certa l'esercizio dell'opzione offerta a Gazprom. «Che l'opzione sarà realizzata non ho alcun dubbio. Per quanto riguarda i tempi, l'iter potrebbe partire anche domani», ha detto ad asta appena conclusa Medvedev.
Altrettanto soddisfatto l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, che plaude al nuovo passo nell'applicazione degli accordi strategici raggiunti in novembre con Gazprom e per «l'accesso a riserve in paesi leader nella produzione di idrocarburi» come la Russia, primo produttore mondiale di metano e secondo, dopo l'Arabia Saudita, per il petrolio.
In effetti l'intesa permette all'Eni di raggiungere due obiettivi di importanza fondamentale: l'aumento di circa un terzo delle riserve di gas e petrolio e l'entrata sul mercato russo, uno dei mercati strategici del settore.
Quanto ad Enel, che non ha interesse al settore petrolifero, si tratta di ottenere gas, per la propria quota parte (che sarà diluita al 19%), metano che lascerà in Russia per sfruttarlo negli impianti elettrici che punta ad ottenere. Dopo questo accordo le probabilità che Enel vinca anche la gara per le ex genco russe Ogk 4 e Ogk 5 alle quali è interessata sono ancora più alte.
Fulvio Conti da parte sua ha fatto notare che «Enel, prima azienda europea presente in Russia nella generazione e nel trading di energia elettrica, rafforza ulteriormente la sua strategia di crescita all'estero entrando per la prima volta nell'upstream del gas ed aumentando così la sicurezza degli approvvigionamenti».
Tutti contenti, quindi, ad eccezione ovviamente del Consiglio di amministrazione di Yukos, che si era battuto strenuamente per evitare la dichiarazione di fallimento e le aste dei liquidatori, e che non ha rinunciato alla causa giudiziaria.
Tanto che l'ex patron del gruppo privato, Mikhail Khodorkovsky – incarcerato da quattro anni in Russia per truffa ed evasione fiscale – ha definito, per il tramite del proprio avvocato, una «farsa» l'intera procedura di vendita.
Alcuni media economici di Mosca, come Rbk, sottolineano che se per Eni e Enel il successo è innegabile – l'acquisizione mette le due aziende italiane al terzo posto nella storia degli investimenti energetici stranieri in Russia, e avviene in un momento in cui la stretta statale sul settore ha reso più arduo l'ingresso di aziende estere – chi ha guadagnato di più dall'asta è stata proprio l'assente Gazprom. «La sua rinuncia a concorrere direttamente con i partner stranieri – scrivono i commentatori – era legata alla volontà di rimanere al riparo da accuse già sentite in passato per l'acquisizione di Yuganskneftegaz, il maggiore attivo dell'ex holding privata, acquistato tramite lo sconosciuto prestanome Baikal Finans».
Secondo i media russi, la vittoria di un consorzio internazionale «sottolinea l'imparzialità dell'organizzazione dell'asta» e consente a Gazprom di stringere ulteriormente l'alleanza con Eni: «Non è da escludere – si legge sui media locali – che in futuro possa ottenere partecipazioni in Eni Power o licenze sui giacimenti libici, o un impianto in Egitto per la liquefazione del gas, o il 50% nel gasdotto che collega l'Italia alla Libia».
Il mercato borsistico italiano non ha reagito in modo deciso alla notizia dello shopping in Russia, con Enel che ha proseguito il positivo andamento in scia all'operazione Endesa, con un +0,11% a 8,23 euro, mentre Eni ha ceduto lo 0,29% a 24,13 euro.
L'Eco di Bergamo 5.4.2007