INCOMPATIBILI! con la guerra e il neoliberismo.
DOMENICA 15 APRILE-ROMA
ASSEMBLEA NAZIONALE
ore 10 centro congressi frentani, via dei frentani 4
Introduce: Salvatore Cannavò (deputato Prc) Intervengono (elenco non completo): Bellofiore (Economista), Bernocchi (Cobas), Bulgarelli (senatore Verdi), Cararo (Disarmiamoli), Casarini (Centri sociali nordest), Chiesa (Deputato europeo), Cirillo (Marcia mondiale delle donne), Cremaschi (Segr.naz. Fiom), D'Angeli (Ass. Sinistra Critica), Di Francesco (ilManifesto), Dosio (No Tav), Filippetti (NoTurbogas), Emiliani (Coord. Collettivi La Sapienza), Leonardi (Rdb-Cub), Maestri (guerre&pace), Malabarba (Ass. Sinistra Scritica), Martelli (Usi-Ait), Pegolo (deputato Prc), Rossi (senatore), Tomaselli (Sdl), Vauro (Emergency), Vertova (Economista). Conclude: Franco Turigliatto (senatore)
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I “12 punti” con cui il Governo Prodi è uscito dalla crisi, come ha detto Marco Revelli, sono “12 chiodi puntati su una porta sbarrata ai movimenti”. La ribadita necessità di partecipare alla guerra in Afghanistan, di aumentare l’età pensionabile e modificare i coefficienti di calcolo delle pensioni, di costruire la Tav in Val di susa e la base Usa a Vicenza, chiude una fase politica in questo paese.
L’ipotesi che aveva portato per la prima volta nella sua storia Rifondazione comunista al Governo – l’’idea che l’Unione fosse permeabile ai conflitti e alle lotte sociali – è stata smentita dai fatti. La risposta di Prodi dopo la grande manifestazione di Vicenza ne è stato il simbolo più evidente: 200.000 persone in piazza e il Governo che ribadisce che la base si farà, punto.
Di fronte ad un’offensiva di questo tipo i movimenti non possono lasciarsi calpestare. C’è bisogno di ricostruire dalle tante lotte presenti nei nostri territori come nei luoghi di lavoro, un’opposizione sociale, incompatibile con la guerra e il neoliberismo.
Rifondazione comunista sembra però reagire nel modo più sbagliato. L’espulsione di Franco Turigliatto – che riporta alle epurazioni in voga trenta o quaranta anni fa – ne è un simbolo. Ma ancor più pesante è stato il voto sulla guerra in Afghanistan. Un voto bipartisan – da Rifondazione fino a Forza Italia e AN – alla Camera, e in compagnia dell’Udc al Senato. Un colpo al cuore per il progetto di costruzione di una sinistra d’alternativa in cui Rifondazione ha creduto, e che ha costruito passando per Genova e le esperienze dei Social forum.
Solo grandi movimenti di massa possono fermare la guerra e il liberismo. Ma ogni voto dei parlamentari pacifisti a favore della guerra demoralizza i movimenti – toglie speranza. Per questo rivendichiamo il gesto di Turigliatto sul voto sulla politica estera, come degli altri deputati e senatori “dissidenti” alla Camera e al Senato sul voto sull’Afghanistan, che speriamo si moltiplichino in futuro.
All’idea di una sinistra di Governo, che metta insieme da Bertinotti a Mussi fino forse allo stesso Boselli, noi preferiamo quella di una sinistra di alternativa. Una sinistra che si fondi sull’irriducibilità di alcuni contenuti. Che sono poi quelli delle lotte sociali.
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