http://www.repubblica.it/2007/04/sez...sequestri.html
Il vicepremier rilancia l'idea di una commissione d'inchiesta sui rapimenti
in Iraq e in Afghanistan. Una proposta concordata col presidente del Consiglio
D'Alema sfida la Cdl: "Il Parlamento
indaghi su tutti i sequestri all'estero"
di CLAUDIO TITO
Massimo D'Alema
ROMA - "Siamo pronti a dar vita ad una commissione d'inchiesta su tutti i sequestri avvenuti in Afghanistan e in Iraq. Anche eliminando il segreto di Stato". Massimo D'Alema sfida il centrodestra e fa sapere che il governo non ha nulla da nascondere sul sequestro Mastrogiacomo. Quindi per porre fine alle polemiche che il governo considera "strumentali e pretestuose" è possibile persino istituire un organismo parlamentare che svolga tutti gli accertamenti possibili. Naturalmente verificando le procedure seguite in tutti i rapimenti che dal 2001 ad oggi gli italiani hanno dovuto affrontare sia a Kabul che a Bagdad.
Una disponibilità che il ministro degli Esteri ha concordato con Romano Prodi punto per punto. In una pausa durante il suo viaggio in Libia, infatti, il capo delle Feluche si è messo in contatto telefonicamente con il premier mettendo a punto la linea del governo, pure sulla commissione d'inchiesta. Definendo così la "disponibilità" che è nello stesso tempo una "sfida" perché un buon numero di rapimenti si è svolto proprio sotto il governo Berlusconi. E, ricordano a Palazzo Chigi, anche nel corso della prigionia dell'inviata di Repubblica sono state adottate "le medesime modalità".
Già durante il dibattito al Senato per l'approvazione del decreto che rifinanziava le missioni all'estero, il capo della Farnesina aveva replicato con lo stesso argomento agli attacchi della Casa delle libertà: "Se proprio si vuole andare a fondo in questa vicenda - aveva scandito in aula - si deve fare una commissione d'inchiesta e il Parlamento ne ha i poteri". Un ragionamento che ieri ha accompagnato tutti i contatti tra maggioranza e opposizione.
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Il presidente del Consiglio, infatti, ieri si è messo all'opera per attivare tutti i possibili canali di comunicazione con l'opposizione. E in particolare con Silvio Berlusconi. La diplomazia dei due Letta, Gianni e Enrico, si è messa in movimento come capita spesso nelle occasioni più delicate. Obiettivo: far sapere proprio al Cavaliere che l'esecutivo è pronto a rimuovere il segreto di Stato su tutti i sequestri.
Un gesto che per l'esecutivo vuole essere distensivo. Ma che ha in sé anche un effetto deterrente nei confronti della Cdl. Più volte impegnata nel quinquennio 2001-2006 in operazioni per salvare la vita di connazionali civili in Afghanistan e in Iraq. In più, proprio questa settimana, il ministro degli Esteri e il direttore del Sismi, Bruno Branciforte, saranno ascoltati dal Copaco, il comitato di controllo sui Servizi, sul sequestro Mastrogiacomo. L'appuntamento è fissato per giovedì prossimo e in quella occasione alcuni elementi complessivi, appunto, potrebbero rientrare nell'audizione.
Non solo. Dopo l'assassinio di Adjmal lo scontro tra maggioranza e opposizione si è impennato nuovamente. Un duello che è rimasto tesissimo fino al tardo pomeriggio. Sia il Professore che D'Alema hanno bocciato gli argomenti del centrodestra: "infondati, vogliono solo sfruttare la morte dell'interprete afgano per mere beghe politiche". A Palazzo Chigi ricordano pure che prima di compiere ogni passo per la liberazione di Mastrogiacomo, i vertici della minoranza sono stati sistematicamente avvertiti. "Il dialogo è stato costante e sono stati sempre informati", ripetono.
Tanti segnali, insomma, recepiti nel tardo pomeriggio dal leader forzista. La dichiarazione ufficiale di Berlusconi ha invertito i termini del confronto. La nota ha bacchettato e richiamato all'ordine i suoi "colonnelli", e aperto un fronte comune con il governo.
Un intervento per abbassare la temperatura dello scontro. Anche perché quel "riferimento" fatto da Prodi e D'Alema a "tutti i rapimenti", in qualche modo ha richiamato alla memoria dell'ex presidente del consiglio le polemiche sul rapimento di Giuliana Sgrena, sulla drammatica vicenda Calipari, sul ruolo dell'ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, e sul rapporto con gli Stati Uniti. "Non possiamo fare la figura di quelli che polemizzano senza alcun senso dello Stato - ha spiegato ai suoi l'ex premier -. Serve senso di responsabilità da parte di tutti. E poi: conviene davvero aprire un fronte su questo terreno? Ci serve veramente entrare dentro queste vicende? Noi non abbiamo nulla da nascondere, ma si leverebbe un polverone indegno per tutti". Non a caso, dopo l'invito a difendere in primo luogo il "buon nome dell'Italia", tutto il centrodestra ha bloccato qualsiasi attacco al governo.
L'ipotesi della commissione d'inchiesta resta comunque in campo come anche l'invito a riferire alle Camere al più presto. Un'ipotesi che fino al pomeriggio il Professore aveva escluso. Ma che, proprio dopo il comunicato del Cavaliere, ha iniziato a valutare. "Se ci sarà una richiesta formale in Parlamento - è la sua posizione - noi non ci sottrarremo". Insomma si deve trattare di un'esortazione da presentare non in televisione ma nelle sedi ufficiali. Anche perché a questo punto una discussione a Montecitorio e a Palazzo Madama potrebbe essere la soluzione migliore per confermare la linea bipartisan cui ha accennato ieri pomeriggio pure Berlusconi.
(10 aprile 2007)
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chapeau,massimo.li avete attanagliati alle palle