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    Predefinito La Sicilia Non Cambia Mai

    http://www.repubblica.it/online/cron...navi/navi.html

    una flottiglia di navigli avrebbe dovuto dissalare l'acqua marina
    ma nonostante gli annunci del governatore non si sono visti
    Siccità, in Sicilia il giallo
    delle navi fantasma
    di ATTILIO BOLZONI


    PALERMO - Per ora è proprio una flotta fantasma. Che naviga misteriosamente da qualche parte intorno alla Sicilia in attesa di attraccare in un porto e scaricare a terra il suo tesoro: acqua. Sono dodici o tredici o anche quattordici le navi invisibili che un giorno di questa caldissima estate forse compariranno all'improvviso, sotto gli scogli di Montepellegrino o davanti ai templi greci di Agrigento per placare l'ira e la sete di cinque milioni di siciliani.

    Così aveva promesso almeno il loro governatore, così ha giurato ancora ieri l'altro Totò Cuffaro, presidente della Regione e commissario straordinario di un'"emergenza idrica" che sembra non finire mai. Se ci sarà solo fango sul fondo delle dighe e se ci sarà solo aria nei tubi degli acquedotti l'acqua allora verrà dal mare. E costerà - dicono gli esperti - poco meno di un euro al litro. Quasi come il vino.

    La tragedia (e la farsa) dell'acqua che in Sicilia non c'è ci racconta la sua ultima storia, quella delle navi dissalatore. Se ne accorge per primo il Tg5 che lancia un servizio sui bastimenti fantasma. C'è chi diceva che le navi erano già al largo dell'isola pronte a ristorare uomini e campi e c'è chi non ci ha creduto mai. Tra giuramenti e marce indietro, tra appetiti imprenditoriali non soddisfatti e acqua sempre più razionata in ogni angolo delle nove province siciliane ne è nato un caso politico: diciannove senatori del centrosinistra (prima firmataria Cinzia Dato) chiedono le dimissioni di Cuffaro da commissario straordinario e lo accusano di "mascherare mediaticamente l'assoluta inconsistenza delle decisioni e dei provvedimenti presi".

    Sulla carta è il più grosso business che si potrebbe realizzare in Sicilia nei prossimi mesi, ci sono lobby che premono, ci sono armatori che pregano il cielo di non far piovere più fino al 2003 e magari anche fino al 2004, ci sono "maghi" dell'intrallazzo che già fanno conti su quanti soldi arraffare dai forzieri regionali. Tutti che parlano di queste navi che disseteranno i palermitani e gli agrigentini e gli abitanti delle arse terre trapanesi, tutti che le aspettano con i bidoni in mano ma pochi che conoscono la verità: i bastimenti che "producono" acqua in realtà non solo non ci sono ma non ci potranno essere ancora per un bel po' di tempo.

    Navi simili non esistono né in Sicilia né in Italia. Bisognerebbe affittarne qualcuna in Spagna oppure in qualche altro paese del Mediterraneo. A peso d'oro, naturalmente. Però c'è chi sta già pensando di costruirle nei propri cantieri tra Napoli e Palermo, c'è chi si sta già attrezzando per far diventare le proprie navi cisterna in nuovissime navi dissalatore. Come poi distribuiranno l'acqua e la daranno a bere ai siciliani è un mistero. Ma al momento questo sembra proprio un piccolo insignificante dettaglio.

    L'incredibile vicenda delle navi che trasformano il mare in acqua potabile - soluzione che tutti i tecnici trovano assai balzana e soprattutto dispendiosa - è cominciata una cinquantina di giorni fa quando per le vie di Palermo montava la prima rivolta contro la sete. Blocchi stradali e barricate per i rubinetti asciutti, dighe prosciugate, critiche feroci contro i califfi della Regione che qualche mese prima avevano silurato il generale Roberto Jucci da commissario straordinario per l'acqua, il governatore Cuffaro che volava a Roma per partecipare a un summit a Palazzo Chigi sull'emergenza idrica.

    E proprio lì - era il 16 maggio - che il presidente della Regione prometteva l'arrivo delle navi dissalatore al largo delle coste siciliane. Il giorno dopo c'era già la fila a Palazzo d'Orleans, la sede del governo siciliano. Imprenditori del ramo e armatori avevano fiutato l'affare ed era partito subito l'assalto ai nuovi finanziamenti pubblici per l'acqua che non c'è. Il governatore Cuffaro disse in un primo momento che le famose navi dissalatore erano "già operative con una produzione teorica di cento litri al secondo", poi si è scoperto che le navi non c'erano né al largo di Palermo né tra Scilla e Cariddi né alla rada di Augusta o nel porto canale di Mazara del Vallo.

    Ma nel giro delle ultime 24 ore il governatore Totò Cuffaro ha confuso le idee a tutti facendo apparire e scomparire la flotta. L'altro ieri con questa dichiarazione: "Le navi dissalatore sono a disposizione della Sicilia fin da adesso, ma costituiscono un'estrema risorsa nel caso in cui la crisi idrica si acuisse a tal punto da dovervi ricorrere". E ieri con quest'altra dichiarazione: "Quelle navi il mio governo non le ha mai chieste, costa troppo dissalare l'acqua del mare e la Regione non se lo può permettere e non vuole sciupare denaro".

    Così si è forse chiusa (per il momento) la storia della flotta fantasma che navigava intorno alla Sicilia. Restano sempre quelle lobby che spingono qualcuno in Regione perché galleggino sulle acque siciliane quei costosissimi e inutili dissalatori, vedremo come andrà a finire.

    Intanto i soliti signori dell'acqua avranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni il loro grande territorio di caccia da sfruttare in lungo e in largo: più di 2 miliardi di euro già stanziati per realizzare piccole e grandi opere idriche. Si aggiungono a quei quasi 10 mila miliardi di vecchie lire buttati negli ultimi quindici anni per costruire dighe sempre vuote e acquedotti sempre bucati.

    QUESTA PAGINA DELLA RREPUBBLICA RISALE AL 2002 E TRATTA DI UN PROBLEMA CHE AD OGGI ANCORA NON è RISOLTO.
    quello dell'acqua,in sicilia è un problema endemico che si presenta ogni anno,a causa di una rete idrica fatiscente,con le condotte d'acqua che perdono circa il 50 percento del liquido.una situazione da quarto mondo a cui il gobverno regionale non ha mai dato una soluzione

  2. #2
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    Nell' Italia dell' Est , a Messina (città riconosciuta come "babba" ovvero senza Mafia) quindi non in Sicilia, ma nell'area dello Stretto ME-RC
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    Citazione Originariamente Scritto da gattolaceleste Visualizza Messaggio
    http://www.repubblica.it/online/cron...navi/navi.html

    una flottiglia di navigli avrebbe dovuto dissalare l'acqua marina
    ma nonostante gli annunci del governatore non si sono visti
    Siccità, in Sicilia il giallo
    delle navi fantasma
    di ATTILIO BOLZONI


    PALERMO - Per ora è proprio una flotta fantasma. Che naviga misteriosamente da qualche parte intorno alla Sicilia in attesa di attraccare in un porto e scaricare a terra il suo tesoro: acqua. Sono dodici o tredici o anche quattordici le navi invisibili che un giorno di questa caldissima estate forse compariranno all'improvviso, sotto gli scogli di Montepellegrino o davanti ai templi greci di Agrigento per placare l'ira e la sete di cinque milioni di siciliani.

    Così aveva promesso almeno il loro governatore, così ha giurato ancora ieri l'altro Totò Cuffaro, presidente della Regione e commissario straordinario di un'"emergenza idrica" che sembra non finire mai. Se ci sarà solo fango sul fondo delle dighe e se ci sarà solo aria nei tubi degli acquedotti l'acqua allora verrà dal mare. E costerà - dicono gli esperti - poco meno di un euro al litro. Quasi come il vino.

    La tragedia (e la farsa) dell'acqua che in Sicilia non c'è ci racconta la sua ultima storia, quella delle navi dissalatore. Se ne accorge per primo il Tg5 che lancia un servizio sui bastimenti fantasma. C'è chi diceva che le navi erano già al largo dell'isola pronte a ristorare uomini e campi e c'è chi non ci ha creduto mai. Tra giuramenti e marce indietro, tra appetiti imprenditoriali non soddisfatti e acqua sempre più razionata in ogni angolo delle nove province siciliane ne è nato un caso politico: diciannove senatori del centrosinistra (prima firmataria Cinzia Dato) chiedono le dimissioni di Cuffaro da commissario straordinario e lo accusano di "mascherare mediaticamente l'assoluta inconsistenza delle decisioni e dei provvedimenti presi".

    Sulla carta è il più grosso business che si potrebbe realizzare in Sicilia nei prossimi mesi, ci sono lobby che premono, ci sono armatori che pregano il cielo di non far piovere più fino al 2003 e magari anche fino al 2004, ci sono "maghi" dell'intrallazzo che già fanno conti su quanti soldi arraffare dai forzieri regionali. Tutti che parlano di queste navi che disseteranno i palermitani e gli agrigentini e gli abitanti delle arse terre trapanesi, tutti che le aspettano con i bidoni in mano ma pochi che conoscono la verità: i bastimenti che "producono" acqua in realtà non solo non ci sono ma non ci potranno essere ancora per un bel po' di tempo.

    Navi simili non esistono né in Sicilia né in Italia. Bisognerebbe affittarne qualcuna in Spagna oppure in qualche altro paese del Mediterraneo. A peso d'oro, naturalmente. Però c'è chi sta già pensando di costruirle nei propri cantieri tra Napoli e Palermo, c'è chi si sta già attrezzando per far diventare le proprie navi cisterna in nuovissime navi dissalatore. Come poi distribuiranno l'acqua e la daranno a bere ai siciliani è un mistero. Ma al momento questo sembra proprio un piccolo insignificante dettaglio.

    L'incredibile vicenda delle navi che trasformano il mare in acqua potabile - soluzione che tutti i tecnici trovano assai balzana e soprattutto dispendiosa - è cominciata una cinquantina di giorni fa quando per le vie di Palermo montava la prima rivolta contro la sete. Blocchi stradali e barricate per i rubinetti asciutti, dighe prosciugate, critiche feroci contro i califfi della Regione che qualche mese prima avevano silurato il generale Roberto Jucci da commissario straordinario per l'acqua, il governatore Cuffaro che volava a Roma per partecipare a un summit a Palazzo Chigi sull'emergenza idrica.

    E proprio lì - era il 16 maggio - che il presidente della Regione prometteva l'arrivo delle navi dissalatore al largo delle coste siciliane. Il giorno dopo c'era già la fila a Palazzo d'Orleans, la sede del governo siciliano. Imprenditori del ramo e armatori avevano fiutato l'affare ed era partito subito l'assalto ai nuovi finanziamenti pubblici per l'acqua che non c'è. Il governatore Cuffaro disse in un primo momento che le famose navi dissalatore erano "già operative con una produzione teorica di cento litri al secondo", poi si è scoperto che le navi non c'erano né al largo di Palermo né tra Scilla e Cariddi né alla rada di Augusta o nel porto canale di Mazara del Vallo.

    Ma nel giro delle ultime 24 ore il governatore Totò Cuffaro ha confuso le idee a tutti facendo apparire e scomparire la flotta. L'altro ieri con questa dichiarazione: "Le navi dissalatore sono a disposizione della Sicilia fin da adesso, ma costituiscono un'estrema risorsa nel caso in cui la crisi idrica si acuisse a tal punto da dovervi ricorrere". E ieri con quest'altra dichiarazione: "Quelle navi il mio governo non le ha mai chieste, costa troppo dissalare l'acqua del mare e la Regione non se lo può permettere e non vuole sciupare denaro".

    Così si è forse chiusa (per il momento) la storia della flotta fantasma che navigava intorno alla Sicilia. Restano sempre quelle lobby che spingono qualcuno in Regione perché galleggino sulle acque siciliane quei costosissimi e inutili dissalatori, vedremo come andrà a finire.

    Intanto i soliti signori dell'acqua avranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni il loro grande territorio di caccia da sfruttare in lungo e in largo: più di 2 miliardi di euro già stanziati per realizzare piccole e grandi opere idriche. Si aggiungono a quei quasi 10 mila miliardi di vecchie lire buttati negli ultimi quindici anni per costruire dighe sempre vuote e acquedotti sempre bucati.

    QUESTA PAGINA DELLA RREPUBBLICA RISALE AL 2002 E TRATTA DI UN PROBLEMA CHE AD OGGI ANCORA NON è RISOLTO.
    quello dell'acqua,in sicilia è un problema endemico che si presenta ogni anno,a causa di una rete idrica fatiscente,con le condotte d'acqua che perdono circa il 50 percento del liquido.una situazione da quarto mondo a cui il gobverno regionale non ha mai dato una soluzione
    concordo
    è vergognoso
    le città siciliane sono una pattumiera con presidente cuffaro
    però salverei ragusa che è assai sviluppata e senza mafia

  3. #3
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    Predefinito sanità a livello di quarto mondo

    http://www.isolapossibile.it/article...d_article=1100

    Di chi è la sanità in Sicilia? Invece di parlare di chi la controlla e di chi ci specula abbiamo raccontato due semplici storie di cittadini alle prese con il malcostume delle strutture pubbliche.


    - 19 novembre 2006





    Di chi è la sanità in Sicilia? Invece di parlare di chi la controlla e di chi ci specula abbiamo raccontato due semplici storie di cittadini alle prese con il malcostume delle strutture pubbliche.
    Parlare di sanità in Sicilia, nella provincia di Trapani e nella città di Marsala si rischia di cadere in una serie di luoghi comuni. Da una parte interpelli i sindacati dei lavoratori, parli con quelli che lo fanno di mestiere e, magari in buona fede, ti snocciolano una serie di dati e ti citano una serie di leggi per spiegarti che se non va bene, se i diritti dei lavoratori non vengono rispettati, la colpa è della legge regionale numero10...6 ecc ecc. Poi parli con i professionisti della sanità, i cosiddetti manager, che ti spiegano che in seguito alla riforma tal dei tali i trasferimenti si sono ridotti e che occorre rivedere gli investimenti e fare in modo che il bilancio sia rispettoso delle nuove norme. Alla fine non hai capito più niente e ne sai meno di prima. Alt, riflettiamo: a che serve la sanità pubblica? O meglio a chi serve la sanità pubblica? Ma certo, in primo luogo ai malati. Eppure abbiamo parlato per ore con gli addetti ai lavori e nessuno ha mai pronunciato la parola malato. Allora ci accorgiamo che non si tratta solo di massimi sistemi: il morto per errore dei medici, la scala antincendio che manca in ospedale, le guardie mediche con il telefono sempre occupato. No, qui si tratta di stabilire chi è il “proprietario” della sanità. Sono i malati ed è ad essi che dobbiamo rivolgerci per capire come stanno le cose. Certo non solo ai malati gravissimi che ogni giorno attendono il passaggio del medico in corsia per avere la “buona notizia”, ma a chi, naturalmente nolente, entra in contatto con le strutture pubbliche. E allora scopri che...state a sentire: “ Vito è soprappeso, dalle analisi di routine risulta che ...insomma il suo medico di famiglia gli consiglia un elettrocardiogramma ( siamo alla fine di maggio a Marsala ) fissa un appuntamento da un cardiologo convenzionato che gli suggerisce di approfondire le indagini con una prova da sforzo. L’esame in questione si fa solo in ospedale dove Vito si reca ai primi di giugno. Tutto prenotato fino a settembre. E lo stesso nella vicina Trapani. Dopo innumerevoli insistenze riesce a strappare l’appuntamento per il mese di Agosto. Il giorno stabilito gli comunicano che il macchinario è rotto e che pochi giorni dopo lo avrebbero richiamato a casa. Passano tre settimane e il telefono non squilla. Vito si ripresenta in ospedale e dopo una serie di urla riesce ( lo stesso giorno! ) a fare l’esame indicato. Lo specialista gli dice che occorre approfondire con un indagine più specifica. Il centro più vicino dove si può fare è Bagheria a 200 chilometri dalla città di Marsala. E siamo alla fine di settembre. Vito avrebbe avuto tutto il tempo di morire di infarto. Facciamo un po’ di conti. Il “nostro” è un siciliano fortunato: lavora e quindi deve mantenere la sanità pubblica. Ticket sulle analisi del sangue, ticket sulla visita cardiologica, ticket sull’Rx toracico, ticket sulla prova da sforzo. Alcune centinaia di euro. Lasciamo Vito verso Bagheria. E raccontiamo un altro caso di ordinaria sanità. Agata ha dei disturbi di natura ginecologica, si presenta al consultorio di Marsala per prenotare una visita. Siamo nel mese di settembre e si sente rispondere che deve tornare a gennaio del 2007, non per la visita, ma per prenotarla! Il medico riceve dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 12.00. Supponiamo una visita duri un’ora quindi quattro visite al giorno. Ogni settimana sono 20 visite che moltiplicato per le 12 che mancano alla fine del 2006 fanno 240. Complimenti allo specialista pubblico che ha tante richieste. E non è il solo consultorio della città. Poi ci sono quelli privati, a decine, poi c’è l’ospedale, complimenti alle donne lilybetane che hanno un media di presenze “europee”dal loro ginecologo. Ma torniamo ad Agata che naturalmente non può aspettare tanto. All’improvviso si ricorda quello che le ha detto un’amica e torna indietro: il medico, lo stesso delle 240 visite, ha una convezione con l’ASL, e riceve nei locali della struttura pubblica nel pomeriggio. Naturalmente a pagamento, e ovviamente già lo stesso giorno c’è posto. Questi sono due esempi banali che niente hanno a che vedere con le grandi tragedie che si consumano all’interno della sanità pubblica, ma sono la quotidianità in cui si imbatte la gente che purtroppo ha necessità di ricorrervi. Infine è opportuno dire che potevamo approfondire gli aspetti d’attualità della sanità in provincia. Si poteva parlare dell’ospedale di Salemi, nuovissimo e già in chiusura, malgrado serva una comunità di migliaia di persone dislocate in diverse città della valle del Belice. Si poteva cercare di capire perché il reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale di Trapani chiude malgrado sia l’unico della Sicilia occidentale. Avremmo forse dovuto capire come mai nella città di Marsala l’ospedale nuovo è in costruzione da più di 20 anni e intere generazioni di politici ci hanno speculato per innumerevoli campagne elettorali. Sarebbe stato opportuno apprendere dalle autorità competenti come mai in un’altissima percentuale di casi le autoambulanze del 118 soccorrono la gente senza il medico a bordo, che è un po’ come dire: salite sull’aereo, è nuovo, il servizio è efficientissimo ma manca il pilota. Comunque voi allacciate lo stesso le cinture che si parte. Ma tutto ciò fa parte della cronaca che ci riempie la vita quotidianamente.
    Gaspare De Blasi

  4. #4
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    Predefinito il collezionista

    http://www.girodivite.it/Toto-Cuffar...-giudizio.html

    Totò Cuffaro rinviato a giudizio


    Il presidente della regione Sicilia, indagato nell’ambito dell’indagine della procura di Palermo sulle "talpe alla Dda", è stato rinviato a giudizio dal gup Bruno Fasciana: il processo inizierà il primo di Febbraio.
    mercoledì 3 novembre 2004, di Luca Salici - 4792 letture

    Salvatore Cuffaro, presidente della regione Sicilia, indagato nell’ambito dell’indagine della procura di Palermo sulle "talpe alla Dda", è stato rinviato a giudizio dal gup Bruno Fasciana. Il processo inizierà il primo di Febbraio davanti ai giudici della procura di Palermo. Oltre il governatore della Sicilia sono stati rinviati a giudizio altri dodici imputati con diversi reati contestati.
    L’inchiesta: "Talpe alla Dda" L’inchiesta è iniziata due anni fa dai pm Michele Prestipino, Gaetano Pace, Nino Di Matteo, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone. Secondo le ipotesi degli inquirenti Michele Aiello (che sarebbe ritenuto dagli inquirenti "prestanome del latitante Bernardo Provenzano") avrebbe costruito una rete occulta di informatori all’interno della Dda (Direzione distrettuale antimafia di Palermo); avrebbero fatto parte della presunta rete informativa due sottoufficiali: Giuseppe Ciuro, maresciallo della Dia, Giorgio Riolo, maresciallo dei Ros dei carabinieri, ed infine l’ex maresciallo dell’Arma e deputato regionale dell’Udc Antonino Borzacchelli. Il ruolo di quest’ultimi, secondo quanto affermato dalle indagini, sarebbe stato quello di passare a Michele Aiello informazioni segrete riguardanti delicate inchieste di mafia.
    Nel novembre 2003, l’inchiesta aveva portato all’arresto dell’imprenditore Aiello, e dei sottoufficiali Ciuro e Riolo. Nei primi giorni di febbraio del 2004, sempre nell’ambito dell’inchiesta, era stato notificato a Cuffaro un avviso di garanzia per "concorso in associazione mafiosa". Secondo la Procura il governatore sarebbe stato legato alla presunta rete di divulgazione di informazioni riservate. L’accusa dei pm sostiene che Cuffaro si sarebbe incontrato con Aiello nel retrobottega di un negozio di Bagheria per riferirgli che stavano indagando su di lui. Le prime accuse rivolte al presidente della regione Sicilia risalgono al giugno del 2003, quando il governatore ricevette un avviso di garanzia per "concorso in associazione mafiosa". In seguito le ipotesi di reato furono modificate in "favoreggiamento di Cosa nostra" e in ultima istanza "rivelazione di segreti d’ufficio".
    Il rinvio a giudizio Dopo il rinvio a giudizio, il pm Nino Di Matteo ha dichiarato che: "il non luogo a procedere ordinato dal gup per il reato di violazione di segreto d’ufficio non alleggerisce il favoreggiamento a Cosa nostra" di cui è imputato Cuffaro. Secondo Di Matteo, "il gup ha ritenuto che la violazione di segreto d’ufficio fosse assorbita nel reato di favoreggiamento a Cosa nostra". L’avvocato Claudio Gallina Montana, difensore di Cuffaro, dal canto suo dichiara che "il giudice ha dimezzato i reati contestati al presidente e in dibattimento dimostreremo l’estraneità relativa alle altre contestazioni".
    Oltre Cuffaro altri dodici imputati sono stati rinviati a giudizio: i già citati Aiello e Riolo, il radiologo Aldo Carcione, l’ex assistente giudiziaria Antonella Buttitta, l’ex consigliere comunale di Bagheria dell’Udc Roberto Rotondo, il questore di polizia Giacomo Venezia, i medici Domenico Oliveri e Michele Giambrone, i funzionari della Asl Lorenzo Iannì, Salvatore Prestigiacomo, Adriana La Barbera e il marito di quest’ultima Angelo Calaciura. I reati contestati a questi imputati sono diversi: violazione del segreto istruttorio, concorso in associazione mafiosa, corruzione, favoreggiamento, abuso d’ufficio, truffa e falso ideologico.

  5. #5
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    grande gattolaceleste
    finalmente concordiamo
    manda altri documenti per favore

    MESSINA CITTTA' ODIA LA SICILIA

  6. #6
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    Ieri e' stato strappato l'albero in memoria di Peppino Impastato.
    Credo, a questo punto, che le cose stiano come tu le hai descritte.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Torvast Visualizza Messaggio
    Ieri e' stato strappato l'albero in memoria di Peppino Impastato.
    Credo, a questo punto, che le cose stiano come tu le hai descritte.
    non sono io che le descrivo così.è la realtà

 

 

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