Originariamente Scritto da
zaffo
E' vero,i contesti hanno le loro differenze.
Ed è anche giusto tenerne conto.
Ma nessuno mi può togliere dalla testa che un elemento comune c'è,e che da adesso con la logica di Prodi tutto diventerà molto più difficile in questi casi( che non capitino mai più,ovviamente!).
Per quanto riguada il caso dei 15 marinai,devo dire che Inghilterra e Usa hanno smentito qualsiasi rilascio,e neppure l'Iran ha fatto notare questo scambio. Se poi qualcosa è avvenuta,non lo so,e non si potrà mai sapere.
Però sul caso Afghanistan le cose purtroppo sono chiare.
Riporto questo articolo di Magdi Allam apparso sul Corriere,che condivido PERFETTAMENTE:
Mors tua vita mea. È questa, all'indomani della barbara decapitazione del giornalista afghano Adjmal Nashkbandi, la sensazione netta che serpeggia tra gli italiani circa la cinica logica perseguita dall'insieme della classe politica, dai governi di destra e di sinistra, per ottenere il rilascio dei nostri connazionali sequestrati dai terroristi islamici.
Ormai l'Italia si contraddistingue come il Paese occidentale che, più di altri, è pronto a cedere al ricatto, sia che si tratti di un riscatto in denaro sia che si tratti di esercitare pressioni per ottenere la scarcerazione di terroristi, pur di aver salva la vita dei propri ostaggi. E il fatto che non siamo gli unici, dato che perfino la Gran Bretagna è scesa a patti con Ahmadinejad per ottenere il rilascio di suoi 15 marinai, non deve farci sentire sollevati, ma all'opposto deve accrescere la comune preoccupazione per la grave deriva etica e politica in cui versa l'Occidente.
Finora l'Italia, per ottenere la liberazione dei nostri talvolta improvvidi connazionali sequestrati, ha pagato dei riscatti sempre più consistenti. Un fiume di denaro che ha visto concordi governo e opposizione nell'autorizzarlo e nel negarlo pubblicamente, in una delle rare e non esaltanti manifestazioni di unità nazionale. Ebbene ciò che ora non consente più di riproporre quest'approccio spregiudicato, è stata la decapitazione dell'autista dell'inviato de la Repubblica Daniele Mastrogiacomo, Sayed Agha, e del suo interprete Adjmal. Due cadaveri di troppo che non è proprio possibile occultare e tacere. Che vengono pianti dalla vedova e dai cinque figlioletti di Sayed e dai familiari di Adjmal. Due vite spezzate in una trama che ruota intorno all'Italia, di natura terroristico-politica, in cui Sayed e Adjmal hanno finito per essere brutalmente immolati come vittime sacrificali. Ecco perché ora l'Italia non può tirarsi indietro.
Credo che l'Italia dovrebbe innanzitutto avere la sensibilità umana e il senso della giustizia necessari per assumersi appieno la propria responsabilità nei confronti delle famiglie di Sayed e di Adjmal, assicurando loro le condizioni materiali per sopravvivere dignitosamente. In secondo luogo, l'Italia dovrebbe formalmente condannare i Taliban, ritirando la incredibile proposta di coinvolgerli nella conferenza di pace per l'Afghanistan. In terzo luogo, l'Italia dovrebbe ufficialmente impegnarsi a non consentire mai più il pagamento di riscatti o cedere in alcun modo alle richieste delle bande terroristico- criminali. Non possiamo essere strenui difensori della legge che in Italia impone il blocco dei beni della famiglia del sequestrato per impedire il pagamento del riscatto, e poi acconsentire che sia lo Stato stesso a pagare con denaro pubblico il riscatto ai terroristi. Infine l'Italia dovrebbe, al più presto, far osservare un minuto di silenzio nei posti di lavoro, nelle scuole, all'inizio delle manifestazioni sportive, in memoria di Sayed e di Adjmal, per testimoniare che per noi il valore della vita è assoluto e universale.
Questo è quanto io immagino gran parte degli italiani vorrebbe che il nostro governo facesse per recuperare la credibilità dello Stato, la cultura dell'interesse nazionale, il primato della civiltà occidentale che non mercanteggia sul diritto alla vita.