LAVORATORI PRRRRRRR??????

Lo scenario che andiamo prefigurando da parecchi mesi a questa parte, si sta finalmente delineando in tutta la sua tragica portata. L'assalto alla diligenza iniziato sotto i governi di centro sinistra con l'introduzione del precariato nel mondo del lavoro, l'avvio delle privatizzazioni e le conseguenti svendite dei settori strategici della Nazione -proseguita imperterrita con i governi di centro destra- sta ora assestando, nuovamente per mano del centro sinistra, un colpo di maglio a quello che resta del “fu Stato sociale”.
Dal 30 giugno 2007, in applicazione del D.Lgs. 05.12.2005 n. 252, le somme maturande del Trattamento di Fine Rapporto, meglio noto come TFR, saranno automaticamente devolute a fondi pensione privati, così detti “aperti” (gestiti da banche e finanziarie) e “chiusi” (gestiti, tra gli altri, dai sindacati).
In parole semplici si vuole far sì che i lavoratori dipendenti facciano confluire le somme previste per la propria liquidazione di fine lavoro, in appositi fondi pensione privati, gestiti anche dai “sindacati” Cgil, Cisl e Uil ai quali non è parso vero potersi gettare a capofitto in quello che si preannuncia essere un vero e proprio affare... Dal 1 gennaio 2007 i lavoratori italiani hanno tempo sei mesi per decidere cosa fare dei propri soldi e, in assenza di espressa volontà, varrà il principio criminale del “silenzio assenso”. E la destinazione del trf ai fondi pensione sarà irrevocabile.
A prima vista tutto sembrerebbe chiaro e cristallino come l'acqua di sorgente, con privati bene intenzionati (finanziarie, ecc. ecc.) e le tre solite “organizzazioni sindacali” a fargli compagnia... All'ignaro lavoratore, che di fregature ne ha già prese parecchie negli ultimi anni si dice: "investi il suo TFR in un fondo pensione, ti darà sicuramente la certezza di un maggior rendimento annuale ed alla fine ti ritroverai un capitale ben maggiore di quello che avresti lasciando il TFR dove è, cioè al suo posto”.
Le cose invece stanno in maniera ben diversa, anche se il tam tam mediatico è abilissimo ad occultare cifre e dati negativi e togliere spazio a chi dissente su tale iniziativa. Il TFR in azienda è rivalutato annualmente nella misura fissa del 1,5% più lo 0,75% per ogni punto di aumento dei prezzi. Per esempio a fronte di un aumento annuo del 2% dei prezzi viene rivalutato del 3%.Nei fondi pensione, privati, invece, l'investimento è a rischio, perché il rendimento non è prevedibile. Attualmente al finanziamento della previdenza pubblica contribuiscono le imprese per il 73% e i lavoratori per 27%, con il TFR nel fondo pensione, il contributo a carico del lavoratore passa a circa il 90% mentre il contributo a carico dell’impresa si riduce al 10% circa. Anche versando per molti anni il TFR ai fondi pensione si integra solo marginalmente la pensione pubblica. L’Inps eroga oggi una pensione pari al 74% dell’ultima retribuzione; con il memorandum sottoscritto nei mesi scorsi da cgil-cisl-uil e governo scenderà del 6%. Inoltre è cosa nota, anche se taciuta, che la stragrande maggioranza dei fondi gestiti dalle finanziare è in rosso... Il voler mettere le mani anche sulle liquidazioni dei lavoratori, a fronte d'investimenti insicuri e soggetti ai capricci della borsa, s'innesta certamente in tutta quella vasta operazione di “deregolamentazione del lavoro” iniziata anni fa e non ancora portata a termine completamente. Unito a ciò il progetto di trasformazione dei grandi sindacati italiani in enti finanziari e nulla più.
Questa campagna interessa e coinvolge più di 15.000.000 di lavoratori, 400.000 aziende, 24.000 con più di 50 dipendenti.
Precariato, flessibilizzazione degli orari e dei contratti, moderazione salariale, riforme pensionistiche, immigrazione, ecc,ecc, non sono altro che i diversi aspetti di un unico disegno che deve trasformare anche l'Italia -ed in parte ci è già riuscito- in un grande “mercato del lavoro”, dove le imprese potranno utilizzare al massimo la manodopera nazionale, spogliata di diritti e certezze per il futuro, per se e per i propri figli ed incalzata dalla manovalanza extracomunitaria a basso costo- richiesta ed invocata a gran voce dagli imprenditori, a fronte di un numero di disoccupati italiani effettivi che supera i due milioni.




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