La tarda antichita' (dalla fine del III secolo e.v., per intenderci) è un periodo storico che mi affascina in quanto pagano. Ho sempre pensato che le figure di quei pagani cresciuti in un impero ormai cristiano, costrette a misurarsi con un paradigma religioso alieno, fossero assolutamente, terribilmente attuali. Un po' come l'Augusto Giuliano, molte di queste persone, proprio come noi, erano nate cristiane e avevano deciso poi di riconvertirsi, di 'ritornare' pagane. Per questo motivo, le scelte religiose di queste persone erano piu' difficili, piu' problematiche e quindi piu' conscie di quelle degli uomini dei secoli passati, per i quali il "paganesimo" in un certo senso non esisteva, perchè era semplicemente la condizione naturale dell'uomo.
Ho sempre pensato che noi pagani oggi non possiamo evitare confrontarci con coloro che secoli fa avevano vissuto la stessa transizione religiosa che noi stiamo vivendo adesso in modi lontani ma allo stesso tempo simili al nostro. Nelle parole degli ultimi Neoplatonici, di Giuliano, ma anche di retori e scrittori come Eunapio, Libanio o Simmaco, risuonano gli echi di un'identita' religiosa pensata e sentita attraverso il consapevole contrasto con un 'altro' ormai dominante.
La spiritualita' di questi ultimi pagani è un tema che si è iniziato ad affrontare con la dovuta serieta' solo negli ultimi anni. In un articolo in cui mi sono imbattuto di recente, il Prof. David Frankfurter sollevava una serie di questioni centrali, e analizzava la religiosita' degli 'intellettuali' pagani del IV-V sec. come un qualcosa di molto diverso dal paganesimo delle genti dei villaggi (i pagani) e delle citta' dove questi intellettuali vivevano. Cio' che distingueva realmente il paganesimo di pensatori come Giuliano o dei santi e filosofi pagani descritti da Eunapio era appunto il suo trattarsi di una conscia construzione ideologico-spirituale: pensata, scelta e abbracciata con consapevolezza. Un tentativo insomma di erigere un qualcosa che non c'era mai stato prima nel mondo antico: un paganesimo (Hellenismos), inteso come una visione del mondo politeista definita per opposizione al modello monoteista.
Cio' che contraddistingue questo paganesimo "intellettuale" tardo-antico è il fatto che esso è nuovo ma allo stesso tempo antico, perchè si erige a portatore e difensore delle particolari espressioni religiose delle genti politeiste, tradizioni che assorbe, rielabora ed esprime sotto l'egida di una propria Weltanschauung (espressa egregiamente negli scritti di Giuliano).
Penso che noi oggi, in quanto pagani, non possiamo che definirci continuatori di questa tradizione neopagana iniziata nella tarda-antichita'; neopaganesimo dove il 'neo' si traduce nella volonta' attiva e cosciente di abbracciare le tradizioni politeiste eterne che sono state stabilite in illo tempore dagli Dei.