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Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
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    Predefinito Ridate i cinesi alla Cina

    Siamo arrivati all'assurdo che Pechino - Pechino, non Londra - tira le orecchie all'Italia, le impartisce una lezione di civiltà, lancia un monito a tutela dei propri cittadini immigrati nella Penisola; e che il nostro governo invece di replicare, tace imbarazzato, si nasconde dietro la lavagna come scolaretto afflitto da senso di colpa.
    Senso di colpa per cosa?
    La comunità cinese ha costituito dentro Milano un'enclave, una sorta di staterello nello Stato dove cerca di imporre proprie regole in contrasto con le nostre, si ribella in forma violenta all'intervento delle Forze dell'Ordine, provoca un casino urbano incontenibile, mette in soggezione la popolazione indigena, minaccia altre sollevazioni.
    Prodi e i suoi ministri non rispondono.
    Si acquattano buoni buoni ai piedi della Tigre Rossa, atteggiamento tipico di bestie deboli che intendano farsi perdonare da quelle feroci.
    Ci voleva niente a reagire, solo un po' di dignità.
    Con quale sfrontatezza il governo cinese osa rimproverare il sindaco Letizia Moratti perché, nel pieno dei suoi diritti-doveri, ha represso "la muraglia gialla" infuriata a causa di una contravvenzione elevata a una tizia al volante di un'auto in seconda fila?
    I mandarini comunisti piuttosto insegnino ai loro sudditi emigrati da queste parti a comportarsi non dico educatamente, ma almeno nell'osservanza dei codici italiani.
    Accogliere cinesi vagabondi, sfruttatori di lavoro minorile, menefreghisti, che irridono alle leggi e ingaggiano duelli con la Polizia: è un lusso che non possiamo concederci.
    Già abbiamo la Sicilia intimidita dalla mafia e succuba delle sue prepotenze.
    Già abbiamo Napoli in cui la camorra viene applaudita e incoraggiata a delinquere, mentre i carabinieri sono fischiati e sfottuti.
    Già abbiamo la Puglia dove la Sacra corona unita ha sostituito lo Stato (e la Madonna) nel cuore e nella vita del popolo. Già abbiamo alcuni milioni di musulmani che prima ubbidiscono al Corano, poi, eventualmente, alle nostre norme; chiedono e ottengono finanziamenti per fondare moschee nelle quali predicare l'odio per gli infedeli, cioè noi deficienti cultori della tolleranza e del multiculturalismo.
    Già abbiamo un sacco di grane che non sappiamo affrontare con risolutezza, e ora ci tocca sopportare anche le soverchierie dei cinesi protetti dal loro governo senza vergogna, senza pudore.
    Sembra una presa in giro.
    La Cina ignora qualsiasi principio democratico-liberale, pratica disinvoltamente le esecuzioni capitali di chi sgarra, reprime nel sangue ogni disordine, calpesta sistematicamente i diritti umani e civili, consente l'eliminazione fisica delle bambine in omaggio al contenimento demografico; e si lancia in un anatema contro di noi perché abbiamo fatto la bua a cinquanta mascalzoni che esigono di continuare indisturbati a fare il comodo loro nel disprezzo della legalità.
    Avessimo un esecutivo decente, con un pizzico di orgoglio, domani mattina si avvierebbero controlli rigorosi.
    Quanti sono in Italia i cinesi clandestini? Dieci, venti, trentamila? Siano rimpatriati.
    E non ci vengano a dire che questa gente non sa neppure di dove viene. Il discorso regge finché si ha che fare con gli africani, tutti uguali, indistinguibili, lingue difficili da comprendere.
    I cinesi sono cinesi: per identificare la loro nazionalità basta guardarli in faccia.
    Impacchettarli e rispedirli al mittente spocchioso è l'unica soluzione ragionevole se non altro per evitare di beccarsi rimbrotti dai gerarchi pechinesi con la faccia di bronzo.
    Né ci vengano a dire, i Prodi e gli Amato, che siamo razzisti.
    Che barba con questa storia del razzismo. Degli uomini non sono il colore della pelle e neppure le loro abitudini, le scelte religiose o le opinioni politiche a darci fastidio; semmai sono la cattiva condotta, l'attitudine a commettere reati, a infischiarsene delle leggi, il rifiuto a integrarsi nelle nostre città in cui lavorano, mangiano, allevano figli, sfruttano le strutture sociali.
    Non esiteremmo - se fosse possibile - a prendere per la collottola i mafiosi italiani di ogni genere e estrazione, e a mandarli al confino in Cina per un bel bagno rieducativo sotto le grinfie del regime comunista.
    Siccome non siamo nelle condizioni di puntare a tanto, per favore toglieteci di torno i cinesi clandestini, almeno quelli che, arrivati qui abusivamente, anziché ringraziarci per l'accoglienza, ci sono ostili e lo dimostrano.

    Vittorio Feltri su Libero

    saluti

  2. #2
    Repubblica
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    La responsabilità è della peggior gestione della storia di Milano... Moratti leader della CDL!

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Repubblica Visualizza Messaggio
    La responsabilità è della peggior gestione della storia di Milano... Moratti leader della CDL!
    ----------------------
    blabla, bla, bla, blabla!

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Repubblica Visualizza Messaggio
    La responsabilità è della peggior gestione della storia di Milano... Moratti leader della CDL!
    ke kazzate....ma che ne sai tu di gestione?....de ke...de kosa?....forse alludi alla kriminalità di milano? poareto....è la più bassa....kolionS! ...
    FORSE SAI QUALKKKKKK......"OSA" SULLA TRIADE A MILANO?.....fai un bagno nel lambro che è una primavera kalda....ti farà bene.

    sai ke MILANO è gestita meglio ke le VOSTRE PROVINCE ROSSE?......................

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da mustang Visualizza Messaggio
    Siamo arrivati all'assurdo che Pechino - Pechino, non Londra - tira le orecchie all'Italia, le impartisce una lezione di civiltà, lancia un monito a tutela dei propri cittadini immigrati nella Penisola; e che il nostro governo invece di replicare, tace imbarazzato, si nasconde dietro la lavagna come scolaretto afflitto da senso di colpa.
    Senso di colpa per cosa?
    La comunità cinese ha costituito dentro Milano un'enclave, una sorta di staterello nello Stato dove cerca di imporre proprie regole in contrasto con le nostre, si ribella in forma violenta all'intervento delle Forze dell'Ordine, provoca un casino urbano incontenibile, mette in soggezione la popolazione indigena, minaccia altre sollevazioni.
    i negozi li hanno venduti gli italiani, le concessioni le hann odate il comune, i cinesi non hanno costruito nessuna enclave
    l'espressione "casino urbano incontenibile" la uso se per giornate intere ci son oamnifestazioni violente, non se volano 4 schiaffoni, se no c'è stato un casino urbano incontenibile anche quando hanno messo il divieto di sosta sotto casa mia

    Prodi e i suoi ministri non rispondono.
    Si acquattano buoni buoni ai piedi della Tigre Rossa, atteggiamento tipico di bestie deboli che intendano farsi perdonare da quelle feroci.
    Ci voleva niente a reagire, solo un po' di dignità.
    e noi che pensavamo che far rispettare il codice della strada fosse compito dei comuni, o forse, se si pretende una reaizone del governo, lil codice della strada non è la questione principale...

    Con quale sfrontatezza il governo cinese osa rimproverare il sindaco Letizia Moratti perché, nel pieno dei suoi diritti-doveri, ha represso "la muraglia gialla" infuriata a causa di una contravvenzione elevata a una tizia al volante di un'auto in seconda fila?
    I mandarini comunisti piuttosto insegnino ai loro sudditi emigrati da queste parti a comportarsi non dico educatamente, ma almeno nell'osservanza dei codici italiani.
    a, ecco, i mandarini, feltri ha conosciuto i cinesi leggendo Tex Willer, probabilmente è convinto che quando son oarrabbiati esclamino "o confucio!"

    Accogliere cinesi vagabondi, sfruttatori di lavoro minorile, menefreghisti, che irridono alle leggi e ingaggiano duelli con la Polizia: è un lusso che non possiamo concederci.
    o, confucio! vado in via sarpi a girare un film di kung fu...
    ma dai, anche tralasciando che i vigili non ci pensano neanche alle persone sfruttate sia dagli italiani che dia cinesi, c'erano forse 300 persone su tutti i cinesi che stanno in italia, e il tutto per chiedere che la doppia fila non sia considerata un crimine efferato solo in via sarpi.

    Già abbiamo la Sicilia intimidita dalla mafia e succuba delle sue prepotenze.
    Già abbiamo Napoli in cui la camorra viene applaudita e incoraggiata a delinquere, mentre i carabinieri sono fischiati e sfottuti.
    Già abbiamo la Puglia dove la Sacra corona unita ha sostituito lo Stato (e la Madonna) nel cuore e nella vita del popolo.
    io aggiugnerei anche che abbiamo una classe industriale che con i soldi della mafia ci va a nozze. specialemtne al nord a cui il signor Feltri è preoccupato di leccare il culo

    Già abbiamo alcuni milioni di musulmani che prima ubbidiscono al Corano, poi, eventualmente, alle nostre norme; chiedono e ottengono finanziamenti per fondare moschee nelle quali predicare l'odio per gli infedeli, cioè noi deficienti cultori della tolleranza e del multiculturalismo.
    paro paro le stronzate che venivano dette dai protestanti americani contro gli stronzi di cattolici che obbedivano prima al papa di Roma che alle leggi di Washington, ma si sa, negli usa il multiculturalismo no passa e li di baciapile papisti non ne hanno accettati

    Già abbiamo un sacco di grane che non sappiamo affrontare con risolutezza, e ora ci tocca sopportare anche le soverchierie dei cinesi protetti dal loro governo senza vergogna, senza pudore.
    Sembra una presa in giro.
    quali soverchierie? i carrellini per scaricare le merci? ma non scherziamo

    La Cina ignora qualsiasi principio democratico-liberale, pratica disinvoltamente le esecuzioni capitali di chi sgarra, reprime nel sangue ogni disordine, calpesta sistematicamente i diritti umani e civili, consente l'eliminazione fisica delle bambine in omaggio al contenimento demografico; e si lancia in un anatema contro di noi perché abbiamo fatto la bua a cinquanta mascalzoni che esigono di continuare indisturbati a fare il comodo loro nel disprezzo della legalità.
    cosa centra il sistema legale interno della Cina con le multe per doppia fila?

    Avessimo un esecutivo decente, con un pizzico di orgoglio, domani mattina si avvierebbero controlli rigorosi.
    Quanti sono in Italia i cinesi clandestini? Dieci, venti, trentamila? Siano rimpatriati.
    E non ci vengano a dire che questa gente non sa neppure di dove viene. Il discorso regge finché si ha che fare con gli africani, tutti uguali, indistinguibili, lingue difficili da comprendere.
    I cinesi sono cinesi: per identificare la loro nazionalità basta guardarli in faccia.
    Impacchettarli e rispedirli al mittente spocchioso è l'unica soluzione ragionevole se non altro per evitare di beccarsi rimbrotti dai gerarchi pechinesi con la faccia di bronzo.
    non so se fa più schifo l'intervento squallido sugli africani quanto la sicuemra di identificare la nazionalità di un cinese da uno sguardo, ovviamente tralasciando il fatto che tutto ciò sottointende violare i diritti umani dei soggetti coinvolti. ma si sa, tanmto feltri distingue un cinese, un coreano, un taiwanense e un vietnamita così, al volo...

    Né ci vengano a dire, i Prodi e gli Amato, che siamo razzisti.
    Che barba con questa storia del razzismo. Degli uomini non sono il colore della pelle e neppure le loro abitudini, le scelte religiose o le opinioni politiche a darci fastidio; semmai sono la cattiva condotta, l'attitudine a commettere reati, a infischiarsene delle leggi, il rifiuto a integrarsi nelle nostre città in cui lavorano, mangiano, allevano figli, sfruttano le strutture sociali.
    Non esiteremmo - se fosse possibile - a prendere per la collottola i mafiosi italiani di ogni genere e estrazione, e a mandarli al confino in Cina per un bel bagno rieducativo sotto le grinfie del regime comunista.
    Siccome non siamo nelle condizioni di puntare a tanto, per favore toglieteci di torno i cinesi clandestini, almeno quelli che, arrivati qui abusivamente, anziché ringraziarci per l'accoglienza, ci sono ostili e lo dimostrano.
    appunto loro sarebbero contenti di prendere per la collottola i mafiosi italiani, però visto che son coraggiosi preferiscono prendersela con un contadino dello shandong che s'è rotto le palle di coltivare sorgo

  6. #6
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    DOMANDA: è vero che il secondo cognome in italia dopo i ROSSI è cinese?

  7. #7
    Amico di Oniria..wooff...
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    Citazione Originariamente Scritto da Kowalsky Visualizza Messaggio
    i negozi li hanno venduti gli italiani, le concessioni le hann odate il comune, i cinesi non hanno costruito nessuna enclave
    l'espressione "casino urbano incontenibile" la uso se per giornate intere ci son oamnifestazioni violente, non se volano 4 schiaffoni, se no c'è stato un casino urbano incontenibile anche quando hanno messo il divieto di sosta sotto casa mia



    e noi che pensavamo che far rispettare il codice della strada fosse compito dei comuni, o forse, se si pretende una reaizone del governo, lil codice della strada non è la questione principale...



    a, ecco, i mandarini, feltri ha conosciuto i cinesi leggendo Tex Willer, probabilmente è convinto che quando son oarrabbiati esclamino "o confucio!"



    o, confucio! vado in via sarpi a girare un film di kung fu...
    ma dai, anche tralasciando che i vigili non ci pensano neanche alle persone sfruttate sia dagli italiani che dia cinesi, c'erano forse 300 persone su tutti i cinesi che stanno in italia, e il tutto per chiedere che la doppia fila non sia considerata un crimine efferato solo in via sarpi.



    io aggiugnerei anche che abbiamo una classe industriale che con i soldi della mafia ci va a nozze. specialemtne al nord a cui il signor Feltri è preoccupato di leccare il culo



    paro paro le stronzate che venivano dette dai protestanti americani contro gli stronzi di cattolici che obbedivano prima al papa di Roma che alle leggi di Washington, ma si sa, negli usa il multiculturalismo no passa e li di baciapile papisti non ne hanno accettati



    quali soverchierie? i carrellini per scaricare le merci? ma non scherziamo



    cosa centra il sistema legale interno della Cina con le multe per doppia fila?



    non so se fa più schifo l'intervento squallido sugli africani quanto la sicuemra di identificare la nazionalità di un cinese da uno sguardo, ovviamente tralasciando il fatto che tutto ciò sottointende violare i diritti umani dei soggetti coinvolti. ma si sa, tanmto feltri distingue un cinese, un coreano, un taiwanense e un vietnamita così, al volo...



    appunto loro sarebbero contenti di prendere per la collottola i mafiosi italiani, però visto che son coraggiosi preferiscono prendersela con un contadino dello shandong che s'è rotto le palle di coltivare sorgo
    invece che rispondere a FELTRI perchè non rispondi al questore che indica i CINESI un gruppo "CHIUSO"!!!!! alla società,con tanto di leggi proprie.

    "chiuso" al tal punto che la TRIADE comanda anche l'aria che respirano quei poveretti e che appena sgarrano.....spariscono. ......... ....alla faccia della nostra mafia!

    l'età media è così bassa che sorge più di un dubbio,non credi?....altro che sorgo!

  8. #8
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    Predefinito Separati dalle regole

    Il rischio, adesso, è che ai cinesi meneghini si accòdino anche tutte quelle minoranze etniche e metropolitane la cui separatezza culturale è solo il travestimento di una separatezza delle regole: si parla delle regole che gravano su tutti gli altri, le regole ascritte al diritto naturale ma scritte soprattutto nel codice penale e amministrativo, le regole, insomma, che gli italiani di ogni colore e di ogni accènto sono costretti a rispettare e talvolta sono addirittura orgogliosi di avere.
    Detto in parole povere, a Milano ieri è successo che ai cinesi che protestavano si siano cominciati ad accompagnare non solo le solite frange dei soliti centri sociali, che è roba fisiologica, ma soprattutto anche molti extracomunitari già proprietari per esempio di phone-center, insomma di quel genere di esercizi commerciali che aprono e chiudono come funghi e agiscono secondo leggi del tutto proprie in certe casbah milanesi: leggi che, come per i cinesi meneghini, non sono né leggi dei Paesi d'origine né quelle del Paese che li ha accolti.
    Sono leggi, sarebbe meglio dire consuetudini, che per molto tempo si sono mosse in una terra di nessuno dove un'integrazione comunque non facile doveva incontrarsi con l'improbabilità che cinesi o arabi o africani si trasformassero d'un canto in piccoli svizzeri, ma che tuttavia, se possibile, si avviassero a diventare mediocri italiani come tanti di noi sono.
    Una terra di nessuno in cui per anni si è chiuso un occhio (talvolta due) purché regole e integrazione rimanessero sullo sfondo e negli obiettivi finali.
    Ma ora non è più così, siamo in un'altra era.
    Chinatown, ovvero la zona attorno a via Paolo Sarpi, è una zona franca abitata quasi solamente da cinesi e dove nessun'altra etnia vuole più saperne di andare ad abitare, non solo quella italiana: e non c'è agenzia immobiliare che non lo confermi.
    Non è più un luogo dove l'integrazione del cinese è più facile: è il luogo dove nessuna integrazione è più necessaria.
    Si parla cinese (l'italiano lo studiano in pochissimi) e si mangia cinese e soprattutto si lavora e vive con regole che, se non sono cinesi, sicuramente sono poco occidentali.
    E infatti il dramma, forse l'aspetto più inquietante, è che in questa situazione molti cinesi pseudo-italianizzati probabilmente credono di essere vessati per davvero: non sanno neppure che il lavoro minorile stipato in qualche scantinato, da noi, è reato, non tutti sanno, magari, che la monnezza non si butta in strada e che nei trasporti esistono normative di sicurezza create per ragioni precise: figurarsi che concetto possono avere di quiete pubblica.
    La Chinatown milanese espelle e crea: nel caso, 8 minimarket, 3 macellerie, 10 negozi di giocattoli e per bambini, 4 negozi di computer e telefonia, 7 erboristerie, 16 parrucchieri ed estetisti, 7 edicole e cartolerie, 8 esercizi di noleggio libri e musica e film, 334 ambulanti, 253 grossisti, 301 impresine tessili, più varie agenzie di viaggio e per matrimoni: tutto di cinesi e rigorosamente per cinesi, provate a entrare senza esserlo.
    Un mondo a parte che reclama regole a parte, niente di strano che a contestare, ieri e probabilmente nella manifestazione annunciata per domani, ci fossero e ci saranno anche extracomunitari della zona dietro Porta Venezia, dove appunto abbondano quei phone-center e internet-point cui il Comune ha cercato di dare una regolata ricevendone in cambio la solita farfugliata accusa di razzismo sottolineata dalla sinistra antagonista.
    Poi c'è la casbah dell'intrico di viuzze dietro Corso Genova, della zona Maciachini-Imbonati-Pellegrini, della zona Stazione Centrale, soprattutto del Corvetto, poi la zona attorno ai Navigli dove capita di incrociare donnoni in burka, e naturalmente quel viale Padova dove puoi contare 96 attività commerciali ufficiali aperte negli ultimi tre anni, compresi 40 phone-center e 43 minimarket.
    Insieme a cinesi, a manifestare con quei genii dei centri sociali, ecco dunque anche loro, gli islamici delle macellerie aperte alle due di notte e dei call-center senza controlli: così, tanto per intorbidire le acque, tanto per chiamare le cose con un nome diverso.
    Chiamare legittima reazione una mera aggressione, chiamare razzismo l'applicazione delle regole, tirare in ballo la democrazia peraltro con il sostegno di un'ambasciata che la democrazia non l'ha mai conosciuta in migliaia di anni.
    Buttarla in caciara, in altre parole.
    È l'unico tratto italiano rapidamente assimilato.

    Filippo Facci su il Giornale

    saluti

  9. #9
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    Predefinito Ecco la Cupola gialla....

    .....in salsa tricolore: sequestri-lampo, torture, droga, traffici d’esseri umani, racket, riciclaggio, estorsioni, omicidi, furti, rapine, lesioni dolose, prostituzione, contraffazione di marchi e via così.
    Sono i cinesi d’Italia, mafiosi d’importazione.
    Come iniziazione si bucano il dito come a Palermo ma preferiscono il riso immerso nel sangue al santino bruciato, icona di Cosa nostra. Per il resto sono feroci come, e quanto, i picciotti siciliani.
    La commissione antimafia ha radiografato gang e bande giovanili nel segno del Dragone, capillari organizzazioni nazionali, collegamenti con le Triadi. E al di là delle conferme sull’infiltrazione ormai storica della Campania («nel territorio napoletano insistono segnali di contatti tra comunità cinese e criminalità italiana») la rilevanza del fenomeno della malavita di etnia cinese è cresciuta rispetto alla sua prima consacrazione giudiziaria, quella del maggio 1999 a Firenze, con le condanne per 416 bis del clan capeggiato da Hsiang Ke Zhi e radicato tra Firenze, Empoli, Lucca e Viareggio.

    La «tigre» Toscana
    Ora come allora l’attività delinquenziale di gruppi malavitosi cinesi in Toscana è finalizzata alla gestione dell’immigrazione, anche con l’uso della violenza, in condizioni di clandestinità e illegalità di flussi migratori attraverso l’Est e la Francia «da impiegare poi, fino al totale riscatto del prezzo di liberazione, in condizioni di sfruttamento, nelle attività economiche controllate o gestite da membri dell’associazione».
    I riscontri ai pentiti Hu Li e Zhang Zhen descrivono il governo della «famiglia dominante» che interviene in ogni disputa e a cui è obbligatorio sottomettersi pena ritorsioni irraccontabili come quella del poveraccio a cui venne perforato un occhio con un chiodo per aver spifferato il nascondiglio di un connazionale sequestrato.
    I gruppi violenti di Firenze (gli Hsiang) e di Empoli (denominati Zheng) danno un’idea dello stato dell’arte nella terra di Dante dove ogni attività è sotto controllo dei clan poiché «nessuno riesce a sottrarsi a tale potere» in forza di un «capillare servizio di vigilanza» del gotha mafioso. I dati più aggiornati dell’Antimafia per Firenze e dintorni sono suscettibili d’aggiornamenti e si riferiscono all’anno solare 2005: 436 fermati o arrestati, 3.398 i denunciati, 3.771 i reati annessi in statistica.

    Muraglia a Prato
    Scrivono i commissari: «La comunità cinese di Prato, la più consistente, non si è per nulla integrata nel tessuto sociale della città e a fronte di una presenza di 11.244 persone con regolare permesso di soggiorno, si suppone vi sia un numero elevato di irregolari» gestita dalla famiglia Hsiang con appoggi su Roma e la Francia e dal clan Loto Bianco responsabile di assassinii a Parigi e a Prato. Anche in quest’enclave la situazione è delicatissima soprattutto per il proliferare di permessi di soggiorno in sanatoria venduti a 5-10mila euro (operazione Suprise).
    Tale modus vivendi «chiuso», con un’imprenditoria «in proprio» che non si raffronta con l’economia locale, ha favorito l’associazionismo che pur sbandierando scopi nobili, nel consolidare l’isolamento talvolta ha sviluppato «l’usura nei confronti dei connazionali appena arrivati in Italia».

    Veneto in agrodolce
    Nell’arco di quattro anni gli imprenditori cinesi sono più che raddoppiati tra Treviso e Altivole, l’etnia asiatica è la sesta nella regione ma è anche la più in crescita. Purtroppo anche nel Veneto gli immigrati-commercianti «mostrano una certa chiusura verso l’esterno» e a Treviso «non agevolano certo l’integrazione e l’aggregazione con le popolazioni locali». Laddove il crimine giallo ha fatto parlare di sé «la magistratura si è imbattuta in una situazione di assoluta omertà in cui la collaborazione con la polizia risulta assolutamente inesistente».
    Così si è investigato a fatica, specie nella provincia di Padova, per stanare i «picciotti» dell’organizzazione Hua Quiao a cui fanno capo le associazioni Chen Jian Zong e Du Gi.
    Una disputa fra bande locali è stata risolta da «squadre di giustizieri» provenienti da fuori regione «che intervengono per diffidare i contendenti affinché l’accaduto non si ripeta». Oltre all’associazione mafiosa (ipotizzata nel duplice omicidio di Villorba) in espansione sono l’immigrazione clandestina, la prostituzione (per soli connazionali) e lo sfruttamento del lavoro nero con una violazione costante «alla normativa sulla prevenzione degli infortuni e sulla sicurezza nel lavoro».

    Marche cinesi
    Persino città tranquille come Ancona o Ascoli vengono avvolte dagli artigli della tigre. Commercio e immigrazione rappresentano gli sbocchi affaristici dei giovani malviventi cinesi che - come dimostra un’inchiesta su Civitanova Marche - ricorrono ai sequestri di persona e allo stupro dei rapiti pur di raggiungere l’obiettivo. Addirittura in un altro procedimento penale un imprenditore di Pechino «a cui venne sequestrata e uccisa la moglie ha specificato di non percepire la richiesta di denaro per la liberazione come fatto illecito in quanto riteneva che fosse giustificabile dal momento che, lui, si era arricchito».

    Puglia mafiosa
    L’accresciuta dimensione dell’insediamento cinese in Puglia «è da ricondurre all’operatività nella regione di porti come Taranto, Bari e Brindisi», specie il primo «diventato il principale approdo di merci provenienti dall’Estremo Oriente» anche in ragione «della posizione dominante acquisita dalla società Evergreen di Taiwan nei confronti della Taranto Container Terminale Spa».
    La criminalità cinese, estremamente virulenta, stringe accordi con la Sacra Corona Unità e con sodalizi delinquenziali albanesi. È presente in ogni campo illegale «ed è certamente una criminalità matura, che tende al profitto cercando di evitare azioni eclatanti, agendo spesso nel sottobosco di reati apparentemente minori che garantiscono comunque interessanti profitti, generalmente reinvestiti in speculazioni immobiliari o attività commerciali» nel Barese e nel Brindisino. Tra Barletta e Modugno, all’interno di calzaturifici, un’inchiesta della Dda ha lavorato «sull’esistenza di un’associazione mafiosa come emanazione diretta delle triadi presenti nel luogo di origine».

    Le triadi milanesi
    All’ombra del Duomo ciò che l’Antimafia ha riscontrato è l’iperattivismo di decine di bande «flessibili nella loro articolazione interna e dedite alla commissione di furti e rapine (sia in abitazione che in negozi), estorsioni, incendi, lesioni personali».
    Queste gang originarie della regione di Lioning operano come i balordi dell’«Arancia Meccanica» di Stanley Kubrick: agiscono sempre in branco, mascherati, picchiano selvaggiamente il malcapitato di turno. Il fenomeno dell’immigrazione clandestina ha nelle «agenzie criminali di servizi» in Lombardia, collegate alle organizzazioni operanti nello Shan Dong, il picco più alto del Paese.
    «Un ulteriore affinamento dei modelli organizzativi della criminalità cinese riguarda le operazioni di reinserimento nella cosiddetta economia legale (...). Si è affermata l’esistenza di una sorta di “borghesia cinese” parallela che mira all’acquisizione di centri commerciali, alla realizzazione di strutture abusive del credito, all’investimento del settore manifatturiero laddove il fenomeno della contraffazione dei marchi resta pervasivo».

    gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

    saluti

 

 

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