Citazione Originariamente Scritto da W. Von Braun Visualizza Messaggio
Io sapevo che Saddam era un sovrano illuminato, che non ha mai fatto del male al suo popolo, che non è mai stato implicato in nessun genocidio dei curdi e che l'Iraq ante-invasione americana era nell'età dell'oro.
Onore a Saddam!
Andiamo. Ammetterai che almeno sul piano strategico non è stata una buona mossa andare in Iraq. A parte le evidenti pressioni delle lobbies dell'industria bellica e della sicurezza sull'amministrazione USA, si è operato in base al paradigma classico guerra breve/occupazione militare lunga.

Saddam, per quanto in cattivi rapporti con l'Occidente dal tempo dell'invasione del Kuwait e dalla Guerra del Golfo, stabilizzava in modo violento e tirannico la regione, ma era anche vantaggioso per gli USA:

1) avendo rapporti sporadici e improntati a reciproca diffidenza con Al-Qaeda, ne limitava, fino ad annullarla, la presenza in Iraq;

2) con la sua presenza, manteneva indirettamente in equilibrio tra due estremi la politica estera dell'Iran, che da un lato, doveva fare i conti con la presenza dell'Iraq e dopo la guerra Iran/Iraq era stato, tutto sommato, piuttosto quiescente, anche se non completamente inattivo, dall'altro, non avendo gli Americani alle porte di casa, si sentiva più sicuro di quanto non si senta ora. La ripresa del suo programma nucleare, infatti, riflette due tendenze contraddittorie. Da un lato, la volontà di affermarsi come potenza regionale, dall'altro, il bisogno di sicurezza rispetto alla presenza occidentale in Afghanistan e Iraq;

3) in definitiva - è triste ammetterlo - con un alto costo in termini di vite umane e di repressione di ogni opposizione, l'Iraq di Saddam era più vantaggioso che svantaggioso per gli USA.

Nella situazione attuale di disintegrazione dell'ordine, presenza militare americana e guerriglia diffusa, invece, l'odio islamico verso l'Occidente e l'arruolamento di nuovi terroristi non potrà che crescere. Le società islamiche sono diverse da quelle occidentali. Esplosione demografica, stagnazione economica, degrado delle condizioni sociali di vita, spesso a livello disumano, integralismo religioso e culturale, rifiuto diffuso della modernizzazione, corruzione degli establishment le rendono geneticamente predisposte a confliggere con l'Occidente con metodi di guerriglia globale senza limitazioni di alcun tipo. In altre parole, sono dei "clienti" particolarmente pericolosi per l'Occidente, anche se ricco, tecnologicamente avanzato e bene armato. E ulteriori interventi militari nella regione non potranno che aggravare la spirale terrore/guerra, con conseguenze immaginabili in termini di vite umane sacrificate sul campo, aumento del prezzo del petrolio, aumento del deficit del bilancio federale USA (e dei profitti dell'industria bellica) e aumento generale della conflittualità su scala globale.

Non è meglio riflettere sugli effetti economici e sociali della globalizzazione di mercato, non tutti positivi? E sulla distribuzione del prodotto mondiale, che riflette in molti casi le rendite di posizione dei Paesi ricchi rispetto a quelli poveri e genera in molti Paesi disperazione di massa e rabbia verso il Nord del mondo? E sulla pace e il disarmo generalizzato in Medio Oriente, che disinnescherebbero una parte della tensione attuale?

Davvero si pensa di combattere una guerriglia potenzialmente globale esclusivamente con strumenti militari tradizionali, invece di costruire una strategia di sicurezza globale fondata su un nuovo paradigma: un'intelligence antiterrorismo sovranazionale e un diverso modello di sviluppo, di tipo solidaristico, su scala globale?