IL GOVERNO ha tirato i remi in barca.
E d’ora in poi, pur di riuscire a campare, si limiterà a varare il minor numero possibile di provvedimenti, lasciando nel cassetto promesse e riforme. A certificarlo è il presidente del Consiglio in persona. Con una circolare inviata l’11 aprile scorso a tutti i ministri, Prodi dice in sostanza: cari colleghi, se volete salvare le poltrone toglietevi dalla testa di proporre nuove leggi. Anzi, se potete, smettete di portare avanti qualunque provvedimento, che tanto di norme in Italia ce ne sono a volontà. E dunque, se il Paese ha qualche necessità, si può sempre trovare una scorciatoia, ricorrendo a direttive o atti amministrativi collegati a leggi preesistenti. Così, con la scusa di ridurre l’eccessiva produzione normativa, Prodi stipula un’assicurazione sulla vita, obbligando per iscritto i colleghi dell’Esecutivo a non sfidare il Parlamento, soprattutto il Senato, perché lì è sempre più difficile garantire la maggioranza e il governo rischia di finire a gambe all’aria. Ma c’è di più. In ogni caso - dice in sintesi lo stesso documento - che a nessuno venga in mente di portare avanti leggi poco condivise. Con tanti saluti a tutte quelle norme che un giorno sì e l’altro pure ci stanno mostrando le divisioni della coalizione di Centrosinistra. Sarà che qualcuno si è accorto come, a furia di litigare, Palazzo Chigi non stia facendo proprio una bella figura? Significative pure le ultime righe della nota: d’ora in poi tutte le proposte di legge ritenute superflue saranno escluse dal Consiglio dei ministri. Un bavaglio, in altre parole, ai colleghi di governo. E uno schiaffo a un sistema parlamentare che vede le due Camere sempre più inermi a fronte di un Esecutivo arrivato al punto di raccomandare il minor ricorso possibile alle assemblee di Palazzo Madama e Montecitorio. L’Italia di oggi però non può permettersi di essere governata con la filosofia del tirare a campare. La lezione arrivata con il caso Telecom, giusto per richiamare l’esempio più recente, mostra chiaramente il deficit di grandi riforme economiche, di mercato e di modernità che indebolisce il Paese. Se chi governa non ne prende atto, non si va lontano.