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  1. #1
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Paesaggi urbani in Sardegna

    Il Sardegna, 18 gennaio 2007


    Luce di taglio

    Nuove idee per l'urbanistica


    Giovanni Columbu

    Di fronte al disordine e alla bruttezza di tante edificazioni proliferate con effetti depressivi lungo le coste e nei centri storici, mi sono domandato più volte se non vi fosse anche una responsabilità delle nostre menti più sensibili e illuminate.
    Mi sono chiesto ad esempio se gli stessi architetti e urbanisti che tante volte si sono espressi per diagnosticare il diffuso mal costume e il cattivo gusto, si siano adoperati per sollecitare lo studio di alternative e soluzioni possibili. Forse mancavano i presupposti per una tale impresa.
    Invano i nostri antropologi hanno comparato il fenomeno a una catastrofe.
    Con la "catastrofe" sembrava necessario convivere. E i piani urbanistici, quasi ovunque, si sono limitati a stabilire restrizioni più o meno severe, altezze, distanze e cubature, come se l'azione edificatoria degli esseri umani fosse per se stessa degradante e potesse essere solo arginata.
    La conseguenza è stata che progettisti e pubbliche amministrazioni, negli innumerevoli villaggi dell'Isola, si sono ritrovati a edificare e progettare in solitudine, più o meno chiusi nell'orizzonte del proprio territorio. In certi casi hanno dato luogo a opere apprezzabili e altre volte, sia pure indotti dai migliori propositi, a nuovi irreparabili disastri.
    Si comprende come possa essere accaduto nel corso di questa storia che un governo regionale, in virtù dei suoi eccezionali poteri, abbia imposto un brusco freno all'attività edificatoria e abbia introdotto il rispetto di singoli tratti costituitivi del paesaggio. Certo si capiscono anche le contrastanti reazioni.
    Ma due recenti provvedimenti della giunta regionale (N.50/24 e N.53/3 del 12/2006) meritano per il loro significato la più ampia condivisione: un "Osservatorio per il recupero dei centri storici" e un "Concorso di idee per l'individuazione di tipologie costiere della Sardegna".
    L'iniziativa si avvale di dotazioni finanziarie tanto modeste da apparire insufficienti, ma è un passo importante per avviare la riflessione e il comune sforzo progettuale di cui vi è tanto bisogno.

    * Regista

  2. #2
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Il Sardegna, 12 aprile 2007

    Luce di taglio

    I muri non dipinti di San Sperate


    Giovanni Columbu

    Ovunque s'incontrano segni di bellezza, percorrendo le vie del paese-museo.
    Dipinti murali e sculture che rappresentano le stesse architetture e la vita del luogo, con realismo illusionistico o in forme astratte e moderne.
    Le pitture sono spesso sorprendenti trompe-l'oeil che si combinano con gli edifici circostanti e con l'avvicendarsi delle reali figure umane che sostano e transitano. E le sculture, puntualmente inscritte nella prospettiva degli spazi urbani, danno risalto alle funzioni dei luoghi o affermano fantasiosi paradossi.
    Il parco ospita sculture- panchina di pietra in cui ci si può davvero sedere. Una piazza è dominata da una gigantesca natura morta che trasforma i cittadini-spettatori in minuscoli esseri lilliputziani.
    Il relitto arrugginito di una bicicletta si offre alla contemplazione appeso alla parete di un edificio. Ognuna delle innumerevoli opere racchiude un'idea e ha un proprio stile e giustificherebbe uno speciale apprezzamento. Ma è l'insieme delle opere e ancor più il contesto che in questo caso hanno importanza, perchè il paese di San Sperate non è solo museo o galleria a cielo aperto, ma è esso stesso, e più di ogni singolo episodio, motivo di spettacolo e interesse estetico.
    Ora, tornando a visitare questo suggestivo centro del Campidano, avverto l'impressione che col tempo si sia determinato un effetto di ridondanza che disturba la percezione d'insieme, come in una casa in cui siano stati lungamente e per troppo tempo accumulati arredi e soprammobili.
    A mio parere si dovrebbe richiamare l'impegno e l'inventiva degli artisti a curare soprattutto gli spazi che fungono da contorno e raccordo delle varie opere.
    Si tratterebbe di semplificare e forse cancellare qualcosa e intervenire sullo sviluppo di un'intera strada o di una piazza, come parti di un unico grande quadro, per favorirne la continuità visiva. E restituire valore agli spazi "vuoti" e ai muri non dipinti, ai quali compete la stessa funzione essenziale che hanno nella musica le pause e i silenzi.

    * Regista

  3. #3
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Il Sardegna, 19 aprile 2007

    Luce di taglio

    Tutti i colori della "Città bianca"


    Giovanni Columbu


    Nella "città bianca" molte volte celebrata dalla letteratura, la Cattedrale e gran parte delle mura che volgono a oriente sono diventate color mattone. La campitura cromatica abbraccia una parte considerevole del nucleo storico e risalta anche a notevole distanza.
    E' difficile immaginare che sia conseguenza del fisiologico rinnovarsi delle facciate.
    Ma sembra anche inverosimile che negli ambienti della Soprintendenza ai beni culturali, l'istituzione che presiede alla tutela delle memorie storiche, possa essere maturato un deliberato e mai reso noto proposito di riservare a Cagliari un nuovo aspetto, somigliante nel colore a Bologna. Il capoluogo dell'Emilia Romagna infatti è edificato in mattoni e il colore dei suoi intonaci si accorda ai materiali sottostanti.
    Cagliari invece è edificata in calcare bianco.
    Com'è possibile che gli indirizzi sul restauro dei monumenti e la tutela del paesaggio urbano contemplino operazioni di recupero da attuarsi con tanta libertà? E che i connotati originali dei nostri monumenti possano essere ritenuti non abbastanza pregevoli o così severi da dover essere resi più "belli", più allegri e colorati?
    Forse l'azione di restauro, in alcuni casi, è banalmente condizionata dalla tentazione di associare alle vestigia del passato il nome di un progettista, da imprimere ai luoghi e agli edifici come certi nomi sulle cortecce degli alberi. Trovandosi al cospetto di certi monumenti capita infatti di domandarsi chi possa averli restaurati.
    Accade ogni volta che da Buoncammino ci si avvicina alla porta di Santa Cristina che appare dipinta di un rosa che inesorabilmente contrasta con le lesene e gli architravi, e volgendo gli occhi all'edificio soprastante, sede della Soprintendenza, si resta ancora più colpiti da un bordeaux così intenso e aggressivo da porre in secondo piano perfino i volumi architettonici. Sono diversi i casi di cui occorrerebbe dire.
    Ma per ora parlano le crepe sui muri e le pietre a vista di calcare chiaro che emergono e si accostano agli intonaci in aperta e polemica dissonanza.

    Regista

  4. #4
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    Predefinito Il Sardegna, 19 aprile 2007

    Urbanistica. Oggi l'ok alla delibera chiesta dai capigruppo della maggioranza

    La Giunta sblocca i centri storici
    possono ripartire tutti i cantieri

    Le norme valgono solo per i Comuni che hanno varato il piano particolareggiato

    Fabrizio Meloni

    La delibera che sblocca i cantieri nei centri storici arriva oggi sul tavolo della Giunta.
    Una delibera fortemente voluta dalla maggioranza e che ha scatenato più di una volta polemiche con l'esecutivo. Una questione portata avanti soprattutto dal gruppo dei Ds che a più riprese ha chiesto la modifica del Piano paesaggistico. Norme che di fatto bloccavano i lavori in quasi tutti i Comuni della Sardegna.

    ORA SARÀ SUFFICIENTE che l'amministrazione civica si sia dotata di un piano particolareggiato e, in attesa dell'adeguamento del Puc al piano paesaggistico, potrà autorizzare i lavori.
    «Qualora i piani particolareggiati - si legge nella delibera - contengano gli elementi, le analisi e gli elaborati che soddisfino le finalità poste dalle norme tecniche di attuazione è consentita l'integrale attività prevista dal piano particolareggiato, ritenendo tale livello di pianificazione anticipazione compiuta delle prescrizione del Ppr».
    In tale caso, il Comune «in sede di copianficazione con l'Ufficio del Piano e a seguito di conforme determinazione del direttore generale dell'Urbanistica attestante il conseguimento dell'accordo di copianificazione, può dare integrale applicazione alle prescrizioni del Piano Particolareggiato senza le limitazioni contenute nelle previsioni di tutela». In sostanza i cantieri possono ripartire.
    Analogamente, sempre nelle more dell'adeguamento del Puc «se la fascia di rispetto e di tutela dei 100 metri dai beni paesaggistici e identitari individuati dal Ppr venga opportunamente ridelimitata in sede di studio particolareggiata attestante le adeguate misure di tutela e di salvaguardia con riguardo al contesto territoriale e alle valenze paesaggistiche o identitarie interessate, potrà avere una differente condizione di vincolo tale da consentire attività edificatorie compatibili con un grado di tutela commisurato al contesto ed ai caratteri paesaggistici e identitari del bene interessato».
    Un linguaggio molto tecnico per dire sostanzialmente una cosa: se il Comune inserirà nello studio le limitazioni che garantiscano la tutela dei beni paesaggistici, allora anche in questo caso i cantieri potranno riprendere a lavorare» .
    Ieri l'assessore all'Urbanistica, Gian Valerio Sanna, era in Consiglio proprio per raccogliere le ultime osservazioni dei capigruppo della maggioranza.
    E da domani, dopo il varo della delibera, anche nei centri storici dei Comuni dell'Isola si potrà riprendere a costruire.

  5. #5
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    comente est custa cosa?, fachen costruire in sos coros de sas ibbas?

  6. #6
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    I centri storici sono l'anima dei paesi, delle città, in Sardegna come nel resto del mondo. Si distinguono in modo netto tra loro come si diversificano storie e persone delle differenti località, e sono ciò che resta (quando resta) del percorso autentico della cultura e delle vicende di un luogo, stratificate attraverso modifiche, adattamenti, materiali, mode, corsi e ricorsi storici......
    Purtroppo, in Sardegna, non sono molte le località che conservano un centro storico in condizioni accettabili..
    In particolare il dopoguerra ha visto prima stravolgere, poi scomparire interi quartieri e agglomerati di vecchie abitazioni. Il fenomeno ha colpito dapprima le città, poi i piccoli centri, ed in particolare quelli più vicini a Cagliari. Certe zone hanno subito danni irreversibili ed oggi il loro nucleo storico è ridotto a pochi edifici quasi indistinguibili tra i fabbricati “civili” di tre o quattro piani realizzati in periodo di boom edilizio. La sensibilità delle amministrazioni comunali è arrivata molto, molto tardi, quando è arrivata....
    E le giustificazioni addotte per questo scempio, che si rifanno ad uno stile di vita più moderno, più “civile”, appunto, non tengono conto di ciò che è sopravvissuto, anzi che è stato preservato come una preziosa eredità in tutta Europa, e che si riesce a far convivere con impianti e tecnologie modernissimi. Questo in Germania come in Irlanda, in Francia come in Italia, in Toscana, in Umbria ecc.....


    Anche in Sardegna qualche esempio di sopravvivenza lo abbiamo, ed è davvero difficile capire se si sia trattato di straordinaria lungimiranza di cittadini e amministratori, o piuttosto di assenza di risorse economiche che ha impedito operazioni di tipo speculativo per interventi di trasformazione radicale degli abitati. Fatto sta che alcuni paesi e alcune città conservano centri storici omogenei, in certi casi limitati nelle dimensioni, in altri casi molto più significativi.

    Ma un nuovo e gravissimo pericolo sta colpendo anche le località più fortunate: l'omologazione........anzi, la globalizzazione dell'aspetto.
    Le zone più antiche di località come Gavoi, Santu Lussurgiu, Macomer, che hanno ed hanno avuto sempre architetture e materiali del tutto differenti, si stanno somigliando sempre di più a causa di finiture esterne assolutamente identiche, e identiche a quelle di altre località italiane ed europee che nulla hanno da spartire con le nostre. Repliche a non finire di tante Disneyland disseminate in giro senza rispetto delle peculiarità delle architetture locali......


    La legge 29, nata con l'intento certamente encomiabile del recupero dei Centri Storici, in diverse località si è trasformata in un incubo di intonaci fasulli con falsi risarcimenti, di generose porzioni di pietrame in vista, di colori improbabili e difficili da guardare nelle loro tonalità che vanno dal giallo limone al verde pisello a certi bordeaux incredibili, agli spugnati onnipresenti.

    Dove sono le Soprintendenze? Dove gli uffici del paesaggio?

    Capita così che città e paesi che hanno conservato e consegnato ai nostri giorni una loro peculiare personalità la perdano ora per colpa di architetti, ingegneri, geometri felloni, e funzionari delle soprintendenze ancora più felloni, in quanto preposti solo ed esclusivamente ad evitare simili oscenità.

    Il Castello di Cagliari, una delle poche località sarde con un centro storico ancora importante, la cui sagoma si stagliava di un bianco abbagliante agli occhi di D.H. Lawrence che la ammirava dalla nave, è stato adeguato anch'esso alla moda, rivestendosi di colori che non sono più suoi, che non rispecchiano la sua vera anima mediterranea....
    Come se i bastioni di Malta venissero dipinti di rosa confetto, e le vecchie case e chiese che spuntano da quelle mura venissero colorate di verde, arancione, pesca, viola ecc.... ecc...

  7. #7
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    duncas, lo scempio continua? anku bos falet karki raju!

  8. #8
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    Questo è un tema importantissimo per la qualità della vita in Sardegna.
    Oltre ai centri storici si dovrebbe fare attenzione anche a come si costruisce nelle zone di espansione.Sembra che in Sardegna l'industria edilizia abbia espresso il massimo della brutezza estetica quasi volesse contrastare con le bellezze naturali.Qua da noi la scarsa qualità architettonica è imperante: materiali economici, colori abbaglianti, alluminio anodizzato, intonaci orrendi.Uno degli errori più grossi è stato non riuscire a reinventere le povere ma bellissime architetture tradizionali.Gli artisti normalmente questo fanno: reinventano, ripropongono, interpretano, rispettano la tradizione e noi in Sardegna ne abbiamo tantissime tradizioni che rispettiamo e portiamo avanti con orgoglio.Gli artisti o i bravi artigiani appunto, mentre geometri e ingegneri-non tutti-complici amministratori incompetenti, purtroppo spesso non dimostrano sensibilità estetica che ha un importanza non minore della funzionalità .Non bastano soltanto le linee ortogonali per fare una costruzione, conta anche l'armonia con l'ambiente circostante, le linee rette contrastano con le forme del terreno e questo lo capivano, pur non essendo istruiti i capimastri di una volta.
    Peccato: la cultura architettonica è uno degli aspetti su cui siamo carenti, dovremo rimediare per rendere più bella per noi e per i turisti la nostra isola.
    saluti

  9. #9
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    ma basterebbe mettere delle regole e il gioco e fatto! proibire di costruire non serve a niente, si ferma solo l'economia, che si facciano delle regole su come costruire! basta con orrendi cubi anonimi, che si facciano case campidanesi nel sud, e case tipiche negli altri centri, che si utilizzi la pietra (e gi ndi teneus!!!) e così via.
    a quartu stanno costruendo interi quartieri in stile campidanese, quelle casette sono davvero belle, cun su portali, sa lollixedda unu intràt ingunis e narat...ahh...seu in sardìnnia

 

 

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