Con la bocciatura dei film italiani al festival di Cannes salgono a quattro i voti internazionali negativi che il governo di Prodi e compagni ha incassato in meno di un anno.
L'immagine dell'Italia non ne esce bene e quella dell'eterogeneo governo dell'Unione peggio.
La prima bocciatura è avvenuta da parte di importanti agenzie internazionali di rating sulla manovra di finanza pubblica, mentre Prodi la stava mandando avanti, con clangori di trombe che accompagnavano la marea di tassazioni rivolte al cosiddetto risanamento, di cui in realtà non vi era alcun bisogno, perché i conti lasciati dal governo Berlusconi erano buoni. Ma le agenzie di rating hanno degradato il debito pubblico italiano nonostante lo stato dei conti e le nuove tasse, perché c'era buio fitto sul tema della riforma delle pensioni. Il nuovo governo si apprestava a non applicare quella già fatta e mancava ogni affidamento sulla possibilità che proseguisse su una linea del riequilibrio.
Pochi giorni fa è avvenuta una seconda vistosa bocciatura internazionale. Questa volta non in materia finanziaria, ma in materia economica di mercato da parte di At&T, la maggiore compagnia telefonica del mondo. Che ha ritirato l'offerta, fatta in precedenza, per Telecom Italia, affermando che c'è incertezza sulle regole pubbliche.
Pressappoco quello che si dice quando ci si ritira da un investimento in Africa, ove le regole non sono stabili o precedenti al gioco, ma cambiano in corsa durante il gioco turbandone lo svolgimento. È seguita la protesta dell'ambasciatore Usa, già imprenditore (gli ambasciatori americani di solito non vengono dalla carriera diplomatica, ma dalle attività private: giornalisti, docenti universitari, imprenditori, professionisti), che ha detto che gli pareva difficile investire con questi rischi.
A ruota, è venuta la bocciatura per la candidatura italiana per gli Europei di calcio. Pur avendo vinto l'ultima Coppa del mondo, con cui il governo Prodi si gonfiava il petto, come se la palla in campo l'avesse giostrata lui, siamo stati respinti seccamente, a vantaggio di Polonia e Ucraina, dai vertici del calcio nella persona di Michel Platini.
Ed ora, ecco, l'ultima bastonata: nessun film italiano è degno di partecipare al Festival di Cannes. Questa volta ci ha bocciato una giuria internazionale di intellettuali. Quattro sonore bocciature mondiali per il governo Prodi e l'Italia che esso rappresenta e gestisce.
La prima volta siamo stati bocciati in finanza pubblica e la pagella negativa tocca al ministro Tommaso Padoa Schioppa in particolare. Ma tocca anche a quelli del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La seconda bocciatura è in economia di mercato e se la sono presa in prima persona il ministro Paolo Gentiloni, responsabile del settore delle Comunicazioni, quello delle Attività produttive Pier Luigi Bersani, in generale responsabile delle regole dell'economia di mercato, e il ministro Antonio Di Pietro, preposto alle Infrastrutture, che ci ha messo becco senza una specifica competenza.
La terza bocciatura riguarda le materie sportive e se l'è presa il ministro dello Sport Giovanna Melandri, ma anche quello degli Interni Giuliano Amato, cui compete la sicurezza delle manifestazioni sportive, e quello dei Trasporti, cui compete la rete dei viaggi internazionali.
La quarta bocciatura è nelle materie umanistiche, alla voce cultura e spettacolo. E se la è presa ancora una volta la Melandri, ma anche quel vasto gruppo di intellettuali di sinistra, che dovrebbe essere la gloria della nostra cultura artistica, nelle arti del cinema.
Ovviamente, più bocciato di tutti è il capo fila, il premier Romano Prodi.
Che, per altro, troverà modo di spiegare che tutto va bene.
E dire che sono, a parole, impegnati a difendere gli interessi nazionali dell'Italia...
F. Forte su Libero
saluti