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  1. #11
    Kether è Malkuth del NM
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    Credo che cercare di dare una lettura ideologizzata politicamente di Tolkien sia un errore grossolano. Tolkien era una persona intelligente e complessa, immersa in un contesto e in un periodo particolare.
    La summa di questi elementi fa sì che Tolkien non sia catalogabile politicamente in modo univoco attraverso il Signore degli Anelli.
    Anche perché tra l'autore e le sue opere non sempre c'è un rapporto univoco. Io potrei benissimo mettermi a scrivere di regni incantati di cavalieri organizzati secondo un modo di produzione come quello feudale. In tal caso non sarei allineato ideologicamente al mio scritto.

    Ora, quello che si vuole capire è: stiamo cercando di definire Tolkien o la sua opera?
    Perché nel primo caso è semplice: basta analizzare le scelte che ha compiuto durante la sua vita per avere un tratteggio del suo profilo politico.
    Per quanto riguarda la sua opera (che è davvero vasta da analizzare, non è il barone rampante di Calvino), essa si presenta con dei valori-chiave di fondo che però sono sempre "aperti" nel senso che non danno una valutazione univoca e definitiva.

    Più che cercare di analizzare per la centesima volta l'intera opera, mi soffermerei sui tratti che più mi colpiscono dell'opera di Tolkien.

    1) Mi piace l'idea che traspare in Tolkien di cultura comunitaria. Mi piace che ogni popolo abbia una sua cultura e non siano omogeneizzati in un unico pastone che poi è inculturale come quello orchesco. Alla fine degli orchi non dice quasi mai nulla, come se non avessero un passato da rivendicare (anche se poi effettivamente sono almeno 2 i gruppi orcheschi).
    Tutto ciò è di dx o di sx? Sicuramente a destra è un tema sentito a cui sono arrivati prima, ma anche a sx la sfida alla globalizzazione alienante costringe a ripensare l'internazionalismo in una chiave di "tutti uniti nelle differenze".

    2) Mi piace moltissimo (da occhi lucidi davvero) che il nano e l'elfo (due culture tradizionalmente differenti e ostili reciprocamente) ad un certo punto collaborino e, anzi, leghino tra loro più di tutti gli altri. Questa è la proiezione nel microcosmo affettivo del punto precedente, ed è raccontato con una maestria davvero incommensurabile. Essere uniti nelle proprie differenze. Mi capitò di pensarci durante una di quelle interminabili notti a Venaus di qualche anno fa: essere a fianco di un giovane (in questo caso della lega) che come me si opponeva al Sauron-TAV.

    3) Mi piace la comunità degli hobbit perché è reale. Più reale di quanto non si pensi. Mi piace perché nell'idea di comunità che di solito ci si crea in testa (che sia comunitù di classe urbana, comunità contadina o comunità etnica), poi si sottendono tutti i piccoli screzi, le incomprensioni, gli odi accumulati ed ereditati, insomma si idealizza un modello che poi nella realtà è messo a repentaglio molto di più dalle cazzatine di tutti i giorni che da chissà quale costrutto socio-politico-antropo-economico.
    Tolkien invece è serio, e quando descrive la comunità hobbit attraverso una festa di compleanno (che dura centinaia di pagine e non capivo perché un episodio così marginale fosse così lungamente descritto) e lo fa attraverso tutti i piccoli ciocchi tra le famiglie, che non aspettano altro che riemergere. Tolkien ci sembra dire: attenzione ragazzi, la comunità è bella, ma non è il paradiso, non è un meccanismo perfetto, bisogna sempre vigilarci sopra perché il rischio che degeneri è forte. Bisogna occuparsi sempre della Res Pvblica aggiungo io.

    4) Mi piace che la comunità degli hobbit è chiusa, ostile verso il diverso, sembra una specie di paesello di piccoli borghezio. Mi piace che però un manipolo di questi piccoli uomini porti a termine la quest più ardua della terra di mezzo, vedendo cose che tutti gli altri insieme non hanno mai visto. Interessante il fatto che traspare da tutto ciò: essere chiusi senza una visione collettiva paga nel piccolo-medio termine, però è la visione globale e cooperativamente organizzata che poi paga nel lungo, garantendo a tutti la prosperità.

    5) Condivido con Tolkien l'amore per la natura e il rispetto per essa, modulato secondo criteri diversi in termini di comunità. Se gli elfi vivono praticamente in simbiosi, gli uomini di Gondor no, con tutte le sfumature di mezzo. Però la critica all'industrialismo progressista c'è ed è evidente, e io da critico verso questo modello di produzione, la condivido.

    6) Mi piace il filo conduttore di fondo della compagnia dell'anello: la cooperazione, la solidarietà. Sono uomini liberi che decidono liberamente di combattere. Non sono coattamente obbligati a farlo come dalla controparte. E la cooperazione, la solidarietà sono davvero il filo conduttore della compagnia, perché quando decade questo (per colpa dell'anello che ammalia, vedere il punto successivo), la compagnia si sfascia.

    7) Tante sono le interpretazioni che si sono date dell'anello e di Sauron. Sauron URSS, Sauron USA, Sauron nazista...Io non so bene chi sia Sauron con chiarezza, potrebbe essere benissimo l'URSS e non mi sconvolgerebbe affatto, anzi, però l'anello ho ben chiaro cosa è: l'anello è il potere, la sua bramosia, ed è una cosa che non può essere combattuta con lo metodo.
    Il potere, come forma strutturale-organizzativa della società non produce nulla di buono: è imperialista, totalitario e totalizzante, uniformante e violento. Meglio le piccole comunità associate a sto punto sembra trasparire, nonostante i legami tra le comunità non siano sempre idilliaci e creino uno scompenso che, prima di "mettersi in modo" in maniera funzionale, rischia di mettere a rischio tutta l'avventura (ricordo che il primo libro termina veramente in malo modo).

    In questi primi punti che ho delineato, per lo più sociali, non rientrano tutti quelli invece legati al rapporto personale dei vari personaggi che offrono migliaia di spunti di ispirazione, su un numero di temi enorme: coraggio, gloria, amicizia, amore...
    In definitiva io la morale "sociale" che traggo dal SdA è che la miglior convivenza possibile è quella delle comunità solidali tra loro, in un rapporto paritario e cooperativo, senza perdere però la propria identità. Forse è la mia "curvatura" del libro, ma così mi piace immaginarla.

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da Palvesario Visualizza Messaggio
    1) Mi piace l'idea che traspare in Tolkien di cultura comunitaria. Mi piace che ogni popolo abbia una sua cultura e non siano omogeneizzati in un unico pastone che poi è inculturale come quello orchesco. Alla fine degli orchi non dice quasi mai nulla, come se non avessero un passato da rivendicare (anche se poi effettivamente sono almeno 2 i gruppi orcheschi).
    Tutto ciò è di dx o di sx? Sicuramente a destra è un tema sentito a cui sono arrivati prima, ma anche a sx la sfida alla globalizzazione alienante costringe a ripensare l'internazionalismo in una chiave di "tutti uniti nelle differenze".

    MA IN REALTA' SI TRATTA DI COMUNITA'CHE INTERAGISCONO IN MANIERA ASSOLUTAMENTE LIBERA, E INTERCULTURALE. E' SEMPRE LA STORIA DEL BICCHIERE MEZOZ PIENO E MEZZO VUOTO, MA IN REALTA' NEL SIGNORE DEGLI ANELLI APPAR EUN MODO MULTIFORME DI CREATURE DIVERSISISSIME LE UNE DALLE ALTRE CHE INTERAGISCONO, SI MESCOLANO, VIVONO MISSIONI E AVVENTURE INCREDIBILI, RINUNCIANO AL LORO STATUS DI IMMORTALI PER VIVERE CON ESSERI UMANIM, E SI DISEGNA L'UMANITA' NON GERARCHICAMENTE ORDINATA COME FINE PIU' ALTO PER L'UOMO STESSO

    2) Mi piace moltissimo (da occhi lucidi davvero) che il nano e l'elfo (due culture tradizionalmente differenti e ostili reciprocamente) ad un certo punto collaborino e, anzi, leghino tra loro più di tutti gli altri. Questa è la proiezione nel microcosmo affettivo del punto precedente, ed è raccontato con una maestria davvero incommensurabile. Essere uniti nelle proprie differenze. Mi capitò di pensarci durante una di quelle interminabili notti a Venaus di qualche anno fa: essere a fianco di un giovane (in questo caso della lega) che come me si opponeva al Sauron-TAV.

    INFATTI, QUINDI IL COMUNITARISMO COME BASE DELL'INTERCULTURALISMO.

    3) Mi piace la comunità degli hobbit perché è reale. Più reale di quanto non si pensi. Mi piace perché nell'idea di comunità che di solito ci si crea in testa (che sia comunitù di classe urbana, comunità contadina o comunità etnica), poi si sottendono tutti i piccoli screzi, le incomprensioni, gli odi accumulati ed ereditati, insomma si idealizza un modello che poi nella realtà è messo a repentaglio molto di più dalle cazzatine di tutti i giorni che da chissà quale costrutto socio-politico-antropo-economico.
    Tolkien invece è serio, e quando descrive la comunità hobbit attraverso una festa di compleanno (che dura centinaia di pagine e non capivo perché un episodio così marginale fosse così lungamente descritto) e lo fa attraverso tutti i piccoli ciocchi tra le famiglie, che non aspettano altro che riemergere. Tolkien ci sembra dire: attenzione ragazzi, la comunità è bella, ma non è il paradiso, non è un meccanismo perfetto, bisogna sempre vigilarci sopra perché il rischio che degeneri è forte. Bisogna occuparsi sempre della Res Pvblica aggiungo io.

    COMPLETAMENTE D'ACCORDO

    4) Mi piace che la comunità degli hobbit è chiusa, ostile verso il diverso, sembra una specie di paesello di piccoli borghezio. Mi piace che però un manipolo di questi piccoli uomini porti a termine la quest più ardua della terra di mezzo, vedendo cose che tutti gli altri insieme non hanno mai visto. Interessante il fatto che traspare da tutto ciò: essere chiusi senza una visione collettiva paga nel piccolo-medio termine, però è la visione globale e cooperativamente organizzata che poi paga nel lungo, garantendo a tutti la prosperità.

    ATTENZIONE PERO' NON CI SONO SOLO GLI HOBBIT, CI SONO TANTE ALTRE COMUNITA' ...

    5) Condivido con Tolkien l'amore per la natura e il rispetto per essa, modulato secondo criteri diversi in termini di comunità. Se gli elfi vivono praticamente in simbiosi, gli uomini di Gondor no, con tutte le sfumature di mezzo. Però la critica all'industrialismo progressista c'è ed è evidente, e io da critico verso questo modello di produzione, la condivido.

    SI' LA POSIZIONE DI TOLKIEN è QUESTA. NON LA CONDIVIDO IN TOTO, CI SI DEVE SPORCAR ELE MANI COL PROGRESSO INDUSTRIALE, PERCHè OLTRE AD AVERE PUNTI OSCURI,E NOTEVOLI, E' L'UNICA VIA ATTRAVERSO LA QUALE COSTRUIRE UNA SOCIETA' NELLA QUALE TUTTI GLI ESSERI VIVENTI POSSANO VIVERE. SIAMO TANTISSIMI, E UN RITORNO AL PASSATO SAREBBE CATASTROFICO. QUESTO NON VUOL DIRE NON VEDERE LE CONTRADDIZIONI PROFONDE DEL MODELLO INDUSTRIALE CAPITALISTA.

    6) Mi piace il filo conduttore di fondo della compagnia dell'anello: la cooperazione, la solidarietà. Sono uomini liberi che decidono liberamente di combattere. Non sono coattamente obbligati a farlo come dalla controparte. E la cooperazione, la solidarietà sono davvero il filo conduttore della compagnia, perché quando decade questo (per colpa dell'anello che ammalia, vedere il punto successivo), la compagnia si sfascia.

    LA SOLIDARIETA'? SI, MA A ME SEMBRA CHE IL VALORE PRINCIPALE SIA L'AMICIZIA, UN VALORE PIU' INDIVIDUALE, MA NON MENO PREZIOSO.

    7) Tante sono le interpretazioni che si sono date dell'anello e di Sauron. Sauron URSS, Sauron USA, Sauron nazista...Io non so bene chi sia Sauron con chiarezza, potrebbe essere benissimo l'URSS e non mi sconvolgerebbe affatto, anzi, però l'anello ho ben chiaro cosa è: l'anello è il potere, la sua bramosia, ed è una cosa che non può essere combattuta con lo metodo.
    Il potere, come forma strutturale-organizzativa della società non produce nulla di buono: è imperialista, totalitario e totalizzante, uniformante e violento. Meglio le piccole comunità associate a sto punto sembra trasparire, nonostante i legami tra le comunità non siano sempre idilliaci e creino uno scompenso che, prima di "mettersi in modo" in maniera funzionale, rischia di mettere a rischio tutta l'avventura (ricordo che il primo libro termina veramente in malo modo).

    NO, L'URSS NON C'ENTRA NULLA E TOLKIEN LO HA AFFERMATO A CHIARE LETTERE:
    Quella che può sembrare l'analogia più significativa, tra Mordor e Unione Sovietica, è smentita da Tolkien nella lettera 229 (La realtà in trasparenza): «La localizzazione di Mordor all'est è dovuta semplicemente alle necessità geografiche del racconto, all'interno del mio sistema mitologico. La fortezza originaria del Male era (come vuole la tradizione) a nord; ma dato che venne distrutta e sepolta sotto il mare, doveva esserci una nuova fortezza, lontana dai Valar, dagli elfi e dalla potenza marinara di Númenor».
    NIENTE URSS DUNQUE


    In questi primi punti che ho delineato, per lo più sociali, non rientrano tutti quelli invece legati al rapporto personale dei vari personaggi che offrono migliaia di spunti di ispirazione, su un numero di temi enorme: coraggio, gloria, amicizia, amore...
    In definitiva io la morale "sociale" che traggo dal SdA è che la miglior convivenza possibile è quella delle comunità solidali tra loro, in un rapporto paritario e cooperativo, senza perdere però la propria identità. Forse è la mia "curvatura" del libro, ma così mi piace immaginarla.

    SONO D'ACCORDO
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    Myrddin

  3. #13
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    Tolkien fu un grande scrittore e la sua opera, come quella di tutti i grandi, si colloca al di là di ogni distinzione tra sinistra e destra.
    Un altro paio di maniche rigurda invece le strumentalizzazioni che si possono fare a partire dalla sua opera..... e qui si può fare un Tolkien anarchico, monarchico, tradizionalista, fautore della divisione delle razze, libertario..... ma proprio la molteplicità delle interpretazioni conferma che l'opera non è di destra né di sinistra.
    Certo nel Signore degli Anelli ci sono tante razze ognuna con le sue caratteristiche...... ma si dice anche che è la loro ultima lotta insieme e, infatti, alla fine gli elfi se ne vanno e si va verso un mondo di soli umani.
    Ci sono grandi eroi guerrieri, grandi maghi, ecc. ma sono inutili perché alla fine il mondo lo salvano due hobbit pantofolai che non sanno combattere, non hanno poteri magici e a cui piace fare sostanziose colazioni.....
    C'é l'idea positiva che anche il più umile possa farsi arbitro del proprio destino e di quello del suo mondo, a fianco di chi come Aragon è superiore agli altri per diritto di nascita, quindi destinato a comandare e compiere grandi imprese.
    La prima concezione ricorda l'idea di Lenin secondo cui anche la più umile casalinga è capace di governare, la seconda è aristocratica e gerarchica.
    Quindi? Ognuno creda quel che gli pare... l'autopercezione di Tolkien stesso è importante per un biografo, ma ci dice poco sulla sua opera.
    Personalmente, mi interesso più di che cos'è veramente il Signore degli Anelli, di come viene utilizzato nell'immaginario collettivo.
    Oggi, dico oggi, domandiamoci perché i grandi manipolatori dell'immaginario di Hollywood hanno fatto dei film su Tolkien, lungometraggi che sono una particolare interpretazione. Per soldi certo, ma così facendo hanno riletto tutto attraverso le loro lenti culturali americane creando un fenomeno di costume fuori dal loro paese che è un indice della profonda americanizzazione del nostro tempo.

    P.S.
    Non trovo nulla di più comico dei militanti di estrema destra che si proclamano assolutamente antiamericani e poi si commuovono guardando i film de Il Signore degli Anelli in cui trovano l'essenza della loro concezione del mondo.

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da Myrddin-Merlino Visualizza Messaggio
    1) MA IN REALTA' SI TRATTA DI COMUNITA'CHE INTERAGISCONO IN MANIERA ASSOLUTAMENTE LIBERA, E INTERCULTURALE. E' SEMPRE LA STORIA DEL BICCHIERE MEZOZ PIENO E MEZZO VUOTO, MA IN REALTA' NEL SIGNORE DEGLI ANELLI APPAR EUN MODO MULTIFORME DI CREATURE DIVERSISISSIME LE UNE DALLE ALTRE CHE INTERAGISCONO, SI MESCOLANO, VIVONO MISSIONI E AVVENTURE INCREDIBILI, RINUNCIANO AL LORO STATUS DI IMMORTALI PER VIVERE CON ESSERI UMANIM, E SI DISEGNA L'UMANITA' NON GERARCHICAMENTE ORDINATA COME FINE PIU' ALTO PER L'UOMO STESSO
    Personalmente condivido la visione di Tolkien come mio modello ipotetico di miglior mondo possibile: comunità libere e solidali. Le comunità internamente non sono definite univocamente, e su questo c'è da dire che se si ipotizza un modello di comunità libere di decidere per sè, si deve anche ipotizzare che alcune di esse scelgano in libertà dei modelli organizzativi non condivisibili (tipo la comunità organica, personalmente). Ovvero, la libertà è un bel gioco se però vale in due sensi, non solo quando fa comodo. E' pericoloso, ma necessario. Tolkien secondo me un pochino mette in guardia rispetto questo pericolo latente. E lo fa con maestria e garbo.
    Come dici tu, comunque, le comunità sono libere, come lo sono le creature della terra di mezzo. Non mi risulta (mi si corregga eventualmente) che tra le razze della terra di mezzo che si oppongono a Sauron vi siano degli schiavi. Come l'imperialismo: inesistente.

    2) INFATTI, QUINDI IL COMUNITARISMO COME BASE DELL'INTERCULTURALISMO.
    Io non l'ho detto :P
    Sinceramente non lo so, forse è una buona partenza, ma non sono così sicuro da poter asserire che lo sarà. Diciamo che non mi piace:
    a) l'omogeneità culturale, soprattutto se (come sostengono certi comunisti vedi LC) in chiave utilitarista.
    b) l'imperialismo.
    Al punto a) si risponde tenendo le culture in vita, al punto b) si risponde costruendo un modello produttivo (comunismo) che sostituisca alla sopraffazione la cooperazione. Credo, per lo meno sia così.

    3) COMPLETAMENTE D'ACCORDO
    E' un punto drammatico questo: non essendo "modellizzabile" a prescindere, necessita di continuo monitoraggio affinché non degeneri. E' qua che entra in campo una sovrastruttura che chiamerei "educazione alla comunità" (la vecchia educazione civica), sovrastruttura e spinta che il capitale sta smantellando a grandi passi.

    4) ATTENZIONE PERO' NON CI SONO SOLO GLI HOBBIT, CI SONO TANTE ALTRE COMUNITA' ...
    Beh, ho messo in campo solo dei punti senza pretese di essere esaustivo. Altrimenti potevo spendere fiumi di parole nell'apologia elfica, ma sarebbe stato un valore aggiunto alla discussione? No, meglio esaltare le contraddizioni che elogiare dove tutto è già perfetto

    5) SI' LA POSIZIONE DI TOLKIEN è QUESTA. NON LA CONDIVIDO IN TOTO, CI SI DEVE SPORCAR ELE MANI COL PROGRESSO INDUSTRIALE, PERCHè OLTRE AD AVERE PUNTI OSCURI,E NOTEVOLI, E' L'UNICA VIA ATTRAVERSO LA QUALE COSTRUIRE UNA SOCIETA' NELLA QUALE TUTTI GLI ESSERI VIVENTI POSSANO VIVERE. SIAMO TANTISSIMI, E UN RITORNO AL PASSATO SAREBBE CATASTROFICO. QUESTO NON VUOL DIRE NON VEDERE LE CONTRADDIZIONI PROFONDE DEL MODELLO INDUSTRIALE CAPITALISTA.
    Chiaramente. La critica da parte mia è all'industrialismo come sinonimo di progresso. Tolkien era più radicale pare, leggendo il libro, però non è chiaro. Resta in lui un forte ecologismo.

    6) LA SOLIDARIETA'? SI, MA A ME SEMBRA CHE IL VALORE PRINCIPALE SIA L'AMICIZIA, UN VALORE PIU' INDIVIDUALE, MA NON MENO PREZIOSO.
    Sì, a livello personale l'amicizia è il filo conduttore di tutta la storia. Rimanendo nel "macro" del sociale, questa amicizia (che a volte inizia come necessaria per diventare profondamente sentita) si manifesta in cooperazione e solidarietà. Concordo con te: l'amicizia è il valore trainante del libro, la solidarietà e la cooperazione due forme ricorrenti.

    7) NO, L'URSS NON C'ENTRA NULLA E TOLKIEN LO HA AFFERMATO A CHIARE LETTERE:
    Quella che può sembrare l'analogia più significativa, tra Mordor e Unione Sovietica, è smentita da Tolkien nella lettera 229 (La realtà in trasparenza): «La localizzazione di Mordor all'est è dovuta semplicemente alle necessità geografiche del racconto, all'interno del mio sistema mitologico. La fortezza originaria del Male era (come vuole la tradizione) a nord; ma dato che venne distrutta e sepolta sotto il mare, doveva esserci una nuova fortezza, lontana dai Valar, dagli elfi e dalla potenza marinara di Númenor».
    NIENTE URSS DUNQUE
    Anche io non credevo, ma se anche fosse stato, non avrebbe tolto una sola virgola al valore complessivo del libro. Facevo l'avvocato del diavolo.

    SONO D'ACCORDO
    Che bello! Siamo amici allora! Però io faccio l'elfo...

  5. #15
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    Intervento eccezionale!

    Citazione Originariamente Scritto da Sandokan80 Visualizza Messaggio
    Tolkien fu un grande scrittore e la sua opera, come quella di tutti i grandi, si colloca al di là di ogni distinzione tra sinistra e destra.
    Sono d'accordo.

    Un altro paio di maniche rigurda invece le strumentalizzazioni che si possono fare a partire dalla sua opera..... e qui si può fare un Tolkien anarchico, monarchico, tradizionalista, fautore della divisione delle razze, libertario..... ma proprio la molteplicità delle interpretazioni conferma che l'opera non è di destra né di sinistra.
    Esatto. Il bello del libro di Tolkien è che le situazioni rappresentate sono sempre determinate da contraddizioni che si risolvono. Cercare poi di prendere un libro che viaggia con questi schemi adottando un unico modello interpretativo "curvante" è stupido e ottuso.
    Cazzo sembra che Tolkien ci metta proprio in guardia: ragazzi state attenti, la realtà non è la propria proiezione idealtipica! Siamo in grado di raccogliere questa sfida e monito? Forse oggi, con la sclerotizzazione ideologica imperante a dx e sx (dove fettine sempre più sottili di illuminati rimestano nella loro stessa ideologia non capendo perché il mondo non li segue a passo di corsa), bisognerebbe leggere di più un Tolkien che un Lenin o un Evola, almeno come esercizio mentale nel non sedimentarsi in cose che già si condividono al 100% e che non presentano mai nodi irrisolti.
    La realtà vera non vuole ricette preconfezionate, ma persone con un cervello che sappiano osare, inventare, sperimentare e adattare quello che si pià usare del passato. Nel SdA questo torna: chi vive con la testa rivolta all'indietro verso il proprio glorioso passato fa una brutta fine.

    Certo nel Signore degli Anelli ci sono tante razze ognuna con le sue caratteristiche...... ma si dice anche che è la loro ultima lotta insieme e, infatti, alla fine gli elfi se ne vanno e si va verso un mondo di soli umani.
    Secondo te questo cosa vuole dire? Io, non vedendo costrizione in ciò (gli elfi si autoesiliano alla fine) credo che Tolkien voglia affermare che tutte le cose hanno un corso naturale, anche quelle degli immortali, e non è giusto pensare di poter fermare il naturale ciclo delle cose. Un po' l'idea di divino insita nella mitologia vichinga, dove gli dei muoiono (e lo sanno ben prima che finirà la loro era) per fare spazio all'uomo nuovo.

    Ci sono grandi eroi guerrieri, grandi maghi, ecc. ma sono inutili perché alla fine il mondo lo salvano due hobbit pantofolai che non sanno combattere, non hanno poteri magici e a cui piace fare sostanziose colazioni.....
    C'é l'idea positiva che anche il più umile possa farsi arbitro del proprio destino e di quello del suo mondo, a fianco di chi come Aragon è superiore agli altri per diritto di nascita, quindi destinato a comandare e compiere grandi imprese.
    La prima concezione ricorda l'idea di Lenin secondo cui anche la più umile casalinga è capace di governare, la seconda è aristocratica e gerarchica.
    Quindi? Ognuno creda quel che gli pare...
    Questo passaggio è da champions league!
    Esatto, ma è la realtà. Le persone non sono tutte uguali, alcune hanno destini che pesano come macigni e altre come piume (parafrasando Mao).
    Però tutti nel libro, dal mezzuomo goloso al grande re condividono la possibilità di esprimere le proprie capacità liberamente, di nuovo non c'è sopraffazione: Aragorn è autorevole ma mai autoritario, e manco Gandalf. Non capita mai che dicano: "fate così perché ve lo dico io".

    l'autopercezione di Tolkien stesso è importante per un biografo, ma ci dice poco sulla sua opera.
    Personalmente, mi interesso più di che cos'è veramente il Signore degli Anelli, di come viene utilizzato nell'immaginario collettivo.
    Oggi, dico oggi, domandiamoci perché i grandi manipolatori dell'immaginario di Hollywood hanno fatto dei film su Tolkien, lungometraggi che sono una particolare interpretazione. Per soldi certo, ma così facendo hanno riletto tutto attraverso le loro lenti culturali americane creando un fenomeno di costume fuori dal loro paese che è un indice della profonda americanizzazione del nostro tempo.
    Quoto.

    P.S.
    Non trovo nulla di più comico dei militanti di estrema destra che si proclamano assolutamente antiamericani e poi si commuovono guardando i film de Il Signore degli Anelli in cui trovano l'essenza della loro concezione del mondo.
    Beh, dopo 300 non mi stupisco più di nulla.
    Fatto sta che c'è la mania di strumentalizzare, portare dalla propria parte, pensando di fare un gran bene così. Invece così si attirano solo gli infoiati, mentre la gente comune (che non è stupida ma pigra, aggiungerebbe qualcuno) si rende conto dell'appropriazione indebita e inizia a guardare di storto...

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da Palvesario Visualizza Messaggio


    Che bello! Siamo amici allora! Però io faccio l'elfo...
    Io Gandalf, ovviamente ...
    Myrddin

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Myrddin-Merlino Visualizza Messaggio
    Tolkien non ha nulla a che fare con Junger.
    Queste assimilazioni non hanno alcun senso culturale, lo hanno politicamente, per chi cerca padri nobili per cause assai poco nobili.

    mi sa che mi sono spiegato male .
    Non intendevo dare una natalità di destra a Tolkien, cosa che proprio mi interessa pochino, e anzi non credo proprio fondata...
    ma siccome tu nel post precedente avevi parlato del concetto di "anarchico" e lo distanziavi da quello di destra, come fra loro incompatibili, io volevo solo far notare che anarchismo e destra (in senso ampio, ovviamente) non sono mai stati due mondi tra loro impermeabili...
    ora non è che sto qui a dire che l'anarchismo di destra è una corrente numericamente presente come quello di sinistra, però, diciamo che non è un'eresia usare i due termini vicini.
    Tutto qui!
    Ciao!

  8. #18
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    ma ovviamente tutto ciò è !!

  9. #19
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    Ma Tolkien, banalmente, non voleva semplicemente riscrivere un epos cavalleresco in stile bretone?
    O anche il ciclo arturiano, per dire, è di "destra"?

  10. #20
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    diciamo che secondo me Tolkie NON voleva scrivere niente che fosse destra o sinistra o sopra o sotto MA ha dato vita a mondi, a metafore che a qualcun han sembrato bene raprresentare i propri ideali, non so se mi sn spiegato.
    Idem, se, ad esempio, trovassimo un autore che narra un mondo dove regni la eguale distribuzione delle risorse e dove gli abitanti non si odino e ammazzino tra loro, qualcuno potrebbe prenderlo per un romanzo adatto a metaforizzare gli iedali di sinistra, ma ciò non significherrebbe necessariamente, che l'autore avesse quel intento.
    Però più di questo non mi sentirei di dire...apparte che già fatico a catalogare opere d'arte come sinistra o destra...

 

 
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