Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    ...filtra la verità!
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    Predefinito 25 aprile, l'Europa moriva...

    Questa data ci viene presentata dal lontano 1946 come una festività nazionale laica, il cosiddetto “giorno della liberazione”. Ogni anno nel periodo che antecede il 25 aprile si assiste al solito teatrino pregno di retorica, ci si richiama a determinati valori che, per bocca degli oratori democratici di turno, hanno alimentato quella presunta resistenza popolare che ha liberato il nostro paese e, se si ha la presunzione di allargare il discorso al resto del continente, l’Europa tutta da famigerati oppressori. I valori in questione hanno un nome teso a sintetizzarli, l’antifascismo. Quel termine tanto in voga e carico di suggestione rappresenta in verità una mera logica propagandistica, un perpetuo lavaggio di cervelli che passa attraverso il cinema, la stampa, la TV, il teatro.
    A tale premessa fa da corollario un’evidente e incontestabile realtà storica: quei giorni di fine Aprile furono semplicemente il suggello di un destino dell’Europa, quell’Europa “liberata” che i delatori a cui abbiamo or ora accennato vogliono rappresentare, che era già stato deciso intorno ad un tavolo dai tre leader politici che combatterono i nazifascismi: Churchill, Roosvelt e Stalin. Un destino che passa per Yalta, località dell’Ucraina in cui ci fu nel febbraio 1945 l’incontro tra i tre sopra citati. L’incontro fu cinicamente contraddistinto da carta e penna, da spirito mercantilistico e compravendita stile baratto, da popoli europei forti di millenni di civiltà spartiti come fossero merce su un banco; questi i principi che animarono le potenze capitaliste e comuniste, accomunate dal materialismo più bieco mascherato da umanità, democrazia, libertà e tutti gli altri stucchevoli luoghi comuni che da sempre hanno permeato di buonismo questa data. Pessimi presupposti non possono che generare azioni deplorevoli; è così che la spirale di odio che inghiottì ogni angolo d’Europa, colpendo indiscriminatamente soldati e civili, imprimerà il marchio rosso sangue sui giorni di fine Aprile ’45. Noi non accettiamo dogmaticamente le verità impartite dalla retorica odierna e scegliamo questa data per maturare un’autonoma facoltà di giudizio e dunque, vogliamo ricordare... Vogliamo ricordare, iniziando coi crimini di matrice comunista, come poco valesse il principio blaterato dai futuri vincitori a Yalta del “nessun mutamento territoriale senza il consenso delle popolazioni”, quando ben 16 milioni di tedeschi fin dal 1941 furono deportati o costretti a fuggire da un territorio che abitavano pacificamente da 700 anni, ci riferiamo alle regioni del Volga e a tutti gli altri territori ad est della Germania che furono razziati successivamente dall’Armata Rossa. Sempre a proposito di pulizia etnica vogliamo ricordare e ribadire le atrocità delle foibe in cui persero la vita più di 10 mila italiani inermi per mano dei partigiani titini, oppure i milioni di civili periti ovunque nell’est Europa a seguito di rastrellamenti scientifici da parte russa, la soppressione delle libertà nei paesi dell’orbita sovietica resi in condizioni di vita semiprimitive, l’eliminazione sistematica di presunti anticomunisti anche nella stessa Russia oppure gli assassini degli esuli croati da parte dei servizi segreti jugoslavi, gli stupri di massa a cui furono sottoposte le donne tedesche a Berlino dopo la conquista per “umiliare il loro orgoglio razziale” e i bimbi che furono lasciati morire di fame impedendo l’arrivo ai convogli di cibo. Operazioni che contraddistinsero il regime staliniano fin dalla sua presa di potere, se è vero che buona parte della popolazione russa accolse i tedeschi come liberatori e alcuni decisero di collaborare con la Wehrmacht (tant’è che in Estonia è presente una statua di soldati SS che ancora oggi viene commemorata dalla popolazione locale) e se è vero che molti slavi si arruolarono nelle SS andando a formarne intere divisioni. L’atteggiamento non mutò nei decenni successivi, a seguito della costruzione di quel muro della vergogna nel cuore dell’Europa, basti pensare alle rivolte, sottaciute e talvolta implicitamente condannate dai governi occidentali, in Germania dell’Est prima, a Budapest, Praga e Varsavia poi. Vogliamo ricordare le responsabilità del Partito Comunista Italiano nello sterminio delle centinaia di loro compagni, colpevoli soltanto di essere nostri connazionali, uccisi nei gulag sovietici. Vogliamo ricordare l’efferatezza gratuita di cui si resero protagonisti i partigiani qui in Italia, in particolar modo in quella zona dell’Emilia denominata “triangolo rosso”, mattanza che spesso si protrasse per mesi dopo la fine della guerra. Ricordiamo in tal senso l’eccidio di Schio datato 6 Luglio ’45 , in cui un gruppo di partigiani aprì improvvisamente il fuoco, dopo averli rastrellati, su ex fascisti detenuti e cittadini inermi che a loro discrezione venivano considerati collaboratori del passato regime; ricordiamo la formazione di una delle bande più crudeli che la cronaca nera italiana rammenti, la famelica “Volante rossa”, organizzazione terroristica che agì fino agli anni ‘50 in Lombardia ai danni di ex fascisti, anticomunisti e militanti di partiti di estrazione cattolica. Ricordiamo anche le eliminazioni programmatiche da parte dei partigiani comunisti dei cosiddetti “partigiani bianchi”, coloro i quali, pur dichiarandosi anti-comunisti, combatterono i fascisti; in tal senso è importante far menzione della strage di Porzus, paesino del Friuli in cui ebbe il suo epilogo la cattolica Brigata est della divisione Osoppo. In questa logica fratricida rientra anche l’attentato di Via Rasella, in cui attivisti partigiani del GAP, nel non rivendicare il loro vile attentato che si consumò a Roma, avallarono l’eccidio delle Fosse Ardeatine, poiché consapevoli che avrebbero trovato morte attivisti delle formazioni “Bandiera Rossa”, dissidenti nei riguardi dell’asservimento che i vertici del comunismo italiano avevano al cospetto dei sovietici. A simbolo di queste tragiche pagine di storia italiana è stato “degnamente” utilizzato lo scempio di Piazzale Loreto, d’altronde quale migliore immagine per rappresentare episodi di viltà così tanto vergognosi? Questo ciò che ha prodotto in quel periodo storico il comunismo, in linea di coerenza con quanto seminato nei decenni precedenti, la cui affermazione è costata all’Europa più di 20 milioni di vite umane.
    Ricordiamo poi i crimini degli anglo-americani, le cui truppe nell’immaginario collettivo sono quelle mostrate dai cinegiornali dell’epoca: giovani americani che marciano sorridenti in mezzo alla gente che sventola fazzoletti, pezzi di stoffa bianca e grida “W i liberatori!”. Ma la realtà, quella figlia degli avvenimenti storici e non montata artificialmente in un servizio televisivo creato ad arte, ci mostra tutt’altro. Ci mostra intere città messe in ginocchio da asfissianti bombardamenti, monumenti testimoni di arte e cultura deturpati cinicamente. Durante tutto il corso della guerra l’Italia fu sottoposta a un martellamento aereo che non aveva scopi militari, bensì aveva lo scopo di fiaccare il morale della popolazione civile e spargere il terrore come politica. Una vera e propria sanguinosissima guerra psicologica! Non trovano giustificazione strategica la distruzione dell’abbazia di Montecassino, la bomba americana che colpì in Toscana San Miniato al Tedesco (che da allora perse questo riferimento al Sacro Romano Impero), le bombe cha a Milano furono sganciate sul Duomo, l’ospedale Maggiore, il Castello Sforzesco, la Basilica di S. Ambrogio, il Palazzo Reale, l’Archivio di Stato, la Scala., il Teatro dei Filodrammatici, il Teatro Dal Verme, il Teatro Verdi, i grandi magazzini Rinascente. L’elenco sarebbe lunghissimo, così ci limitiamo a ricordare gli episodi più atroci: il 7 aprile 1944 Treviso fu interamente distrutta. Il 20 ottobre, durante un bombardamento su Milano, fu rasa al suolo la scuola “Francesco Crispi”, nel rione di Gorla: morirono 184 bambini e 19 maestri. Vogliamo ricordare poi i vari eccidi immotivati ai danni delle popolazioni siciliane a Ragusa, Caltagirone, Biscari e Acate, così come avvenne in molti altri luoghi d’Italia, ma soprattutto ricordiamo le “marocchinate”. Durante l’avanzata, per circa due settimane, dal 15 maggio all’inizio di giugno 1944, quasi dimezzate dalla resistenza tedesca (alla fine della battaglia i cosiddetti goumier erano ridotti a circa 7 mila), le truppe francesi formate da maghrebini si abbandonarono, portando la memoria ai tempi delle occupazioni saracene, a una serie impressionante di saccheggi, omicidi e stupri nei confronti di 60 mila tra donne e bambine in tutti i paesi conquistati, soprattutto contro gruppi ristretti di persone o individui isolati, finchè non fu loro ordinato di arrestare la marcia a Valmontone. Il carattere sistematico delle violenze e la sostanziale acquiescenza di comandanti e ufficiali dalla pelle bianca diffusero la convinzione della libertà di azione concessa ai soldati coloniali contro i civili. Vogliamo ricordare inoltre che tra i prigionieri di guerra degli Americani c’erano anche 50 mila italiani, catturati sulle coste nord-africane e in Sicilia e trasferiti negli Stati Uniti tra il 1941 e il 1943. La maggior parte fu catturata dagli inglesi. I racconti di questi soldati, marinai e avieri, rivelano non solo l’orrore della guerra, ma le condizioni disperate, in barba alla Convenzione di Ginevra, a cui furono sottoposti, soprattutto coloro i quali si rifiutarono di collaborare. I nostri connazionali condivisero lager e umiliazioni coi commilitoni tedeschi che ebbero la non invidiabile prerogativa di venire uccisi sistematicamente, come per annientare il popolo che aveva rappresentato la più grande potenza europea negli anni precedenti. In linea con questo stesso ragionamento il lancio di bombe al fosforo sulla elegante città tedesca di Dresda; spedizione che mirava a cancellare le tracce di un cultura europea radicata ed autentico baluardo di una forte identità. Il bilancio del bombardamento è di 135.000 civili inermi caduti. Vogliamo poi ricordare quella pagina di storia che avrà sempre la sconvolgente fama di essere la più macabra di sempre, i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki datati 6 e 7 agosto 1945. A più di tre mesi dalla fine delle ostilità 300 mila persone morirono in pochi secondi a causa dello scoppio della bomba atomica lanciata dall’aviazione americana; altre centinaia di migliaia continuarono a morire negli anni, e fino a tutt’oggi, a causa delle radiazioni. Basterebbero queste citazioni per giustificare le bandiere da issare a lutto nei giorni di fine aprile, giornate contraddistinte altresì dal coraggio di uomini di tutti i ceti sociali, che ad ogni latitudine esercitarono un vera e reale resistenza a chi stava svendendo l’Europa e il mondo tutto a degli invasori di terre altrui. Sacche di resistenza, queste, che lo scrittore Adriano Romualdi ha descritto in modo eccelso in un libro il cui titolo è nulla di più eloquente, “Le ultime ore dell’Europa”.

    Articolo tratto da "Il Martello", mensile a cura dell'associazione culturale Zenit http://assculturalezenit.spaces.live.com/

  2. #2
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  3. #3
    SMF
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    Articolo bellissimo

  4. #4
    Sulla cresta dell'onda!
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    quoto!
    penso che l'eroismo del Fronte dell'Est, e non solo perchè ovunque i camerati non deposero le armi sia stato tra le più belle pagine di storia dell'Europa, è proprio questo che dovremmo "festeggiare" in questi giorni!

  5. #5
    Testimonianza
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    Per non parlare delle pagine di gloria unica e irripetibile dei franchi tiratori di Firnze che sparavano fino all'ultima cartuccia sugli americani. Irripetibili!

  6. #6
    Hrodland
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    Un articolo bellissimo!

    Onore ai veri resistenti europei!

  7. #7
    legione muti
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    Citazione Originariamente Scritto da Testimonianza Visualizza Messaggio
    Per non parlare delle pagine di gloria unica e irripetibile dei franchi tiratori di Firnze che sparavano fino all'ultima cartuccia sugli americani. Irripetibili!

    Grande Max!
    Sono da rileggere quelle pagine della "Pelle" di Malparte, dove si descrive la morte dei Camerati giovanissimi, che deridono i boia partigiani al grido di "Viva Mussolini"......

  8. #8
    Brigante del 3° Millennio
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    "L'Italia ha una sola, grande religione civile, e' l'antifascismo da cui e' nata la Repubblica". Cosi' il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, a margine della cerimonia per l'anniversario della Liberazione.

    Fottiti
    Conosci il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna

 

 

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