Il presidio. Dove la destra è un feudo

[Il Pretoriano]

Oltre la destra

di Paolo Battaglia
Roma 24 Apr. - Negli anni settanta il quartiere Africano era considerato, a ragione, uno dei più caldi di Roma. Non è un caso che proprio in questa zona di Roma, il tributo di sangue dei camerati è stato forse il più importante. Qui ad esempio si spezzò l’ultima giovane vita missina, quella di Paolo Di Nella, barbaramente sprangato a Viale Libia in una notte di febbraio del 1983 mentre attaccava dei manifestini per la riqualificazione del parco di Villa Chigi. Al suo capezzale accorse persino Sandro Pertini, il più antifascista ma certamente il più amato presidente della storia repubblicana. Ora, una via all’ingresso di quel parco a cui tanto teneva Paolo porta il suo nome. La prima ed ancora purtroppo unica strada di Roma intitolata ad un “camerata”.In un quartiere come questo dove i confini tra le zone rosse e quelle nere erano spesso troppo labili per garantire una qualche tregua ancorchè quotidiana, esisteva ed esiste ancora un feudo nero, una zona dove tutto, ma proprio tutto appartiene culturalmente alla destra dura e pura. Questo luogo è Piazza Vescovio e qui bisogna venire per scoprire un altro spicchio del cuore nero capitolino. In questo luogo sembra essersi fermato il tempo. Moltissimi i manifesti, molte le scritte, tutte appartenenti ai gruppi della variegata famiglia della destra radicale. Il ritrovo è per antomasia il pub che sorge proprio in uno degli angoli della piazza. Un posto aperto a tutti ma perlopiù tappa del tifoso biancoceleste o del militante di destra, qualità che spesso si identificano nella stessa persona. Proprio a poche decine di metri più in la, uscendo dalla piazza e percorrendo Via Montebuono sorge il Presidio. Il Presidio non è una vera e propria libreria come l’Europa di Via Tunisi. E’ qualcosa di molto diverso. In primo luogo ha aperto i battenti da pochi mesi e rappresenta quindi l’ultimo nato dei ritrovi di destra. Ed ancora, se la Europa si contraddistingue per la sua assoluta sobrietà, qui difficile equivocare il colore politico del posto. Pur senza grandi indicazioni, ci si sbatte quasi contro. Una enorme croce celtica nera su scudo rosso si staglia fiera sulla facciata del Presidio. Poco sopra una scritta “ Lui vive, Lui combatte”. La gente del posto non ci fa neanche caso e nessuno si è mai azzardato a cancellare il gigantesco simbolo. Un motivo c’è. La scelta del luogo non è assolutamente casuale. Proprio qui, cadendo dal muretto che da sul piano terreno della attigua palazzina, morì quel “Lui”, Francesco Cecchin, braccato da uno sparuto ma ben armato gruppo di autonomi , mentre passeggiava per Piazza Verbano con la sorella minore. A metà giugno ricorrerà il ventottesimo anniversario della morte di Cecchin. Gli storici manifestini con il suo ritratto, un volto imberbe quasi diafano, tappezzeranno, come ogni 16 giugno, l’intero quartiere. Ecco perché, la mitizzazione di questo ragazzo, rende inviolabile il luogo ove sorge il Presidio. Pur definendosi libreria o luogo di cultura antagonista, di libri, seppur molto interessanti ce ne sono davvero pochi, meno comunque di quanto potreste pensare.In realtà la vera novità del Presidio è la vendita di gadget, dalle penne agli accendini, dalle felpe alle bandiere sino alle magliette. Il materiale però non scende mai nella banalità della nostalgia mussoliniana, come tanti negozietti di souvenir a Predappio. Le magliette e le felpe ad esempio svariano dalla resistenza irlandese alla tradizione samurai, dal mito di Ezra Pound sino alle gesta eroiche della Folgore. Si vende persino una polo ricordo delle gesta calcistiche di Meazza & C nei primi mondiali vinti dall’Italia. Maglia ovviamente nera ma decorata con il tanto vituperato scudo sabaudo e l’immancabile fascio littorio. I militanti, tutti molto giovani per la verità, ovviamente qui si incontrano e tra una sbirciatina e l’altra discutono dell’ultimo manifesto e dell’ultima campagna promossa. Già. Perchè il Presidio ha uno strettissimo legame con Forza Nuova, l partito dell’ultra destra creato da Roberto Fiore e Massimo Morsello nella riproposizione, in chiave moderna, dell’ideologia di Terza Posizione, storico movimento extra-partamentare a cui apparteneva lo stesso Cecchin. I richiami alle idee “tippine” di certo non mancano. Ne è testimonianza anche tra i pochi ritratti presenti nel Presidio, quello di Zelea Codreanu, figura del fascismo rumeno a cui proprio Terza Posizione si ispirò per diffondere il proprio verbo. Nulla dunque è lasciato al caso secondo un continuum logico impressionante. Uscendo infatti dal negozio non potrete non notare il bel manifesto in memoria di Massimo Morsello, il De Gregori nero che con le proprie canzoni ancora riscalda, dopo così tanti anni, i cuori di molti cuori neri. Anche lui, stroncato alcuni anni fa da un male incurabile, allo stesso modo di Cecchin, rappresenta al meglio quel culto della morte e dell’onore, che ancora oggi permette alla destra di ricordare i propri martiri anche in questa piccola enclave fatta di una piazza e poche strade che la storia recente ha elevato a feudo nero della Capitale. (SEGUE)

[Filippo (POL)]

Da che giornale è stato tratto? A proposito come si è svolto il presidio a difesa delle scritte in onore dei camerati Cecchin e Di Nella?

[Il Pretoriano]

Da che giornale è stato tratto? A proposito come si è svolto il presidio a difesa delle scritte in onore dei camerati Cecchin e Di Nella?

Da un giornale on line, il presidio è giovedì!

[RibelleSano]

Solo a titolo informativo: Cecchin era in Terza Posizione come scritto sopra o nel Fronte della Gioventù?

[Il Pretoriano]

Solo a titolo informativo: Cecchin era in Terza Posizione come scritto sopra o nel Fronte della Gioventù?

Si era avvicinato a TP da poco prima che lo uccidessero.

[RibelleSano]

Grazie