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brunik
ECONOMIA
Boom di scuole negli Usa, chi non parla italiano è una capra
di Donatella Papi
Roma 23 Aprile 2007 ore 11
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L'italiano è la quarta lingua più studiata nelle università americane e oltre 60mila ragazzi nel 2006 hanno scelto di seguire un corso di lingua e cultura italiana.
"E' un momento magico, ci sono cattedre ovunque negli Stati Uniti perfino in Alaska e alle Hawaii, ne sono appena state aperte due a Puerto Rico". Massimo Ciavolella, che guida il dipartimento di italiano all'Università della California a Los Angeles, ha studiato l'evoluzione del fenomeno: "Vedo tre ragioni per questo boom: è sparita l'idea dell'italiano come emigrante, oggi la nostra lingua si è liberata da quell'immaginario ed esprime un'idea di cultura e di stile. Il successo dei prodotti italiani è servito da traino, penso alla moda e al cibo. L'Italia ha cambiato il modo di vestire e di mangiare degli americani e questo li ha conquistati. Infine è rinata la moda del Grand Tour: Più di 80 università americane hanno una sede a Firenze. Per un giovane studente oggi il viaggio in Italia rappresenta una tappa fondamentale di formazione".
E' boom insomma. Trent'anni fa visitando una università americana, a Davis in California dove ero andata a trovare un compagno di liceo, Luca Vassalli, figlio dell'ex ministro, mi colpì sulla lavagna di una classe di ingegneria elettronica alcune parole. Guardo bene, scruto meglio, chiedo: "Ma quello non è greco?". Sì, mi dice il professore che ci accompagna nella visita dell'istituto. Rifletto e azzardo: "Ma che ci fanno quelle frasi di greco su una lavagna di ingergneria elettronica americana?". Il professore spiega che sono lezioni di greco, che gli studenti - già all'epoca - studiavano perchè si era evidenziato che il greco e latino esercita il cervello nelle correlazioni. Ah!
Sei anni fa circa leggo una dichiarazione di Charlie Fiorina, la manager di Hp che aveva fatto parlare il mondo per essere stata la prima donna a 47 in cima alla top mondiale, la quale rispondeva alla domanda 'cosa fa di lei una manager eccezionale?', così: "La flessibilità e la conoscenza dei classici". E spiegava che, avendo sposato un marito di origine italiana, veniva a passare tutte le estati in Italia. Ma non in Sardegna o a Cortina, bensì nelle scuole per imparare la lingua, il latino, il greco e tradurre Virgilio e Omero. Questi sono i migliori manager Usa.
Da lì, e non solo, mi feci la convinzione che dovessimo innalzare la bandiera dell'italiano. Anche perchè ci chiamiamo Comincia l'Italia. E oltre all'informazione mi sono battuta per sensibilizzare le istituzioni a una campagna su questo valore. Ai Beni Culturali, agli uffici di cultura, alle agenzie di pubblicità.Una mia amica s'inventò persino uno slogan: "Pensa che potremmo fare in America se convincessimo George Clooney a dire 'chi non parla italiano è una capra'". Lei sostiene che ci ascoltano e copiano le idee. Io dico solo che siamo stati inascoltati, rigettati come sognatori. Anzi, scocciatori. Invece l'italianità che piace è quella dei valori. Coi quali siamo certi si può invadere il mondo. D'altro canto i nostri avi lo fecere e a loro dobbiamo la nostra reputazione. Invece la nostra storia contemporanea è fatta di guerra alle contaminazioni e di giovani che dicono "latino e greco, ma chi se ne frega".
Mio figlio frequenta una scuola inglese. Ho talmente persuaso il preside, che mi ha dato ragione: "Il latino è utile, abbiamo aperto un corso". Però mio figlio non ne ha voluto sapere: "Ma dai, cose della tua generazione". Invece io, potessi, lo farei parlare a tutti i nostri ragazzini: trilingue con l'italiano, l'inglese e le lingue storiche. Il miglior made in Italy, ciò in cui io credo.
Ora apprendiamo che mentre l'Italia etica e morale va a picco in patria, ci sorregge la memoria che abbiamo sparso sul pianeta. Quello che chi è venuto prima di noi ha lasciato come orma. Ed è boom di scuole e di voglia d'Italia. Beh, ci avevamo preso. Peccato che chi ci amministra è una capra.
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