Dalle rimesse di denaro, fondi che puzzano di terrorismo. Agenzie di Money transfer irregolari e sistemi usati per rispedire il denaro dove i signori della guerra e del terrorismo possono tranquillamente investirlo. E di certo non in ospedali. Ieri la guardia di finanza di Ancona ha bloccato 280mila operazioni e chiuso 401 agenzie. Rispondendo all'allarme lanciato qualche giorno fa dal vice ministro Vincenzo Visco: «Oggi in Italia sembra essere in corso una enorme attività di riciclaggio - aveva detto Visco - collegata non solo al traffico di droga, ma anche alla prostituzione organizzata, al gioco illegale, alla contraffazione, alla corruzione, alle estorsioni, al contrabbando». Una parte «crescente di tali attività - spiegava il ministro - sembra collegata allo sviluppo del money transfer, business che ha raggiunto in Italia dimensioni straordinarie». Dopo gli Stati Uniti siamo i secondi nel mondo. E a dimostrarlo sono i numer. Solo ieri 401 agenzie illegali. 56 persone ritenute responsabili di esercizio abusivo di attività finanziaria, 61 casi di mancata istituzione dell'archivio unico informatico, 12 clandestini e oltre 280 mila transazioni per un importo complessivo di 88 milioni di euro. Seppur consistente, l'operazione di ieri rimane una piccola goccia nel mare e lo evidenzia l'arresto portato a termine l'altro giorno dalla polizia di Dubai a seguito di una grossa operazione dell'ottobre scorso, condotta dai pm milanesi Galileo Proietto e Marcello Musso e chiamata operazione "Khyber Pass". Kumar Jain Naresh, detto Patel, residente a Dubai e di origini indiane è il responsabile della promozione e organizzazione di un enorme sistema evoluto di Money transfer detto Hawala-Hundi. Un sistema che in un solo giorno è in grado di movimentare 4 milioni di dollari e tutti frutto della droga. Nel novembre del 2004 il Goa segue le orme di Bitici Fadil, un kosovaro legato al clan degli Sciabbani, nel tentativo di risalire al "Pablo Escobar" dei Balcani, Bajdami Metush. Durante i pedinamenti gli inquirenti si accorgono che, in provincia di Modena, alcuni pakistani sono in quotidiano contatto con narcos albanesi a cui affidano ingenti somme di denaro. In sostanza, i criminali albanesi ricevono carichi di droga e li smistano in Italia. Seguendo questo filone, il Goa scopre che i pakistani, dalla provincia di Modena, agiscono all'interno dell'organizzazione internazionale HawalaHundi, in grado di raccogliere enormi masse di denaro dagli immigrati stranieri e di trasferirle in qualunque parte del mondo. Il network ha contatti con altre organizzazioni di trafficanti in Olanda, Spagna e Sud America. Il referente italiano è il pachistano Ahmed Pervaz, 36 anni, residente a Carpi, che aveva la sua base operativa in un negozio di barberia della città, il Pak Hair Fashion. Pervaz usa anche dei prestanome per la gestione di conti correnti in banche italiane. I trafficanti in Italia ricevono istruzioni per il pagamento all'estero dei carichi di droga, consegnano il denaro a Pervaz, che conferma la ricezione delle somme al leader internazionale. Pervaz affida poi il denaro a corrieri libanesi che raggiungono i centri di smistamento a Londra e Rotterdam. Da qui tramite corrieri per via aerea o marittima il denaro, passando per Dubai (fulcro della ricettazione) torna buona parte in Afganistan e in minor misura in Colombia. Il Network hawala si trattiene il 7% di commissioni e reinveste il denaro in immobili e società per ripulirlo. Mentre i signori di Kandhar non hanno nemmeno bisogno di lavarlo, il denaro. Lo investono direttamente in armi. Quest'ultima inchiesta portata avanti dal reparto della Fiamme Gialle del Goa (antidroga) di Milano per la prima volta dimostra un nesso tra il traffico di droga e i signori del terrorismo. Chissà se ora su imput di questa scoperta ogni volta che gli inquirenti metteranno le mani su un presunto terrorista non penseranno come prima cosa a controllarne i rapporti con Hawala? E che da lì non si arrivi ai capi?

Secondo il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso "in Italia, su 25mila punti di raccolta di denaro contante, circa il 30% sarebbero abusivi o irregolari"