Legandomi al caso Storace, pubblico uno splendido articolo di Marcello Veneziani che aiuta a comprendere quanto sia repellente l'omino che guida An e i compari che gli leccano il deretano.
______________________________________________
DESTRA A DUE FACCE
In privato tutti arrabbiati
Sui giornali tutti con Fini
Girando fra il popolo di An si trovano solo dirigenti dissidenti o almeno critici verso il partito. Ma ufficialmente nessuno contesta il presidente
Quango gliela propose Ignazio La Russa io non l’avrei candidata. MI sembrava troppo estranea alla politica., alla destra, al sofferto percorso del postfascissmo italiano. Troppo salottiera, troppo briatora, troppo frou frou. Ma Fini candidò Daniela Santanchè. Col tempo, vi confesso, mi ono ricreduto. La Santanchè ha lavorato seriamente, ha studiato, si è occupata di finanze, di donne, di immigrati, con zelo e competenza. Va bene anche in tv, sa esporre, è credibile. Ed ha avuto il coraggio di assumere posizioni scomode sull’islam, il velo e gli immigrati; posizioni che non tutte condivido, ma di cui apprezzo due cose: la coraggiosa coerenza e la capacità di interpretare un diffuso sentire nel centro-destra. Ma appena la Santanchè ha smesso di avre il seggio per grazia ricevuta, appena ha dimostrato di meritarlo, si è presa un bel calcio dal suo presidente. E’ una legge inesorabile di An: i meriti non contano, anzi, peggio, il merito, la qualità, il coraggio, la libertà di giudizio e di critica contano al contrario, sono prove per marchiare d’infamia. Selezione a rovescio. Implacabile.
Non avrei voluto occuparmi ancora di An e robetta varia, perché mi rattrista, e non mi interssa più. Mi annoia, mi nausea. Mi chiedono invece di scriverne, e altri di dar voce a un diffuso malcontento, ma io li stoppo subito e dico: ma quello che mi raccontate in privato è una frottola. Io vi sento ogni giorno arrabbiati o depressi, dissidenti o perlomeno critici verso il vostro partito, avete riserve enormi sul leader che avevate acclamato fino a pochi anni fa.
Realtà e rappresentazione
Giro l’Italia, mi invitano a incontri, vedo capi, capetti, capacchioni di An e sento sempre la stessa cosa. Gli elettori poi non vi dico, quasi tutti quelli che conosco sono ex; i due terzi preferiscono Berlusconi, il resto terzo è passato al bosco, alla macchia, alla clandestinità.
Però poi leggi i giornali, leggi i bollettini di partito e i sondaggi commissionati e tutto questo sparisce. Sono tutti felici e contenti del loro presidente, tutti grati e riposati, le donne esultano, stando agli articoli organizzati dalla stampa amica, i ragazzi amano questa destra che si è liberata di tutto, eccetto che del suo presidente; i deputati gioiscono perché fanno vita da Camera, i colonnelli acconsentono. Due scalmanati protestano, qualcuno fa l’opposizione per tirare sul prezzo, come sempre, e poi niente. Allora di che devo parlare, di quel che vedo nella realtà o di quel che mi dice la rappresentazione?
Da quando si è liberato del fascismo come idea e sentimento, Fini ha indossato il fascismo senza stivaloni e olio di ricino. Un ducismo senza Duce è ridicolo e patologico. Non ho mai visto così scarsa democrazia, così poco dibattito, neanche nel vecchio Msi dove c’erano fascistoni ma polemizzavano apertamente, c’era dissenso, fiorivano i congressi. Ora, sarà la fine delle idee e delle passioni ideali, sarà il nuovo sistema elettorale che dà tutto in mano al capo, sarà che si sono abituati a vivere nel velluto, per usare una stoffa cara alla Santanchè, ma nessuno si azzarda a starnutire. Ragazzi, qui non si contesta una linea politica ma l’assenza della medesima; non si critica una scelta al posto di un’altra, ma la mancanza assoluta di una scelta. Non sono diventati altro, sono diventati nulla.
La questione femminile
Le donne sembravano una priorità della nuova An, le quote rosa...E invece appena una donna non sta ai fornelli e alla fiamma, viene subito cacciata, azzerata...Sono riusciti perfino nella difficile impresa di peggiorare e rimpicciolire ulteriormente il loro organo di partito. A proposito: nel numero d’esordio del nuovo corso, rivendicano a Fini e alla nuova An il merito di essere barbari. La polemica mi sembrava rivolta soprattutto al mio libro Contro i barbari, che il Secolo ha vietato di recensire; ma siccome credono di essere furbetti, per rimanere fedeli alla consegna del silenzio stampa, hanno finto di polemizzare col povero Baricco e i suoi barbari. Eppure deve essere giunta loro notizia che in An quel libro circola molto, riflette l’opinione di molti in An, devo anche ai loro militanti se è alla quarta ristampa; alcuni leader interni lo regalano in giro...Ma il Secolo, pur di fare un dispettuccio, tace come hanno sempre fatto i nemici contro tutti noi, e si schiera con i barbari.. Che pena. Ma no, ragazzi, per esser barbari ci vuole forza, sangue, fegato; voi siete tutt’al più incivili. Non barbari ma barberini, per usare un noto detto romano. Nessuno rimprovera a Fini e ai suoi dipendenti di essere quel che non vogliono più essere, conservatori, comunitari, difensori della tradizione, magari cattolici, o postfascisti; no, il problema è che il nuovo coicide con il vuoto, c’è il nulla in questa svolta, appena incipriato da una veltroneria di pura imitazione; un nulla isterico, arrogante, incapace di sentire critiche, anche amichevoli; un opportunismo cinico e meschino che nemmeno la peggior Dc dei peggiori tempi...
Fingendo di non conoscerli come realmente sono, dirò a Fini e ai finibustieri, una sola cosa: sforzatevi di ascoltare il dissenso, non sedetevi sui vostri water di sottopotere, la destra ha bisogno di idee, di valori, di tradizioni, di identità: non potete pensare di supplire a tutto questo con le vostre facce, le vostre capacità, i vostri pensierini... I manager spregiudicati sanno farlo meglio gli altri. Senza valori tocca essere valorosi, non fa al caso vostro. E voi colonnelli, tirate fuori i vostri vellutati genitali, se avete a cuore non dico la destra, i valori, gli elettori, l’antica militanza; ma almeno la vostra dignità.
Marcello Veneziani
Libero, 18 gennaio 2007