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  1. #11
    Logiké Latreía
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    Citazione Originariamente Scritto da Augustinus Visualizza Messaggio
    La Chiesa non erra mai. Gli uomini sì. Tu continui a confondere i due aspetti. Se avesse anche solo errato, le porte degli Inferi avrebbero prevalso, sebbene per un attimo. Non è MAI stato così. Neppure per un attimo ha prevalso l'errore. Altrimenti la promessa di Gesù .... beh .... sarebbe stata vana.
    Perfettamente vero.

    La Chiesa, in tal caso, è come è la Beata Vergine, sulla quale il demonio non ha potere perchè ella, la B.V, mai ha conosciuto il peccato; in virtù di ciò è schiacciato satana.

  2. #12
    Logiké Latreía
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    Citazione Originariamente Scritto da VeteroCatholico Visualizza Messaggio
    Quello che non capiscono alcuni è che tali errori inficiano la fede nella Chiesa. Anzi, è proprio in quanto la Chiesa si presenta come PERFEZIONE ASSOLUTA, come colei che non erra mai, (ma SOLO DIO NON SBAGLIA MAI) che poi è costretta (per non perdere consenso) a trovare ogni possibile giustificazione anti-storica.
    Quella che tu non capisci è la distnzione tra Chiesa e membra della Chiesa.

    Citazione Originariamente Scritto da VeteroCatholico Visualizza Messaggio
    Forse una Chiesa più umana, metterebbe più in risalto la presenza dello Spirito Santo, che non una Chiesa che contro ogni evidenza, si vuole presentare come senza errore. Ed è così che perde consenso.
    Bhe, se uno non riconosce la distinzione suddetta, allora non possiede l'occhio adeguato per accorgersi del candore della Chiesa.

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da VeteroCatholico Visualizza Messaggio
    Prima di tutto dovresti deciderti sulla definizione che mi vuoi appioppare: mi chiami modernista, poi mi critichi perchè voglio tornare alle origini (dici che io voglio il seme invece dell'albero rigoglioso...).
    Due cose che non stanno insieme.

    Per il resto vorrei sapere dove trovi nel mio intervento che la Chiesa sia stata "oscurata per 2000 anni"!
    Casomai ho parlato di Medioevo e le storture (per non dire gli orrori) commessi dagli ecclesiastici risalgono al tardo Medioevo, quando cioè la Chiesa Cattolico-Romana si è staccata parzialmente dalla sua cattolicità, gerarchizzandosi, diventando una macchina burocratica, impastandosi di potere temporale, professando dottrine in contrasto con le Scritture e la Chiesa Antica.
    Tutto questo è accaduto certamente non prima dell'anno 1000: è una deriva cominciata dopo che a parte la felice parentesi del concilio di Costanza ha proseguito la sua corsa, fino all'apice del Vaticano I.
    Solo il Vaticano II ha prodotto un cambio di rotta, ripristinando (per quanto possibile) il valore della sinodalità.

    Infatti, nel primo millennio si dava valore a qualcosa che "alcuni" disprezzano, ossia il dialogo. I concili erano fatti a tal proposito. Perchè la Verità è qualcosa che si cerca e si approfondisce INSIEME, camminando INSIEME.
    Invece la Chiesa d'Occidente, dopo l'anno 1000 ha cominciato ad intendere il Magistero come qualcosa calato dall'alto, i cui unici recettori erano il papa e coloro che sono in comunione col papa. Così il Magistero invece di esprimere la fede della Chiesa-una-intera, è diventato un insieme di dottrine che una parte della Chiesa imponeva categoricamente e dogmaticamente a tutti gli altri.

    Il Vaticano II, pur non potendo contraddire a 360° un cammino secolare, ha tuttavia cambiato rotta su molti punti. Al Vaticano II va tutta la mia stima.

    Per quanto riguarda il versetto: "le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" ll'interpretazione attuale che ne viene data dai teologi cattolico-romani, in genere, è quella data da te. Ma è piuttosto arbitario pensare che è sufficiente che la Chiesa sia caduta una sola volta nell'errore dottrinale o morale per pensare di aver perso non una battaglia, ma la guerra!

    Tuttavia, come puoi affermare che la Chiesa non sia caduta nell'errore? Infatti il Magistero ordinario non viene ritenuto infallibile neanche dal Vaticano!

    L'abolizione della schiavitù propugnata per secoli come giustificata biblicamente, fu un errore enorme. Tanto per fare un esempio.

    Così pure l'uso della violenza per sterminare i "nemici" della Chiesa. Non mi pare che Gesù ci abbia chiesto di usare la violenza contro chi non lo segue!
    Si possono trovare delle attenuanti (la violenza contro i cristiani da parte mussulmana, la "liberazione" del Sepolcro di Cristo, il coinvolgimento di banditi che avrebbero fatto solo scorrerie, la mentalità dell'epoca molto incline alla violenza...) ma sono solo attenuanti che non giustificano proprio niente.

    I concili locali si sono contraddetti continuamente. A Sirmio si sono svolti 5 concili, con 5 risultati diversi e opposti. Sinodi di un luogo

    La storia è storia e non si può piegare a proprio piacimento.

    Quello che non capiscono alcuni è che tali errori inficiano la fede nella Chiesa. Anzi, è proprio in quanto la Chiesa si presenta come PERFEZIONE ASSOLUTA, come colei che non erra mai, (ma SOLO DIO NON SBAGLIA MAI) che poi è costretta (per non perdere consenso) a trovare ogni possibile giustificazione anti-storica.

    Forse una Chiesa più umana, metterebbe più in risalto la presenza dello Spirito Santo, che non una Chiesa che contro ogni evidenza, si vuole presentare come senza errore. Ed è così che perde consenso.

    La Chiesa può anche cadere, come Cristo sotto la Croce. Non è stato promesso che OGNI PASSO sarebbe stato esente da errore, ma che gli inferi non avrebbero prevalso. Quindi che nonostante tutto, sarebbe rimasta sostanzialmente nella Verità, perchè lo Spirito Santo non avrebbe mai smesso di soffiare su di essa e di usarla per trasmettere e donare infallibilmente la salvezza e la santità.

    E' infallibile perchè lo Spirito Santo è infallibile, e ha scelto di servirsi della Chiesa per portare la Parola fino ai confini della terra. E su questo non ci piove, le porte degli inferi non prevarranno e la Chiesa porterà a compimento questa missione.

    Pace & bene.
    Vabbè. Ci hai fatto conoscere la tua opinione. E con ciò? La nostra è diversa. Dunque ... è inutile stare a discutere.

    P.S.: La Chiesa non parla attraverso i Concili qualunque essi siano, ma attraverso i Concili approvati dal Papa. E poi, per incidens, esistono vari gradi delle verità teologiche .... . Ma questo è un altro discorso e sarebbe OT. Quindi, è meglio chiudere, visto che non vi è, da parte nostra, alcun reciproco arricchimento.

  4. #14
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    La Chiesa non è “peccatrice” ma solo “santa”. Parola di un peccatore divenuto papa

    Nell’omelia pronunciata in San Pietro nella messa dell’Epifania, Benedetto XVI ha applicato alla Chiesa questo doppio attributo: “santa e composta di peccatori”.

    E l’ha fatto a ragion veduta. Perché non ha detto “santa e peccatrice”, come imporrebbe la formula politicamente corretta, entrata in uso nella vulgata postconciliare.

    La formula “santa e peccatrice” – in latino “casta meretrix” – viene abitualmente fatta risalire, da quelli che la usano, ai “Padri della Chiesa”.

    Ma in realtà fu uno solo, tra i Padri d’occidente e d’oriente, colui che definì la Chiesa “casta meretrix”: sant’Ambrogio, il grande vescovo di Milano.

    Con un significato, però, tutto opposto a quello utilizzato dai suoi odierni, abusivi ripetitori.

    Chi ha ha messo la cosa in chiaro è stato uno dei massimi studiosi di sant’Ambrogio, il cardinale Giacomo Biffi, in un saggio pubblicato da Piemme nel 1998.

    In un brano del suo commento al Vangelo di Luca, in effetti, sant’Ambrogio applicò alla Chiesa la tipologia anticotestamentaria della prostituta Rahab che a Gerico aiutò gli israeliti e quindi scrisse che la Chiesa è “meretrice casta, perché molti amanti la frequentano per le attrattive dell’amore ma senza la contaminazione della colpa” (In Lucam III, 23).

    In questa frase, ha spiegato Biffi, l’aggettivo “casta” significa “l’adesione senza tentennamenti e senza incoerenze della Chiesa a Cristo suo sposo”; mentre il sostantivo “meretrix” significa “la volontà della Chiesa di darsi a tutti per portare tutti a salvezza”.

    In altre parole, secondo sant’Ambrogio la Chiesa “è santa tanto nell’adesione senza tentennamenti e senza incoerenze a Cristo suo sposo (casta) quanto nella volontà di raggiungere tutti per portare tutti a salvezza (meretrix)”.

    Nella Quaresima del 2007, chiamato a Roma a predicare gli esercizi spirituali al papa e alla curia vaticana, il cardinale Biffi tornò a ribadire la cosa.

    E Benedetto XVI gliene fu molto grato. Al termine degli esercizi, ringraziò Biffi “per averci aiutato a seguire con maggiore coraggio Cristo e ad amare di più la Chiesa, la ‘Immaculata ex maculatis’, come lei ci ha insegnato con sant’Ambrogio”.

    Bizantinismi? Tutt’altro. Nell’omelia dello scorso 6 gennaio papa Joseph Ratzinger ha mostrato come il doppio attributo di “santa e composta di peccatori” applicato alla Chiesa sia il riflesso del mistero della storia presente, in cui il piano salvifico di Dio è sì “pienamente rivelato e realizzato in Cristo, ma chiede di essere accolto dalla storia umana, che rimane sempre storia di fedeltà da parte di Dio e purtroppo anche di infedeltà da parte di noi uomini”.

    Fonte: Blog Settimo Cielo di Sandro Magister, 8.1.2008

  5. #15
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    «Casta meretrix»: un'espressione fraintesa?

    ENRICO DAL COVOLO

    1. Introduzione


    Nella Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, pubblicata il 10 novembre 1994, Giovanni Paolo II indica tra i compiti dei cristiani incamminati verso il Duemila un serio esame di coscienza: «La Chiesa - scrive il Papa - si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli [...]. È necessario farne ammenda, invocando con forza il perdono di Cristo» (nn. 33-34). Il netto pronunciamento del magistero pontificio ha suscitato un ampio dibattito, al quale può essere ricondotta anche una recente pubblicazione del Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, intitolata «Casta meretrix». Saggio sull'ecclesiologia di Ambrogio, Casale Monferrato 1996.

    Si tratta di un libro che interpella vivacemente l'ecclesiologo non meno che il patrologo, e che stimola in modo originale la ricerca. Ritengo perciò che non sia inutile proporre alcune riflessioni in margine al piccolo libro di Biffi. Tanto più che esso si conclude con un auspicio: «Questa esplorazione - scrive il Cardinale - si prefiggeva un primo accostamento a un pensiero meritevole di attenzione, nella speranza di invogliare qualcuno a proseguire nella ricerca» (p. 55).

    L'auspicio di Biffi si riferiva evidentemente al tema complessivo dell'ecclesiologia ambrosiana, ma non è questo l'argomento che qui ci interessa. Il problema che vorremmo affrontare è assai più limitato, e potremmo proporlo così: in che senso Ambrogio definisce la Chiesa casta meretrix?

    2. Il testo ambrosiano

    Consideriamo prima di tutto il contesto del celebre ossimoro. Ambrogio nel suo Commento al Vangelo di Luca confronta la genealogia di Gesù fornita da Luca con quella di Matteo, e indugia su questa espressione matteana: «Giuda generò Fares e Zara da Tamar» (Mt 1, 3). Ma perché - si domanda Ambrogio - in questo caso vengono nominati tutti e due i figli di Giuda, quando sarebbe stato sufficiente nominarne uno solo? Evidentemente è racchiusa qui una realtà misteriosa, e per spiegarla il Vescovo di Milano esorta i fedeli a trascorrere dal senso storico a quello morale, fino a quello mistico.

    Per cogliere il senso storico, Ambrogio si riferisce al racconto della Genesi, dove si legge che Tamar «aveva nel grembo due gemelli. Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: “Questo è uscito per primo”. Ma, quando questi ritirò la mano, ecco che uscì suo fratello. Allora essa disse: “Come ti sei aperto una breccia?”, e lo chiamò Perez. Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zara» Gen 38, 27-30. Zara, in ebraico Zerah, significa «bagliore» dell'aurora che precede il giorno; Fares, in greco e latino Phares, in ebraico Peres, significa «breccia»). «Vedi - commenta a questo riguardo Ambrogio - quanti enigmi fanno intravedere il mistero: la mano che sporge, il filo scarlatto allacciato, la mano ritratta, la voce ripetuta della levatrice, che l'uno doveva uscire per primo, l'altro doveva aprirsi una breccia. Ma perché - prosegue - l'uno fece sporgere prima la mano dall'utero, l'altro fu primo ad essere partorito? Non forse perché nel mistero dei due gemelli si descrive la vita dei due popoli, l'una secondo la Legge, l'altra secondo la fede?». Ebbene, conclude poco più avanti Ambrogio, Zara, «il quale tradotto significa Oriente», viene per primo. Viene per prima la fede insegnata dal Vangelo, «poiché noi crediamo per mezzo della croce e del sangue di Cristo; Abramo vide il suo giorno ed esultò [...]; e quella Rahab, che nel tipo era una meretrice, ma nel mistero è la Chiesa, indicò nel sangue di Cristo il segno futuro della salvezza universale, quando il mondo stava crollando: la Chiesa non rifiuta l'unione con numerosi fuggiaschi, tanto più casta quanto più strettamente è congiunta al maggior numero di essi [quo coniunctior pluribus eo castior], essa che è vergine immacolata, senza ruga, incontaminata nel pudore, amante pubblica, meretrice casta, vedova sterile, vergine feconda: meretrice casta, perché molti amanti la frequentano per l'attrattiva dell'affetto, ma senza la sconcezza del peccato [casta meretrix, quia a pluribus amatoribus frequentatur cum dilectionis inlecebra et sine conluvione delicti]» (Commento 3, 17-23).

    Come si vede chiaramente da questo esempio, nel leggere la Scrittura e nell'accostarne i vari personaggi Ambrogio adotta con decisione il metodo allegorico-spirituale. Ebbene, la lettura spirituale della Bibbia - così come la intendevano i Padri alessandrini, anzitutto Clemente e Origene, e come Ambrogio imparò a praticarla - implica l'attenzione all'esegesi letterale e storica, ma nello stesso tempo il desiderio di andare oltre il velo della lettera. Ambrogio è persuaso che sia necessaria una meticolosa opera di «imbrigliamento» di ogni singola espressione per fermare la parola e «spremerne» tutte le potenzialità nascoste: e questo deve essere fatto, perché già nella singola parola si attua il miracolo della presenza divina, e quindi il lavorio esegetico deve partire dai termini, che sono dimora del Verbo ed eventi dell'economia di salvezza.

    3. Due osservazioni in margine allo studio di Biffi

    3.1 Oltre a questo celebre passo ambrosiano, quali altri Padri usano l'ossimoro casta meretrix?


    Salvo miglior giudizio, risponde prudentemente Biffi, nessun altro Padre. «Nessuno ha parlato di “casta meretrix” prima di lui, e nessuno dopo di lui, tra i Padri, l'ha imitato». E prosegue in nota:

    «L'annotazione per i Padri latini è garantita dalle moderne tecniche informatiche. Quanto ai Padri greci, possiamo solo dire di non aver notizia che ci sia nelle loro pagine un'espressione come questa riferita alla Chiesa». Infine Ambrogio stesso «ha usato questa espressione una sola volta», precisamente nella sua meditazione su Rahab (p. 7). Perché le affermazioni di Biffi non sembrino troppo perentorie, conviene forse aggiungere qualche spiegazione. «Le moderne tecniche informatiche», di cui si parla, consentono di affermare con sicurezza:

    a) che la locuzione casta meretrix, o altre espressioni in qualche modo equivalenti (come castum meretricium, meretrices virgines...), si trovano usate molto raramente nei Padri, e comunque Ambrogio è il primo ad usarle;

    b) che nessun altro Padre - oltre ad Ambrogio nel passo dell'Expositio sopra citato - riferisce alla Chiesa l'ossimoro in oggetto.

    3.2 Con quale intenzione Ambrogio riferisce alla Chiesa l'ossimoro casta meretrix?

    Per rispondere a questa domanda è molto utile il «commento ravvicinato» di G. Biffi. In particolare - alla luce anche delle osservazioni svolte più sopra sull'esegesi alessandrina - è importante la distinzione ambrosiana, per cui Rahab appare typo meretrix, mysterio ecclesia. Come si vede, il meretricio è collocato sul versante del typos, cioè della figura, non del mysterion, cioè della misteriosa realtà figurata. A questo punto, però, occorre chiarire entro quale misura il typos valga per il mysterion, Ambrogio lo fa immediatamente, spiegando che la Chiesa - come già Rahab - non rifiuta di accogliere nel suo grembo molti fuggiaschi (convenae). Ma nello stesso tempo Ambrogio travalica il typos, aggiungendo due caratteristiche esclusive della realtà figurata: in primo luogo, la Chiesa tanto più è casta, quanto più grande è il numero dei fuggiaschi con cui si unisce; in secondo luogo, la Chiesa è «meretrice casta, perché molti amanti la frequentano per l'attrattiva dell'affetto, ma senza la sconcezza del peccato» (Commento 3, 17-23).

    Occorre riconoscere dunque che nell'intenzione di Ambrogio anche il sostantivo (oltre che l'aggettivo) è titolo di merito per la Chiesa. Di fatto, in rapporto alla realtà misteriosa (mysterion), figurata da Rahab (typos), il termine meretrix viene ad indicare la sconfinata capacità di accoglienza della Chiesa, e perde dichiaratamente qualunque significato deteriore.

    Resta confermata così - più nella prospettiva alquanto limitata del nostro studio - l'originalità di Ambrogio esegeta e teologo, ardito forgiatore di figure retoriche e di forme linguistiche.

    4. Conclusione

    È altresì evidente il fraintendimento dell'espressione ambrosiana, allorché la si adduce per affermare che la Chiesa è «allo stesso tempo santa e peccatrice» (come fa per esempio H. Küng, La Chiesa, Brescia 1972 3 , p. 379). Come abbiamo dimostrato, Ambrogio non intendeva dire questo, nel passo che abbiamo esaminato. In realtà, come risulta da molti altri testi, egli era abituato a riconoscere i peccati dei figli, senza sconfessare la santità della madre: «Non in se stessa, o figlie - scrive per esempio nel De virginitate - non in se stessa, ma in noi la Chiesa è ferita...» (8, 48). A questo punto, però, il discorso ci condurrebbe a considerare l'ecclesiologia di Ambrogio e dei Padri in genere: ma si tratta di un ambito troppo vasto, rispetto a quello che ci eravamo proposti. Accenno soltanto a una pubblicazione recente di Giuseppe Alberigo, intitolata - ancora una volta - «Chiesa santa e peccatrice. Conversione della Chiesa?», Magnano 1997.

    L'impressione è che Alberigo voglia addurre testi ambrosiani che smentiscano le conclusioni di Biffi, in ispecie là dove egli afferma che Ambrogio «utilizza l'immagine della Chiesa morente: la Chiesa è la luna che cresce, cala, è oscurata dalle nubi e alla fine muore nel sole, Cristo» (p. 23). Ma questa è solo una citazione ambrosiana indiretta, mediata da Hugo Rahner, che a mio parere non può essere addotta contro le argomentazioni di Biffi.

    A noi basta questo piccolo risultato: essere giunti a togliere un punto di domanda dal nostro titolo. Molte volte casta meretrix è veramente un'espressione fraintesa.

    FONTE. V. anche
    QUI

  6. #16
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    Predefinito Il testo di S. Ambrogio

    In suo sanguine inter excidia mundi publicae futurum salutis insine Rehab illa, typo meretrix mysterio ecclesia, indicavit, quae multorum convenarum copulam non recusat et quo coniunctior pluribus eo castior, immaculata virgo, sine ruga, pudore integra, amore plebeia, casta meretrix, vidua sterilis, virgo fecunda. ... Casta meretrix, quia a pluribus amatoribus frequentatur cum dilectionis illecebra et sine conluvione delicti (In Lucam III, 23).

  7. #17
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    Predefinito Il trionfo della Chiesa sulla Sinagoga cieca



    La Chiesa

    La Sinagoga

    Entrambe le statue, risalenti al 1230 circa, fanno parte del Portale del Transetto Sud della Cattedrale di Strasburgo

  8. #18
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    Johannes Vermeer, Allegoria della fede, 1670 circa, Metropolitan Museum, New York

 

 
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