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E' confermato: a Herat gli Usa hanno fatto una strage
D'Alema «preoccupato». La sinistra: ridiscutere tutto
Anubi D'Avossa Lussurgiu
Avevano ovviamente ragione loro: gli abitanti di Shindand che si sono rivoltati lunedì scorso dopo il secondo raid Usa in pochi giorni nella Valle di Zerkoh. Era vero quel che hanno denunciato: una strage di civili. Lo dice la polizia afghana, lo dice l'Onu, persino il presidente Hamid Karzai ha convocato i comandanti Nato per comunicare che «la pazienza degli afghani sta finendo». Le vittime inermi e innocenti degli attacchi Usa a Zerkoh sono almeno una cinquantina. E secondo la stessa Kabul tra i civili ammazzati venerdì scorso e lunedì ci sono (ancora: almeno) diciotto donne, e molti bambini. Un centinaio sono le case rase al suolo dai bombardamenti e mille e seicento famiglie si sono aggiunte al fiume dei profughi afghani, dicono gli ispettori delle Nazioni Unite giunti a Shindand. Il teatro del tutto è la provincia di Herat: cioè il cuore della zona Ovest della missione militare internazionale Isaf, la zona affidata al comando italiano. E così, se Romano Prodi aveva subito offerto una versione minimalista della «preoccupazione» manifestata dal ministro della Difesa italiano Arturo Parisi tre giorni fa, ieri è stato quello degli Esteri, Massimo D'Alema, a ripeterla di fronte al Parlamento.
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03/05/2007