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Risultati da 1 a 3 di 3

Discussione: Articolo sul lavoro

  1. #1
    alfredoibba
    Ospite

    Predefinito Articolo sul lavoro

    Considerazioni sul lavoro in Italia
    Si è concluso il primo maggio, giorno in cui in tutto il pianeta si festeggia il lavoro; senza perdere tempo ad analizzare le varie manifestazioni imponenti di regime e le promesse che non verranno mantenute, è opportuno fare una piccola analisi su quello che è il mondo del lavoro in Italia.
    Tale ambito è regolato dal capitalismo moderno soprattutto. Questo, anziché portare come qualcuno sperava per via della tecnologia nuovissima, riduzione degli orari di lavoro e meno fatica, ha portato una ristrutturazione del mondo del lavoro in termini di razionalizzazione e flessibilità che è servita a massimizzare i profitti per i padroni, mentre ha trattato il lavoratore come un oggetto da gestire quasi a piacimento da parte dei padroni: deve essere flessibile, adeguarsi ad orari ora troppo corti ora troppo lunghi, fatto lavorare un periodo e poi licenziato, deve sottostare a moderni processi di razionalizzazione e disciplina che regolano i momenti in cui lavora. In questo scenario si collocano la legge Treu varata dal penultimo governo di centrosinistra e la legge 30 varata dall’ultimo governo di centrodestra, che hanno decretato il lavoro flessibile, quello che si dice giustamente precario, definendo decine di contratti di lavoro: tempo determinato (per un periodo prestabilito di tempo), interinale, leasing, i vari contratti che dovrebbero essere di collaborazione e che invece sono subordinanti tipo il famoso Co.Co.Co., il contratto a progetto etc.
    Il posto fisso diventa una eccezione, non più la regola, e i contratti flessibili portano con se quasi sempre condizioni svantaggiose per il lavoratore: scarso potere contrattuale, stipendi bassissimi insufficienti a sopravvivere, orari lunghi tipo 48 ore settimanali oppure ridotti ma a turni variabili senza una regola fissa (così se una persona lavora 16 ore settimanali in un iper-mercato e ha necessità di un secondo lavoretto che il tempo del primo lavoro le concederebbe, è impossibilitata perché nell’iper-mercato i turni di lavoro variano senza una regola fissa), l’alternanza tra periodi di lavoro e di disoccupazione.
    In Italia sono 4.223.000 i lavoratori a basso reddito. Per basso reddito si intende percezione di uno stipendio mensile inferiore a 783 euro; lo stipendio medio mensile che questi 4 milioni e 223 mila lavoratori italiani prendono è di 507 euro, ben al di sotto del vecchio milione di lire; si tratta di una miseria, ancor più oggi che la vita è rincarata drammaticamente, e con 500/600 euro non puoi certo mantenerti da solo arrivando a fine mese, non arrivi neanche a 2 settimane, potresti giusto farcela per un pelo se abiti insieme a 4/5 persone che lavorano e che condividono le spese. Va considerato che spesso parte di quel misero salario viene mangiato dalle spese di viaggio per andare a lavorare, con i carburanti che sono rincarati alle stelle: immaginate 10 o persino 20 euro al giorno a seconda delle distanze e della macchina, e se usi i mezzi pubblici non va molto meglio, i biglietti dei treni sono rincarati, anche quelli degli autobus. Devi sperare con quelli stipendi di vivere vicino a dove lavori, in modo da farti la strada a piedi.
    Con tali salari devi stare a casa dei genitori, se loro non hanno problemi economici puoi comprare alcune cose per te come qualche vestito, CD musicali etc. ma di vivere da solo e di formare famiglia neanche a pensarci. E se qualche genitore muore, la si finisce male, in povertà.
    Il basso reddito riguarda principalmente i lavoratori precari: dei lavoratori a contratto a termine, ben il 40% è a basso reddito, di quelli a tempo indeterminato è a basso reddito l’ 11.4%.
    Può capitare di guadagnare bene per un anno, e dopo ti licenziano e resti mesi senza stipendio.
    Gli stipendi bassissimi riguardano prevalentemente addetti alle pulizie, lavoratori degli iper-mercati, nuovi lavori dell’economia moderna tipo operatori dei call center, grafici di computer e lavori dai nomi complessi. Una buona parte di questi lavoratori sono laureati.
    L’altra caratteristica del moderno mondo del lavoro è la selettività: si esige la massima perfezione per cui bisogna avere titoli di studio presi in tempo, viaggi all’estero, esperienza lavorativa, positività di carattere, l’assenza di problemi personali come ansia, asocialità, depressione. Un colloquio di lavoro è un vero e proprio interrogatorio in cui si cerca di leggerti la vita, in cui se dici che un precedente lavoro l’avevi lasciato perché c’erano stati problemi ti fanno il terzo grado e naturalmente ti scartano. Da molte parti per selezionare i dipendenti si usano i psicologi: non esiste per i moderni datori di lavoro una separazione tra privato e ambito lavorativo: tutto deve costituire un continuo indissolubile in quanto per raggiungere il massimo profitto il lavoratore deve essere motivato, contento, amare il mondo moderno, insomma deve essere schiavo e felice di esserlo.
    L’altro problema grave è quello degli incidenti sul lavoro. I morti registrati l’anno scorso sono stati 1325, nei primi mesi di questo anno sono stati 374; gli incidenti riguardano lavoro fisico, pesante, come manovale, operaio semplice, bracciante, spesso svolto in nero (chi lavora in nero ha la sua posizione non ufficializzata e spesso risulta disoccupato), in subappalto e precario, in condizioni di illegalità, di sfruttamento e di insicurezza per incuria e avidità dei padroni. Riguardo al lavoro nero e all’insicurezza per i lavoratori, la maggior parte delle imprese controllate dagli appositi funzionari presentano irregolarità. Quando succede qualche incidente, se ci sono responsabilità, il padrone se la cava con lievi condanne o viene assolto (chi ha i soldi, vince). Gli incidenti effettivi sono di più rispetto a quelli registrati: l’anno scorso, ai 961 mila incidenti segnalati, dovremo aggiungerne ben 200 mila, e le morti sul lavoro sarebbero un po’ di più di 1325, morti che vengono fatte passare per incidenti stradali o domestici, o per altro ancora.
    Chi fa il manovale, l’operaio in nero in qualche piccola fabbrica tessile o per la lavorazione del cuoio, il bracciante, lavora senza diritti ed esposto ad alti rischi, a volte non vede neanche lo stipendio di uno o più mesi, non ha soldi ne conoscenze per mettersi un avvocato che lo difenda.
    Adesso vogliono alzare l’età pensionabile, forse sino a 65 anni, non si è compreso bene come.
    La disoccupazione oggi è scesa al 6.4% (meglio di Francia e Germania), ma non è un dato reale: è vero che le leggi che hanno legalizzato ed esteso massicciamente il precariato hanno fatto salire il numero degli occupati, ovviamente in lavori precari malpagati, in situazioni che alla fine rendono preferibile essere disoccupati, ma quel 6.4%, non è credibile perché tiene conto solo degli iscritti come inoccupati agli uffici di collocamento, quando soprattutto nel sud molti ormai non vanno più alle liste di collocamento, sfiduciati e indifferenti, adattandosi a vivere di qualche sussidio se capita o alle spalle della famiglia, a darsi alla criminalità, trascorrendo tutto il giorno per la strada, oppure lavorano in nero, non ufficializzati, fisso o giusto ogni tanto. Il numero di rassegnati al non lavoro sale se si prendono in considerazione donne e ragazze.
    I salari in Italia sono tra i più bassi in Europa, contando che da noi la vita è più cara. Gli impiegati statali hanno avuto un calo del potere di acquisto del 20%, diventando un ceto sociale sulla soglia di povertà. Essi sono prossimi ad andare in sciopero: essendo stato il ceto impiegatizio sempre un serbatoio clientelare per i partiti, probabile che qualche concessione consistente in aumenti degli stipendi che non saranno grandissima cosa, verrà fatta. A restare invece sempre senza tutele e possibilità di ottenere condizioni dignitose, sarà il lavoratore precario, anche laureato, di imprese pubbliche o private, il lavoratore in nero, l’ operaio semplice, il manovale e il bracciante.
    Il capitalismo e i vizi caratterizzanti la nostra classe politica hanno massacrato il mondo del lavoro mentre un imborghesimento generale che educa alla viltà, all’arrivismo, al consumismo e all’egoismo, ha provocato un torpore che si manifesta nell’assenza di qualsivoglia protesta genuina e nella trascuratezza verso la condizione dei lavori “umili”, visti con disprezzo.
    Bisogna capire che finché l’economia resta finalizzata all’arricchimento materiale di singoli individui, finché l’ uomo resta dominato da meccanismi di mercato che sfuggono al suo controllo, finché la classe politica resta corrotta e parassitaria, un mondo del lavoro con diritti e dignità ce lo dobbiamo scordare. Invece, in un assetto socialista nazionale dove l’economia è sotto il controllo popolare e finalizzata al sostentamento della comunità nazionale, dove i lavoratori partecipano direttamente al controllo dei mezzi di produzione, e l’iniziativa privata è permessa e incentivata laddove realizza il desiderio di autonomia della persona e una funzione sociale e tradizionale, le cose potranno andare, non dico alla perfezione, ma decisamente meglio. I lavoratori non devono più essere soggetti a condizioni che determinano più pericolo di quello già insito nell’attività svolta.



    Alfredo Ibba
    3 maggio 2007



    www.avanguardia.tv sezione "nostre opinioni"

  2. #2
    alfredoibba
    Ospite

    Predefinito

    Inserito inoltre alla sezione "le opinioni di altri" un articolo del dottor Marco Travaglio, quello che compare ad Anno Zero, relativo ad una imponente porcheria che questo governo sta combinando in materia di diritto all' informazione.

  3. #3
    alfredoibba
    Ospite

    Predefinito

    Su.

 

 

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