Originariamente Scritto da
tolomeo
Alla fiera dell'ipocrisia
di Pierluigi Battista
I princìpi, se davvero sono princìpi, non possono valere a giorni alterni. Non si può, nei giorni pari, sostenere che il Berlusconi politico e magnate della tv è un pericolo per la democrazia e invece, in quelli dispari, trattare lo stesso Berlusconi come un salvatore dell'Italia (e dell'italianità), non in virtù delle sue capacità politiche, ma di quelle imprenditoriali. Il tema del conflitto d'interessi è cruciale. Ma agitarlo o metterlo da parte a seconda delle convenienze è soltanto avvilente.
E' vero, l'Unione aveva illustrato la riforma della legge sul conflitto d'interessi come uno dei pilastri simbolici del suo programma. Ma, per mesi e mesi, non aveva dimostrato altrettanta fretta per inserire le sue proposte nel calendario parlamentare. Adesso, invece, sembra che la fretta sia sopraggiunta come per effetto di una scossa elettrica. E proprio all'indomani del compiacimento universale per il Berlusconi «buono», dialogante, comprensivo, sorridente. Per il Berlusconi che, invitato al congresso ds diventandone addirittura una star, ha tenuto a sottolineare la propria disponibilità a intervenire per salvaguardare il carattere nazionale di Telecom. Per il Berlusconi che, improvvisamente, non è apparso gravato da un insostenibile conflitto d'interessi. Ora è ridiventato d'incanto insostenibile. Così insostenibile da non poter aspettare nemmeno un giorno in Parlamento, ad affare Telecom concluso.
Il conflitto d'interessi è il punto dolente della Seconda Repubblica, dalle origini ai giorni nostri. Risolverlo senza spirito vendicativo ma in sintonia con quanto accade negli altri Paesi democratici sembra un'impresa necessaria ma disperante. Ancor più deprimente è però lo spettacolo di chi usa il conflitto d'interessi come una minaccia, un cappio da stringere o allentare in base alla temperatura dei rapporti politici con
Berlusconi che di quel conflitto è la massima incarnazione, non l'unica ma certamente la più macroscopica. Insistere sul conflitto d'interessi è doveroso. Ma insistere solo ad intermittenza offre inevitabilmente un'immagine di strumentalità, un accanimento ad personam che svilisce ad aggressione tribale una ineludibile questione di principio.
La maledizione del conflitto d'interessi è una colpa di cui Berlusconi non si vuole emendare. La sciatteria di chi si indigna per il conflitto d'interessi dopo aver fatto finta di dimenticarsene aggiunge un tocco d'ipocrisia tutt'altro che necessario. L'anomalia italiana. Ma un'anomalia doppia.
05 maggio 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...pocrisia.shtml