Originariamente Scritto da
Murru
Che il sistema sovietico non era perfetto e avesse bisogno di miglioramenti, mi pare una cosa indubbia che nessuno qui mette in discussione
Ma non era Gorbaciov la persona adatta a questo compito, Gorbaciov era solo un confusionario, un inconpetente e un fallito
Erano altre le persone che , anche negli anni 80, potevano ridare slancio al sistema sovietico, se ti interessa posto la vicenda di Romanov, il concorrente di Gorbaciov per il posto di segretario generale del PCUS dopo la morte di Cernenko nel 1985
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Nel retroscena dell’elezione di Gorbaciov a segretario generale del Pcus c’è il dramma personale di Grigorij Vasilij Romanov, il suo concorrente più quotato. La «Pravda» del 5 novembre 1992, ricostruendo la vicenda di Romanov, scrisse che, già nel 1972, l’allora primo ministro sovietico Aleksej Kosygin confidò a Giulio Andreotti che entro brevissimo tempo Romanov, primo segretario della regione di Leningrado, era destinato a diventare la figura principale in seno alla dirigenza sovietica. Quando Kosygin fece questa confidenza ad Andreotti era assai probabilmente al corrente che Brezhnev, allora segretario generale del Pcus, riteneva Grigorij Romanov la persona più idonea a succedergli. Tuttavia, alla morte di Brezhnev, Romanov non divenne segretario generale del Pcus, al suo posto fu eletto Chernenko e nemmeno lo divenne alla morte di quest’ultimo. Perché? La «Pravda» tira in ballo un duplice complotto svoltosi in tempi differenti. Il primo complotto sarebbe stato organizzato da Andropov e Gromyko contro Romanov quando fecero diffondere all’estero «una disinformazione finalizzata». In sostanza anonime fonti sovietiche fecero sapere a tutto il mondo che Romanov in occasione delle nozze della figlia aveva organizzato nel Palazzo Tavricheskij, a Leningrado, un pranzo regale, usando le posate imperiali, nascondendo poi che parte di queste posate furono rotte. Dello scandalo che sembra fu messo a tacere da Suslov si servì Andropov per screditare Romanov e succedere lui a Brezhnev. Tuttavia Andropov ricorse nei confronti di Romanov all’antico detto latino promuovere per rimuovere. Su suggerimento di Gromyko e Gorbaciov, nel 1983 lo chiamò a Mosca in qualità di membro della segreteria del Cc del Pcus. Con questa nomina si dice che egli abbia ottenuto un doppio risultato: allontanare Romanov da Leningrado dove godeva di un forte sostegno popolare e porlo sotto il suo controllo.
La cronaca dell’altro complotto è densa di torbidi intrighi e trame oscure, scandita da una sequela di morti misteriose, come furono, a suo dire, quelle di Suslov e di Ustinov. Entrambi erano membri dell’Ufficio Politico del Pcus e – sostiene la «Pravda» – non furono sostituiti per assicurare «la prevalenza numerica dei sostenitori di Gorbaciov nell’Ufficio politico». Il giornale poi denuncia il fatto che la riunione dell’Ufficio Politico per la designazione del nuovo segretario generale del partito fu tenuta in assenza di quattro membri dell’Ufficio Politico, tra cui lo stesso Romanov che era in ferie a Palanga e per «dimenticanza» non fu invitato. Alla riunione erano assenti i potenti segretari dei partiti comunisti di Ucraina e del Kazakhstan: Sherbitskij e Kunaev. Il primo trattenuto «casualmente» in trasferta negli Usa; il secondo non giunse in tempo alla riunione a causa di un imprevisto.
La «Pravda» denunciò anche l’azione di forze esterne contrarie alla elezione di Romanov a segretario generale del Pcus. Quali erano queste forze esterne? La risposta dell’articolista a questo quesito sembra risentire molto del dibattito in corso nel 1992 in Russia sulle cause che determinarono il crollo dell’Urss. La «Pravda» sostiene la tesi secondo cui gli americani erano assai interessati ad impedire l’elezione di Romanov in quanto lo consideravano un grande rappresentante del «complesso difensivo» ossia del complesso militare-industriale sovietico e perciò stesso ostile agli Usa. A conferma di questa tesi il giornale riferisce di un incontro che l’ambasciatore americano Hartman ebbe con Romanov nel novembre 1982 a Leningrado. Durante il colloquio i due avevano trattato la questione dei rapporti sovietico-americani e Romanov «aveva sostenuto una linea dura che non permetteva di immaginarsi la concessione di vantaggi unilaterali agli americani». Si sottintende che, per il giornale, questi vantaggi gli americani riuscirono ad ottenerli da Gorbaciov