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Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
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    Predefinito Comunità locali venete in cerca dell'autonomia trentina

    7/5/2007
    Asiago: sì a passaggio al Trentino
    Plebiscito in otto Comuni: ok dal 94%

    Con il 94,09% di voti favorevoli i cittadini degli otto Comuni dell'Altopiano di Asiago hanno gridato il desiderio di staccarsi dal Veneto per aggregarsi al Trentino Alto Adige. Una vero e proprio plebiscito al quale ha partecipato il 63,19% degli aventi diritto al voto. I voti contrari alla proposta sono stati il 3,4%. La votazione ha registrato anche 33 schede nulle e 50 schede bianche.

    Complessivamente sull'Altopiano il 94% degli abitanti che si sono recati alle urne (il 63,19% degli aventi diritto) ha scelto il Trentino. Alle spalle di Gallio ecco Rotzo (65,4% Si - 2,62% No) quindi Asiago (65,73 - 4,57), Roana (60,12 - 2,51), Lusiana (57,28 - 3,48), Conco (55,64 - 3,61), Foza (53,94 - 4,18). Infine ultima Enego: nel piccolo centro non e' stato superato il 50% dei consensi, fermatisi al 43,24, nettamente superiori ai contrari arenatisi al 2,12%. La vittoria dei referendari è un mezzo smacco per la politica, che proprio nello stesso giorno, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, aveva lanciato la proposta di creare ''un Fondo di cooperazione per la specialita' interregionale'', uno strumento per superare i disagi - ''reali'', aveva detto Letta - subiti dai Comuni che confinano con Province e Regioni Autonome. Progetto subito sposato dal governatore veneto, Giancarlo Galan: ''se non c'e' nient'altro di buono e di meglio, ben venga allora un Fondo di cooperazione''.

    Ma ad Asiago, Enego, Conco, Lusiana, Gallio, Foza, Roana e Rotzo, e' stata intanto piu' forte la voglia di chi vorrebbe andarsene, per ottenere i benefici fiscali ed economici del Trentino. Un risultato, quel 94% e oltre, che naturalmente non e' piaciuto al governatore Galan, il quale da mesi vede la sovranita' della Regione accerchiata. Referendum come questo ''sono inutili'' ha sibilato Galan. ''E' falso, e' falso, e' falso - ha sottolineato, commentando cio' che i giornali hanno scritto dei Comuni secessionisti - ovviamente nessun Comune e' passato dalla nostra ad altre Regioni''. ''Perche' non dire - ha aggiunto - che gia' da tempo la Provincia di Bolzano e la Provincia di Trento hanno votato nelle loro Assemblee risoluzioni con cui dichiarano di non volere il passaggio di Comuni dal Veneto alla loro Regione?''.

    Tuttavia, il problema esiste. Nella consultazione dell'Altopiano di Asiago, nella quale tra l'altro non ha votato la maggior parte dei 3500 asiaghesi emigrati, solo il 3,4% di chi si e' recato ai seggi lo ha fatto per dire ''no'' a Trento, e affermare che vuole restare dov'e'. Se ne rende ben conto Andrea Gios, giovane sindaco del capoluogo, Asiago, dove l'affluenza al voto e' stata piu' alta, 70,83%. ''Il segnale e' chiaro, e' quello di un disagio non piu' sostenibile'' ha commentato a caldo Gios, che pure ha votato no. ''Come politici - ha proseguito - dobbiamo mettere da parte ogni altra considerazione e portare avanti con determinazione questa volonta' che va rispettata''. Anche l'alta risposta al voto era ''tutt'altro che scontata'' secondo il sindaco. ''Cio' significa - ha concluso Gios - che la questione e' sentita. Portero' avanti questa istanza senza se e senza ma''.


    http://www.tgcom.mediaset.it/politic...lo360822.shtml


    E' evidente che qui il fenomeno è duplice: da una parte in Veneto (come altrove) c'è forte la necessità di autonomia maggiore, e di minore invasività dello Stato moloch centrale, percepito (a buon diritto!) come un mastino succhia risorse, dall'altra c'è una situazione incredibile delle province autonome di Trento e Bolzano, che da decenni si possono permettere quasi strade lastricate d'oro quale prezzo per "stare buone" e non creare tensioni secessionistiche.
    Un quadro piuttosto preoccupante direi.

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Apostata_tv83 Visualizza Messaggio
    Pian piano, comune per comune, chi verso il Friuli, chi verso il Trentino, vorrà allontanarsi dall'amministrazione centrale dello Stato. L'Italia non dovrebbe neppure esistere, è una realtà creata per capriccio di una casata piemontese che ha rovinato meridione e settentrione.
    L'Italia esiste da millenni... il problema grosso è che lo Stato italiano è ciò che tu dici: una realtà creata per "capriccio" da una classe dirigente massonica e quindi lontana mille miglia dalla sensibilità e dalla cultura italica (che è cristiana e giusnaturalista).
    Lascerei fuori i Savoia, che come casa regnante per me rimangono ancora una grossa, enorme incognita...

  3. #3
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    L'Italia era voluta fortemente da milioni di italiani, tanto è vero che nessun sovrano italiano, (papa compreso) avrebbero mandato le loro truppe al fronte a farla l'Italia, nel 1848, sotto comando supremo di Carlo Alberto.
    NOI SIAMO LA VERA ITALIA !
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  4. #4
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    Detto questo sono assolutamente dispiaciuto per l'Altipiano, e lo dico da cimbro quale sono. Mi dispiace per la storia dei Sette Comuni, fatta di autonomia da Venezia, indipendenza da Venezia e autonomia difesa con i denti e con le armi da fuoco dall'Impero Asburgico.
    Mi dispiace, ma un governo, come Venezia a fine '700, che non sa fare gli interessi del suo popolo e che anzi lo abbandona come è stato fatto con i Sette Comuni, non merita difese e deve fare il conto con gli occhi della storia.

    Ricordo rattristato come nel Risorgimento, in ogni guerra di Indipendenza, il nostro Altipiano dette alla Causa Sabauda migliaia di suoi figli in armi, per ritrovare sotto l'Italia l'autonomia che sotto l'Impero non aveva.
    Ricordo i suoi patrioti, tanti e valorosi, ricordo i crociati che andarono a servire sotto Vescovi e D'Azeglio...

    Ricordo che poi, quando definitivamente i Sette Comuni decisero per proprio conto, ad unità avvenuta, e già ad inizio '900, di non dotarsi più di amministrazioni autonome, nemmeno per i consorzi d'amministrazione locale, gli ospedali venivano aperti, non chiusi, nonostante tutti i problemi del tempo, e venivano create dal niente strade di montagna utilizzate ancora oggi come principali arterie di collegamento con la pianura, (mi riferisco alla famosa strada del Costo di Asiago, che dalla zona di Arsiero va su fino ad Asiago ed in Altopiano).

    Allora gli ospedali non esistevano e venivano aperti, si era più poveri ma si creavano sevizi per i cittadini, utilizzati ancora oggi, mentre oggi, ospedali esistenti vengono chiusi, e la gente come può sopravvivere isolata senza ospedali e servizi minimi, quando a Trento, per motivi politici repubblicani) hanno tutto e si beccano sussidi perfino se espongono fiori alle finestre?

    Eh già...ma al tempo in cui si facevano ospedali in Altipiano e si realizzavano strade, l'Italia era diversa......era il Regno d'Italia, quello dove un Re aveva uno stipendio venti volte inferiore a quello di Napolitano e se lo decurtava pure per non gravare sulle tasche degli italiani....ora abbiamo una repubblica nata da una frode, laicista e impermeata di socialismo che chiude ospedali, che respinge il federalismo a chi lo chiedeva, Altopiano compreso e che democraticamente ammette a Padova la protesta di piazza delle prostitute........che affare!!!
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  5. #5
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    Spiace che che sentimenti nobili quali l'identità e la cultura della propria comunità, siano poste sul materialissimo piano dei denari. Ma non mi sentirei troppo di biasimarli. Penso che rompa parecchio sapere che a soli pochi chilometri di distanza, a parità di lavoro svolto si hanno più soldi in tasca. L'occasione è molto ghiotta. Sarebbe stata un po' da "scemi" non coglierla.
    Certo sarebeb meglio che tutte le genti venete lottassero insieme per avere la stessa autonomia del Trentino. Ma tant'è.

  6. #6
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    Infatti Dante fu dubbioso se scrivere la Divina commedia in Toscano o in Veneto, perché erano gli italiani maggiormente compresi nella penisola e più parlati.
    Il Piemonte già da Emanuele Filiberto di Savoia detto Testa di Ferro, parlava in Italiano pure nella corte.
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  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Gilbert I Visualizza Messaggio
    Infatti Dante fu dubbioso se scrivere la Divina commedia in Toscano o in Veneto, perché erano gli italiani maggiormente compresi nella penisola e più parlati.
    Il Piemonte già da Emanuele Filiberto di Savoia detto Testa di Ferro, parlava in Italiano pure nella corte.

    Non c'entra niente col topic i questione ma è risaputo che Carlo Alberto e Vittorio Emmanuele parlassero Francese con la corte e gli ufficali, piemontese con il resto del popolo (Specialmente VEII che lo usava per colloquiare anche coi ministri). Il fiornetino era capito pochissimo.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da JuvSP Visualizza Messaggio
    Non c'entra niente col topic i questione ma è risaputo che Carlo Alberto e Vittorio Emmanuele parlassero Francese con la corte e gli ufficali, piemontese con il resto del popolo (Specialmente VEII che lo usava per colloquiare anche coi ministri). Il fiornetino era capito pochissimo.
    E' risaputo su topolino, se permetti parli con una persona che qualcosina ha letto sui Savoia, sia di autori filo Savoia che denigratori, monarchici e non.

    Che Vittorio Emanuele II e Carlo Alberto parlassero e capissero benissimo il francese é risaputo, ma tra loro parlavano in dialetto piemontese, e così con la truppa.
    Hai presente il famoso appello prima della battaglia di San Martino di Vittorio Emanuele II ? E' tutto in dialetto piemontese!
    Pure i successivi Savoia, salvo Re Umberto II, nonostante conoscessero e parlasser ocorrettemente ogni dialetto della penisola, parlavano in dialetto piemontese tra loro.

    Chi fu il Savoia che per legge stabilì che fosse l'italiano la lingua della Corte Piemontese? Emauele Filiberto di Savoia detto il "Testa di Ferro", e da lui in poi, alla corte Sabauda si parlò italiano, o piemontese.
    Il francese era utilizzato invece diplomaticamente, e anche per le missive e gli scambi d'ordine militare dagli alti comandi, perfino dall'Impero Asburgico!
    I Savoia pure, anche se non così spesso come faceva Eugenio di Savoia, che servì sotto l'Impero.
    Il fiorentino era usato fin dai tempi di Dante, di Petrarca etc etc...certo si contendeva il riconoscimento a lingua italiana con il veneto, che però era molto meno usato, soprattutto nelle grandi opere letterarie in lingua "volgare".
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