Pagina 1 di 3 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 28
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    24 Dec 2005
    Località
    "Bisogna fare Comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth che vivano nell'Umiltà , nella Semplicità e nella Lode , dove l'altro è CRISTO"
    Messaggi
    3,219
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Strano silenzio dell'ebraismo sul tema dei DICO

    IL DOVERE DI OPPORCI (R.Di Segni)

    C’è uno strano silenzio dei diversi esponenti dell’ebraismo italiano su un tema che è stato tanto dibattuto in Italia negli ultimi mesi, quello dei Dico, la legge sulle convivenze che è stata presentata e poi rallentata nel suo iter parlamentare. Anche” Shalom”, che nello scorso mese ha pubblicato alcuni articoli dell’argomento, ha dato delle spiegazioni, ma non ha riportato dichiarazioni e pronunciamenti ufficiali, né poteva farlo perché fino a quel momento non c’erano stati… qualcuno, forse non bene informato, ha sostenuto che un presunto nostro silenzio sarebbe dovuto alla riluttanza a non condividere pubblicamente le posizioni della Chiesa… Passando invece al dibattito sui Dico, che coinvolge più in generale i temi delle politiche dello Stato sulla famiglia, è vero e anche strano che le istituzioni ebraiche non siano finora intervenute. Ma ci sono due buoni motivi perché questo silenzio debba essere rotto.

    Il primo dei due buoni motivi è esterno, nel senso che coinvolge la responsabilità dell’ebraismo verso la società esterna, l’altro è interno, riguarda la struttura e il futuro della nostra comunità. Vediamo il primo. Uno dei temi più delicati e controversi nella proposta di legge sui Dico è il riconoscimento giuridico delle convivenze tra persone anche dello stesso sesso; non è certo il matrimonio omosessuale accettato formalmente in altri Paesi, ma in ogni caso è una prima forma di riconoscimento legale di unioni omosessuali. Nel dibattito su questo tema entrano in gioco elementi di principio dei fondamenti della società moderna, la questione della laicità dello Stato, le libertà individuali, l’interferenza dei principi religiosi eccetera.
    Che cosa ha da dire in proposito la tradizione ebraica? Una posizione politica abituale tra gli ebrei e spesso condivisa anche tra i più osservanti è quella di non intervenire nelle scelte di libertà che lo Stato fa per i suoi cittadini, riservando solo alla coscienza individuale il diritto e dovere di fare scelte rigorose personali su argomenti nei quali la legge dello Stato concede spazi permissivi e di libertà. Ma questa non è una regola che può valere sempre: secondo la Torà gli ebrei devono osservare 613 regole, ma questo non vuol dire che i non ebrei non debbano avere alcuna regola, perché in realtà le hanno anche loro, inquadrate in sette capitoli fondamentali (i cosiddetti precetti Noachidi, legge naturale); ed è nostro dovere come ebrei indurre i non ebrei a rispettare le loro regole. Come questo si possa realizzare è difficile dirlo, certo è che non possiamo rimanere indifferenti al superamento di determinati limiti, acconsentendo per esempio che la legge dello Stato ammetta l’omicidio, il furto, l’incesto. L’argomento di cui ora si dibatte rientra per certi suoi aspetti (non le convivenze in generale, quanto specificamente le coppie omosessuali maschili) in limiti ritenuti insuperabili. Il problema non sembra neppure tanto nuovo, come testimonia un passaggio del Talmud Babilonese (Chulin 92b) nel quale si dice che tra i pochi limiti che le nazioni del mondo non hanno superato c’è quello che non hanno ancora consentito di scrivere la Ketubbà ai maschi, anche se non stanno certo attenti a rispettare il divieto delle pratiche omosessuali; la Ketubbà è il contratto nuziale nel quale lo sposo si impegna con la sposa; «scrivere la Ketubbà ai maschi» significa sancire l’omosessualità con un regime di garanzie giuridiche ed economiche.
    Insomma, anche se questo atteggiamento potrà essere considerato poco politically correct secondo la sensibilità attuale, non dobbiamo ignorare che secondo la nostra tradizione la società che sta per compiere queste scelte supera abbondantemente limiti illeciti e nostro dovere è opporci a queste scelte, non rimanere indifferenti. Ovviamente gli unici nostri strumenti sono quelli della democrazia: la parola, il voto, ma non possiamo fare a meno di usarli. L’obiezione fondamentale è che in questo modo andiamo contro il libero diritto alle scelte individuali; ma su temi di «frontiera» come questi, che non sono affatto condivisi da ampie maggioranze, c’è anche il diritto (e il dovere) al dissenso; e non esistono mai diritti illimitati e alla definizione del limite si è chiamati collettivamente a decidere.

    Il secondo motivo per il quale il dibattito in corso non ci deve lasciare indifferenti riguarda le tematiche generali della famiglia. Questa legge è l’espressione di un mutamento radicale nelle strutture della società contemporanea, nella quale il tradizionale istituto della famiglia non rappresenta più il modello assolutamente prevalente di organizzazione. La società cambia e la legge ne deve tenere conto. Quindi non avrebbe senso accanirsi contro una legge che cerca di dare qualche tutela e sicurezza, nonché di garantire delle forme di solidarietà verso i deboli che nella nostra tradizione sono di importanza essenziale. Quindi, salvo la riserva principale espressa sopra, se il problema è la difesa dei deboli dobbiamo essere favorevoli; ma bisogna vedere se questo è veramente il problema, e se la legge proposta sia in grado di risolverlo. Ma il problema per noi è un altro, perché il dibattito generale in corso ha deformato le prospettive, riducendo la questione all’opposizione tra i difensori delle libertà civili e i difensori (come la Chiesa Cattolica) del modello tradizionale di famiglia. È un dibattito appassionante, ma se ci si ferma a queste due polarità si rischia di ignorare quello che deve essere il vero problema per noi e che sta all’origine della legge e che, a parte questa legge, ci coinvolge come ebrei italiani in un modo devastante, anche se sembra che non ce ne siamo ancora accorti: la società ebraica italiana (come nel resto del mondo occidentale) ha fatto suoi i modelli di organizzazione della società non ebraica, anzi molto spesso li ha anticipati, ma il prezzo che ha pagato e sta pagando per questa sua scelta collettiva è l’evoluzione verso la drastica contrazione numerica, in alcuni luoghi quasi l’estinzione...
    In alcune Comunità c’è stata una riduzione percentuale fino al 45%. Solo Roma sembra essersi un po’ salvata dal «ciclone» demografico, ma i risultati attesi a medio termine non sono incoraggianti. Le cause del disastro sono molteplici: ci si sposa di meno e molto più tardi, si fanno molti meno figli (anche perché ci si sposa tardi), i vincoli matrimoniali sono molto instabili (separazioni, divorzi), la popolazione generale invecchia e il numero dei morti ogni anno supera quello dei nati. A questo si aggiunge il problema dei matrimoni misti (quando ci sono, molto spesso sono solo convivenze); senza entrare nel merito delle problematiche religiose, è innegabile dal punto di vista sociale che queste unioni sono il segno di un rapporto debole con l’ebraismo e che da due partner, uno non ebreo e l’altro debolmente legato all’ebraismo, nella grande maggioranza dei casi la discendenza sarà ancora più debolmente legata all’ebraismo e a ben poco servirà, in termini ebraici, la conversione formale richiesta da un genitore. Questo è ciò che per noi significa modificazione (o crisi) del modello tradizionale della famiglia. Forse la società circostante si può permettere (fino a un certo punto) di rimodellarsi secondo le modificate condizioni economiche e sociali. Noi no. E allora deve essere chiaro che se facciamo del dibattito sui Dico una bella questione di diritti civili non abbiamo ancora capito niente dei nostri veri problemi. È urgente una presa di coscienza di tutti e della leadership in particolare e l’inizio di una politica seria sul tema della famiglia.
    Riccardo Di Segni
    *Rabbino Capo di Roma


  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    02 Apr 2009
    Messaggi
    18,319
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    c'è stato oggi il pronunciamento, sebbene non richiesto dagli italiani che salvo poche migliaia di ebrei sono cattolici o di altre convinzioni.

    Stanno con la Chiesa gli ebrei, meno male!
    NOI SIAMO LA VERA ITALIA !
    RICOSTRUIAMO LA NOSTRA PATRIA !

  3. #3
    Forumista senior
    Data Registrazione
    26 Jul 2009
    Località
    Firenze, ma vorrei tornare in Svizzera
    Messaggi
    3,049
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    non tutti gli ebrei: c'e' chi la pensa come Di Segni e chi la pensa come Luzzatto.
    Giusto, occorre ricordarsi però che Di Segni è il rabbino capo di Roma, mentre Luzzato è (o era, ora non ricordo bene) presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, quindi il primo è una figura religiosa e il suo pronunciamento va visto come tale, il secondo è una figura laica e il suo giudizio, pur autorevole, non coinvolge sic et simpliciter l'intera comunità ebraica.

  4. #4
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    06 Nov 2006
    Località
    Difendi, Conserva, Prega!
    Messaggi
    15,330
     Likes dati
    2
     Like avuti
    75
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Ma certo....è la stessa cosa che si pronunci il Papa o la Bindi. E' esattamente la stessa cosa...Antonio stai cercando di trasportare il modello adulto-anglicano anche agli ebrei?

  5. #5
    Amore vince la morte
    Data Registrazione
    22 Sep 2006
    Località
    In prossimità, desidero, del Santo dei santi
    Messaggi
    6,292
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da niocat55 Visualizza Messaggio
    IL DOVERE DI OPPORCI (R.Di Segni)

    C’è uno strano silenzio dei diversi esponenti dell’ebraismo italiano su un tema che è stato tanto dibattuto in Italia negli ultimi mesi, quello dei Dico, la legge sulle convivenze che è stata presentata e poi rallentata nel suo iter parlamentare. Anche” Shalom”, che nello scorso mese ha pubblicato alcuni articoli dell’argomento, ha dato delle spiegazioni, ma non ha riportato dichiarazioni e pronunciamenti ufficiali, né poteva farlo perché fino a quel momento non c’erano stati… qualcuno, forse non bene informato, ha sostenuto che un presunto nostro silenzio sarebbe dovuto alla riluttanza a non condividere pubblicamente le posizioni della Chiesa… Passando invece al dibattito sui Dico, che coinvolge più in generale i temi delle politiche dello Stato sulla famiglia, è vero e anche strano che le istituzioni ebraiche non siano finora intervenute. Ma ci sono due buoni motivi perché questo silenzio debba essere rotto.

    Il primo dei due buoni motivi è esterno, nel senso che coinvolge la responsabilità dell’ebraismo verso la società esterna, l’altro è interno, riguarda la struttura e il futuro della nostra comunità. Vediamo il primo. Uno dei temi più delicati e controversi nella proposta di legge sui Dico è il riconoscimento giuridico delle convivenze tra persone anche dello stesso sesso; non è certo il matrimonio omosessuale accettato formalmente in altri Paesi, ma in ogni caso è una prima forma di riconoscimento legale di unioni omosessuali. Nel dibattito su questo tema entrano in gioco elementi di principio dei fondamenti della società moderna, la questione della laicità dello Stato, le libertà individuali, l’interferenza dei principi religiosi eccetera.
    Che cosa ha da dire in proposito la tradizione ebraica? Una posizione politica abituale tra gli ebrei e spesso condivisa anche tra i più osservanti è quella di non intervenire nelle scelte di libertà che lo Stato fa per i suoi cittadini, riservando solo alla coscienza individuale il diritto e dovere di fare scelte rigorose personali su argomenti nei quali la legge dello Stato concede spazi permissivi e di libertà. Ma questa non è una regola che può valere sempre: secondo la Torà gli ebrei devono osservare 613 regole, ma questo non vuol dire che i non ebrei non debbano avere alcuna regola, perché in realtà le hanno anche loro, inquadrate in sette capitoli fondamentali (i cosiddetti precetti Noachidi, legge naturale); ed è nostro dovere come ebrei indurre i non ebrei a rispettare le loro regole. Come questo si possa realizzare è difficile dirlo, certo è che non possiamo rimanere indifferenti al superamento di determinati limiti, acconsentendo per esempio che la legge dello Stato ammetta l’omicidio, il furto, l’incesto. L’argomento di cui ora si dibatte rientra per certi suoi aspetti (non le convivenze in generale, quanto specificamente le coppie omosessuali maschili) in limiti ritenuti insuperabili. Il problema non sembra neppure tanto nuovo, come testimonia un passaggio del Talmud Babilonese (Chulin 92b) nel quale si dice che tra i pochi limiti che le nazioni del mondo non hanno superato c’è quello che non hanno ancora consentito di scrivere la Ketubbà ai maschi, anche se non stanno certo attenti a rispettare il divieto delle pratiche omosessuali; la Ketubbà è il contratto nuziale nel quale lo sposo si impegna con la sposa; «scrivere la Ketubbà ai maschi» significa sancire l’omosessualità con un regime di garanzie giuridiche ed economiche.
    Insomma, anche se questo atteggiamento potrà essere considerato poco politically correct secondo la sensibilità attuale, non dobbiamo ignorare che secondo la nostra tradizione la società che sta per compiere queste scelte supera abbondantemente limiti illeciti e nostro dovere è opporci a queste scelte, non rimanere indifferenti. Ovviamente gli unici nostri strumenti sono quelli della democrazia: la parola, il voto, ma non possiamo fare a meno di usarli. L’obiezione fondamentale è che in questo modo andiamo contro il libero diritto alle scelte individuali; ma su temi di «frontiera» come questi, che non sono affatto condivisi da ampie maggioranze, c’è anche il diritto (e il dovere) al dissenso; e non esistono mai diritti illimitati e alla definizione del limite si è chiamati collettivamente a decidere.

    Il secondo motivo per il quale il dibattito in corso non ci deve lasciare indifferenti riguarda le tematiche generali della famiglia. Questa legge è l’espressione di un mutamento radicale nelle strutture della società contemporanea, nella quale il tradizionale istituto della famiglia non rappresenta più il modello assolutamente prevalente di organizzazione. La società cambia e la legge ne deve tenere conto. Quindi non avrebbe senso accanirsi contro una legge che cerca di dare qualche tutela e sicurezza, nonché di garantire delle forme di solidarietà verso i deboli che nella nostra tradizione sono di importanza essenziale. Quindi, salvo la riserva principale espressa sopra, se il problema è la difesa dei deboli dobbiamo essere favorevoli; ma bisogna vedere se questo è veramente il problema, e se la legge proposta sia in grado di risolverlo. Ma il problema per noi è un altro, perché il dibattito generale in corso ha deformato le prospettive, riducendo la questione all’opposizione tra i difensori delle libertà civili e i difensori (come la Chiesa Cattolica) del modello tradizionale di famiglia. È un dibattito appassionante, ma se ci si ferma a queste due polarità si rischia di ignorare quello che deve essere il vero problema per noi e che sta all’origine della legge e che, a parte questa legge, ci coinvolge come ebrei italiani in un modo devastante, anche se sembra che non ce ne siamo ancora accorti: la società ebraica italiana (come nel resto del mondo occidentale) ha fatto suoi i modelli di organizzazione della società non ebraica, anzi molto spesso li ha anticipati, ma il prezzo che ha pagato e sta pagando per questa sua scelta collettiva è l’evoluzione verso la drastica contrazione numerica, in alcuni luoghi quasi l’estinzione...
    In alcune Comunità c’è stata una riduzione percentuale fino al 45%. Solo Roma sembra essersi un po’ salvata dal «ciclone» demografico, ma i risultati attesi a medio termine non sono incoraggianti. Le cause del disastro sono molteplici: ci si sposa di meno e molto più tardi, si fanno molti meno figli (anche perché ci si sposa tardi), i vincoli matrimoniali sono molto instabili (separazioni, divorzi), la popolazione generale invecchia e il numero dei morti ogni anno supera quello dei nati. A questo si aggiunge il problema dei matrimoni misti (quando ci sono, molto spesso sono solo convivenze); senza entrare nel merito delle problematiche religiose, è innegabile dal punto di vista sociale che queste unioni sono il segno di un rapporto debole con l’ebraismo e che da due partner, uno non ebreo e l’altro debolmente legato all’ebraismo, nella grande maggioranza dei casi la discendenza sarà ancora più debolmente legata all’ebraismo e a ben poco servirà, in termini ebraici, la conversione formale richiesta da un genitore. Questo è ciò che per noi significa modificazione (o crisi) del modello tradizionale della famiglia. Forse la società circostante si può permettere (fino a un certo punto) di rimodellarsi secondo le modificate condizioni economiche e sociali. Noi no. E allora deve essere chiaro che se facciamo del dibattito sui Dico una bella questione di diritti civili non abbiamo ancora capito niente dei nostri veri problemi. È urgente una presa di coscienza di tutti e della leadership in particolare e l’inizio di una politica seria sul tema della famiglia.
    Riccardo Di Segni
    *Rabbino Capo di Roma

    questo intervento del Rabbino capo di Roma molti cattolici attendevano da un pò di tempo a questa parte.
    Che dire?
    Un semplice; meglio tardi che mai.

    cordialmente

  6. #6
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    06 Nov 2006
    Località
    Difendi, Conserva, Prega!
    Messaggi
    15,330
     Likes dati
    2
     Like avuti
    75
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    no, no: il Papa nella religione ebraica non esiste.
    hai toppato.
    Sì, sì, ma tu non andresti bene neppure nell'ebraismo. Ascolteresti più i politici che i rappresentanti di Dio.

  7. #7
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    06 Nov 2006
    Località
    Difendi, Conserva, Prega!
    Messaggi
    15,330
     Likes dati
    2
     Like avuti
    75
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Tu dimmi quand'è che invece hanno nominato la Bindi papessa o Prodi....forza! fuori i documenti...

  8. #8
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    06 Nov 2006
    Località
    Difendi, Conserva, Prega!
    Messaggi
    15,330
     Likes dati
    2
     Like avuti
    75
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Tu sei seguace del sensitivo di Bologna, se dobbiamo ridurre la discussione alle battute. Il mago o'thelma con la faccia da mortadella e così via.

    Io seguo il Papa sempre e tu no. Tu segui Prodi e seguiresti la regina elisabetta se ti trovassi in Inghilterra.

    E, vedi, io sono arcisicuro di essere nel giusto, tu "te la gherri"....mischiando scelte politiche a ragionamenti religiosi che non sai fare nè hai la capacità di farli.

  9. #9
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    06 Nov 2006
    Località
    Difendi, Conserva, Prega!
    Messaggi
    15,330
     Likes dati
    2
     Like avuti
    75
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Non sono autoconvinto. Quello sei tu. Io non ho dubbi quando parla il Santo Padre. La convinzione viene dalla mia fede.

  10. #10
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    06 Nov 2006
    Località
    Difendi, Conserva, Prega!
    Messaggi
    15,330
     Likes dati
    2
     Like avuti
    75
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Non mi sentirai mai dire che ho dei dubbi s quel che dice il papa. Stai tranquillo su questo. Se il Papa mi dice che devo andare a Messa saltellando io inizio a saltellare, quindi non passa con me..

 

 
Pagina 1 di 3 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Lo strano silenzio di berlusconi
    Di MarinoBuia nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 42
    Ultimo Messaggio: 26-01-13, 23:31
  2. lo strano silenzio di bush
    Di landen nel forum Politica Estera
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 20-09-06, 21:14
  3. Lo strano silenzio diessino....
    Di Bianca Zucchero nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 29-07-06, 15:18
  4. Lo strano silenzio
    Di Malik nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 74
    Ultimo Messaggio: 05-01-06, 15:27
  5. Uno strano silenzio
    Di pensiero nel forum Padania!
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 04-04-05, 01:06

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito