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  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da Epifanio Visualizza Messaggio
    [...] Purtroppo non posso andare oltre, non ho tempo a disposizione, devo andare in ospedale ad assistere mia sorella, poi c'è mio fratello messo male, e per giunta oggi è anche caduto mio padre. A presto.
    Nessuno più di me può capirti in questo momento. Ti esprimo vicinanza e fratellanza.

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da Epifanio Visualizza Messaggio
    Ritengo che sia una discussione molto interessante ed anche importante, che sicuramente converrà portare avanti. Oggi nella sinistra più o meno estrema vige il pieno asservimento alla cultura laica che possiamo tranquillamente considerare nichilista ( oltre che relativista). Essa si preclude ogni via alla comprensione della funzione della religione nella società. La religione non può essere confusa con i vertici ecclesiastici, che essendo espressione di potere temporale sono ben altra cosa rispetto all'ecclesia.

    Purtroppo non posso andare oltre, non ho tempo a disposizione, devo andare in ospedale ad assistere mia sorella, poi c'è mio fratello messo male, e per giunta oggi è anche caduto mio padre. A presto.

    E' completamente off topic rispetto a quello che hai scritto e che tra l'altro condivido in massima parte (soprattutto la differenza fra ecclesia e vertici ecclesiastici) ma volevo come Outis esprimerti la mia vicinanza in un momento didifficoltà simile.

    A luta continua

  3. #13
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    Per me è importante il messaggio di Cristo, non la Chiesa in quanto istituzione terrena, ma non posso non constatatre come attraverso gli attacchi quotidiani portati dai media, da libri e quant'altro verso la Chiesa si voglia in realta' eliminare il messaggio di Cristo perche' fastidioso per chji concepice un Uomo orizzontale in preda a convulsioni merceologiche e in preda a cd liberta'..che poi è la sola liberta' concepitada questa sopcieta'onsumare e farsi consumare.

  4. #14
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    Giusta l'ultima affermazione di Pietro. Con un però.
    Gli attacchi alla Chiesa spesso vengono da persone che hanno un grande aflato comunitario nonchè cristiano, per lo meno in senso umano ed etico ( se non religioso fideistico). Dunque ci sarebbe da interrogarsi sul perchè si sia creato uno iato nella storia contemporanea tra cristianesimo e altri tipi di spiriti comunitari comunque antiindividualisti. Questo è un interrogativo che mi pongo da anni, e che investe il difficilissimo confine tra spirito e materia, tra potere e individuo, tra realizzazione comunitario totale e realizzazione comunitaria volontaria.
    Essendo, da comunista, un partidario della realizzazione comunitaria totale, e non solo volontaria nel mare magnum della società putrefatta, mi pongo in diretto confronto con il cristianesimo che alle volte osteggia, alle volte si fa fautore e portatore di un pensiero comunitario totale.
    Insomma la questione è davvero complicata, ed ora non ho tempo di sviscerarla a dovere.
    Forse se ne potrà parlare dal vivo con più semplicità.

  5. #15
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    Piazze e chiese. Dal Family day, al papa in Brasile, al non coraggio laico dei Don Abbondio diessini



    La comunicazione religiosa sta superando per invadenza pacchi e tette. Comunque lo si guardi, è un passo avanti. Della rappresentazione televisiva del cosiddetto "Family Day", notevole è stata l'intenzionalità di come è stata mostrata Piazza San Giovanni. Nelle immagini televisive era soprattutto rassicurante, pacifica, piena di bambini. Perfino la comparsata di Berlusconi indignato con la copia de Il Manifesto in mano, a lanciare i soliti anatemi contro i comunisti, appariva fuori luogo.

    di Gennaro Carotenuto

    A cercarli dovevano essercene di inquisitori disposti a tuonare che i conviventi e le coppie gay sono attesi dalle fiamme e dallo stridore di denti della dannazione eterna. A cercarli c'erano, ma hanno scelto di non mostrarli e invece -in alternativa non scontata- mostrare e dar voce ad una stragrande maggioranza di persone disposte a dire che sì, magari con meno diritti e senza Dico, ma hanno ben poco contro chi convive. Con presunzione e un po' di superficialità rivendicano che il loro modello di famiglia sia il migliore ma in fondo, che il ddl sui Dico sia una schifezza, lo sappiamo tutti. Quella piazza, sicuramente né brutta né minacciosa e meno escludente di come si aspettava, parlava perfino di cose concrete, aiuti, asili, ed era così tollerante da non cacciar via i divorziati Fini, Casini e Berlusconi.

    Aiuto! Fino a ieri in questo paese c'era ancora il delitto d'onore e adesso i nipotini di Gedda non hanno nulla contro chi convive? Ma allora a chi parlano Ruini, Bagnasco, Ratzinger? A quale paese, se perfino il popolo delle parrocchie non addita più la pagliuzza di chi vive "more uxorio" e ci manda perfino i bambini a giocare a casa, proprio come se fossero bambini normali e non figli della colpa?

    La sensanzione -terribile sensazione- è che mentre il paese va avanti con buon senso, le gerarchie vaticane si rivolgano solo a quelle politiche, in un gioco del tutto autoreferente che ha come vittima sacrificale la laicità dello stato e mette a rischio la democrazia stessa. Tutto avviene sulla pelle del paese, cattolico e no, e fa aumentare lo iato tra palazzo (o basilica) e paese (o parrocchia) reale.

    Il guaio di ieri era forse che l'inquisitore capo, Joseph Ratzinger, era distratto nel difficile, frustrante e a tratti perfino penoso (checché millanti Bruno Vespa) viaggio in Brasile. Dopo trent'anni di guerra contro la teologia della Liberazione, la chiesa conservatrice, lungi dal vincere quei preti che lottano per la giustizia, sta perdendo la mano. Il popolo dei cattolici sta male ora, qui sulla terra. E se la chiesa non è dei poveri, allora noi poveri ci cerchiamo un'altra chiesa, qui sulla terra. E a paradiso e inferno ci pensiamo poi.

    SENZA SPERANZA Ma Ratzinger è troppo dogmatico e troppo eurocentrico per cercare di capire. Guardandosi l'ombelico ha affermato: "l'unico problema è la carenza di evangelizzazione". Con quale messaggio, se il papa va a parlare a poveri e pauperrimi avendo come primo punto nell'agenda incomprensibili sproloqui sulla verginità prematrimoniale?

    In un paese dove più della metà dei capofamiglia sono donne sole, e pertanto peccatrici, quale famiglia tradizionale vende Papa Bento? Come fanno ad ascoltarlo se intanto le discrimina? Delle virtù teologali a Benedetto XVI interessa solo la fede. E neanche si preoccupa di contrapporla alla speranza in maniera che a un ultimo della terra appare perfino blasfema. L'importante è il dogma e a Ratzinger non importa se pentecostali e altre improbabili chiese protestanti annaffiano di fiumi di denaro neoconservatore il paese, e sottraggono al cattolicesimo normalizzato contro la teologia della Liberazione, 3 milioni di fedeli all'anno. Lui lancia anatemi, promette scomuniche e poi i cattolici (come quelli di San Giovanni) reinterpretano con fede, ma ancor di più con realismo e saggezza.

    Ma c'è di più. E' andato a esigere molto Benedetto XVI in Brasile. Batteva cassa, voleva soldi, sgravi fiscali, prebende, licenze, e soprattutto voleva annacquare una laicità dello stato che non rispetta e forse non comprende. Del resto è abituato all'Italia dove dai politici, di destra e sinistra, tutto può pretendere. Con molta cortesia e altrettanta fermezza il presidente brasiliano Lula ha opposto altrettanti no. E checché ne spacci Bruno Vespa, il papa sta tornando a mani vuote dal Brasile.

    Tutt'altra pasta Lula rispetto ai Don Abbondio dei Democratici di Sinistra, che non hanno avuto il coraggio di farsi vedere né a Piazza Navona né a Piazza San Giovanni. Era una possibilità, magari per far notare alle mamme cattoliche che l'asilo nido alle mamme operaie è più facile che lo diano le giunte rosse piuttosto che quelle di destra. Non sono andati, né qui, né là e per una volta nella vita ha perfino ragione Marco Pannella: "che diavolo sarà il Partito Democratico?"

    Magari fosse davvero un partito neoguelfo il Partito Democratico. Almeno sarebbe qualcosa. Così è solo il vuoto, di contenuti, di idee, di rappresentatività, di coraggio politico ancora prima che laico. E meno male che Mastella e Fioroni abbiano avuto l'intelligenza di andare a rendere bipartisan San Giovanni. Anche per chi lo guarda criticamente da sinistra, non c'è nulla da gioire se il Partito Democratico nasce e resta una scatola vuota.

    PS: Nessuna piazza al mondo contiene un milione e mezzo di persone, e dov'erano i 30.000 autobus che sarebbero serviti per spostarli? Ma chi sosteneva che contro la guerra in Iraq il 15 febbraio 2003 a San Giovanni ce ne fossero addirittura tre milioni, non ha i titoli per dirlo. Qualcuno, nell'Italia dove al Superenalotto si mettono in palio 170 miliardi di lire, dovrebbe dire che portare 200.000 persone in piazza è... un mare di gente ed è peccato fare la cresta!

    http://www.gennarocarotenuto.it

  6. #16
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    Predefinito Tocca di striscio la questione, ma potrebbe essere interessante leggerlo...

    Chávez attacca il Papa:
    "Si scusi con gli indios"



    «La Chiesa li sterminò, lui nega».
    E tutto il Sudamerica si infiamma
    PAOLO MANZO
    CARACAS
    Voglio le scuse di Papa Benedetto XVI per avere negato, durante la sua recente visita in Brasile, l’Olocausto contro gli indios d'America». Se non fosse per le telecamere di Telesur che l’hanno ripresa fedelmente, sarebbe difficile credere a questa dichiarazione, rilasciata venerdì sera a Caracas dal presidente del Venezuela Hugo Rafael Chávez Frías durante l’inaugurazione delle Giornate internazionali della Comunicazione. Naturalmente, la richiesta di scuse ufficiali da parte di Chávez al successore di Pietro ha fatto in pochi minuti il giro dell’America latina, continente dove vivono il 50 per cento dei cattolici e dove, tra il 9 e il 13 maggio scorso, si è recato in visita pastorale il Santo Padre.

    «Come può dire queste cose», ha tuonato Chávez riferendosi al Papa, «dal momento che sono arrivati a evangelizzare con gli archibugi. Come può dire che non c’è stata un’imposizione? Allora perché i nostri indios si dovettero rifugiare nelle foreste e sulle montagne? Cristo in America è arrivato molto dopo Cristoforo Colombo assieme al quale, in realtà, è arrivato l’anticristo». Interrotto più volte dagli applausi del pubblico, rigorosamente vestito con le tradizionali camicie rosse che a Caracas sono oramai assurte a simbolo del «socialismo del secolo XXI» su cui Chávez punta con sempre maggior decisione dall’inizio dell’anno, il presidente del Venezuela ha definito l’azione dei conquistadores «un olocausto più grande di quello della Seconda Guerra Mondiale».

    L’uscita del presidente venezuelano, cui ha fatto seguito a stretto giro di posta un’analoga posizione del governo boliviano guidato da Evo Morales Aymara, rischia adesso di provocare una sorta di «effetto Ratisbona» in tutta l’America Latina. Ad aver fatto andare su tutte le furie il leader venezuelano che si ispira a Simón Bolivar e vanta di avere un rapporto privilegiato con il líder máximo Fidel Castro è stata una dichiarazione di Benedetto XVI nel suo discorso di apertura alla V Conferenza generale del Celam, il Consiglio episcopale dell’America Latina, che si conclude oggi ad Aparecida, in Brasile. «L’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non ha prodotto, in alcun momento, un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura estranea», aveva detto il Pontefice domenica scorsa, difendendo l’attività di evangelizzazione portata avanti dalla Chiesa Cattolica negli anni successivi alla scoperta del continente da parte di Colombo.

    La riflessione di Benedetto XVI è andata a insistere su un periodo storico assai controverso, quando dai secoli XVI al XX in America Latina si assistette a una progressiva «sostituzione» dell’elemento umano autoctono con l’immigrazione proveniente dalla vecchia Europa. In questi quattro secoli molte etnie indigene non furono solo evangelizzate dalla Santa Sede ma, contemporaneamente, combattute, condotte in schiavitù o eliminate dai conquistadores e dai loro discendenti, proprio come accadeva contemporaneamente con gli indiani in quelli che oggi si chiamano Stati Uniti d’America. Un binomio, quello tra la conquista territoriale di Spagna e Portogallo e l’evangelizzazione degli indios, a cui è molto sensibile un leader populista e di origine india come Chávez che, non a caso, ha scelto di fare la sua richiesta di scuse ufficiali al Santo Padre proprio all’apertura delle Giornate internazionali della Comunicazione organizzate da Telesur.

    E ieri anche il governo del primo presidente indio della storia boliviana, Evo Morales Aymara, ha contattato il nunzio apostolico a La Paz, Ivo Scapolo, per «discutere sulle dichiarazioni del Papa che, oggettivamente, ci preoccupano». La comunicazione alla stampa l’ha rilasciata il ministro degli Esteri boliviano, David Choquehuanca Céspedes. Contemporaneamente da Aparecida i vescovi latinoamericani hanno chiuso la prima settimana della loro conferenza definendo la nuova cultura che si sta diffondendo in America Latina «non molto amica della Chiesa». Difficile sapere a cosa vogliano fare riferimento ma, di certo, il primo pensiero va ad Hugo Rafael Chávez Frías e alla sua richiesta ufficiale di scuse.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Chávez attacca il Papa:
    "Si scusi con gli indios"



    «La Chiesa li sterminò, lui nega».
    E tutto il Sudamerica si infiamma
    PAOLO MANZO
    CARACAS
    Voglio le scuse di Papa Benedetto XVI per avere negato, durante la sua recente visita in Brasile, l’Olocausto contro gli indios d'America». Se non fosse per le telecamere di Telesur che l’hanno ripresa fedelmente, sarebbe difficile credere a questa dichiarazione, rilasciata venerdì sera a Caracas dal presidente del Venezuela Hugo Rafael Chávez Frías durante l’inaugurazione delle Giornate internazionali della Comunicazione. Naturalmente, la richiesta di scuse ufficiali da parte di Chávez al successore di Pietro ha fatto in pochi minuti il giro dell’America latina, continente dove vivono il 50 per cento dei cattolici e dove, tra il 9 e il 13 maggio scorso, si è recato in visita pastorale il Santo Padre.

    «Come può dire queste cose», ha tuonato Chávez riferendosi al Papa, «dal momento che sono arrivati a evangelizzare con gli archibugi. Come può dire che non c’è stata un’imposizione? Allora perché i nostri indios si dovettero rifugiare nelle foreste e sulle montagne? Cristo in America è arrivato molto dopo Cristoforo Colombo assieme al quale, in realtà, è arrivato l’anticristo». Interrotto più volte dagli applausi del pubblico, rigorosamente vestito con le tradizionali camicie rosse che a Caracas sono oramai assurte a simbolo del «socialismo del secolo XXI» su cui Chávez punta con sempre maggior decisione dall’inizio dell’anno, il presidente del Venezuela ha definito l’azione dei conquistadores «un olocausto più grande di quello della Seconda Guerra Mondiale».

    L’uscita del presidente venezuelano, cui ha fatto seguito a stretto giro di posta un’analoga posizione del governo boliviano guidato da Evo Morales Aymara, rischia adesso di provocare una sorta di «effetto Ratisbona» in tutta l’America Latina. Ad aver fatto andare su tutte le furie il leader venezuelano che si ispira a Simón Bolivar e vanta di avere un rapporto privilegiato con il líder máximo Fidel Castro è stata una dichiarazione di Benedetto XVI nel suo discorso di apertura alla V Conferenza generale del Celam, il Consiglio episcopale dell’America Latina, che si conclude oggi ad Aparecida, in Brasile. «L’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non ha prodotto, in alcun momento, un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura estranea», aveva detto il Pontefice domenica scorsa, difendendo l’attività di evangelizzazione portata avanti dalla Chiesa Cattolica negli anni successivi alla scoperta del continente da parte di Colombo.

    La riflessione di Benedetto XVI è andata a insistere su un periodo storico assai controverso, quando dai secoli XVI al XX in America Latina si assistette a una progressiva «sostituzione» dell’elemento umano autoctono con l’immigrazione proveniente dalla vecchia Europa. In questi quattro secoli molte etnie indigene non furono solo evangelizzate dalla Santa Sede ma, contemporaneamente, combattute, condotte in schiavitù o eliminate dai conquistadores e dai loro discendenti, proprio come accadeva contemporaneamente con gli indiani in quelli che oggi si chiamano Stati Uniti d’America. Un binomio, quello tra la conquista territoriale di Spagna e Portogallo e l’evangelizzazione degli indios, a cui è molto sensibile un leader populista e di origine india come Chávez che, non a caso, ha scelto di fare la sua richiesta di scuse ufficiali al Santo Padre proprio all’apertura delle Giornate internazionali della Comunicazione organizzate da Telesur.

    E ieri anche il governo del primo presidente indio della storia boliviana, Evo Morales Aymara, ha contattato il nunzio apostolico a La Paz, Ivo Scapolo, per «discutere sulle dichiarazioni del Papa che, oggettivamente, ci preoccupano». La comunicazione alla stampa l’ha rilasciata il ministro degli Esteri boliviano, David Choquehuanca Céspedes. Contemporaneamente da Aparecida i vescovi latinoamericani hanno chiuso la prima settimana della loro conferenza definendo la nuova cultura che si sta diffondendo in America Latina «non molto amica della Chiesa». Difficile sapere a cosa vogliano fare riferimento ma, di certo, il primo pensiero va ad Hugo Rafael Chávez Frías e alla sua richiesta ufficiale di scuse.
    Un articolo molto interessante. SI direbbe che Benedetto XVI dopo lo scivolone a Ratisbona con l'Islam (voluto o meno, cercato o non cercato da una parte o dall'altra) abbia fatto un altro scivolone ben più carico di possibili conseguenze rispetto al primo, visto che la roccaforte odierna del cattolicesimo mondiale è senza dubbio l'America Latina, e senza dubbio Chavez ha ragione da vendere quando parla di Olocausto indio a livello sociale e di cifre molto più pesante di quello della Seconda Guerra Mondiale. Le cifre parlano di 20 milioni di morti, un Olocausto tra l'altro mai conclusosi peinamente se si pensa alle uccisioni di indios odierne sistematiche solamente in Guatemala e in Messico (Chiapas e Guerrero) fino alle lotte per la terra dei Mapuche in Cile.
    Aldilà della indubbia mancanza di diplomazia di questo Papa credo ci sia di fondo un sostanziale distacco abissale tra il Vaticano e l'ecclesia della periferia capitalista, e con dichiarazioni simili non credo che le cose cambieranno.

    A luta continua

  8. #18
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    PAPA: IN EVANGELIZZAZIONE A.L. ANCHE INGIUSTIZIE CITTA' DEL VATICANO - Papa Benedetto XVI, durante l'udienza generale in Piazza San Pietro, ha ammesso che nell'evangelizzazione dell'America Latina non si possono "ignorare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene", i cui diritti furono spesso "calpestati". Parole, queste, che sembrano in parte riaggiustare il tiro del discorso fatto da Ratzinger ad AParecida e che aveva provocato un coro di proteste nel continente latino-americano.

    A luta continua

  9. #19
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    Citazione Originariamente Scritto da Sandinista Visualizza Messaggio
    PAPA: IN EVANGELIZZAZIONE A.L. ANCHE INGIUSTIZIE CITTA' DEL VATICANO - Papa Benedetto XVI, durante l'udienza generale in Piazza San Pietro, ha ammesso che nell'evangelizzazione dell'America Latina non si possono "ignorare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene", i cui diritti furono spesso "calpestati". Parole, queste, che sembrano in parte riaggiustare il tiro del discorso fatto da Ratzinger ad AParecida e che aveva provocato un coro di proteste nel continente latino-americano.

    A luta continua
    ...una botta al cerchio ed una alla botte...intanto tutti rimangono ubriachi di cazzate... Basterebbe leggere un libro di storia per capire che gli USA nascono su genocidi, il primo dei quali compiuto dai colonizzatori imperialisti europei ai danni delle popolazioni autoctone. God smash America!

 

 
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