Rai - IL RETROSCENA
Petruccioli si confida: ma io non me ne vado
ROMA — Primo punto da cui partire per comprendere cosa pensa il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, in queste ore di tempesta: nessun progetto di dimissioni. Lo ha spiegato a chi gli è vicino: non sono certo io l'ostacolo al funzionamento del Consiglio, non sono io ad aver paralizzato ogni possibile innovazione editoriale, per di più ho una responsabilità istituzionale che mi obbliga ad andare avanti.
Si definisce sereno ma ben consapevole del momento che sta attraversando l'azienda: momento che non è cominciato ieri, sottolinea, ma da qualche mese. Però nonostante la sfiducia dichiarata da Padoa Schioppa al consigliere Angelo Maria Petroni, nonostante la prospettiva di estenuanti ricorsi al Tar che potrebbero bloccare ancora l'attività di viale Mazzini, Petruccioli non smette di dichiararsi fiducioso che il Cda possa proseguire per l'anno che gli resta affrontando e magari risolvere persino i problemi sul campo.
Perché tanto ottimismo? Qualcuno, ai piani alti di viale Mazzini, ha preso carta e penna. E ha preparato uno schemino. Se si decidesse di mandare a casa tutto il Cda, occorrerebbe comunque rinominare i vertici con la vecchia legge Gasparri, a meno che il governo non decida per un decreto legge (con inevitabile e clamoroso inasprimento dei rapporti con Berlusconi sul triplice terreno Rai-conflitto di interessi- disegno Gentiloni sul riordino del sistemaradiotelevisivo col famoso tetto del 45% alla pubblicità). E questo sarebbe un bel problema per la maggioranza. In quanto all'attuale opposizione, si ritroverebbe con tre consiglieri nominati dalla Vigilanza anziché quattro, quanti sono ora grazie all'elezione avvenuta nella precedente legislatura. E come quadrerebbero i conti tra Forza Italia, An, Lega e Udc?
Nasce da quelle considerazioni l'ottimismo di Petruccioli? Chissà, forse. Fatto sta che il presidente ha già un programma chiaro per la prossima settimana. Martedì audizione in commissione di Vigilanza. Dove si limiterà a ricordare quanto già aveva detto davanti agli stessi commissari il 14 marzo, dopo la bocciatura delle nomine proposte dal direttore generale Claudio Cappon l'8 marzo: finita l'era dell'accordomaggioranza- minoranza, ora è chiaro che lo scontro è sull'innovazione editoriale, sul bisogno che ne ha l'azienda, e quindi nemmeno sulla semplice scacchiera dei nomi da sistemare... Per farla breve, anche se Petruccioli non lo dirà mai così: il centrodestra non vuol muovere nulla per difendere la Raidue di Marano, il centrosinistra (presidente incluso) vorrebbe invece innovare alla radice. Nominare Giovanni Minoli a Raidue (anche se il presidente non vuole farne una questione di persone perché le nomine, ricorda, riguardano il direttore generale Claudio Cappon). Creare una struttura trasversale per la produzione dell'intrattenimento, un'altra per la cultura... Il suo odio per i reality è noto.
Il presidente rivendicherà martedì la sua decisione di avere sottoscritto, e proposto in votazione, l'ordine del giorno Curzi: soluzione del problema Raidue, considerato dal presidente il vero «buco nero» aziendale, analisi del caso Raiuno e anche del prodotto Raitre. Una «concessione» in extremis al centrodestra per sottolineare il bisogno di una riconsiderazione generale del prodotto Rai. Nessuno può impedirmi di far conoscere all'esterno quale sia il mio giudizio sul prodotto medio Rai, ha risposto Petruccioli a quei consiglieri della Casa delle Libertà che gli contestavano la possibile strumentalità di questa posizione.
Poi, mercoledì, nuovo Cda per la convocazione dell'assemblea dei soci. Petruccioli ricorderà ai consiglieri che la mancata approvazione della richiesta dell'azionista (lettera di Padoa Schioppa) potrebbe avere per i consiglieri, codice civile alla mano, conseguenze pecuniarie. E poi al presidente non resterà che attendere.
Altro schemino che circola: se Petroni fosse sostituito, si arriverebbe a un nuovo equilibrio. Quattro consiglieri di centrodestra, tre di centrosinistra più Petruccioli e quindi quattro, un nuovo consigliere indicato dal Tesoro.. Quindi fine dei blocchi di maggioranza, inizio di un periodo in cui le votazioni potrebbero essere un'incognita. Prospettiva da sempre amata da Petruccioli: per lui sarebbe una stagione più feconda e creativa per la Rai, magari l'occasione per affrontare davvero (e subito) mille nodi. Il suo rapporto con Cappon è ottimo («funzioniamo come un doppio a tennis, stessi obiettivi ma mosse diverse in campo», dice Petruccioli).
In quanto alla politica, molte telefonate cordiali con Gentiloni (vecchi amici di Vigilanza), rare conversazioni più formali con Padoa Schioppa.
Curiosità inevitabile: e Prodi? Risposta di Petruccioli agli amici: molto giustamente non vengo ricercato da personalità di governo per parlare di Rai. Né sono io a cercarle...
Paolo Conti