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  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da Andrea I Nemesi Visualizza Messaggio
    Scusate il ritardo, ieri non son neanche venuto su POL per colpa di fisica e storia (ho studiato la Restaurazione... Con mio dispiacere, della Vandea abbiamo parlato solo una decina di minuti).

    Allora, partiamo dal mio post. A parte che, spero sia solo una mia impressione, mi sono sentito accusato di "servilismo", "provincialismo", ecc. per una singola frase che, in effetti, potrebbe risultare ambigua.
    Il fatto è che non vorrei che il filoamericanismo di Sarkozy degenerasse in quell'antiatlantismo un po' chiuso tipico della Presidenza Chirac. Spero che le critiche "con giudizio" di ora non degenerino nei prossimi anni, soprattutto in caso dell'avvento di un Presidente democratico. Comunque, potremo giudicare il filoamericanismo di Sarkozy soltanto quando comincerà il suo mandato: staremo a vedere, ripongo grandi speranze in lui.

    Per quanto riguarda il filoamericanismo in generale, trovo ovvio che sia sbagliato una completa accettazione di ogni cosa che viene da oltreoceano: gli USA non sono lo Stato perfetto; e sarebbe paradossale seguirli anche quando le loro convinzioni e le loro linee fossero diverse dalle nostre (ad esempio, se ci fossero i democratici al potere). Nessuna americanomania, quindi: soltanto una sincera ammirazione nei confronti dei Valori tipici degli USA e comuni anche a noi, in quanto sempre parte dell'Occidente, e una voglia di emulazione.

    E' inutile negare che gli USA sono un modello vincente, anche se potrebbero essere un po' in crisi negli ultimi anni. Credo che una Unione simile a quella Americana potrebbe essere una buona soluzione al fine di creare un'Unione Europea basata su veri Valori e col fine di sopravvivere almeno ad un nuovo scontro tra civiltà e superpotenze... O addirittura ad un'eventuale egemonia cinese o indiana.

    In ogni caso, gli USA sono i nostri naturali alleati: anche gli USA di George W. Bush. Non contesto che la gestione del dopo-guerra irachena (e in parte della guerra stessa) sia stata non proprio il massimo: ma continuo a pensare che sia stata una guerra tutto sommato giusta, anche se si lasciassero solo le motivazioni economiche (è meglio se il petrolio è in mano alle multinazionali occidentali piuttosto che a Saddam Hussein, no?); e continuo a disapprovare la linea di Chirac e Schroeder, che mi puzza di più di vigliaccheria che di giudizio o di rifiuto ad essere vassalli. Qualunque cosa si possa pensare dell'intelligenza dell'attuale Presidente, comunque la destra che lo sostiene è in parte quella cristiana (anche se evangelica): una destra patriottica, una destra che dice no al terrorismo, una destra conservatrice.

    Una destra capitalista, di sicuro: ma, se sono anche critico per quanto riguarda un certo consumismo e ultracapitalismo, è senza dubbio anche grazie a questo sistema che riusciamo e siamo riusciti in passato a preservare la nostra libertà. Sull'ambientalismo si può discutere; se non sono d'accordo con la visione critica del protocollo di Kyoto, comunque non condivido neppure quella "moda verde" da cui sembra sia affetto David Cameron. (Il motto dei Conservatives alle scorse elezioni è stato: "Go green, vote blue".)

    Tirando le somme, sento di essere filoamericano perchè gli USA sono l'unico Impero Occidentale rimasto sul globo terrestre: gli antichi Imperi coloniali sono scomparsi, l'Unione Europea è un ammasso di burocrazia e leggi inutili, estranea ai propri stessi cittadini, nessun altro Stato dell'Occidente riesce a porsi come ostacolo serio alla Cina o all'India o ad altri aspiranti egemoni. Dobbiamo supportare gli USA per questo motivo; ed emularli per far rinascere un'Europa forte e cristiana, che possa contrastare le minacce alla sua antica identità e che possa un giorno risorgere come "padrona del mondo" e leader dell'Occidente, se non di un Impero Occidentale, che è la soluzione che più auspico (e, ahimè, più lontana dalla realtà) perchè un'era della Storia fatta di guerre e massacri tra Nazioni infine possa concludersi.
    Andrea, provo ad essere sintetico.
    Vado per punti altrimenti ci sarebbe da scrivere un trattato.

    1) Sulla sincera, profonda, ammirazione sono del tutto d'accordo, ma l'autonomia di giudizio non va sfoderata solo quando nello Studio Ovale c'è un presidente democratico. Non vale. Non me la prendo direttamente con Bush (che comunque mi ha molto deluso) ma con quel pessimo segmento della "destra" americana che lo ha tenuto per le palle per tutta la presidenza. L'emergenza terroristica sarebbe stata gestita in maniera molto più equilibrata da un realista, non "nuovo".

    2) Tra l'euro-feticismo malmostoso di Chirac e l'interventismo folle dei soldatini marxisti, c’è una seria politica estera improntata alla coerenza (si attacca tutti o nessuno) e indisponibile a subire i ricatti dei compari di Cheney. Saddam faceva schifo, ma a confronto dello straccione di Teheran e del pazzo nordcoreano era solo una mezza sega. Però abbiamo ristabilito la DEMOCRAZIA, e se qualcuno dice che si è andati per il petrolio (coperti da un cumulo di balle vergognose) gli si risponda che è uno squallida dietrologista...

    3) Non dobbiamo EMULARE gli Usa, dobbiamo essere fedeli alleati (non sudditi), punto. Gli Usa sono diventati quello che sono perché come scriveva Kirk (grande Maestro conservatore, altro che questi pessimi fanatici…) hanno studiato e importato la lezione greca (filosofia), romana (diritto) e gerosolimitana (religione). Noi abbiamo da imparare solo da noi stessi. Viva gli Stati Uniti. Quelli di Russell Kirk.

  2. #12
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    Predefinito Guerra e neocon: così parlò il Grande Russell Kirk

    (Intervista di Marco Respinti a Russell Kirk, pubblicata sul n.195 di Cristianità)

    D. Quali sono stati, a suo avviso, i motivi che hanno spinto il governo degli Stati Uniti a entrare tanto sollecitamente in guerra alla testa della coalizione delle Nazioni Unite contro la Repubblica Democratica Popolare Irachena?

    All’inizio era implicito l’interesse americano per le risorse petrolifere, in un momento in cui l’economia nazionale richiedeva bassi prezzi per questo prodotto: perciò, se necessario, occorreva colpire duramente. Poiché la guerra per un barile di petrolio non pareva popolare, il presidente George Bush si è trasformato in moralista, dichiarando di impegnarsi in una guerra per la redenzione del sangue sparso. La distruzione dell’Irak doveva essere l’inizio di un "benefico" Nuovo Ordine Mondiale.All’inizio era implicito l’interesse americano per le risorse petrolifere, in un momento in cui l’economia nazionale richiedeva bassi prezzi per questo prodotto: perciò, se necessario, occorreva colpire duramente. Poiché la guerra per un barile di petrolio non pareva popolare, il presidente George Bush si è trasformato in moralista, dichiarando di impegnarsi in una guerra per la redenzione del sangue sparso.
    La distruzione dell’Irak doveva essere l’inizio di un "benefico" Nuovo Ordine Mondiale.Tutto questo mi ricorda il rimprovero che il pensatore irlandese Edmund Burke rivolse al governo inglese del primo ministro William Pitt nel 1795, quando sembrava che la Gran Bretagna stesse per entrare in guerra con la Francia a causa dei problemi sorti per la navigazione del fiume Schelda, in Olanda. "Una guerra per la Schelda? Una guerra per un catino?", esclamava. Ora si potrebbe dire: "Una guerra per il Kuwait? Una guerra per un barile di petrolio?".
    Edmund Burke era favorevole a una dichiarazione di guerra da parte dell’Inghilterra alla Francia che minacciava l’ordine civile con la Rivoluzione; ma si oppose a una guerra eventualmente scatenata per puri scopi commerciali.
    Così, oggi, dovrebbero comportarsi gli uomini politici del Partito Repubblicano. Senza dubbio il leader irakeno Saddam Hussein è un uomo ingiusto, ma certo non è l’unico despota nel mondo. Molti paesi dell’Africa sono amministrati da governi ingiusti; al Cremlino siedono ancora dei "duri"; la Cina è tuttora governata da torvi ideologi; e abbiamo forse dimenticato Fidel Castro a Cuba? Ritengo che anche nel mondo politico statunitense vi siano uomini ingiusti. Dovremmo riempire di bombe la maggior parte dell’Asia e dell’Africa per portare questi paesi alla giustizia, alla libertà e alla democrazia?

    Si parla molto di Nuovo Ordine Mondiale e l’azione del governo americano sembra orientata verso la costruzione di un ordine politico sovranazionale a guida unica. Lei ha affrontato questo tema nella sua patria e anche in Italia, in occasione della conferenza organizzata da Alleanza Cattolica a Milano, il 5 giugno 1991. Cosa pensa del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale?

    L’espressione "Nuovo Ordine Mondiale" risale alla prima guerra mondiale. Il contenuto dell’espressione, per quel che riguarda l’attualità, sembra essere la spinta verso un’"americanizzazione" forzata dell’intero pianeta, voluta — si dice — per portare la democrazia a popoli e in luoghi che non l’hanno mai conosciuta, almeno nell’accezione odierna. Una sorta di "dispotismo democratico", insomma. In quest’ottica gli Stati Uniti sembrano diventare i propagatori di un’ideologia radicale che vuole cambiare il mondo piuttosto che i difensori di un pensiero di natura conservatrice. Questa nuova ideologia avanza di pari passo con la massiccia industrializzazione e con la distruzione di tutto quanto essa trova sul proprio cammino.

    Ha definito la cosiddetta "americanizzazione" un’ideologia imperialistica americana. Ma la filosofia politica tradizionale dell’America, quella espressa anche dal Conservative Movement, ha una matrice diversa: qual’è la radice culturale di tale "ideologia americana"?

    Essa ha origine nel pensiero del filosofo e pedagogista statunitense John Dewey, all’inizio del Novecento. Negli anni Trenta i pedagogisti della sua scuola avevano già trionfato nei settori dell’educazione pubblica americana. I seguaci di John Dewey erano sistematicamente ostili alla dottrina cristiana e tentavano di separare l’ordine politico da quello religioso. "Democrazia" fu un termine esaltato dalla scuola di John Dewey e inteso come uguaglianza di condizione: una piattaforma sociale e intellettuale assai vicina al "dispotismo democratico" denunciato negli scritti dello storico e uomo politico francese del secolo scorso Alexis de Tocqueville. I pragmatisti deweyani disprezzavano il passato e guardavano a una democrazia universalistica e utilitaristica. Avevano costruito un sistema di umanesimo secolarizzato.

    Dunque, il sistema deweyano origina una sorta di "pragmatismo ideologico", ben diverso dal realismo tipico della politica americana, che pure spesso viene definito con il termine "pragmatismo"... In molti studi recenti, Lei ha affrontato il delicato tema della democrazia, un tema tornato di grande attualità dopo la Guerra del Golfo, anche secondo quanto ha detto in merito all’"americanizzazione" del pianeta. Può riassumere schematicamente il suo pensiero in proposito?

    Le dottrine di John Dewey hanno introdotto in America un linguaggio nuovo. Si è iniziato a intendere la democrazia come qualcosa di automaticamente buono, virtualmente senza errore, e dunque a giudicare le altre forme di governo, passate o presenti, come cattive.
    Tutte le ideologie, compresa quella democratica, portano i loro seguaci all’intolleranza. Questo accade perché ideologia comporta fanatismo e irrealismo; l’ideologia democratica, lungi dal preservare le nostre libertà, indebolisce la struttura costituzionale americana e, per il futuro, arrecherà danno alla causa della libertà ordinata.
    In generale, la forma di governo più indicata per un popolo dipende necessariamente dalla storia, dal costume, dalla fede, dalla condizione della cultura, dalla legislazione precedente e dalle circostanze materiali di quel singolo popolo; e queste variano da territorio a territorio, da epoca a epoca. Per esempio, la monarchia può difendere l’ordine nel più alto grado, nonché la giustizia e la libertà della gente; l’aristocrazia, in altre circostanze, può risultare più vantaggiosa per il benessere generale... Il modello politico statunitense, certo, non potrebbe tradursi come tale in Uganda o in Indonesia.

  3. #13
    roberto m
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    scusa Italianhawk, quando dici che dobbiamo essere fedeli alleati dici che per fedeltà dobbiamo avvallare guerre unilaterali che si sono rivelate errori anche a detta di Bush come l'Irak e il Libano o che possiamo esprimere una certa solidarietà ma non essere obbligati a mandare i nostri soldati?

  4. #14
    roberto m
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    a proposito del "nuovo corso" di sarkozy: come forse saprete nè lui nè sua moglie hanno UNA GOCCIA DI SANGUE FRANCESE e la moglie del nuovo primo ministro François Fillon è inglese, anzi più precisamente fiera gallese.
    Stamattina Fillon si è recato al palazzo dell'Eliseo per farsi conserire l'incarico di primo ministro da Sarkozy poi dopo un paio d'ore, verso le 12,30 si è presentato a palazzo in pantaloncini e maglietta, qualche minuto dopo anche Sarkozy è uscito da palazzo in tenuta sportiva e i due sono usciti da una porta secondaria del palazzo per fare jogging insieme: decisamente è un nuovo corso per la politica francese, non c'è più la grandeur

  5. #15
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    dato il governo che ha fatto sarei quasi tentato di votare ump alle legislative se fossi francese pensa te, non lo farei solo perchè come persona di sinistra mi troverei quel poltronaro di fabius, se la royal andasse troppo male alle legislative

  6. #16
    The darkness inside...
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    Altro che gestione del "dopo-guerra-iracheno", no no, sono le premesse, cioe' le menzogne costruite ad arte pur di legittimare una guerra preventiva.
    Le premesse di questo post per me non si pongono: per me, infatti, le motivazioni della guerra irachena non erano, se non forse parzialmente, menzogne.

    Il punto è che un Impero può anche fare una guerra per assicurarsi il possesso di una risorsa primaria, per assicurare la sua egemonia; ma tutto questo deve essere fatto nel modo migliore possibile (e quindi un'eventuale guerra dev'essere progettata nel modo più preciso e prudente possibile), e soprattutto la conquista della risorsa in questione non deve essere il fine ultimo, ma deve servire come passo per affermare l'egemonia Imperiale della Nazione e soprattutto del suo sistema di Valori. Da qua muovo le mie critiche alla seconda guerra del Golfo, perchè in essa in effetti sono stati presenti interessi economici che sono stati valorizzati troppo (soprattutto se privati), e la guerra non è stata gestita al meglio, per essere buoni.
    Le guerre dell'Impero Britannico furono per lo più gestite meglio, se vogliamo escludere il conflitto anglo-boero; anche le conquiste dell'Impero Giapponese furono organizzate meglio.
    Citazione Originariamente Scritto da Italianhawk83 Visualizza Messaggio
    Anzitutto in quanto coincidente con i miei valori (premessa) e in qualche modo perché americana (conclusione). Non dico solo perché americana visto che non soffro della sindrome da gratuito pregiudizio positivo.
    (Grazie comunque)
    Quoto. Se le istituzioni americane non coincidessero con i miei valori, non potrei mai accettarle: e la loro americanità non c'entrerebbe nulla; se non ritenendo che certi valori che io condivido siano in qualche modo insiti nella mentalità o nella coscienza nazionale o nella cultura statunitense.
    Citazione Originariamente Scritto da Italianhawk83 Visualizza Messaggio
    Andrea, provo ad essere sintetico.
    Vado per punti altrimenti ci sarebbe da scrivere un trattato.

    1) Sulla sincera, profonda, ammirazione sono del tutto d'accordo, ma l'autonomia di giudizio non va sfoderata solo quando nello Studio Ovale c'è un presidente democratico. Non vale. Non me la prendo direttamente con Bush (che comunque mi ha molto deluso) ma con quel pessimo segmento della "destra" americana che lo ha tenuto per le palle per tutta la presidenza. L'emergenza terroristica sarebbe stata gestita in maniera molto più equilibrata da un realista, non "nuovo".

    2) Tra l'euro-feticismo malmostoso di Chirac e l'interventismo folle dei soldatini marxisti, c’è una seria politica estera improntata alla coerenza (si attacca tutti o nessuno) e indisponibile a subire i ricatti dei compari di Cheney. Saddam faceva schifo, ma a confronto dello straccione di Teheran e del pazzo nordcoreano era solo una mezza sega. Però abbiamo ristabilito la DEMOCRAZIA, e se qualcuno dice che si è andati per il petrolio (coperti da un cumulo di balle vergognose) gli si risponda che è uno squallida dietrologista...

    3) Non dobbiamo EMULARE gli Usa, dobbiamo essere fedeli alleati (non sudditi), punto. Gli Usa sono diventati quello che sono perché come scriveva Kirk (grande Maestro conservatore, altro che questi pessimi fanatici…) hanno studiato e importato la lezione greca (filosofia), romana (diritto) e gerosolimitana (religione). Noi abbiamo da imparare solo da noi stessi. Viva gli Stati Uniti. Quelli di Russell Kirk.
    1) Su questo sono d'accordo. Il caso del presidente democratico (eventualità che spero più lontana possibile a realizzarsi ) è solo un esempio; un atteggiamento critico, una volta assunto, va mantenuto sempre. Personalmente, per Bush provo sensazioni contrastanti: certe cose mi fanno pensare che sia un imbecille, ma poi ci ripenso constatando che molte fonti sono tendenziose, e che comunque qualche dote deve pur avercela; comunque vedo un po' come una liberazione queste prossime elezioni, sperando ovviamente che vinca un repubblicano (e sperando ovviamente che vinca McCain, dato che Brownback ha ben poche possibilità). Capisco la tua critica verso una parte di destra americana e verso quel "neoconservatorismo" che ha deluso molti. In effetti anch'io negli ultimi tempi sono diventato piuttosto scettico; ma non posso cancellare la mia convinzione (che credo sia praticamente un dato di fatto) che Bush sia supportato anche da sinceri cristiani tradizionalisti o da semplici americani patriottici, conservatori e convinti che Bin Laden e i suoi debbano meritarsi al più presto un bel calcio nei maroni da parte di un Marine. Per quanto riguarda il realismo nella guerra al terrorismo, probabilmente esso è un po' mancato; è una critica che gli stessi democratici hanno rivolto all'amministrazione Bush. Probabilmente è fondata; però un eventuale "idealismo fanatico" sarebbe in contrapposizione ad altre accuse di "interessi economici privati" dietro la guerra irachena. E comunque, un po' di idealismo non fa mai male, soprattutto se significa CREDERE NEI PROPRI VALORI senza per questo STACCARSI DALLA REALTA'.

    2) Non ho capito chi siano i "soldatini marxisti" (sarà l'ora o la materia grigia che comincia a scioperare ). Bisogna però dire che l'Iran, all'inizio della guerra in Iraq, non era ancora quel pericolo a carattere nucleare che costituisce ora; mi pare che Aramaladingdong sia stato eletto dopo la II guerra del Golfo. In Nord Corea la situazione è poi piuttosto complessa; quale sarebbe stato (o quale sarebbe tuttora) il comportamento della Cina, della Russia, del Giappone in caso di intervento americano? Condivido comunque che siano due pericoli di primo piano, come è evidente, senza sottovalutare i movimenti radicalisti islamici negli altri paesi del Medio Oriente-Africa del Nord-Asia Meridionale.

    3) Emulare significa possedere il desiderio di andare oltre al modello che ci si propone di seguire. Essere sudditi degli USA significherebbe rimanere passivi in un'epoca in cui chi si ferma è perduto, per usare una frase fatta ma piuttosto efficace. Se poi i valori di fondo sono i nostri, tanto meglio: rimane il fatto che forse noi li abbiamo perduti un po' di vista, dobbiamo reintegrarli, e studiandoli anche dagli USA, dove sono stati le basi di una grande superpotenza mondiale,
    potrebbe andare a nostro vantaggio. Io emulerei gli USA anche nella loro politica di Unione tra gli Stati, anche se le differenze tra Europa e Stati Uniti sono evidenti.
    Andrea I Nemesis
    Rinascente
    Affiliato a Azione Conservatrice Nazionale

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da roberto m Visualizza Messaggio
    scusa Italianhawk, quando dici che dobbiamo essere fedeli alleati dici che per fedeltà dobbiamo avvallare guerre unilaterali che si sono rivelate errori anche a detta di Bush come l'Irak e il Libano o che possiamo esprimere una certa solidarietà ma non essere obbligati a mandare i nostri soldati?
    Beh Roberto, la tua è una domanda legittima ma in fondo "retorica" (in senso letterale e tutt'altro che sarcastico: non mi permetterei mai). Tutto questo predicozzo sull'onestà intellettuale, sull'indipendenza di giudizio e sull'atteggiamento non beceramente servile non l'avrei fatto se si traducesse solo in una presa di distanza "di fatto" e non sostanziale. Resto un fedeale ALLEATO degli Usa, non intendo lisciargli il deretano ma se una nuova guerra, o una qualsiasi altra faccenda mi vedrà contrario lo dirò sin dal primo momento con assoluta chiarezza.

    Ciao

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da Andrea I Nemesi Visualizza Messaggio
    1) Su questo sono d'accordo. Il caso del presidente democratico (eventualità che spero più lontana possibile a realizzarsi ) è solo un esempio; un atteggiamento critico, una volta assunto, va mantenuto sempre. Personalmente, per Bush provo sensazioni contrastanti: certe cose mi fanno pensare che sia un imbecille, ma poi ci ripenso constatando che molte fonti sono tendenziose, e che comunque qualche dote deve pur avercela; comunque vedo un po' come una liberazione queste prossime elezioni, sperando ovviamente che vinca un repubblicano (e sperando ovviamente che vinca McCain, dato che Brownback ha ben poche possibilità). Capisco la tua critica verso una parte di destra americana e verso quel "neoconservatorismo" che ha deluso molti. In effetti anch'io negli ultimi tempi sono diventato piuttosto scettico; ma non posso cancellare la mia convinzione (che credo sia praticamente un dato di fatto) che Bush sia supportato anche da sinceri cristiani tradizionalisti o da semplici americani patriottici, conservatori e convinti che Bin Laden e i suoi debbano meritarsi al più presto un bel calcio nei maroni da parte di un Marine. Per quanto riguarda il realismo nella guerra al terrorismo, probabilmente esso è un po' mancato; è una critica che gli stessi democratici hanno rivolto all'amministrazione Bush. Probabilmente è fondata; però un eventuale "idealismo fanatico" sarebbe in contrapposizione ad altre accuse di "interessi economici privati" dietro la guerra irachena. E comunque, un po' di idealismo non fa mai male, soprattutto se significa CREDERE NEI PROPRI VALORI senza per questo STACCARSI DALLA REALTA'.

    2) Non ho capito chi siano i "soldatini marxisti" (sarà l'ora o la materia grigia che comincia a scioperare ). Bisogna però dire che l'Iran, all'inizio della guerra in Iraq, non era ancora quel pericolo a carattere nucleare che costituisce ora; mi pare che Aramaladingdong sia stato eletto dopo la II guerra del Golfo. In Nord Corea la situazione è poi piuttosto complessa; quale sarebbe stato (o quale sarebbe tuttora) il comportamento della Cina, della Russia, del Giappone in caso di intervento americano? Condivido comunque che siano due pericoli di primo piano, come è evidente, senza sottovalutare i movimenti radicalisti islamici negli altri paesi del Medio Oriente-Africa del Nord-Asia Meridionale.

    3) Emulare significa possedere il desiderio di andare oltre al modello che ci si propone di seguire. Essere sudditi degli USA significherebbe rimanere passivi in un'epoca in cui chi si ferma è perduto, per usare una frase fatta ma piuttosto efficace. Se poi i valori di fondo sono i nostri, tanto meglio: rimane il fatto che forse noi li abbiamo perduti un po' di vista, dobbiamo reintegrarli, e studiandoli anche dagli USA, dove sono stati le basi di una grande superpotenza mondiale,
    potrebbe andare a nostro vantaggio. Io emulerei gli USA anche nella loro politica di Unione tra gli Stati, anche se le differenze tra Europa e Stati Uniti sono evidenti.
    1) Sui cristiani tradizionalisti: l' "alleanza" con i neocon (a spese dei paleo) in nome dell'antimusulmanesimo andrebbe ridiscussa in virtù della maggiore vicinanza (se non della piena identità) con i "vecchi" conservatori riguardo visione tradizionale e piattaforma non viziata da interessi economici travestiti da "cause umanitarie". L’idealismo fanatico SAREBBE in contraddizione rispetto all’interesse economico, ma la realtà ha dimostrato che i due aspetti sono strettamente legati. Vero è che quel manipolo di malati vorrebbe bombardare non più tardi di oggi anche l’Iran, ma gli obiettivi mirati e la gestione del post-bellico dimostrano quanto l’intreccio sia presente, perverso e altamente vergognoso.

    2) I marxisti sono i neocon, che alla metà degli anni Sessanta da trotzkisti e socialisti si sono convertiti a “destra”, conservando intatta la loro censurabile propensione all’Utopia: chiamatemeli pure neo”destri”, ma non neo-CONSERVATORI.

    Conclusioni: noto che nei tuoi interventi abbondano i riferimenti al concetto di Impero. Beh su questo siamo agli antipodi. Se la nobiltà che soggiace a questo concetto riguarda l’approvigionamento di petrolio, credo proprio che il termine più corretto da usare sia quello di “Potentato” che si serve di guerre lerce per far quadrare i bilanci delle compagnie coinvolte nelle ricostruzioni. Un Impero era quello romano, fatto di Soldati, Valore, Armi bianche e Grandezza. Non quello degli amministratori delegati, dei presidenti ostaggio e del sangue che puzza di greggio. Toni forti quasi da bamba antiamericano? Rileggete l’intervista a Kirk e cerchiamo di andare oltre la superficie. W gli Stati Uniti.

  9. #19
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    1) Sui cristiani tradizionalisti: l' "alleanza" con i neocon (a spese dei paleo) in nome dell'antimusulmanesimo andrebbe ridiscussa in virtù della maggiore vicinanza (se non della piena identità) con i "vecchi" conservatori riguardo visione tradizionale e piattaforma non viziata da interessi economici travestiti da "cause umanitarie". L’idealismo fanatico SAREBBE in contraddizione rispetto all’interesse economico, ma la realtà ha dimostrato che i due aspetti sono strettamente legati. Vero è che quel manipolo di malati vorrebbe bombardare non più tardi di oggi anche l’Iran, ma gli obiettivi mirati e la gestione del post-bellico dimostrano quanto l’intreccio sia presente, perverso e altamente vergognoso.

    2) I marxisti sono i neocon, che alla metà degli anni Sessanta da trotzkisti e socialisti si sono convertiti a “destra”, conservando intatta la loro censurabile propensione all’Utopia: chiamatemeli pure neo”destri”, ma non neo-CONSERVATORI.

    Conclusioni: noto che nei tuoi interventi abbondano i riferimenti al concetto di Impero. Beh su questo siamo agli antipodi. Se la nobiltà che soggiace a questo concetto riguarda l’approvigionamento di petrolio, credo proprio che il termine più corretto da usare sia quello di “Potentato” che si serve di guerre lerce per far quadrare i bilanci delle compagnie coinvolte nelle ricostruzioni. Un Impero era quello romano, fatto di Soldati, Valore, Armi bianche e Grandezza. Non quello degli amministratori delegati, dei presidenti ostaggio e del sangue che puzza di greggio. Toni forti quasi da bamba antiamericano? Rileggete l’intervista a Kirk e cerchiamo di andare oltre la superficie. W gli Stati Uniti.
    1) L'alleanza tradizionalisti-neocon non è una cosa che sostengo, se non perchè è presente ora. Se dovesse esserci un'alleanza tra tradizionalisti e paleoconservatori (cosa che in effetti sarebbe ovvia), sosterrei con entusiasmo maggiore quest'ultima. Ma ora i tradizionalisti non devono fare le spese della politica neocon; è per questo che dico di supportare la Destra americana e indirettamente il governo Bush, pur rimanendo critico nei suoi confronti. D'altra parte, trovo difficile che idealismo e interessi si coniughino, anche se però è plausibile che gli interessi prevalgano tra i dirigenti e l'idealismo tra gli elettori (grosso modo, le generalizzazioni nuocciono sempre a qualcuno). Per quanto riguarda l'eventuale guerra in Iran, se ci fosse non tirerei indietro il mio supporto agli USA; però sono pure scettico, perchè il background iracheno non mi pare il migliore per dare inizio ad un altro conflitto: non vorrei che l'esercito americano si trovasse preso tra due fuochi. Se se n'occupasse Israele, potrebbe essere un'altra cosa: ma il resto dell'Occidente comunque vi rimarrebbe coinvolto.

    2) Questa non la sapevo. Però non ci trovo nulla di male una propensione all'Utopia, sarà la mia età o il mio carattere.

    Per quanto riguarda il concetto d'Impero, ci sarebbe da discuterne per mesi... Illustro brevemente quello che intendo per "Impero": una Nazione che, ad un certo punto della Storia, riesce ad imporre la sua egemonia su una vasta area territoriale (di dimensioni continentali o globali) e su più Stati e popoli, diventando così un valido concorrente per la supremazia mondiale. Un Impero ha, come suo fondamento, un'Ideologia o un'Ideale, i quali sono composti da una serie di Valori che sono il cardine dell'Identità Nazionale e Imperiale.
    In questi termini, l'unico Impero Occidentale rimasto sono gli Stati Uniti d'America. (Un Impero Europeo è più un sogno che una realtà, anche se attraverso un'UE diversa da quella presente si potrebbe far qualcosa.) Nel resto del mondo, però, c'è l'Impero Cinese Moderno, un pericolosissimo rivale; e poi la possibilità di un Impero Indiano o di un Nuovo Impero Russo. (Capite che il concetto di Impero per me è slegato dalle forme di governo monarchica/repubblicana/oligarchica/etc.) Al fine di assicurare la supremazia dell'Impero Americano, che io supporto proprio perchè unico occidentale, credo che anche la conquista delle fonti di petrolio sia funzionale: ma questo non per meri interessi economici, ma per avere più possibilità di vincere una lotta per la supremazia globale che coincide con l'affermazione dell'Ideale che sta alla base dell'Impero stesso, e senza il quale quest'ultimo non potrebbe esistere.
    Andrea I Nemesis
    Rinascente
    Affiliato a Azione Conservatrice Nazionale

  10. #20
    comprendere l'incomprensibile
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    Citazione Originariamente Scritto da Andrea I Nemesi Visualizza Messaggio
    Al fine di assicurare la supremazia dell'Impero Americano, che io supporto proprio perchè unico occidentale, credo che anche la conquista delle fonti di petrolio sia funzionale: ma questo non per meri interessi economici, ma per avere più possibilità di vincere una lotta per la supremazia globale che coincide con l'affermazione dell'Ideale che sta alla base dell'Impero stesso, e senza il quale quest'ultimo non potrebbe esistere.
    Dichiaro subito che mi pongo piuttosto distante dall'area conservatrice (per essere chiari: alle ultime elezioni ho votato RnP, di cui però non condivido pienamente la geopolitica). Personalmente sono fiero di essere occidentale, ma ritengo che gli USA, dopo esserne state la punta di diamante, oggi rappresentino uno dei lati più infelici dell'Occidente. Una nazione priva di storia e riferimenti culturali antichi, priva di una scolarizzazione dignitosa, in cui da un lato si perde completamente il concetto di stato sociale, e con la cultura mainstream divisa tra la grottesca ossessione liberal del politically correct e l'altrettanto grottesco protestantesimo filo-creazionista.

    Il tutto condito da una politica estera (militare e non) inutilmente muscolare.

    Personalmente, se si tratta di sostenere l'occidente, io sostengo la necessità di un blocco Europeo forte e indipendente. Che poi magari su singole questione possa schierarsi con gli USA, ma nell'ambito di una indipendenza politica e militare. I difetti e la debolezza dell'UE sono evidentissimi, ma non è certo appoggiandosi agli USA che si rimedia alla situazione. Anzi, temo proprio che agli USA la debolezza politica e militare dell'UE faccia molto comodo. Sbaglio?

 

 
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