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  1. #11
    Conservatorismo e Libertà
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    Citazione Originariamente Scritto da Repubblica Visualizza Messaggio
    No, il tempo zaffo non è limitato, tutto è già previsto in un massimo, come i richiami al regolamento hanno un tempo massimo così anche il processo verbale con le relative approvazioni. La scorsa legislatura l'opposizione ha fatto una settimana di opposizione totale, ma alla fine per quanto ci si possa sforzare alla fine si rallenta di poco...
    Di così poco non direi.
    Ma in ogni caso si vedrà;come ho detto non penso che si arriverà mai a punti del genere. Anche perchè si da il caso che questo è e sarà sempre un governo galleggiante e a rischio. E' già stato dimissionato una volta,può accadere ancora: non è affatto esclusa tale possibilità.

  2. #12
    Repubblica
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    Citazione Originariamente Scritto da zaffo Visualizza Messaggio
    Di così poco non direi.
    Ma in ogni caso si vedrà;come ho detto non penso che si arriverà mai a punti del genere. Anche perchè si da il caso che questo è e sarà sempre un governo galleggiante e a rischio. E' già stato dimissionato una volta,può accadere ancora: non è affatto esclusa tale possibilità.
    Beh, se si è dovuto dimettere perfino Berlusconi con la maggioranza bulgara che aveva tutto può sempre succedere..

  3. #13
    Fiamma dell'Occidente
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    Nei cuori degli uomini liberi. ---------------------- Su POL dal 2005. Moderatore forum Liberalismo.
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    L'intervista
    «La tv pubblica torni a diffondere sapere»
    Tremonti: una funzione formativa come ai tempi dei Promessi Sposi o del Mulino del Po

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    ROMA — Giulio Tremonti riconosce che «la cifra costante che ha caratterizzato per mezzo secolo la sinistra nella sua lunga marcia verso il governo è stata sempre la cifra "istituzionale": the rule of law». Maper il vicepresidente di Forza Italia qualcosa con il governo Prodi e infine con il caso Rai è profondamente cambiato: «La variante introdotta da questo governo è il degrado della cifra istituzionale, il disprezzo della rule of law».
    Disprezzo, addirittura?
    «La Legge finanziaria e i provvedimenti ad essa collegati sono costellati da norme extrasistema che costituiscono abusi. Secoli fa si chiamavano spicilegi».
    Leggi speciali: non era finito da un pezzo quel tempo?
    «La legge Bassanini ha introdotto nella funzione pubblica i contratti privati. Si può essere d’accordo o no con questa impostazione. Io per esempio ho espresso la preferenza per lo status pubblico: se lo Stato non fa lo Stato, che cosa fa? Ma se c’è una scelta generale la devi rispettare. Non si può fare di colpo un provvedimento che cambia il regime azzerando quei contratti».
    Ma non è successo questo con la Rai.
    «Anche qui è una questione di rule of law. L’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria ha esercitato le sue funzioni per tutto il tempo del suo mandato. Nessuno in quel caso pensò di applicare provvedimenti di revoca».
    Forse perché non ce n’era bisogno.
    «La verità è che per mezzo secolo la rule of law è stata rispettata dalla sinistra non soltanto nella sostanza, ma anche nella forma. Da parte della vecchia sinistra era non solo rispetto della regola di legge vigente, ma anche calcolo lungimirante sul presupposto che il governo potesse essere finalmente conquistato anche da parte della sinistra e poi, se perso, nuovamente conquistato all’interno di un circuito democratico finalmente normalizzato».
    Non siamo quindi un Paese normale?
    «La discontinuità con questa linea si manifesta con il governo Prodi, con il passaggio dalla visione di lungo periodo a una visione corta, dominata dalla paura di perdere tutto. Chi ha dimenticato la frase famosa di Prodi: "Se cado si va all’opposizione per sessant’anni"? Di qui il passaggio alla strategia dell’occupazione totale. Aggiungo che se il presupposto è questo sarà difficile arginare le controspinte».
    Minaccioso... Anche la sinistra riconosce a Tremonti di non essersi fatto sedurre, quando era al governo, dal Manuale Cancelli. Ma non è che nella passata legislatura siano accadute cose meno efferate.
    «Ciascuno risponde nei limiti delle competenze che ha avuto. Personalmente ho sempre pensato che fosse il caso di privilegiare le capacità, la moralità e, perché no, anche la giovane età. Ho un’idea dello Stato che mi porta a valutare se uno può essere o non un buon servitore dello Stato anche se non vota per la mia parte politica. Il fatto che la sinistra me lo abbia riconosciuto mi ha fatto oggettivamente piacere. In fondo ho fatto su scala diversa quello che adesso si comincia a fare in Francia ».
    Veniamo al caso. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha revocato il consigliere Rai del Tesoro Angelo Maria Petroni, nominato dal precedente governo, perché l’azienda non funzionava più. Era nel suo potere.
    «Petroni, che pure stimo molto, non è stato nominato da me. Dagli atti emerge che il ministro non si èmosso sulla linea privatistica, ma pubblicistica emettendo un provvedimento d’autorità che è un vero e proprio contrarius actus».
    Scusi?
    «Come ti nomino, ti snomino. Da alcuni secoli i provvedimenti d’autorità devono essere motivati. La motivazione adottata è la tipica motivazione suicida».
    Mi spieghi il harakiri.
    «Il ministro ha detto che avrebbe fatto ciò che non poteva: azzerare l’intero vertice aziendale a causa della situazione economica della Rai. Non ha fatto invece quello che poteva fare su questo presupposto, estendere il contrarius actus anche al direttore generale e al presidente, revocando pure loro. Non lo ha fatto ».
    Ma dove sarebbe il suicidio?
    «Sul filo della ragione, il ministro doveva trovare l’esistenza di un nesso tra la condotta soggettiva di un singolo consigliere e l’effetto di criticità oggettiva della Rai. Avendo esternato sull’intero consiglio, si è suicidato sul singolo consigliere».
    Lui dice che l’azienda era paralizzata.
    «Fuori dagli opportunismi, la verità è che da oggi in poi si potrà applicare a tutte le imprese pubbliche: vedo una criticità, revoco di colpo il consiglio. Ho conosciuto il ministro come civil servant, credo che in questo anno di impegno politico abbia perso l’aggettivo conservando solo il tristo sostantivo».
    Non crede che la colpa di quanto è accaduto sia anche di una legge che ha definito per la gestione della Rai delle regole insensate?
    «Adesso forse la sorprenderò».
    Forza.
    «Condivido l’idea di mettere la proprietà della Rai in una fondazione».
    Approva il progetto del ministro Paolo Gentiloni?
    «Nel 1995 ho scritto un libro che si intitolava Il fantasma della povertà».
    E che c’entra questo con la Rai?
    «In quel libro c’era l’idea dell’uso pubblico dei mezzi di informazione pubblici per accrescere la ricchezza del Paese attraverso la formazione. Ricorda le tre i?».
    Inglese, impresa, informatica, quelle?
    «Già. La Rai avrebbe dovuto e dovrebbe accrescere enormemente la sua funzione pubblica nel dominio del sapere. Nel dopoguerra la tivù di Stato è stata un elemento determinante nel progresso dell’Italia e deve tornare a essere quello».
    «A come agricoltura», il maestro Manzi di «Non è mai troppo tardi»... Poi però da lì si è passati prima a «Rischiatutto » e infine ai pacchi di «Affari tuoi». Deprimente.
    «Forse nel 1995 l’idea era un po’ visionaria, ma ora i tempi sono maturi perché si sviluppi. L’imparzialità dell’informazione è necessaria, ma non sufficiente. La Rai deve andare oltre l’informazione per fare formazione pubblica. Faccio un appello ai politici, al mondo della cultura, agli attori, perché la Rai torni a essere uno strumento straordinario di formazione e di arricchimento degli italiani».
    Come ai tempi dei grandi sceneggiati, il «Mulino del Po», o i «Promessi Sposi»...
    «Ha centrato l’obiettivo. Non faccio il regista, ma il politico. Non so come si costruiscono le storie, ma capisco che questa è la grande occasione per il mio Paese. I politici devono avere una visione: le visioni possono essere discutibili, ma se non ci sono quelle i politici devono cambiare mestiere. A questo punto la parola deve passare al mondo della cultura. Che escano finalmente dal silenzio. E dicano davvero la loro sulla Rai del futuro e dell’Italia. L’esplosione dell’America non è avvenuta anche via Hollywood?».
    Sergio Rizzo
    20 maggio 2007
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  4. #14
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    Codacons su Endemol

    Annunziata lascia e Fazio che fa?

    Dopo l'annuncio di Lucia Annunziata, che ha rivelato l'intenzione di produrre da sola 'In mezz'ora', in seguito all'acquisto di Endemol (che ha il 51% di Palomar, proprietaria del format) da parte di Mediaset, il Codacons si chiede come si comporterà Fabio Fazio, conduttore di 'Che tempo che fa', trasmissione prodotta da Endemol. "Come mai - incalza l'associazione dei consumatori - Fazio in proposito non dice nulla?". Per il Codacons, "i due conduttori avrebbero dovuto prendere una posizione critica molto tempo fa, ossia quando la Rai ha deciso di farsi assistere da società esterne per la realizzazione dei loro programmi, che risultano di una semplicità disarmante. 'In mezz`ora' e 'Che tempo che fa' non sono altro che interviste condotte in uno studio televisivo con l`intervistatore seduto dietro una scrivania. Prodotti che la Rai avrebbe potuto realizzare con le proprie forze interne, potendo contare su ben 11.000 dipendenti!! Il Codacons ricorda inoltre di aver chiesto "poche settimane fa" alla Corte dei Conti e alla Commissione Parlamentare di Vigilanza "di valutare se l'affidamento di programmi così semplici a società esterne come Palomar ed Endemol, possa costituire uno spreco di denaro pubblico da parte della Rai, a danno dei cittadini che pagano il canone".

    da L'Opinione

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da W. Von Braun Visualizza Messaggio
    Mi sembra ovvio che l'attuale governo cerchi in tutti modi di coprire le sue tracce (ovvero i disastri). Tanto viviamo già in un soft-regime di cui la Rai è la ciliegina sulla torta.
    ovvio una cippa...la sinistra ha aspettato fin troppo nel sostituire certa gente...

    E pensare che dal titolo del 3d speravo in una analisi dei 5 anni del governo di cdx e della sua spartizione della RAI...

    ahhh, tra l'altro, Petroni è stato nominato dal precedente ministro dell'economia e rappresenta il cdx. anno ci ha messo TPS ha capire che era il caso di mandarlo a "casa"?!?!

  6. #16
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    Il 7 giugno il tribunale si pronuncerà sul merito della vicenda
    Tar accoglie ricorso, sospesa assemblea Rai

    Il tribunale amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso di Petroni che sarebbe stato estromesso dal cda della tv pubblica il 5 giugno

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    ROMA - Il presidente della Terza sezione ter del Tribunale amministrativo di Lazio ha accolto il ricorso di Angelo Maria Petroni, consigliere di amministrazione Rai, di sospendere l’assemblea della società prevista per il 4 e 5 giugno, per deliberare sulla revoca dello stesso Petroni. Il presidente del tribunale ha deciso con un suo "decreto presidenziale", e ha fissato la camera di consiglio del collegio per il 7 di giugno.
    DECRETO - Nel decreto il presidente della terza sezione del Tar, Francesco Corsaro, scrive che «sussistono i presupposti (estrema gravità ed urgenza, tale da non consentire neppure la dilazione fino alla data della prima camera di consiglio utile programmata per il 7 giugno) per concedere l'invocata misura cautelare provvisoria, poichè dall'esecuzione dei provvedimenti impugnati possono scaturire effetti non agevolmente reversibili da un'eventuale pronuncia favorevole in sede collegiale». Il giudice afferma inoltre che «a fronte della ravvisata esigenza di conservare immutata, fino alla pronuncia sulla domanda cautelare da parte del collegio, la situazione di fatto e di diritto preesistente all'emanazione degli atti impugnati - peraltro giustificata dalla complessità delle questioni che il ricorso solleva - appare recessivo l'interesse curato dal ministro dell'Economia e delle Finanze, risolvendosi la concessione della misura cautelare provvisoria nel rinvio di qualche giorno della convocazione dell'assemblea dei soci della Rai». Il presidente Corsaro ha fissato al 7 giugno la data in cui verrà esaminata in camera di consiglio la richiesta di sospendere in via ordinaria la procedura di esclusione di Petroni dal cda della Rai. Il consigliere chiede infatti l'annullamento, previa sospensione, della lettera con cui il direttore generale del ministero dell'economia, Vittorio Grilli, ha dato mandato al rappresentante del ministero (azionista di maggioranza della Rai, ndr) nell'assemblea generale di viale Mazzini di proporre la revoca dell'incarico nel cda allo stesso Petroni. Il consigliere della Rai era stato nominato dal governo Berlusconi su indicazione dell'allora ministro dell'Economia.
    29 maggio 2007
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  7. #17
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    non dimentichiamoci di questo, ogni nuova porcata fa dimenticarela vecchia ma non la cancella.
    siamo al chavezismo galoppante

 

 
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