Originariamente Scritto da
Alberich
Da corriere.it
Base di Vicenza: qualche riflessione in più
Ho letto con stupore la risposta in merito alla base Usa a Vicenza. Secondo la sua tesi sarebbe opportuno che gli americani lasciassero completamente l’Italia, in nome della sovranità dello Stato. Non sono d’accordo innanzitutto perché questo principio sarebbe dovuto valere anche durante la guerra fredda. Ma quello che più mi stupisce è che lei consideri l’Italia talmente sicura da permettersi di rinunciare alle basi Usa e quindi all’ombrello protettivo degli americani.
Credo anzi che l’Italia abbia ancora bisogno degli americani e delle loro basi, visto che il mondo è ancora diviso in blocchi.
Un dato su tutti: gli Stati con l’atomica sono passati da 5 a 9. Esiste poi il fattore Nato, alleanza per l’autodifesa dei Paesi occidentali. Ebbene, in base al principio della sovranità dello Stato, chiudiamo anche queste basi?
O forse, visto che sono di una organizzazione sopranazionale, devono restare? Ma se queste basi possono restare aperte in base a trattati internazionali che di fatto riducono la sovranità dello Stato, non si può fare lo stesso discorso per qualche convenzione con una Nazione alleata?
Non dimentichiamoci e non facciamo finta di non vedere che gli Usa non sono un semplice alleato, ma il fulcro dell’Occidente.
Al contrario di lei, auspico che chi ha il potere di decidere le sorti delle basi americane le faccia rimanere per la sicurezza dell’Italia. Non vorrei che l’Italia si trovasse nella condizione di dipendere dalla difesa dell’Unione Europea che, come l’ha definita in modo sintetico ma efficace il presidente Cossiga, è «un gigante economico, un nano politico e un verme militare».
Giampaolo Guidolin,
Caro Guidolin,
mi spiace, ho dovuto tagliare una parte della sua lettera, troppo lunga,maspero di averne conservato i punti essenziali.
Lei sostiene che la sovranita nazionale, in altri momenti, non ci ha impedito di accettare le basi americane e soprattutto la leadership degli Stati Uniti. E¡¯ certamente naturale che ogni Paese, in tempo di guerra, rinunci in parte alla sua sovranita. Durante il primo conflitto mondiale gli inglesi e gli italiani accettarono di combattere in Europa sotto il comando di un generale francese.
Durante la Seconda guerra mondiale la Gran Bretagna e i Paesi del Commonwealth riconobbero l¡¯utilita di un comandante americano.Ealtrettanto accadde, nell¡¯ambito della Nato, durante gli anni della guerra fredda.
Ma alla base di queste decisioni vi sono naturalmente l¡¯esistenza di un nemico comune e la necessita di una forte solidarieta. Oggi la situazione e radicalmente diversa. Il nemico comune e il terrorismo islamico d¡¯ispirazione religiosa, ma il miglior modo per sconfiggerlo non e combattere guerre immotivate come quella irachena, smantellare strutture statali senza avere idee chiare sul sistema politico che dovrebbe prenderne il posto, creare condizioni d¡¯insicurezza che provocano il risentimento della popolazione civile. In Iraq e per certi aspetti anche in Afghanistan, l¡¯America ha creato il terreno su cui il fanatismo religioso puo raccogliere sotto le proprie bandiere anche coloro che si battono, piu semplicemente, contro l¡¯occupazione straniera del loro Paese.
Se l¡¯America persegue una politica estera discutibile e non conforme ai nostri interessi, perche l¡¯Italia dovrebbe ospitare basi che sono strumenti di quella politica?
Evero che il numero dei Paesi nucleari sta progressivamente aumentando. Ma vi sono due considerazioni di cui e necessario tener conto. In primo luogo la bomba, soprattutto per una potenza di media grandezza, e un¡¯arma deterrente, destinata a garantirle una certa invulnerabilita di fronte a una potenza maggiore.
Se la Corea del Nord se ne servisse, sarebbe oggetto, pressoche immediatamente, di una micidiale rappresaglia. In secondo luogo, il Trattato di non proliferazione, firmato il 1¢ª luglio 1968, contemplava per i Paesi nucleari una sorta di reciprocita: l¡¯obbligo di adoperarsi per il progressivo disarmonucleare.
Tutti e in particolare gli Stati Uniti, hanno continuato ad arricchire e a perfezionare il loro arsenale.
Resta naturalmente il problema delle basi Nato, aperte sulla base di accordi con una organizzazione di cui l¡¯Italia e membro. Ma l¡¯organizzazione ha perso la sua originale ragione sociale e corre il rischio di essere usata, come nel caso dell¡¯Afghanistan, quando Washington non puo o non vuole portare a termine un lavoro lasciato a meta. Vi sono ottime ragioni per mantenere in vita l¡¯Alleanza Atlantica.
Ma ve ne sono altrettante per rivedere interamente gli accordi militari della Nato.
Per concludere, anch¡¯io, caro Guidolin, so che non e possibile, per il momento, fare affidamento sulla forza militare dell¡¯Europa. Ma il problema in questo caso e un altro: se sia opportuno affidarsi alla politica estera degli Stati Uniti.
S. Romano