Nelle nuove sfide fra USA e Russia a perderci è sopratutto e come sempre l'Europa

Armamenti - Gelo nucleare tra Usa e Russia, riarmeranno ma ciascuno per conto proprio



Ludmilla Besplatni*
QuadrantEuropa 08/05/2007





I costi della strategia americana sui missili intercontinentali sono proibitivi per Mosca che conta di rifarsi sull'Europa. Con grande gioia di Washington.


Ieri il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Jurij Baluevskij ha accusato di nuovo gli Stati Uniti di fomentare la “nuova guerra fredda”. Baulevskij ha dichiarato che Mosca si batterà per evitare questo scenario che “riporterebbe i rapporti tra i due paesi indietro di 50 anni”, e comporterebbe la nascita di “nuovi muri di Berlino”.

La credibilità di Washington

Le dichiarazioni dell’alto ufficiale riprendono il senso di quanto afferma da tempo il ministero della Difesa russo. Nei giorni scorsi invece erano state le minacce fatte da Putin di uscire dal trattato Inf, a spingere la Nato ad attaccare la Russia, accusando il Cremlino di volere il ritorno della corsa agli armamenti. ll trattato Inf, Intermediate-Range Nuclear Forces, sottoscritto nel 1987 da Gorbacev e Reagan prevede la distruzione di tutti i missili di corta e media gittata, Irbm, Intermediate Range Ballistic Missiles.

Per i comandi russi, il piano Usa, non della Nato, di installare in Polonia e nella repubblica Ceca delle componenti del sistema di difesa antimissilistico Bmd, Ballistic Missile Defence, rappresenta un pericolo alla sicurezza della ex superpotenza.

Secondo i progetti di Washington, una stazione radar del tipo X-Band dovrebbe essere installata a Jence, mentre 10 silos di missili intercettatori verrebbero posizionati a Koszalin in Polonia. La realizzazione del progetto dovrebbe iniziare nel 2008 ed essere concluso entro il 2011. I costi sono valutati attorno a 1,6 miliardi di dollari.

Le motivazioni ufficiali addette dal governo degli Stati Uniti, possibilità di attacchi missilistici intercontinentali da parte di Iran e Corea del Nord contro Washington e i suoi alleati europei, sono da ritenersi completamente prive di credibilità.

Il Taepodong-2, il missile intercontinentale nord coreano, non è operativo. Nel luglio 2006, data del suo ultimo test, si è abbattuto al suolo dopo soli 32 secondi. Il raggio d’azione operativo del Taepodong-2, 4mila chilometri si trova di gran lunga al di sotto dei limiti massimi previsti dal trattato Icbm, oltre 5,5mila chilometri. La traiettoria balistica che il Taepodong-2 dovrebbe compire per raggiungere un bersaglio sul territorio nordamericano, non prevede il passaggio sull’Europa.

Per quanto riguarda Teheran, il regime dei Mullah non dispone ancora di missili intercontinentali e difficilmente ne produrrà a breve termine. Il vettore iraniano, lo Shahab-5 che con un raggio d’azione di 2500 chilometri si trova sotto la soglia, tra i 3mila e i 5mila chilometri, prevista dal trattato Irbm per missili balistici a raggio intermedio, è ancora nella sua fase di progettazione iniziale. È vero invece che per raggiungere la costa orientale degli Usa la traiettoria di volo dello Shahab-5 dovrebbe attraversare i cieli europei.

Secondo me però questi tipi di missili non possono essere il motivo che ha spinto gli Usa ad installare in Europa orientale delle componenti del sistema di difesa da missili balistici di lunga gittata previsto dalla legge del 1999 National Missile Defense Act.

Resta da chiedersi se le vere intenzioni militari degli Usa – prescindendo dalla logica di riproduzione propria dell’industria degli armamenti – non puntino a rendere indispensabile per la sicurezza europea l’arsenale nucleare di Washington esercitando contemporaneamente pressione sull’arsenale missilistico nucleare della Russia.

Le dichiarazioni del governo Usa che un numero così limitato di silos non potrebbero realmente danneggiare l’attuale potenziale della deterrenza atomica di Mosca, sono senza dubbio corrette. Per il momento dunque il progetto Bmd non rappresenta un pericolo reale per la sicurezza di Mosca.

I veri timori di Mosca

E’ innegabile invece che i missili russi stazionati nelle basi di Tejkovo e Tatishchevo, in caso di conflitto pronti a colpire territori Usa e dell’Europa centrale, si trovino nella traiettoria degli intercettatori stazionati sul suolo polacco e potrebbero essere abbattuti da questi.

Ma i veri timori degli alti comandi russi sono altri. Soprattutto due. Il primo è che entro il 2020, quando molti missili strategici intercontinentali russi saranno diventati obsoleti, i silos stazionati in Polonia, e forse anche in Romania e Bulgaria, potrebbero essere molti di più dei dieci attuali. E a questo punto, diventati numerosi, potrebbero costituire un pericolo concreto per la difesa russa. Soprattutto perché, nella fase mediana della loro traiettoria, i missili intercontinentali di Mosca potranno essere abbattuti da quelli americani stazionati in Europa orientale.

L’invecchiamento dei missili intercontinentali russi, Icbm e il problema dei costi, insostenibili per l’economia di Mosca, per sostituirli o rinnovarli rende altamente probabile la lor diminuzione. Nel complesso il numero delle testate intercontinentali russe dovrebbe passare dalle 2631 attuali alle 1181 del 2015.

La Russia sarà in grado di rinnovare, parzialmente e in termini rudimentali, solo l’arsenale dei missili nucleari trasportati dai sommergibili, Sea Launched Ballistic Missiles, Slbm. Se a questo si aggiunge, come Mosca non dice ma sospetta, l’aumento delle testate Usa in Europa orientale, il risultato sarà che la capacità della deterrenza russa - il famoso “second strike” , su cui si basava l’equilibrio del terrore della guerra fredda, ossia la risposta ad una guerra iniziata da un altro Stato – sarebbe completamente fuori gioco.
Tutta la dottrina della difesa nucleare di Mosca diventerebbe carta straccia e il sogno di Putin di riportare il proprio paese al rango di superpotenza resterebbe un pio desiderio.

Il secondo fattore che rende diffidente il Cremlino, è l’attuale atteggiamento degli Usa nei confronti del Trattato Sart-I che scade nel 2009. Lo Start-I limita numero e carica delle testate trasportate dai missili intercontinentali Icbm posizionati a terra. Washington non vuole sostituire il trattato in scadenza con un nuovo accordo sul controllo delle armi nucleari che preveda anche un sistema di verifiche.

Gli Usa fanno capire che non è all’ordine del giorno nemmeno il rinnovo del trattato Sor sulle armi strategiche offensive, Treaty on Strategic Offensive Reductions del 2002, che scade nel 2012 ma per ora prevede una sensibile diminuzione delle testate nucleari in possesso di Usa e Russia.

Fine del controllo reciproco

Se sarà cosi, a partire dal 2009 Usa e Russia non condivideranno più la strategia del controllo degli armamenti che aveva sempre accompagnato la guerra fredda. Di conseguenza finiranno le ispezioni e i controlli che permettevano la conoscenza reciproca e facevano diminuire la diffidenza tra i militari dei due paesi.

Mosca si rende chiaramente conto che tra poco si troverà in netta inferiorità strategica rispetto a Washington. Una disparità che per lungo tempo non sarà possibile annullare. Nonostante le intenzioni del Cremlino di aumentare le spese militari per i missili intercontinentali terrestri, e ancora di più per quelli sottomarini, la superiorità americana continuerà ad essere netta. Il riarmo in questi due settori ha una intensità di costi straordinaria, insostenibile per la Russia.

Visti i costi proibitivi di questa forma di riarmo, i militari russi non potranno fare altro che reagire in maniera asimmetrica alla superiorità americana. L’iniziativa Bdm di Washington potrebbe dare a Mosca il pretesto per aumentare il numero dei missili balistici a raggio intermedio, 3mila-5mila chilometri, Irbm.

Dal punto di vista economico piuttosto che riarmare sui missili strategici intercontinentali a Mosca conviene uscire dal trattato Inf, e riarmare a costi meno eccessivi con i missili di portata intermedia.

Puntare sui missili intermedi per garantire la sicurezza russa potrebbe rappresentare anche una scelta più razionale. La battaglia con gli Usa sui missili intercontinentali non può essere vinta, mentre i missili a tragitto intermedio possono risultare vantaggiosi per difendere i confini orientali e meridionali russi. Anche India, Pakistan, Iran e Cina hanno fatto la stessa scelta. Ma mentre Usa e Russia a causa del trattato Ifn non possono aumentare il numero dei missili Irbm, gli altri non hanno questi limite.

I veri perdenti di tutti questi calcoli strategici saranno comunque gli Stati europei. Le attuali minacce russe puntano infatti a mobilitare le opinioni pubbliche europee contro il piano americano. Se ciò non sarà sufficiente a fermare Washington, è probabile che nei prossimi anni il vecchio continente assisterà ad un massiccio riarmo di Mosca nei settori dei missili a corta e media gittata mettendo in pericolo la sicurezza del vecchio continente.

Paradossalmente questa soluzione potrebbe accontentare gli Stati Uniti. L’Europa tornerebbe a dipendere dalle armi tattiche americane e gli Usa sarebbero di nuovo il fattore decisivo della difesa europea.

In questo modo non solo la prospettiva dell’esercito Ue, ma la possibilità stessa di pensare una politica della sicurezza continentale sarebbero rinviate alle calende greche. Uno scenario che non può essere nell’interesse degli Stati europei, nemmeno di quei nuovi membri Ue orientati verso rapporti transatlantici molto stretti.




*Ludmilla Besplatni è dottoranda in Relazioni Internazionale alla Technische Universität Wien

http://www.quadranteuropa.it/articol...darticolo=7286