Riprendo quest' articolo da LaVoce.info del febbraio 2006, dove vengono messi a confronto i diversi provvedimenti adottati in favore della famiglia nell' ultima e nella penultima legislatura.
Dalle conclusioni risulta chiaro che mentre l' Ulivo redistribui gran parte delle risorse disponibili a favore delle famiglie a reddito medio basso, la CDL preferi ridurre le tasse in modo percentualmente uniforme a tutte le classi sociali. Finendo cosi per favorire le famiglie a reddito medio alto.
I risultati della ricerca dimostrano quindi che diversamente da quanto vanno raccontando i sottopanza di Berlusconi, le famiglie a reddito basso e medio basso si avvantaggiano più quando al governo c' è la sinistra e non la destra.
Il grassetto nel testo è mio
06-02-2006
Due legislature, due sistemi di tax-benefit
Nel corso degli ultimi dieci anni i Governi hanno adottato moltissimi provvedimenti, sia dal lato delle imposte che da quello dei trasferimenti monetari, con conseguenze dirette sui bilanci delle famiglie italiane. Su un campione rappresentativo, verifichiamo quali sono stati gli effetti distributivi complessivi dei provvedimenti di tassazione e spesa varati nel corso delle due ultime legislature, da parte rispettivamente dei Governi di centrosinistra e centrodestra, nei periodi 1996-2001 e 2001-2005.
Dato che è praticamente impossibile tenere conto di tutte le misure introdotte, studiamo solo i cambiamenti più significativi, che più hanno attratto l’attenzione dell’opinione pubblica.
Le misure considerate
Tra i provvedimenti introdotti dai Governi di centrosinistra nel periodo 1996-2001, consideriamo in particolare le ripetute revisioni degli scaglioni e delle aliquote dell’Irpef, nonché l’incremento delle detrazioni per redditi e per figli a carico; gli aumenti dell’importo dell’assegno al nucleo familiare; il riordino delle aliquote Iva e dell’accisa sui tabacchi; l’introduzione di due nuovi istituti a sostegno del reddito familiare, l’assegno alle famiglie con almeno tre minori e l’assegno di maternità; gli incrementi dei trattamenti integrati al minimo.
Per quanto riguarda le misure adottate dal Governo di centrodestra, prendiamo in considerazione invece l’aumento nel 2002 delle detrazioni Irpef per figli a carico; le due tranche di riforma Irpef nel 2003-2005 con le quali è stata rimodulata la scala delle aliquote, si è estesa a tutti i contribuenti la soglia di esenzione e si sono trasformate molte detrazioni d’imposta in deduzioni dall’imponibile; l’aumento a un milione di vecchie lire delle pensioni più basse, con limiti di età; la variazione dell’imposta sui tabacchi e di quelle di bollo e registro.
Non teniamo conto dei provvedimenti sperimentali poi non convertiti in misure permanenti, come il reddito minimo di inserimento o l’assegno di mille euro a favore dei nuovi nati, né dell’abolizione dell’imposta di successione, che sicuramente ha avvantaggiato le famiglie più ricche.
Il metodo di analisi
Il metodo di analisi è molto semplice. Applichiamo ai redditi delle famiglie, espressi a valori correnti del 2005, tre diverse normative: quella del 2005, quella vigente nel 2001 e quella relativa al 1996. L’impatto distributivo delle riforme del sistema di tax-benefit introdotte dal Governo di centrodestra, ad esempio, viene misurato applicando alle famiglie del 2005 sia la normativa attuale, che quella del 2001, cioè all’inizio della legislatura. Gli effetti delle misure di policy sono valutati in termini di variazione del reddito disponibile familiare equivalente, dato dal reddito familiare diviso per una scala di equivalenza, che permette di rendere comparabili redditi di famiglie con diversa composizione.
Si tratta di un esercizio controfattuale: descriviamo le variazioni di reddito determinate dal sistema di tax-benefit, a parità di reddito prima delle imposte e dei trasferimenti. Cerchiamo cioè di isolare l’effetto netto che hanno avuto le scelte di policy, a prescindere da ogni altro fenomeno che in questi anni possa avere influenzato la distribuzione del reddito. Gli eventuali guadagni vengono sempre corretti per tenere conto del fiscal drag, cioè l’incremento automatico di tassazione reale che si verifica quando il reddito imponibile cresce in termini nominali. Per valutare chi guadagna e chi perde, suddividiamo le famiglie italiane in dieci gruppi di uguale numerosità: il primo decile comprende il 10 per cento più povero delle famiglie, il decimo il 10 per cento più ricco.
I risultati
La figura 1 confronta gli effetti delle riforme effettuate dalle due coalizioni al potere negli ultimi dieci anni. Le barre chiare mostrano come è cambiato il reddito disponibile delle famiglie italiane durante i cinque anni di Governo del centrosinistra, quelle scure sono relative alla legislatura in corso. La curva è la somma delle due barre, e quindi rappresenta la variazione totale del reddito disponibile negli ultimi dieci anni per ogni decile.
Figura 1 - Variazione percentuale del reddito disponibile nei due periodi, al netto del fiscal drag
Questa figura ci dice due cose. In primo luogo, in entrambe le legislature le riforme di alcuni tra i principali istituti del nostro sistema di tax-benefit hanno determinato un modesto aumento dei redditi disponibili delle famiglie. In secondo luogo, mentre il quinquennio del centrosinistra mostra una distribuzione decisamente progressiva degli incrementi di reddito, negli ultimi cinque anni solo il 20 per cento più povero ha registrato guadagni percentuali superiori alla media, mentre tutte le altre classi di reddito presentano incrementi simili. Il segno progressivo delle politiche dei Governi del centrosinistra può essere attribuito alle modifiche dell’Irpef e agli aumenti dell’assegno familiare, nonché all’introduzione dell’assegno per le famiglie con almeno tre minori.
I provvedimenti assunti dal Governo di centrodestra nel periodo 2001-2005 risultano invece meno redistributivi perché la seconda tranche della riforma dell’Irpef ha avvantaggiato i redditi medio-alti, compensando gli effetti perequativi del primo modulo. Il maggior guadagno per i due decili più bassi si spiega con l’incremento di parte delle pensioni minime a 516 euro.
Se poi esaminiamo cosa è successo a sottogruppi della popolazione, emerge che le famiglie con persona di riferimento anziana hanno beneficiato di guadagni di entità simile nei due periodi, mentre per le famiglie con figli minori e a basso reddito l’aumento del reddito disponibile è stato decisamente superiore nella legislatura 1996-2001.La figura 1 potrebbe suggerire che la differenza tra centrosinistra e centrodestra sia tutto sommato modesta, visto che i guadagni sono comunque sempre piuttosto contenuti. Le variazioni che abbiamo presentato sono però calcolate in termini percentuali, e se ricchi e poveri beneficiano di aumenti percentuali non molto diversi, ciò significa che i ricchi hanno ottenuto, in termini assoluti, molto di più. La figura 2 mostra come si è ripartito, nei due periodi, l’incremento complessivo di reddito disponibile ottenuto dalle famiglie italiane a seguito del mutamento degli istituti di tassazione e trasferimento. Il 10 per cento più povero, ad esempio, ha ottenuto circa il 13 per cento dei benefici totali nella legislatura di centrosinistra, solo il 6 per cento negli ultimi cinque anni. Viceversa, al 10 per cento più ricco è andato meno del 5 per cento delle risorse nel primo periodo, più di un quinto del totale nel secondo. I due gruppi di barre hanno andamenti opposti.
Figura 2 – Ripartizione dei guadagni di reddito disponibile per decili
In conclusione, è possibile rintracciare una diversità nelle logiche di fondo che hanno ispirato le due esperienze di Governo: il centrosinistra è stato più attento al segno redistributivo delle riforme, concentrando le risorse a favore dei decili inferiori della distribuzione, mentre il centrodestra ha avuto come prioritario l’obiettivo della riduzione del carico fiscale, che ha attenuato in modo percentualmente uniforme.
link http://www.lavoce.info/news/view.php...974&from=index
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