Originariamente Scritto da
Mantide
Elezioni: la verosimiglianza dei brogli
Scritto da Gianni Pardo
In politica e in amore tutto è lecito. Nel calcio è scorretto segnare un gol con la mano, in politica no: è solo una mossa vincente. In privato è deplorevole che si menta, in politica la verità è una versione fra le altre che ha il solo dovere d’essere vincente. Per decenni i comunisti bevvero la panzana che i nazisti fossero responsabili del massacro degli ufficiali polacchi a Katyn, anche se in realtà gli stessi nazisti si erano premurati, in piena guerra, di procurarsi dei testimoni neutrali della loro (tanto rara!) innocenza. Ma alla Russia Sovietica conveniva sostenere quella menzogna e poiché i comunisti del mondo libero erano innamorati dell’Urss e disposti a credere qualunque cosa, perché non raccontargliela in quel modo? Dunque quella menzogna, finché fu creduta, fu forse orrenda ma non sciocca.
In politica l’unica esigenza seria non è la verità, è la credibilità. Quando la Casa della Libertà perde le elezioni per poco più di ventimila voti su parecchi milioni (sei decimillesimi, esattamente lo 0,06% del totale dei voti espressi), è comprensibile che essa ipotizzi un diverso risultato. Un nuovo conteggio potrebbe dare un risultato diverso, magari un maggiore margine per l’Unione, ma un vantaggio per il centro-destra è certo tutt’altro che inverosimile. Sei decimillesimi sono una percentuale microscopica.
Invece, in occasione delle amministrative di Palermo in cui Diego Cammarata è stato eletto sindaco al primo turno col 53,59% dei voti, contro Leoluca Orlando (45,14% dei voti), quest’ultimo ha denunciato a gran voce presunti brogli che avrebbero dato la vittoria al suo avversario. Vero? Falso? Col criterio prima descritto vediamo se l’affermazione sia credibile (e dunque utile) o no.
I voti espressi a favore di Diego Cammarata sono stati 201.674 (Corriere della Sera), quelli a favore di Leoluca Orlando 170.542. La differenza è di 31.132 voti. Poco più della differenza in favore dell’Unione, alle ultime politiche; ma sommando i voti di ambedue i candidati si ha il numero 372.216 e 31.132 voti, rapportati a questo totale, costituiscono una percentuale dell’8,36%. Diamo i decimillesimi, oltre la virgola, perché è questo il rapporto: Cammarata ha avuto ottocentotrentasei decimillesimi di voto in più di Leoluca Orlando, mentre l’Unione ha avuto sei decimillesimi di voti in più rispetto alla Casa delle Libertà. E se l’Unione ha dichiarato pretestuose e infondate le proteste di Berlusconi, che bisogna dire di chi contesta l’otto per cento, non il sei per diecimila dei voti?
Ecco perché la bugia di Orlando è così grossa che, invece di invalidare il trionfo di Cammarata, lo sottolinea. Deve anzi costituire una ragione di sollievo, per Palermo, l’idea di non avere per sindaco un uomo che ha una così scarsa opinione dell’intelligenza del suo prossimo, inclusi quelli che avrebbe voluto governare.