Lancio questa discussione perchè per me ha una grande importanza anche in relazione al giudizio che do ai movimenti nazionalisti presenti in Europa.
La mia idea è che uno dei più grandi errori culturali di un certo comunismo fu quello di respngere accanto al sacrosanto rigetto per l'idea di nazione come retaggio borghese, anche l'idea di cultura, locale, di tradizione, togliendo spazio vitale alla storia e alla tradizione, che tanto spazio dovrebbe invece occupare nelle coscienze degli individui. Ci tengo a dire che questo tipo di errore non è un patrimonio condiviso di tutto il comunismo.
Detto questo, passo al secondo punto, quello che probabilmente vi risulterà più controverso e degno di essere dibattutto.
La valorizzazione di ogni cultura ( dove con tale parola intendiamo un insieme di abitudine, dalla lingua alle tradizioni popolari, all'accumulo di eseprienze comuni vissute storicamente etc etc ) è un concetto fondamentale, che nella storia è stato ostaggio spesso e volentieri della prevaricazione del più forte sul più debole. E cosi' molte culture, minoritarie, cosi' come sono scomparse molte lingue. Si sono affermate determinate lingue e culture egemoni, ma non dappertutto il processo di assimilazione degli Stati nazionali è riuscito a pieno.
Tuttavia, malgrado tutto, i secoli di storia hanno unito in maniera spesso caotica, spesso violenta, ma molto spesso alla lunga pacifica e costruttiva, culture diverse e lingue diverse che oggi si trovano comprese in un unico stato nazionale.
Prendiamo il caso della Spagna.
dal secolo sedicesimo i re cattolici si posero l'obiettivo di creare un forte stato nazionale centralizzato. Incontrarono ovviamente resistenze e dovettero farci i conti. Il risultato storico, lento e assimliato fu la formazione di una nazione unica estremamente variegata e ricchissima di culture coesistenti pacificamente. La Spagna di oggi è il frutto di questa storia che ha creato ovviamente momenti di unità nazionale tra tutti i popoli di spagna estremamente forte ( basta pensare alla resistenza antifranchista condotta in tutta la nazione spagnola, da tutti i suoi molteplici e fieri popoli, da tutti i comunisti di Spagna). la solidarietà tra popoli spagnoli è un dato storico incontrovertibile suggellato oggigiorno dal pieno riconoscimento ( dopo che il franchismo si era dedicato a distruggere la diversità in nome di una falsa unità) di tutte le nazionalità.
Tale solidarietà oggi è minata dai nazionalismi locali, spesso reazionari, spesso esclusivisti, altre volte socialisteggianti.
La Catalogna e i Paesi baschi, le due regioni più ricche della Spagna, conoscono un fortissimo nazionalismo borghese, liberale, e , nei paesi baschi, anche reazionario-romantico-metafisico.
Ovviamente non è il solo nazionalismo che pervade le coscienze dei popoli baschi e catalani.
Tuttavia un punto che accomuna tutti i nazionalisti di queste due regioni-nazioni è la totale indifferenza per lo scandalo inaccettabile del regime fiscale favorevolissimo di cui godono ( per il federalismo fiscale costituzionalmente garantito ) le due comunità, l'indifferenza per i danni che il decentramento dell'educazione pubblica sta provocando sull'educazione dei bambini spagnoli ( in galizia, solo per citare un esempio, praticamente non si studia la guerra civile 1936-39, perchè in quel luogo fu un fenomeno assai marginale, anche se molti galiziani presero le armi per difendere dalla barbarie franchista i compagni spagnoli connazionali da secoli).
Nessun nazionalista scende in piazza per denunciare le delocalizzazioni massicce delle imprese che dalla Castiglia vanno a produrre in Euskadi per il favorevolissimo regime fiscale per i capitalisti.
nessun nazionalista si scandalizza del fatto che nell'università di Barcellona molti professori, che parlano perfettamente lo spagnolo senza alcuno sforzo con ( beati loro ) un bilinguismo perfetto e completo, si mettano a parlare castigliano se ci sono alunni di altre parti di Spagna come se questa fosse una concessione fatta a uno straniero.
Nessun nazionalista si scandalizza dei privilgeti di cui godono Catalogna e Peasi baschi ( perchè è qui che le borghesie industriali si radicarono maggiormente nella storia) rispetto ad altre comunità autonome anch'esse dotate di una loro cultura, di una loro storia, e di una loro lingua ( anche se non riconosciuta come tale ).
Perchè i nazionalisto che si pretendono comunisti non denunciano tutto ciò ?
La risposta che mi do è che essi sono impregnati da uno spirito nazionalista fondamentalemente borghese, che utilizza la distinzione per l'esclusione, e che utilizza la storia manipolandola, dimenticando l'unitò politica spagnla e rivendicando per sè solo diritto e provilegi. Certo, i nazionalisti "comunisti" parlano anche di lotta di classe, di liberazione nazionale unita a liberazione di classe, ma non si scandalizzano ad allearsi con le corrottissime borghesie locali in nome di un superiore interesse nazionale.
Vi sembra comunitarismo e comunismo tutto ciò ?
Io lo leggo piuttosto come spirito nazionalista .
Detto questo, devo aggiungere una terza parte che concluda costruttivamente e nazionalitaristicamente il mio discorso.
Sono a favore di un pieno riconoscimento delle diversità perchè le leggo come fonte di ricchezza e bellezza per tutti.
Sono per il bilinguismo, trilinguismo, per l'utilizzo e lo studio di tutte le lingue che uno Stato nazionale ha la fortuna di avere nel proprio territorio unito.
Sono per l'autodeterminazione culturale all'interno dell'unità politica. Questo significa il riconoscimento su un piano di parità di una storia comune, di un insegnamento scolastico comune e allo stesso tempo particolare per ogni comunità.
Sono favorevole alla solidarietà tra nazionalità e non trovo che ci sia nulla di male ( come credono i nazionalisti baschi e catalani ) nell'appartenere ad una nazione propria politicamente associata ( perchè la storia stessa ha condotto un processo che sovvertire oggi sarebbe semplicemente antistorico) ad altre nazoni in un unico stato nazionale più grande.
D'altronde cosa pensate fosse la Jugoslavia di Tito ? O l'Iraq di cui oggi tanto difendiamo l'integrità territoriale ?
Credo che rompere un processo politico ( anche se ha conosciuto tragici momenti di violenza ) che ha comunque portato alla condivisione di una solidarietà interispanica o interitalica ( nel nostro caso ) sia oggi un grave errore.
Quello che da comunista nazionalitario mi sento di difendere e la battaglia che mi sento di portare avanti è per una nazione libera e orgogliosa delle sue diversità, costituita da popoli che si amano e si rispettano reciprocamente.
Annientare unità politiche che la storia ha prodotto in nome, spessissimo, di cause che non sono popolari oggiogiorno, è secondo me, una strada che non porta a nulla, se non all'inconscia difesa dei nazionalisti borghesi.
Dico, a tutti i nazionalisti che hanno uno spirito comunitario e comunista, che la lotta per il riconoscimento di un popolo, sotto il giogo del capitale, è bello e giusto condurla nell'unità politica ( ampiamente testimoniata e intrisa nella storia ) che la storia ha prodotto.
So che moltissimi non condivideranno il mio discorso che per me è molto importante.
Conosco cosa significa l'esclusivismo che in Spagna, ad esempio, ha prodotto il nazionalismo basco e catalano. Ho parlato con molti catalani conosciuti in Francia e molti di loro, sedicenti comunisti, parlavano un linguaggio reazionario, autocompiacente, antipolitico.
E se oggi scrivo questo su un forum comunitarista e nazionalitarista in cui mi riconosco in pieno, è perchè ho vissuto questo tipo di "trauma" e so il nazionalismo a cosa può portare.
Inoltre, aggiungo un ultima cosa.
Se proprio si vuole portare avanti un discorso indipendentista serio ( che posso non condividere nel fondo , ma che rispetto profondamente ) non riesco a capire come si fa a
1- giustificare la violenza associata ad azioni il cui obiettivo non è nè popolare, nè universalistico ( come potrebbe esserlo la causa comunista).
2- come si possono accettare da comunisti forme di autonomia economica ( come il federalismo fiscale di cui parla la nostrana lega ) che spogliano alcune regioni per arricchirne altre.
Se si è indipendentisti si dica: o indipendenza totale ( con tanto di dazi, barriere doganali, e limiti alla delocalizzazione delle imprese tra una nazione e l'altra ) o semplice autonomia sul piano politico e culturale. Accettare, dacomunsiti, l'autonomia economica è semplicemte vergognoso.
La Spagna oggi, ad esempio, è una piccola unione europea ( senza barriere e dazi ) dove le imprese godono di una splendida concorrenza fiscale al ribasso e vanno dove cavolo vogliono per fare più profitti . Cosi' come un impresa italiana se ne va in Estonia per pagare tasse zero.
Ho messo tanta carne al fuoco, ma era un discorso cui tenevo molto, di cui già avevo abbozzato una buona parte tra i miei appunti politici.
Favorevolissimo sempre alla liberazione nazionale nel caso di colonialismo o di repressione indirizzata ad un popolo in quanto tale ( come in Palestina, o in altri innumerevoli casi storici, dagli imperi prima della prima guerra mondiale, fino al fronte polisario in Marocco )
Contrario alla disgregazione degli Stati nazionali per ragioni etnicolinguistiche.
Favorevolissimo alla risurrezione delle nazioni che esistono formatesi con processi politici graduali di unione, su base comunista e federalista, per il recupero delle tradizioni e delle lingue e l'arricchimento reciproco.