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  1. #1
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    Predefinito comunitarista, non nazionalista

    Lancio questa discussione perchè per me ha una grande importanza anche in relazione al giudizio che do ai movimenti nazionalisti presenti in Europa.

    La mia idea è che uno dei più grandi errori culturali di un certo comunismo fu quello di respngere accanto al sacrosanto rigetto per l'idea di nazione come retaggio borghese, anche l'idea di cultura, locale, di tradizione, togliendo spazio vitale alla storia e alla tradizione, che tanto spazio dovrebbe invece occupare nelle coscienze degli individui. Ci tengo a dire che questo tipo di errore non è un patrimonio condiviso di tutto il comunismo.
    Detto questo, passo al secondo punto, quello che probabilmente vi risulterà più controverso e degno di essere dibattutto.

    La valorizzazione di ogni cultura ( dove con tale parola intendiamo un insieme di abitudine, dalla lingua alle tradizioni popolari, all'accumulo di eseprienze comuni vissute storicamente etc etc ) è un concetto fondamentale, che nella storia è stato ostaggio spesso e volentieri della prevaricazione del più forte sul più debole. E cosi' molte culture, minoritarie, cosi' come sono scomparse molte lingue. Si sono affermate determinate lingue e culture egemoni, ma non dappertutto il processo di assimilazione degli Stati nazionali è riuscito a pieno.
    Tuttavia, malgrado tutto, i secoli di storia hanno unito in maniera spesso caotica, spesso violenta, ma molto spesso alla lunga pacifica e costruttiva, culture diverse e lingue diverse che oggi si trovano comprese in un unico stato nazionale.
    Prendiamo il caso della Spagna.
    dal secolo sedicesimo i re cattolici si posero l'obiettivo di creare un forte stato nazionale centralizzato. Incontrarono ovviamente resistenze e dovettero farci i conti. Il risultato storico, lento e assimliato fu la formazione di una nazione unica estremamente variegata e ricchissima di culture coesistenti pacificamente. La Spagna di oggi è il frutto di questa storia che ha creato ovviamente momenti di unità nazionale tra tutti i popoli di spagna estremamente forte ( basta pensare alla resistenza antifranchista condotta in tutta la nazione spagnola, da tutti i suoi molteplici e fieri popoli, da tutti i comunisti di Spagna). la solidarietà tra popoli spagnoli è un dato storico incontrovertibile suggellato oggigiorno dal pieno riconoscimento ( dopo che il franchismo si era dedicato a distruggere la diversità in nome di una falsa unità) di tutte le nazionalità.
    Tale solidarietà oggi è minata dai nazionalismi locali, spesso reazionari, spesso esclusivisti, altre volte socialisteggianti.
    La Catalogna e i Paesi baschi, le due regioni più ricche della Spagna, conoscono un fortissimo nazionalismo borghese, liberale, e , nei paesi baschi, anche reazionario-romantico-metafisico.
    Ovviamente non è il solo nazionalismo che pervade le coscienze dei popoli baschi e catalani.
    Tuttavia un punto che accomuna tutti i nazionalisti di queste due regioni-nazioni è la totale indifferenza per lo scandalo inaccettabile del regime fiscale favorevolissimo di cui godono ( per il federalismo fiscale costituzionalmente garantito ) le due comunità, l'indifferenza per i danni che il decentramento dell'educazione pubblica sta provocando sull'educazione dei bambini spagnoli ( in galizia, solo per citare un esempio, praticamente non si studia la guerra civile 1936-39, perchè in quel luogo fu un fenomeno assai marginale, anche se molti galiziani presero le armi per difendere dalla barbarie franchista i compagni spagnoli connazionali da secoli).
    Nessun nazionalista scende in piazza per denunciare le delocalizzazioni massicce delle imprese che dalla Castiglia vanno a produrre in Euskadi per il favorevolissimo regime fiscale per i capitalisti.
    nessun nazionalista si scandalizza del fatto che nell'università di Barcellona molti professori, che parlano perfettamente lo spagnolo senza alcuno sforzo con ( beati loro ) un bilinguismo perfetto e completo, si mettano a parlare castigliano se ci sono alunni di altre parti di Spagna come se questa fosse una concessione fatta a uno straniero.
    Nessun nazionalista si scandalizza dei privilgeti di cui godono Catalogna e Peasi baschi ( perchè è qui che le borghesie industriali si radicarono maggiormente nella storia) rispetto ad altre comunità autonome anch'esse dotate di una loro cultura, di una loro storia, e di una loro lingua ( anche se non riconosciuta come tale ).
    Perchè i nazionalisto che si pretendono comunisti non denunciano tutto ciò ?
    La risposta che mi do è che essi sono impregnati da uno spirito nazionalista fondamentalemente borghese, che utilizza la distinzione per l'esclusione, e che utilizza la storia manipolandola, dimenticando l'unitò politica spagnla e rivendicando per sè solo diritto e provilegi. Certo, i nazionalisti "comunisti" parlano anche di lotta di classe, di liberazione nazionale unita a liberazione di classe, ma non si scandalizzano ad allearsi con le corrottissime borghesie locali in nome di un superiore interesse nazionale.
    Vi sembra comunitarismo e comunismo tutto ciò ?
    Io lo leggo piuttosto come spirito nazionalista .

    Detto questo, devo aggiungere una terza parte che concluda costruttivamente e nazionalitaristicamente il mio discorso.

    Sono a favore di un pieno riconoscimento delle diversità perchè le leggo come fonte di ricchezza e bellezza per tutti.
    Sono per il bilinguismo, trilinguismo, per l'utilizzo e lo studio di tutte le lingue che uno Stato nazionale ha la fortuna di avere nel proprio territorio unito.
    Sono per l'autodeterminazione culturale all'interno dell'unità politica. Questo significa il riconoscimento su un piano di parità di una storia comune, di un insegnamento scolastico comune e allo stesso tempo particolare per ogni comunità.
    Sono favorevole alla solidarietà tra nazionalità e non trovo che ci sia nulla di male ( come credono i nazionalisti baschi e catalani ) nell'appartenere ad una nazione propria politicamente associata ( perchè la storia stessa ha condotto un processo che sovvertire oggi sarebbe semplicemente antistorico) ad altre nazoni in un unico stato nazionale più grande.
    D'altronde cosa pensate fosse la Jugoslavia di Tito ? O l'Iraq di cui oggi tanto difendiamo l'integrità territoriale ?
    Credo che rompere un processo politico ( anche se ha conosciuto tragici momenti di violenza ) che ha comunque portato alla condivisione di una solidarietà interispanica o interitalica ( nel nostro caso ) sia oggi un grave errore.
    Quello che da comunista nazionalitario mi sento di difendere e la battaglia che mi sento di portare avanti è per una nazione libera e orgogliosa delle sue diversità, costituita da popoli che si amano e si rispettano reciprocamente.

    Annientare unità politiche che la storia ha prodotto in nome, spessissimo, di cause che non sono popolari oggiogiorno, è secondo me, una strada che non porta a nulla, se non all'inconscia difesa dei nazionalisti borghesi.
    Dico, a tutti i nazionalisti che hanno uno spirito comunitario e comunista, che la lotta per il riconoscimento di un popolo, sotto il giogo del capitale, è bello e giusto condurla nell'unità politica ( ampiamente testimoniata e intrisa nella storia ) che la storia ha prodotto.
    So che moltissimi non condivideranno il mio discorso che per me è molto importante.
    Conosco cosa significa l'esclusivismo che in Spagna, ad esempio, ha prodotto il nazionalismo basco e catalano. Ho parlato con molti catalani conosciuti in Francia e molti di loro, sedicenti comunisti, parlavano un linguaggio reazionario, autocompiacente, antipolitico.
    E se oggi scrivo questo su un forum comunitarista e nazionalitarista in cui mi riconosco in pieno, è perchè ho vissuto questo tipo di "trauma" e so il nazionalismo a cosa può portare.

    Inoltre, aggiungo un ultima cosa.
    Se proprio si vuole portare avanti un discorso indipendentista serio ( che posso non condividere nel fondo , ma che rispetto profondamente ) non riesco a capire come si fa a

    1- giustificare la violenza associata ad azioni il cui obiettivo non è nè popolare, nè universalistico ( come potrebbe esserlo la causa comunista).

    2- come si possono accettare da comunisti forme di autonomia economica ( come il federalismo fiscale di cui parla la nostrana lega ) che spogliano alcune regioni per arricchirne altre.
    Se si è indipendentisti si dica: o indipendenza totale ( con tanto di dazi, barriere doganali, e limiti alla delocalizzazione delle imprese tra una nazione e l'altra ) o semplice autonomia sul piano politico e culturale. Accettare, dacomunsiti, l'autonomia economica è semplicemte vergognoso.
    La Spagna oggi, ad esempio, è una piccola unione europea ( senza barriere e dazi ) dove le imprese godono di una splendida concorrenza fiscale al ribasso e vanno dove cavolo vogliono per fare più profitti . Cosi' come un impresa italiana se ne va in Estonia per pagare tasse zero.

    Ho messo tanta carne al fuoco, ma era un discorso cui tenevo molto, di cui già avevo abbozzato una buona parte tra i miei appunti politici.


    Favorevolissimo sempre alla liberazione nazionale nel caso di colonialismo o di repressione indirizzata ad un popolo in quanto tale ( come in Palestina, o in altri innumerevoli casi storici, dagli imperi prima della prima guerra mondiale, fino al fronte polisario in Marocco )

    Contrario alla disgregazione degli Stati nazionali per ragioni etnicolinguistiche.

    Favorevolissimo alla risurrezione delle nazioni che esistono formatesi con processi politici graduali di unione, su base comunista e federalista, per il recupero delle tradizioni e delle lingue e l'arricchimento reciproco.

  2. #2
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    aggiungo solo un piccolo esempio che mi sembra limpido per qualificare tutte le mie osservazioni:
    non desideriamo, come ogni palestinese ed ogni ebreo di israele realmente cosciente della realtà,che in palestina vi sia un unica nazione, patria secolare di ebrei e palestinesi, che sappia valorizzare le tradizioni di tutti, nell'unità? Che sappia riappropriarsi di quella coesistenza che in quelle terre era prima della catastrofe sionista qualcosa di abbastanza consolidato.

    sempre nel rispetto della storia e dei processi oggettivi e soggettivi di etnogenesi e di fusione storica dei popoli, dovremmo da comunitaristi sempre lottare per

    Unire, non dividere.

    ...e figuratevi che in palestina un palestinese ne avrebbe certamente diritto viscerale a cadere nella trappola dell'odio contro l'ebreo e non solo, ( come deve essere ), contro il progetto sionista in sè.
    Eppure per quasi 40 anni i palestinesi hanno lottato indefessi per l'unità della palestina.
    Quest'esempio non vuole essere un metro di paragone per le realtà indipendentiste europee ( so benissimo che vi sono milioni di differenze ), ma vuole solo essere un richiamo alla priorità dell'unità nella differenza da valorizzare, laddove le condizioni oggettive lo permettano e lo rendano persino desiderabile ( almeno dal mio punto di vista ).





  3. #3
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    Cercherò di rispondere alla tua interessante discussione, ma fai la cortesia, come già chiesto, di postare commenti più brevi, altrimenti rimane difficile partire con una discussione, visto che dici sempre tutto tu...

    Meglio che scrivi un articolo, a questo punto...

  4. #4
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    Stimato "Terraeamore", premetto chiarendoti che quanto leggerai non ti deve offendere.

    Il tuo ragionamento è la tipica dimostrazione dell'elevatissimo grado di pericolosità insito nella visione esistenziale, e consequenzialmente politica, di tutto ciò che è "sinistra italiana, occidentalista, radicale o meno".
    Se infatti da parte delle destre è facile comprendere gli assiomi portanti di una impalactura ideologica disgustosa e oppressiva, da parte delle "sinistre" le questioni inerenti i destini delle identità collettive soggiacciono sempre a melliflue forme di "negazione", ammantate di false radici internazionaliste.

    Il tuo ragionamento, che vuole illegittime le altresì sacre resistenze catalana e basca, ma anche corsa e irlandese, ai rispettivi Stati estranei che le occupano, te la smonto in due righe, e non potrai confutarle.

    Le "unioni", politiche, come spirituali o quant'altro, si costruiscono sul consenso tra soggetti che godono di pari dignità.

    Tutto ciò che così non è si risolve in un atto di brutalità, sia esso militare, sia esso narcotizzante e silenziato come nel caso delle società "americanizzate".

    I Paesi Baschi, Euskal Herria, hanno diritto all'indipendenza perchè sono Euskal Herria e non Spagna.
    Così come tu sei, dico ad esempio, Enrico e non Antonio.
    Solo dopo che i diritti dei popoli, delle identità, sono riconosciuti, allora è possibile costruire nuove forme di condivisa aggregazione: in questo mi rifaccio a Guevara, non ai pagliacceschi guru della tragicomica sinistra italiana.

    Purtroppo, anche se chiaramente non è il caso dei nobili compagni che sostengono questo forum, quand'anche la "sinistra", italiana nei concetti fondanti, abbraccia formalmente, ad un livello epidermico evidentemente non interiorizzato nell'inconscio, le "cause nazionali", si trascina dietro tutta una valanga, uno tsunami di visioni ideologiche irrealistiche e non idonee a comprendere il mondo nella sua benedetta e meravigliosa complessità.

    Il "nazionalismo" dei popoli oppressi non può avere niente a che fare con il nazionalismo aggressivo, imperialistico o organicista delle potenze che opprimono.
    Il "nazionalismo" dei popoli oppressi è solo una "mobilitazione per la difesa della nazione" di contro ad una egemonia ritenuta estranea e nociva.
    Mescolare questi concetti, non mi riferisco a te, è insopportabile e distruttivo per chi deve costruire coscienza, e deve anche indicare le metodologie operative del neo-colonialismo in atto presso la propria terra.


    Le parole sono veicoli, i concetti relativi, e la "neo-lingua" di orwelliana memoria è ormai una realtà nell'inferno mediatico che avvelena le coscienze occidentali.
    I popoli, le minoranze hanno diritto a vivere liberamente la propria identità, come ogni singola identità individuale.

    Senza offesa e con amicizia.

    jo ta ke indipendientzea loru arte
    pelea finzt'a s'indipendentzia
    lotta nant'a l'indipendenza
    tiocfaidh àr là
    PRO SA REPUBRICA DEMOCRATICA SARDA
    FINTZAS A SA BINCHIDA, SEMPER!

  5. #5
    assiduo luceat igne
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    La mia idea è che uno dei più grandi errori culturali di un certo comunismo fu quello di respngere accanto al sacrosanto rigetto per l'idea di nazione come retaggio borghese, anche l'idea di cultura, locale, di tradizione, togliendo spazio vitale alla storia e alla tradizione, che tanto spazio dovrebbe invece occupare nelle coscienze degli individui. Ci tengo a dire che questo tipo di errore non è un patrimonio condiviso di tutto il comunismo.
    Questo errore in realtà non trova ancor oggi alternative. La cultura, in quanto sovrastruttura, pur interagendo con la struttura, ne è influenzata. Ne deriva che la cultura risente dei cambiamenti strutturali. Quindi non potremo mai preservare la cultura autoctona da un processo di modernizzazione economico-industriale che andrà ad incidere su aspetti religiosi, giuridici, linguistici di ogni comunità nazionale.
    La domanda che spesso mi pongo è fino a che punto l'omologazione culturale che viviamo è un omologazione al modello americano, anzichè al più generico modello capitalistico avanzato contemporaneo?
    Perchè i nazionalisto che si pretendono comunisti non denunciano tutto ciò ?
    La risposta che mi do è che essi sono impregnati da uno spirito nazionalista fondamentalemente borghese, che utilizza la distinzione per l'esclusione, e che utilizza la storia manipolandola, dimenticando l'unitò politica spagnla e rivendicando per sè solo diritto e provilegi. Certo, i nazionalisti "comunisti" parlano anche di lotta di classe, di liberazione nazionale unita a liberazione di classe, ma non si scandalizzano ad allearsi con le corrottissime borghesie locali in nome di un superiore interesse nazionale.
    Vi sembra comunitarismo e comunismo tutto ciò ?
    Io lo leggo piuttosto come spirito nazionalista .

    Condivido questa posizione in toto. Il nazionalismo spesso è accompagnato dall'opportunismo, che poi si traduce nell'imperialismo, che è a sua volta la contraddizione dell'nazionalismo.
    Annientare unità politiche che la storia ha prodotto in nome, spessissimo, di cause che non sono popolari oggiogiorno, è secondo me, una strada che non porta a nulla, se non all'inconscia difesa dei nazionalisti borghesi.


    Dico, a tutti i nazionalisti che hanno uno spirito comunitario e comunista, che la lotta per il riconoscimento di un popolo, sotto il giogo del capitale, è bello e giusto condurla nell'unità politica ( ampiamente testimoniata e intrisa nella storia ) che la storia ha prodotto.
    So che moltissimi non condivideranno il mio discorso che per me è molto importante.
    Conosco cosa significa l'esclusivismo che in Spagna, ad esempio, ha prodotto il nazionalismo basco e catalano. Ho parlato con molti catalani conosciuti in Francia e molti di loro, sedicenti comunisti, parlavano un linguaggio reazionario, autocompiacente, antipolitico.
    E se oggi scrivo questo su un forum comunitarista e nazionalitarista in cui mi riconosco in pieno, è perchè ho vissuto questo tipo di "trauma" e so il nazionalismo a cosa può portare.

    La faccenda è più concreta che teorica. Riprendo il discorso che portò al nascere del Federalismo anarchico e similmente di quello sovietico. Le comunità nazionali da sole avrebbero reali problemi, soprattutto economici. Una comunità ha bisogno delle altre per realizzarsi a pieno. Mi pare di aver capito che questo sia l'aspetto più imminentemente pratico del comunitarsimo, la solidarietà che unisce la comunità e le comunità su questioni politiche ed economiche.
    Inoltre, aggiungo un ultima cosa.



    Se proprio si vuole portare avanti un discorso indipendentista serio ( che posso non condividere nel fondo , ma che rispetto profondamente ) non riesco a capire come si fa a

    1- giustificare la violenza associata ad azioni il cui obiettivo non è nè popolare, nè universalistico ( come potrebbe esserlo la causa comunista).
    2- come si possono accettare da comunisti forme di autonomia economica ( come il federalismo fiscale di cui parla la nostrana lega ) che spogliano alcune regioni per arricchirne altre.
    Se si è indipendentisti si dica: o indipendenza totale ( con tanto di dazi, barriere doganali, e limiti alla delocalizzazione delle imprese tra una nazione e l'altra ) o semplice autonomia sul piano politico e culturale. Accettare, dacomunsiti, l'autonomia economica è semplicemte vergognoso.
    La Spagna oggi, ad esempio, è una piccola unione europea ( senza barriere e dazi ) dove le imprese godono di una splendida concorrenza fiscale al ribasso e vanno dove cavolo vogliono per fare più profitti . Cosi' come un impresa italiana se ne va in Estonia per pagare tasse zero.

    Anche qui son daccordo con te.

  6. #6
    are(a)zione
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    Abbiamo chiuso la discussione su RC per due motivi

    1. il thread è stato aperto più volte
    2. discussione di questo tipo sono già avvenute sul forum di RC. Vi è già una discussione interessante su Preve. Non tocca gli stessi argomenti, ma simili.

    Come sai terraeamore, il forum di RC è aperto a discussioni di ampio margine, ma devi tenere conto che è un forum ben specifico. Quindi, ti chiediamo di postare al limite discussioni meno lunghe, e più "originali", onde evitare ripetizioni.

    Cordiali saluti

    Moderatori di RC

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da are(a)zione Visualizza Messaggio
    Abbiamo chiuso la discussione su RC per due motivi

    1. il thread è stato aperto più volte
    2. discussione di questo tipo sono già avvenute sul forum di RC. Vi è già una discussione interessante su Preve. Non tocca gli stessi argomenti, ma simili.

    Come sai terraeamore, il forum di RC è aperto a discussioni di ampio margine, ma devi tenere conto che è un forum ben specifico. Quindi, ti chiediamo di postare al limite discussioni meno lunghe, e più "originali", onde evitare ripetizioni.

    Cordiali saluti

    Moderatori di RC
    Sei stato gentile ed onesto a scrivere questa cosa, visto che non eri tenuto a farlo. Mi tolgo il cappello...

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Cercherò di rispondere alla tua interessante discussione, ma fai la cortesia, come già chiesto, di postare commenti più brevi, altrimenti rimane difficile partire con una discussione, visto che dici sempre tutto tu...

    Meglio che scrivi un articolo, a questo punto...

    hai ragione sulla lunghezza...erano spunti che avevo già annotati cui ho aggiunto qualcosa...
    comunque non è vero che ho detto tutto, ho solo detto la mia

    il prossimo lungo te lo mando per posta elettronica come articolo.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da are(a)zione Visualizza Messaggio
    Abbiamo chiuso la discussione su RC per due motivi

    1. il thread è stato aperto più volte
    2. discussione di questo tipo sono già avvenute sul forum di RC. Vi è già una discussione interessante su Preve. Non tocca gli stessi argomenti, ma simili.

    Come sai terraeamore, il forum di RC è aperto a discussioni di ampio margine, ma devi tenere conto che è un forum ben specifico. Quindi, ti chiediamo di postare al limite discussioni meno lunghe, e più "originali", onde evitare ripetizioni.

    Cordiali saluti

    Moderatori di RC
    mi associo al ringraziamento per la gentile comunicazione

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Shardana Ruju Visualizza Messaggio
    Stimato "Terraeamore", premetto chiarendoti che quanto leggerai non ti deve offendere.

    Il tuo ragionamento è la tipica dimostrazione dell'elevatissimo grado di pericolosità insito nella visione esistenziale, e consequenzialmente politica, di tutto ciò che è "sinistra italiana, occidentalista, radicale o meno".
    Se infatti da parte delle destre è facile comprendere gli assiomi portanti di una impalactura ideologica disgustosa e oppressiva, da parte delle "sinistre" le questioni inerenti i destini delle identità collettive soggiacciono sempre a melliflue forme di "negazione", ammantate di false radici internazionaliste.
    possiamo discutere a lungo nel merito e do il massimo valore e la massima considerazione ai tuoi ragionamenti e ai tuoi sentimenti.
    Tuttavia sbagli nell'attribuire al mio ragionamento un retaggio del pensiero della sinistra occidentalista radicale o meno che sia. Nulla di più lontano da questo. Nulla mi appartiene dell'occidentalismo in tutte le sue varianti.
    Il mio pensiero espresso sulle lotte indipendetiste non è relativo alla legittimità di esse ( d'altronde posso al limite dire che non è legittimo attentare alla vita di innocenti per una causa come quella del separatismo basco, ma non posso certo sindacare da esterno la legittimità o meno di una causa che investe i sentimenti di genti che non conosco ).
    Il mio pensiero, dicevo, è relativo all'oppurtunità politica contingente dell'indipendentismo, alla sua possibilità di aggregare un popolo, perchè non puoi negare che esiste sempre il rischio ( e non v' è implicita alcuna allusione ) di cercare identità per sfuggire alla terribile dispersione di questo mondo, dando a tali identità politicamente non autonome un eco che e una forza che non è detto abbiano nei cuori delle persone.
    E allora mi domando: ad esempio, è l'identità sarda una forza aggregante e comunitaria che può ridare vigore e spiritualità a un popolo che la sente perduta? Oppure tale vigore lo si può cercare in un progetto politico all'interno dello spazio politico, l'Italia, dove sia che te siamo nati, collaborando insieme alla ricerca di dientità condivise, nel rispetto delle differenze ?
    Questo solo mi domando. Non ho mai sindacato la legittimità di una caus che è lontana da me. Ripeto, posso solo sindacare la non proporzionalità tra un metodo distruttivo e violento e l'impellenza della causa cui fa riferimento.


    Il tuo ragionamento, che vuole illegittime le altresì sacre resistenze catalana e basca, ma anche corsa e irlandese, ai rispettivi Stati estranei che le occupano, te la smonto in due righe, e non potrai confutarle.
    Ti ripeto che non sto illegittimando assolutamente nulla. Quello che ho fatto è stato semplicemente criticare, anche duramente, il nazionalismo catalano e basco nelle sue versioni borghese e reazionaria ( che ho specificato non essere le uniche ) nonchè criticare la mancanza di critiche da parte dei comunisti indipendentisti verso lo scandaloso regime di privilegio economico in cui si trovano catalogna e paesi baschi rispetto al resto della Spagna ( con delocalizzazione massicce, regimi fiscali favorevoli ), nonchè, ancora, l'atteggiamento snobbista e irrispettoso di molti nazionalisti ( personalmente ho conosciuto diversi catalani) non fieri di se stessi, quanto sprezzanti di ogni altro spagnolo di diversa origine.



    Le "unioni", politiche, come spirituali o quant'altro, si costruiscono sul consenso tra soggetti che godono di pari dignità.

    Tutto ciò che così non è si risolve in un atto di brutalità, sia esso militare, sia esso narcotizzante e silenziato come nel caso delle società "americanizzate".
    condivido assoluatemente.
    Mi domando soltanto : il popolo sardo o catalano o basco sono nati e si sono unti al loro interno attraverso logiche di pace, fratellanza e solidarietà reciproca tra i vari subpopoli che li avranno composti prima che la loro identità storica si venisse a formare ?
    Perchè ho l'impressione che la storia è condita da continue violenze e che le unioni si sono avvicendate su criteri che chiamare solidali sarebbe una bestemmia. Poi ovviamente ogni caso è a se'.
    Io personalmente , credo che un'identità sia estremamente dinamica e che ad esempio sia oggi possibile costruire un'identità politica italiana condivisa su basi solidali e reciproche.
    Ma questo non spetta a me dirlo , ma ad ogni comunità potenzialmente parte di questo insieme a cui penso.


    I Paesi Baschi, Euskal Herria, hanno diritto all'indipendenza perchè sono Euskal Herria e non Spagna.
    Così come tu sei, dico ad esempio, Enrico e non Antonio.
    Solo dopo che i diritti dei popoli, delle identità, sono riconosciuti, allora è possibile costruire nuove forme di condivisa aggregazione: in questo mi rifaccio a Guevara, non ai pagliacceschi guru della tragicomica sinistra italiana.
    come ti ho detto, non disconosco i diritti dei popoli, e questo credo di averlo spiegato bene anche nel precedente intervento.
    Penso soltanto che tali popoli, riconosciuti, potrebbero anche avere come priorità un' azione nello spazio politico in cui vivono accanto ad altri popoli anch' essi degni di esistere e essere riconosciuti, facendo leva su una presenza storica e politica ( lo Stato nazione esistente ) che già esiste nei fatti ( cosa che eviterebbe non solo il sangue, ma anche complicazioni politico sociali non idifferenti ).

    Purtroppo, anche se chiaramente non è il caso dei nobili compagni che sostengono questo forum, quand'anche la "sinistra", italiana nei concetti fondanti, abbraccia formalmente, ad un livello epidermico evidentemente non interiorizzato nell'inconscio, le "cause nazionali", si trascina dietro tutta una valanga, uno tsunami di visioni ideologiche irrealistiche e non idonee a comprendere il mondo nella sua benedetta e meravigliosa complessità.
    Concordo, e mi rifaccio alla tua visione del mondo.
    Viva la bendetta e meravigliosa complessità.

    Il "nazionalismo" dei popoli oppressi non può avere niente a che fare con il nazionalismo aggressivo, imperialistico o organicista delle potenze che opprimono.
    Il "nazionalismo" dei popoli oppressi è solo una "mobilitazione per la difesa della nazione" di contro ad una egemonia ritenuta estranea e nociva.
    Mescolare questi concetti, non mi riferisco a te, è insopportabile e distruttivo per chi deve costruire coscienza, e deve anche indicare le metodologie operative del neo-colonialismo in atto presso la propria terra.
    concordo, ma biosgna stare attenti a parlare con le parole giuste senza confondere la partecipazione in uno Stato nazione all'oppressione ( vedi palestina )..altrimenti si rischia di fare della demagogia ( cosa, che ti assicuro, in Catalogna e nei Paesi Baschi avviene)

    Le parole sono veicoli, i concetti relativi, e la "neo-lingua" di orwelliana memoria è ormai una realtà nell'inferno mediatico che avvelena le coscienze occidentali.
    I popoli, le minoranze hanno diritto a vivere liberamente la propria identità, come ogni singola identità individuale.
    condivido al 100 %

    Senza offesa e con amicizia.
    ci mancherebbe altro

 

 
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