«L’autonomia dei laici è il vero valore non negoziabile»
Le parole di un "cattolico adulto ma non superbo" (coda di paglia?....) sul Family Day, liquidato come lobbyng..., sulla mediazione e sulla cultura cattolico-democratica. Leggiamo per comprendere, senza commenti, quello che davvero hanno in mente questi cattolici al governo. Nell'articolo in questione parla Roberto Balduzzi, costituzionalista e presidente del Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale, l’ex Movimento laureati dell’Ac – nonché consulente legislativo di Rosy Bindi al ministero della famiglia. "È uno dei padri del disegno di legge sui Dico, rifiuta l’idea che tutelare diritti e doveri dei conviventi sia una minaccia alla famiglia, non vuole commentare il Family day ma di una cosa è convinto: il cattolicesimo democratico non è morto. Proprio per niente". Va da sé che non ci riconosciamo in nessuna di queste parole, pronunciate sempre con quel piglio dogmatico, circonfuso di quella pseudo mistica della mediazione e delle parole sussurrate a mostrare pacatezza e rispetto, che, alla fine, stravolge e capovolge le parole del Papa, della Tradizione e del Magistero.
«Mediazione non vuol dire compromesso e non è sinonimo di annacquamento dei valori. La verità è che la “legittima autonomia delle realtà terrene” di cui parla la Gaudium et spes è un concetto che attraversa tutto il magistero della Chiesa, dal “date a Cesare quel che è di Cesare” evangelico fino alla Deus caritas est di Benedetto XVI. È un concetto che è rimasto fermo persino nei secoli del potere temporale. Oserei definirlo un principio non negoziabile...». Scusate, ma per noi, i principi non negoziabili sono solo quelli che ci ha ricordato Benedetto XVI. Se per voi l'autonomia è il vero principio non negoziabile come recita il titolo beh, è necessario riaffermare l'assoluta distanza da questa posizioni. Non si tratta di dividere quello che già si è posto al di qua dello spartiacque del non possumus tracciato dalle parole del Papa, dei Vescovi e dal milione e passa di cattolici presenti al Family Day. Non sono loro a dividere, come vorreste far credere. Avete già, per principio, in nome dell'autonomia vero principio non negoziabile, eretto il vostro muro a protezione della vostra presunta diversità. A noi non resta che il compito di registrare questa frattura, questo scisma politico che però, è bene sottolinearlo, ha radici molto più profonde. E' lo stesso concetto di comunione e di obbedienza ad essere in gioco. E non è cosa da poco.
Accusate di arroccamento la Chiesa mentre proprio voi avete eretto un muro invalicabile a difendere la vostra cittadella della mediazione e dell'autonomia, dove i Dico sembrano rappresentare la bandiera da issare e difendere con i denti. Invece di confrontarvi con una manifestazione seria, che ha visto una partecipazione imponenete di cattolici, liquidate il tutto come una strumentalizzazione, declinando in un linguaggio più gentile le parole al vetriolo degli Scalfari e degli altri guru della sinistra più anticlericale. Siete rimasti lì a difendere le vostre posizioni senza rendervi conto che, da una parte, la mediazione che tanto agitate è solo un feticcio senza valore perchè di comprendere le ragioni del Family Day neanche a parlarne, dall'altra vi ritrovate ad essere la bandiera cattolica dell'estremismo anticlericale, quello che vorrebbe vedere cancellata la Chiesa. Basta leggere Liberazione e gli articoli di Repubblica... Noi ci limitiamo a registrare, con dolore, questo dato. Il cattolicesimo democratico non è morto? Probabilmente è vero, ma il vostro cattolicesimo, basta quello senza altre etichette, è davvero gravemente ammalato. Se l'autonomia è il vostro vero principio non negoziabile, la situazione è grave. Autonomia è una parola di etimologia greca: da autos (stesso) e nomos (legge). L'autonomia reclamata dai cattolici adulti è dunque la condizione di chi detta legge a se stesso. Essa è parente stretta dell'autarchia, che in greco voleva dire "bastare a se stessi". Che cosa questa autonomia abbia a che fare con l'essere cattolici, anche nell'agone politico, è sotto gli occhi di tutti. I Dico ne sono una prova, e a nulla valgono i goffi tentativi di mostrare che una parte consistente della Chiesa è d'accordo con quel progetto. E' falso, perchè la Chiesa è una, autonoma essa sì dalla politica, dai giochi di potere verniciati di dialogo e mediazione. "Il valore o principio non è mai negoziabile, in quanto orienta il cammino. Ma nella vita reale non può mai essere tradotto in norma allo stato puro: la sua traduzione politica e culturale è necessaria a mantenere la direzione... noi non saremo mai quelli che organizzano un grande raduno di piazza o che danno vita a una rete occulta per fare lobbying".
Noi invece siamo di quelli che organizzaniamo grandi raduni per difendere a tutti i costi quelli che per il Papa, e quindi per tutti noi, sono principi non negoziabili. Famiglia, vita ed educazione non sono cadaveri da vivisezionare, non sono concetti componibili a seconda delle convenienze. Lo ripetiamo, sono principi non negoziabili. Piaccia o no. Per essi, se davvero autonomo dell'autonomia della Chiesa, qualsiasi cattolico è chiamato a perdere la vita, politica e non solo. Non negoziare significa non mediare. Tutto il resto è vanità.
«L’autonomia dei laici è il vero valore non negoziabile» CHIARA GELONI«Mediazione non vuol dire compromesso e non è sinonimo di annacquamento dei valori. La verità è che la “legittima autonomia delle realtà terrene” di cui parla la Gaudium et spes è un concetto che attraversa tutto il magistero della Chiesa, dal “date a Cesare quel che è di Cesare” evangelico fino alla Deus caritas est di Benedetto XVI. È un concetto che è rimasto fermo persino nei secoli del potere temporale. Oserei definirlo un principio non negoziabile...». Roberto Balduzzi, costituzionalista e presidente del Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale, l’ex Movimento laureati dell’Ac – nonché consulente legislativo di Rosy Bindi al ministero della famiglia, si appresta a presentare, oggi pomeriggio alla biblioteca della camera, il libro Ancora famiglia? scritto col vescovo di Oristano Ignazio Sanna. È uno dei padri del disegno di legge sui Dico, rifiuta l’idea che tutelare diritti e doveri dei conviventi sia una minaccia alla famiglia, non vuole commentare il Family day ma di una cosa è convinto: il cattolicesimo democratico non è morto.
Proprio per niente.
«La verità – spiega – è che la distinzione anni ’70 tra cultura della presenza e cultura della mediazione non è solo superata, era proprio sbagliata. La mediazione è essa stessa una forma di presenza, e la presenza senza mediazione non è la presenza del Vangelo»: insomma, Balduzzi nega che ci sia stata la partita, figuriamoci se ammette che la parte che sente sua ne sia uscita sconfitta. «La vitalità del cattolicesimo democratico in Italia è fuori discussione.
Certo, non è qualcosa che si può contare in piazza. È un metodo, una cultura. Una coperta sotto la quale si possono ritrovare persone, gruppi, sensibilità altrimenti distinte». Difficili da individuare e da quantificare, i “cattolici adulti” italiani non patiscono neanche un po’ che quello che era l’obiettivo dell’educazione cristiana sia diventato, dopo che Romano Prodi si definì una volta tale, una via di mezzo tra l’insulto e lo scherno? «Tra noi, – risponde Balduzzi – da tempi non sospetti, e ancora oggi, ci definiamo “cattolici adulti ma non superbi”. Intendiamo dire che i richiami della Chiesa per noi non si possono accogliere con un’alzata di spalle, ma vanno considerati espressione di una sollecitudine pastorale». Quindi? «Quindi per esempio la nota sui Dico: è un testo di compatibilità etica, non prescrive quali punti di una legge sono giusti e quali sbagliati. Ed è una nota ufficiale, anche nel senso che è un punto di mediazione nella comunità episcopale, essa stessa una realtà plurale. Misurare, a partire da quel testo, qual è il punto di caduta spetta ai cattolici. E i cattolici democratici lo faranno con la loro sensibilità, con la cultura della mediazione che è cosa diversa dal compromesso e significa, in una società plurale, trovare occasioni di confronto con altre culture per fare del principio un fatto concreto. In questo senso questa diventa allora anche un’opera di evangelizzazione, che non dimentichiamolo è il compito principale della Chiesa e dei cristiani ».
Ma allora i valori sono negoziabili. O no? «Il valore o principio non è mai negoziabile, in quanto orienta il cammino. Ma nella vita reale non può mai essere tradotto in norma allo stato puro: la sua traduzione politica e culturale è necessaria a mantenere la direzione». Ecco appunto il compito dei laici, come lo definisce la Gaudium et spes. «Ne parla così anche l’enciclica di papa Ratzinger, ai numeri 28 e 29. È una linea di fondo che chiamiamo “conciliare”, ma in realtà non è mai venuta meno nel magistero ». Quindi il cattolicesimo democratico non è a rischio, in questi giorni di Family day? «È sempre a rischio, perché è molto esigente. Se posso permettermi una critica a noi cattolici democratici, troppe volte sembriamo alzare le bandierine di un passato glorioso invece di approfondire i problemi del presente, studiarli, applicare la nostra cultura proponendo risposte. Non stiamo lì a rincorrere una Chiesa ideale, o un laicato ideale: mostriamo invece le nostre carte. Non possiamo essere misurati su altro che su questo, perché noi non saremo mai quelli che organizzano un grande raduno di piazza o che danno vita a una rete occulta per fare lobbying. Sono tempi certamente complessi e difficili. Io sui Dico ho sofferto, a causa del ruolo tecnico che ho esercitato. Ma quando ho potuto spiegare il nostro lavoro e le sue ragioni ho sempre trovato comprensione e interesse. Purtroppo mi sembra che – non so se voluta o subita – ci sia stata una ridotta capacità di ragionare sui termini esatti della questione».
Europa 17 maggio 2007