Quando prende la parola, Amato si rivolge soprattutto alla sua maggioranza: «E’ un tragico errore della sinistra pensare che quello della sicurezza sia un problema dei ricchi che hanno qualcosa da difendere. Il problema della sicurezza, nella società aperta di oggi, lo sente soprattutto chi ha pochissimo da difendere e proprio per questo si difende ancora più aspramente. E allora se non si sente difeso diventa nemico di chi gli sarebbe simile». E’ preoccupato, il ministro. Non solo perché dal suo osservatorio, il Viminale, vive quotidianamente quella «guerra» contro il crimine che vede impegnati i suoi «eserciti», i suoi «uomini», le forze di polizia. E da ministro dell’Interno raccoglie gli umori dei sindaci impegnati in prima linea, punti di riferimento del disagio della collettività. Ma perché teme che le tante banlieues potrebbero esplodere, e se dovesse accadere sarà molto più difficile la «convivenza» tra italiani e immigrati, sarà impossibile dimostrare che «la regolarizzazione dell’immigrato porta al di fuori o quasi dall’area della criminalità». Il cuore del problema, insiste, «è come ridurre il bacino di potenziale criminalità». Amato parla di Borgata Fidene, dove viveva Vanessa Russo, la ragazza uccisa nella metropolitana da una ragazza rumena: «Non è un quartiere di ricchi ma una borgata dalla quale può venire fuori un’ondata di odio e ostilità per un insieme indefinito di diversi».
da Lastampa.it