Sono più dei cattolici, ma per il Vaticano i dati vanno verificati
Per l'istituto Usa World Christian Database si tratta di una tendenza "ineluttabile"
Il sorpasso dell'Islam
1,3 miliardi di musulmani
La crescita è frutto delle dinamiche demografiche: nei
paesi islamici la natalità è più alta
di ORAZIO LA ROCCA
CITTÀ DEL VATICANO - "Sorpasso" musulmano sui cattolici. Nel mondo, i seguaci di Maometto sarebbero schizzati a un miliardo e 322 milioni staccando di oltre 100 milioni di unità i fedeli della Chiesa di Roma, fermati a un miliardo 115 milioni. E' quanto emerge dalle ultime rilevazioni relative all'anno 2005 del World Christian Database (Wcb), un istituto demoscopico statunitense specializzato nello studio delle statistiche religiose. Un dato, però, parzialmente contestato dalle autorità vaticane e da analoghe ricerche statistiche prodotte dall'Annuario Pontificio 2007 dove risulta che i cattolici nel mondo fino a tutto il 2005 erano 1 miliardo e 145 milioni, con un incremento del 6,7 per cento rispetto a 5 anni prima, l'anno del Grande Giubileo del 2000.
Per gli analisti del Wcb la crescita delle comunità musulmane rispetto ai cattolici sarebbe, tuttavia, una tendenza "ineluttabile" legata alle dinamiche demografiche che favoriscono i Paesi islamici, notoriamente a più alto tasso di natalità rispetto alle aree del mondo nelle quali prevalgono i cristiani e, in particolare, i cattolici. Tra i musulmani la comunità largamente maggioritaria è quella sunnita con un miliardo 152 milioni di credenti, contro una minoranza sciita di circa 170 milioni.
I cristiani restano, comunque - stando sempre ai dati del World Christian Database - , di gran lunga la religione più diffusa essendo attestati a quota 2 miliardi 153 milioni, stima che, oltre ai cattolici, comprende 360 milioni di protestanti, 200 milioni di ortodossi, 75 milioni di anglicani e 400 milioni dei cosiddetti "nuovi cristiani", in prevalenza sette e convertiti dell'ultima ora svincolati dal dovere di obbedienza ad una delle confessioni cristiane tradizionali. Un fenomeno particolarmente diffuso in America Latina, come ha sottolineato con toni preoccupati papa Ratzinger nel recente viaggio in Brasile.
Dal Vaticano non sembrano disposti ad accettare di buon grado le rilevazioni del Wcb. Come spiega monsignor Felix Machado, sottosegretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, secondo il quale "la statistiche non sempre sono accurate". Diverso l'identikit della Chiesa cattolica perché - sostiene il monsignore - "abbiamo dati certi, senza margini di errore: infatti ogni parrocchia, anche la più sperduta nel mondo, registra i suoi battezzati; dei nostri fedeli abbiamo nome e cognome; in alcuni Paesi l'atto di battesimo vale anche come attestato civile". Non sarebbe così per le altre religioni: "Come si fa a dire - si chiede l'alto prelato - chi è buddista e chi non è buddista? Chi è musulmano e chi non è musulmano?". Per queste religioni "manca qualsiasi tipo di registrazione", sentenzia il monsignore, che tiene comunque a ricordare che "la Chiesa cattolica non si sia affatto fermata, anzi, è sempre vivissima".
Velatamente diplomatico Mohammed Nour Dachan, presidente dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche italiane, secondo il quale "non va bene dare troppa importanza alle cifre perché i credenti devono sentirsi fratelli al di là dei numeri e delle statistiche". "Quando, poi, gli uomini si presenteranno davanti a Dio per il Giudizio finale, il Signore - rammenta Dachan - giudicherà il singolo per quello che ha fatto, non il gruppo di appartenenza". Quanto ai dati sulle religioni, il presidente dell'Ucoii sostiene che "nelle statistiche si fa grande confusione e spesso non sono esatte perché non tengono conto della realtà religiose delle aree prese in esame, ma sarebbe grave e pericoloso se chi diffonde queste cifre lo facesse solo per seminare divisioni tra i credenti nell'unico Dio".
(20 maggio 2007)